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1.1Del mese di settembre il terzo giorno
1.2fei col Sigonio, vaso di dottrina,
1.3gran caldo essendo, a Modena ritorno;
1.4dove la saggia e nobil Carandina
2.1Dalida, c'huopo in ciò non ha di sproni,
2.2i termini passò ne la cucina.
2.3Che di starne e di quaglie e di caponi
2.4lunga e larga cargò tutta egualmente
2.5la mensa e d'ortolani e di pavoni.
3.1L'altre vivande non mi stanno in mente,
3.2basta che, bonis avibus,il nostro
3.3viaggio cominciò felicemente.
3.4Ond'io, che vuo' con penna e con inchiostro
3.5di parte in parte a voi farlo palese,
4.1l'augurio preso il primo dì vi mostro.
4.2L'altra mattina un pezzo in van si attese,
4.3che la porta s'aprisse, al fine usciti
4.4verso Reggio la strada il cocchier prese;
4.5né fummo a pena mezo miglio giti,
5.1che per timor di qualche strano caso,
5.2disse meco il Sigonio: “Hor Dio m'aiti”,
5.3che un guardian di casa sua rimaso
5.4correa gridando forte: “aspetta, aspetta”,
5.5già molle di sudor la fronte e il naso.
6.1Io subito fermar fei la carretta
6.2ma giunto il servitor, s'intese ch'era
6.3ciò nulla, onde il camin seguimmo in fretta.
6.4E Secchia tra Marzaia e tra Rubiera
6.5passata, in Reggio si disnò col Buoso
7.1gentil, c'ha l'arte in far banchetti vera.
7.2Disnato, senza star punto in riposo
7.3di Reggio usciti, e volti a destra mano,
7.4si giunse al Po superbo e minaccioso;
7.5cui di passar solecitando in vano
8.1i barcaroli, e già la notte vista
8.2vicina, e che il cocchier volea gir piano,
8.3a Sabbioneta correr Giambattista
8.4fei tosto, per tener la porta aperta,
8.5seguendo in tanto noi con mente trista.
9.1Che trovata la via torta e coperta
9.2d'arbori densi, e fra quattro confini
9.3e solitaria, per non dir deserta,
9.4timor s'havea d'alcuni malandrini,
9.5ch'assassinati havean pur dianzi dui
10.1mercanti, e morti ascosi in fra gli spini.
10.2Tanto più, che un villan s'era con nui
10.3spontaneamente offerto di venire
10.4a farci scorta per quei lochi bui.
10.5E venuto gran pezzo più seguire
11.1non volse, anchor che assai fosse pregato,
11.2dicendo: “altrove io son constretto a gire”.
11.3E esser già potendo dilungato
11.4mezo miglio, sentissi un'archibuso
11.5da lunge che sembrava un cenno dato.
12.1Talché ciascun di noi mesto e confuso
12.2ne gia, che sol tra sette quattro spade
12.3haveamo e corte più del commun'uso.
12.4E del nostro camin le dritte strade
12.5smarrite, mi battea nel petto il core,
13.1come sapete che in tai casi accade.
13.2Quando al fin tra le quattro e le cinqu'hore,
13.3di Sabbioneta giunti a l'ampie mura,
13.4scacciò ciascun da se lieto il timore.
13.5Ma l'aria d'ogni'ntorno essendo oscura,
14.1il Castellan, che quasi in fino alhora
14.2aspettati ci havea, con somma cura,
14.3vista di tanto esser passata l'hora
14.4del giugner nostro, gir volendo in letto,
14.5levato il ponte, noi serrò di fuora.
15.1Onde con gli altri tutti a quel laghetto,
15.2dove Messer Francesco in compagnia
15.3guidovvi a caccia, fui di gir constretto.
15.4Sapete che non è quivi hostaria,
15.5né betola, che tetto e strame almeno,
16.1non ch'altro, a forestier che passi, dia.
16.2Quivi tratto a i distrier già stanchi il freno,
16.3per dar lor da mangiar non fu trovata
16.4festuca né di paglia né di fieno.
16.5Ma del Phisico a sorte una cognata
17.1v'era, e ci accolse con maniere humane,
17.2benché sia cieca, ma però turbata,
17.3non si trovando vino haver, né pane,
17.4che da la terra, indi lontana poco,
17.5se lo facea portar sera e dimane.
18.1Ma i suoi villani desti, e in più d'un loco
18.2mandati, si trovò per le contrate
18.3pan, vino e biada, e strame a poco a poco.
18.4Poi con salame freddo, uova e frittate
18.5e altre cose, c'haveam nosco in tasca,
19.1si cenò motteggiando e in libertate.
19.2Noi poscia in boni letti, et a la frasca
19.3ster gli altri adagio, onde in seconda e lieta
19.4fortuna, si cangiò quella borasca.
19.5Subito, apparso il giorno, in Sabbioneta
20.1volse entrar Messer Carlo, e trovò quella,
20.2soggetto degno d'ogni gran poeta;
20.3perché difuora e dentro in esser bella,
20.4di molto avanza per tutte le lande,
20.5le città de i Lombardi e le castella.
21.1Anchor che a molte ceda in esser grande
21.2qui Messer Paulo e il suo Messer Francesco
21.3con vini ci assaliro e con vivande.
21.4Onde senza che alcun sedesse a desco
21.5bocconeggiando andò ciascun di noi
22.1capone havendo in man, torta e pan fresco.
22.2Giunti a la Motta indi a sett'hore poi
22.3si stette a pranso in un picciolo hostello,
22.4che parea stanza d'asini e di buoi.
22.5La sera in casa poi del buono e bello
23.1Dottor Mainoldo fummo sì gentile,
23.2che dir si può tra gli huomini un gioiello.
23.3A paragon di lui reputo vile
23.4ogni altro, essendo in un severo e lieto,
23.5e ne le leggi sue dotto e sottile,
24.1nel conversar benigno e mansueto,
24.2lauto e cortese gli hospiti raccoglie,
24.3ridente in faccia ogni hor, dolce e discreto.
24.4Ma che direm de la sua nobil moglie,
24.5colma d'alto valor, d'alta prudenza
25.1e c'ha sol volte a Dio tutte le voglie?
25.2Che de' suoi figli senza vitio e senza
25.3giovenil cura di virtù dotati,
25.4di bei costumi e di real presenza,
25.5talché il lor padre può tra i più beati
26.1padri esser posto, e dirsi più felice
26.2c'habbia sì d'ogni dote i figli ornati?
26.3Che direm di quell'unica Phenice
26.4sua figlia, honesta, e fior d'ogni bellezza
26.5ben degno germe di cotal radice?
27.1Ma non essendo la mia Musa avvezza
27.2d'alzarsi a par del gran soggetto altero,
27.3ritorna a quella usata sua bassezza.
27.4Non fu Chiesa in Cremona, o monastero
27.5da noi non visto, e stemmo assai col saggio
28.1vescovo di bontade essempio vero.
28.2S'haver gioia e diletto in far viaggio,
28.3suol grata compagnia, pensate ch'ivi
28.4se n'hebbe a staio colmo e da vantaggio,
28.5d'ogni pensier noioso in tutto privi,
29.1sendo quei gentil'huomini cortesi
29.2verso ogni forestier, grati e festivi.
29.3E in spetie il gentil Somma, e quivi spesi
29.4quattro e più giorni, l'hospite ci tenne
29.5con tal piacer che ugual giamai non presi.
30.1Un certo Cavalier, pazzo solenne,
30.2rider ci fe' l'ultima sera in guisa,
30.3che da seder levarsi ogniun convenne
30.4Sul saio, e su la cappa a la divisa
30.5sì stranamente havea più d'una croce
31.1c'Heraclito crepar farian di risa.
31.2Cantando havea sì contrafatta voce
31.3che d'Orlando smarrito havria il cavallo
31.4fatto fuggir di là dal mar veloce;
31.5accompagnava con la voce un ballo
32.1c'havea proportion proprio col canto
32.2com'ha proportion l'asino e il gallo.
32.3Ma vuo' posarmi, o gentil Sasso, alquanto
32.4poi doman tornarò forse in persona,
32.5per dirvi il resto, ch'è tre volte tanto.
33.1Partiti che noi fummo da Cremona
33.2l'honor supremo che al Sigonio fece
33.3Crema, Lodi, Melan, Bressa e Verona,
33.4contar non si potrebbe a pieno in diece.
33.5Continui giorni, ciò dunque lasciando
34.1solo il piacer dirò di questo in vece,
34.2son vostro in tanto, a Dio, mi raccomando.
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