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1.1Forse a mente vi sta, Messer Thomaso
1.2ch'essendo al dritto a punto di Rubiera,
1.3m'occorse a dir de la Natura a caso,
1.4che tanti errori havea commessi, e ch'era
2.1stata poco avvertita in mille cose,
2.2creato havendo il mondo in tal maniera,
2.3e che sì pronto il Sasso mi rispose,
2.4che il giudicio, e il saper suo, con ragione
2.5colorata e sottil, non ci nascose;
3.1ma che fu d'interromperci cagione
3.2quel frate beretin, su quel cavallo
3.3correndo senza sferza e senza sprone.
3.4Hor vuo' palese farvi più d'un fallo
3.5d'essa Natura, un poco d'otio havendo
4.1rubato, non ci vuo' porre intervallo.
4.2Mi vi protesto in prima, che a dir prendo
4.3semplicemente sol de la Natura,
4.4d'altri non parlo e d'altri non intendo.
4.5Perché mi par, c'havesse poca cura
5.1nel crear questa machina, e di buono
5.2se pur vi è cosa, fu caso e ventura.
5.3E s'ingannano assai color, che sono
5.4di parer ch'ella nulla fesse in vano,
5.5datemi, o voi philosophi, perdono.
6.1Dicami ne l'orecchio alcun pian piano,
6.2ch'util, che bene apporta a noi mortali
6.3l'avena e il loglio che meschiò fra il grano?
6.4Che l'hidre e gli aspi e tanti altri animali,
6.5colmi di rabbia e di mortal veneno
7.1che dir mai quanti non potrei, né quali?
7.2Che giova a l'huom l'haver fatto il terreno
7.3pien di vermi e di topi e di formiche,
7.4l'aer di mosche, e di zanzale pieno?
7.5Le lappole e le spine e l'aspre ortiche,
8.1ch'util fan gli aconiti e le cicute,
8.2e tante belve a noi sempre nemiche?
8.3Ma prima nominar vuo' le minute,
8.4come aragni e tarantole e scorpioni,
8.5de l'huom tanto contrarie a la salute.
9.1Ch'util n'apportan tigri, orsi e leoni,
9.2pantere et altre di sì acuti denti
9.3per nostro danno armate e d'aspri unghioni?
9.4Ch'utile i crocodili e quei serpenti,
9.5che sol col fiato, e con la vista sola
10.1morte da lunge fan cader le genti?
10.2Ma per troncar del Sasso ogni parola,
10.3che contra l'ampie mie ragioni, anguste
10.4ragioni allega, e di contraria scola,
10.5dicami: ch'util fan tante locuste,
11.1che in aria oscuro il sol rendon sovente,
11.2e in terra lascian le campagne aduste?
11.3Ch'util ne fan da l'Orto a l'Occidente
11.4tante pioggie soverchie e tante nevi,
11.5che non le può capir fiume o torrente?
12.1Ch'util ne fan, sian lunghi i giorni o brevi,
12.2gli aphrichi e gli austri e in queste parti e in quelle,
12.3con impeto soffiando acerbi e grevi?
12.4Che tuoni e nebbie e fulmini e procelle,
12.5e quel fier turbo, che non pur le piante,
13.1ma le case e le torri e i tempii svelle?
13.2Ch'utile apportan terremoti e tante
13.3bombe, e caverne acquose e zolfi e fochi,
13.4ch'essalando il terren rendon tremante?
13.5Onde e terre, e provincie in varii lochi
14.1giacquer sommerse, e gli huomin tutti quanti,
14.2che se alcun pur scampò, ben furon pochi.
14.3Ma che direm di tanti mari e tanti
14.4laghi, valli, paludi, sirti, arene
14.5cui non fia mai chi di contar si vanti?
15.1Meglio non vi starian campagne amene
15.2con vaghi colli e dilettosi piani,
15.3ville e borghi e città di genti piene?
15.4Le selve e i boschi pien di mostri strani
15.5far dovea campi fertili e giardini,
16.1dove in copia nascesser cibi humani.
16.2Ma forse alcuni ingegni pellegrini
16.3dir mi potriano: il mar tu biasmi a torto,
16.4che la terra girando, e i suoi confini,
16.5e che fra quella entrando hor dritto, hor torto
17.1fa di merci abondante e di vivande
17.2da l'Austro a l'Orse, e da l'Occaso a l'Orto.
17.3Rispondo ch'esser non dovea sì grande,
17.4perché bastava largo un miglio o due,
17.5scorrer del mondo per tutte le bande,
18.1da ciascun lato con le ripe sue
18.2ferme e levate, a tal che ogni capace
18.3nave tirasse una giumenta, un bue.
18.4Nel modo c'hor veggiam, sia con tua pace
18.5detto, o Natura, e largo e procelloso
19.1a nessun huomo di giudicio piace.
19.2Ma che direm di più d'un minaccioso
19.3monte, che mostra con l'alzarsi tanto
19.4voler Giove assalir, troppo orgoglioso.
19.5E sì spessi del mondo in ogni canto
20.1sono, e in tal guisa diruppati et erti,
20.2che di salirgli alcun non si dà vanto.
20.3Perché non gli fe' colli o campi aperti,
20.4da le donne e da gli huomini habitati,
20.5non gioghi inaccessibili e deserti?
21.1Oltra i falli da me fin qui narrati,
21.2ve ne sono altri mille, altri infiniti,
21.3ch'io tengo sol per honestà celati.
21.4Se questi nominar fossero uditi
21.5nausea farian: di certi animaletti
22.1fetidi parlo, non so donde usciti.
22.2Ma quel tra i più notabili difetti
22.3parmi, che il sol scorrendo il mondo intorno
22.4s'asconda e tanto il suo tornar s'aspetti.
22.5Meglio saria che sempre fosse giorno,
23.1né giamai notte, e quando il sol si parte
23.2che un altro anchor facesse a noi ritorno.
23.3Ben potea la Natura usar quest'arte,
23.4che d'Hesperia morendo un sol fra l'onde,
23.5nascesse un'altro sol da l'altra parte.
24.1Talché ad un tempo istesso alme e gioconde
24.2luci godesse l'hemisperio nostro,
24.3e l'hemisperio che da noi s'asconde.
24.4Mentre poi scorre il sol l'alto suo chiostro
24.5sì ratto sempre, punto non m'aggrada
25.1c'hor vadi a trovar questo e hor quel mostro.
25.2Faccia che ogni hor per la medesma strada
25.3da Libra al Monton d'oro hor vada, hor torni,
25.4né Leon, Cancro o Capro a scaldar vada.
25.5Che uguali almen tutti sariano i giorni,
26.1se pur le piace che un sol Phebo sia,
26.2che il mondo tutto col suo lume adorni.
26.3Da quel gir sempre per diversa via
26.4hor freddo hor caldo nasce, hor state hor verno
26.5cosa ch'esser non puote a l'huom più ria.
27.1Potea far la Natura in sempiterno
27.2l'aria temprata e notte e dì serena,
27.3ch'util nessun dal variar discerno.
27.4Potea la terra far per tutto amena,
27.5che senza mezo di fatica humana
28.1sempre di frutti si mostrasse piena.
28.2Potea poco inalzarla o farla piana,
28.3e d'ogni sorte cose a produr'atta,
28.4non per sirti o paludi o sassi vana.
28.5Onde in tal guisa havendola già fatta,
29.1rozza o maligna ogniun ben può chiamarla,
29.2ch'edificio sì bel sì male adatta.
29.3Potea di fiori tutta e d'herbe ornarla
29.4d'ogni stagione; in somma d'imperfetta,
29.5com'esser la veggiam, perfetta farla.
30.1Benché ogni cosa anchor non habbia detta,
30.2dove commesso ha la Natura errore,
30.3pur vuo' tacer che il dir breve diletta.
30.4Un'altra volta poi m'ho posto in core
30.5di far ciascun difetto anchor palese,
31.1che fece in crear l'huom dentro e di fuore.
31.2Nel far la scelta di tropp'alte imprese
31.3al basso ingegno suo, dimostrò poco
31.4giudicio, over che poco a l'opra intese.
31.5Messer Thomaso adunque a tempo e a loco
32.1i diffetti dirò tutti de l'huomo,
32.2ma pria vuo' prender fiato, ch'io son roco,
32.3poscia a dir tornarò novello Momo.
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