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1.1Spero Signor, d'haver trovato il modo
1.2di far contra l'usata mia natura,
1.3quel, che spesso comendo in altri e lodo.
1.4De gli accidenti, a cui con ogni cura
2.1non posso proveder, né con ogni opra,
2.2m'affliggo e cruccio indarno oltra misura.
2.3Veggio l'Europa, ohimé, gir sottosopra,
2.4con la ruina de i fedeli aperta,
2.5se il gran Motor del Ciel non vi si adopra.
3.1Ben questa cosa sovra ogni altra merta,
3.2che a sbaraglio l'haver non sol fia posto,
3.3ma che de l'alma a Dio si faccia offerta.
3.4Cosa che a far sarei pronto e disposto,
3.5quand'io sperassi per la morte mia,
4.1che da noi stesse l'Ottoman discosto.
4.2Ma visto chiaro quanto indarno sia,
4.3se ben sempre mi cruccio e mi dispero,
4.4l'affligermene tanto è gran pazzia.
4.5Perché tutta la notte, e il giorno intero
5.1spendo in vigilie, e perché fuor nel viso
5.2scritto porto l'interno alto pensiero?
5.3Perché rimango dal dolor conquiso?
5.4Perché Heraclito pria debb'io col pianto
5.5imitar, che Democrito col riso?
6.1Così non giovo al publico, ma tanto
6.2abbrevio il tempo al viver mio prescritto,
6.3che né dir, né pensar, potriasi quanto.
6.4Però nessun mai più vedrammi afflitto
6.5per qual si voglia rio nuovo accidente,
7.1che mi sia detto, o d'altri lochi scritto,
7.2s'udirò c'habbia il Turco in Oriente
7.3di navi maggior numero che prima
7.4contra di noi di nuova rabbia ardente.
7.5E io me ne starò cantando in rima
8.1del mio Constante, l'alte e degne imprese,
8.2d'altro nulla facendo, o poca stima.
8.3S'udirò, c'habbia ... prese
8.4l'armi, con gli Angli e coi Germani unito,
8.5per occupar di Fiandra il bel paese;
9.1io tosto fuor di queste mura uscito
9.2fra i Lombardi e gli Insubri e i Cenomanni,
9.3starò la notte e il dì lieto a convito.
9.4S'udirò, che in Messina Don Giovanni
9.5consumi il tempo, mentre il Thrace fello
10.1tutto è rivolto d'Occidente a i danni;
10.2io starò col Sigonio e col Morello
10.3ragionarò di poesia, d'historia
10.4col Sasso, col Velin, col Machiavello,
10.5e se vedrò quella naval vittoria,
11.1di cui non hebbe il mondo unqua maggiore,
11.2sfumando solo al Turco accrescer gloria.
11.3E io me ne starò col mio Signore
11.4Campeggio in dotti e bei ragionamenti;
11.5Campeggio, vero di pietà splendore.
12.1Se fin qui si udiron strida e lamenti
12.2di Coniva, e di Cataro e di Creta,
12.3cadute in man de le nemiche genti,
12.4per star con mente più tranquilla e queta,
12.5sul Ferrarese andrò sera e mattina
13.1cacciando capri, che nessun mel vieta.
13.2Se fia tumulto, uccision, rapina
13.3per discioglier la Lega, o romor tale
13.4in parte o sia lontana, o sia vicina
13.5ne la mia stanza nuova Imperiale
14.1me ne starò con gran piacer, che stanza
14.2non ha Bologna punto a questa eguale.
14.3O nel mio studio, dove in abondanza
14.4son libri, e volgerò diverse carte
14.5greche e latine, come ho spesso usanza.
15.1Ma se mi assalirà pur con nuov'arte
15.2la doglia, contra me volgendo l'armi,
15.3per casi occorsi o in questa, o in quella parte,
15.4io mi difenderò col ricordarmi
15.5del Papa nostro cittadin, che questo
16.1contra gli affanni saldo scudo parmi.
16.2Qual mai più caso rio grave, o molesto,
16.3perturbar mi potrà la mente interna,
16.4talché appaia di fuori afflitto e mesto?
16.5Ringratio a giunte man quella superna
17.1bontà, quella infallibil Providenza,
17.2che ogni cosa qua giù regge e governa;
17.3d'un sì raro Pastor di tal prudenza
17.4dotato che temer non deve il gregge
17.5di lupi, o d'altre fere violenza.
18.1Questi nel conservar la miglior legge,
18.2qual di nome, di fatti e vigilante,
18.3né forse fia giamai chi lui paregge.
18.4Tutte le doti e le pregiate e sante
18.5virtù, con la lor propria e vera idea
19.1raccolte, a gli occhi suoi stanno davante.
19.2Per lui scesa dal ciel la bella Astrea,
19.3già triomphanti adorna il crin d'alloro,
19.4caccia nel centro la licentia rea.
19.5Per lui prender vedrassi ampio ristoro
20.1l'Hesperia tutta, e il ciel chiaro e sereno
20.2farsi, e tornar quell'età prima d'oro.
20.3Per lui tosto vedrem quel nobil Rheno,
20.4che giù da l'Appenin per vepri e dumi
20.5scorrendo, inonda il bel nostro terreno,
21.1e che tributo rende al re de' fiumi,
21.2mentre l'acque arenose altero spande
21.3del sol nascente in contra i chiari lumi,
21.4di picciol farsi a maraviglia grande.
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