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1.1Di giugno a i dicesette dal Vergato
1.2partimmi, e tra il meriggio e l'occidente
1.3io m'indrizzai da pochi accompagnato;
1.4condur meco non volsi molta gente
2.1di Bargi andando a spese del Commune,
2.2ch'esser non mi parea conveniente.
2.3Già mio figlio Alessandro, e seco alcune
2.4genti a Bologna indietro havea mandate,
2.5genti da tratener molto opportune.
3.1E giunta essendo al colmo sua la state,
3.2io me ne gia, come si fa, pian piano
3.3ragionando co'miei di cose grate.
3.4Quella mattina io stetti a Vimignano
3.5a messa, e desinai col Brescia poco
4.1da la chiesa, ove messa udi', lontano.
4.2In fino a diciott'hore in festa e in gioco
4.3stetti co' miei, se ben quivi la stanza
4.4calda era in guisa, che parea di foco;
4.5montai poscia a cavallo, et a l'usanza
5.1dei giovani, scherzando sempre giro
5.2Don Pirin da Liserna e Ser Baldanza,
5.3e in tal maniera fuor di strada usciro,
5.4quattro miglia allungando, e più la via,
5.5preso a man destra un'ampio e torto giro,
6.1nessun, fuor ch'essi, de la compagnia
6.2sapea la strada, e un'altro anchor, che alquanto
6.3male a cavallo di lontan seguia.
6.4Quel dì fu sì gran caldo et era tanto
6.5cocente il sol, di nubi d'ogni'ntorno
7.1cinto, e quasi ristretto in ogni canto,
7.2che per dolor mi giva il capo intorno
7.3e la troppo erta spiaggia per vantaggio
7.4nud'era e tutta esposta al mezo giorno.
7.5E quei smarrito havendo il buon viaggio
8.1ci condussero al fin per un paese
8.2aspro, horrido, sassoso, erto e selvaggio;
8.3talché ciascun giù dal caval discese,
8.4e taciti alhor tutti diventati,
8.5tosto il suo per la briglia ogniun si prese.
9.1Ma tanto eran quei lochi dirupati,
9.2che da i cavalli a voto con periglio
9.3di non precipitarsi eran passati;
9.4io tenea tutto intento e fermo il ciglio
9.5al mio spesso gridando: “Guarda guarda”
10.1mentre a man sel trahea dietro un famiglio.
10.2Fuor di quei precipitii a la gagliarda
10.3poi cavalcossi, ma però già l'hora
10.4quando a Bargi arrivossi era assai tarda,
10.5quivi per non turbar gli ordini alhora
11.1con gli altri tutti a cena m'assetai
11.2ma poscia, senza far punto dimora,
11.3ad un mio servitor cheto accennai
11.4che subito in man tolto un lume acceso
11.5ne la camera sol mi ritirai.
12.1Dove coi panni, sopra il letto steso
12.2stanco da vero, chiusi gli occhi a pena
12.3la fronte havendo calda e il capo peso.
12.4Poiché fornita gli altri hebber la cena,
12.5una picciola mensa quivi tosto
13.1poser di piatti e di vivande piena,
13.2ma perché ben non mi sentia disposto
13.3feci quindi levar subito, eccetto
13.4certe marasche, torta, alesso, arrosto,
13.5e da la sete, c'havea grande, astretto
14.1a poco a poco così passeggiando,
14.2quelle tutte mangiate, entrai nel letto.
14.3Poi sol rimaso e i lumi estinti, quando
14.4mi pensai di dormir quelle sett'hore
14.5che almen fo sempre, a Dio mi raccomando,
15.1m'assalse a l'improviso un gran dolore
15.2di stomaco, talch'io ben manifesta
15.3mente conobbi d'haver fatto errore
15.4quel brusco in fondo a porvi; e in quella e in questa
15.5parte del letto spesso mi volgea,
16.1toccandomi hora il polso, hora la testa.
16.2E se un rispetto sol non mi tenea,
16.3di destar gli altri, fuor del mio costume
16.4gemuto havrei talhor, tal doglia havea.
16.5Comparso a pena poi de l'alba il lume,
17.1come commisi, alcun de la famiglia
17.2vennero e tosto abbandonai le piume,
17.3quand'io più d'huopo d'abbassar le ciglia
17.4e di posarmi havea, gir mi convenne
17.5su l'alpe, indi lontan cinque o sei miglia,
18.1per una strada, o Dio, c'haver le penne
18.2saria bisogno, rotta, erta e sassosa.
18.3La sù poi giunto, ecco la parte venne
18.4e quando io più sperai trovar la cosa
18.5ferma e conchiusa già per la sentenza
19.1del Camaglian, più la trovai dubbiosa.
19.2Ben mostrai nel patir gran patienza
19.3tanta insolentia di que' rei villani
19.4del giudice lor thosco a la presenza.
19.5Affumicati visi, habiti strani
20.1havean, con una cetta sotto il braccio,
20.2forse venuti per menar le mani;
20.3le stravagantie da lor dette, io taccio,
20.4perché vi recarei gran noia, basta
20.5che mi trovai fu volta in grande impaccio.
21.1Benché sottil, parea di bona pasta
21.2quel giudice, col qual sempre da parte
21.3parlando, racconciai la cosa guasta.
21.4Sempre quei tenni de la nostra parte,
21.5che a i lor contrarii non desser risposta,
22.1ma ben vi bisognò destrezza et arte.
22.2O quante volte pria che fosse posta
22.3la meta prima, quel giudice accorto
22.4salì di Montecalvo l'ampia costa.
22.5E fitta in terra un'hasta hor dritto, hor torto
23.1guardava, un'occhio chiuso e l'altro aperto,
23.2come fassi a piantar frutti ne l'horto.
23.3Io, che a fatica in fino alhor sofferto
23.4sì lungo indugio havea, percioché il sole
23.5mi cocea il capo quivi al discoperto,
24.1gli persuasi al fin pur con parole,
24.2che principio si diede a por la meta,
24.3tronco il dir di coloro, anzi le fole.
24.4Ma quella gente, a scorrer consueta
24.5di qua sul nostro, di tal cosa, bassi
25.1gli occhi tenendo, poco apparve lieta,
25.2né come in tali occasioni fassi
25.3per drizzar tosto quel termine intero
25.4volea porgere aiuto in portar sassi.
25.5Ond'io di questo accorto, anchor che in vero
26.1debole fossi, pur chiamati i miei
26.2tosto a portarne incominciai primiero.
26.3E ne portai su l'opra cinque, o sei
26.4sì grossi, che se il loco sì vicino
26.5non era mai portati non gli havrei.
27.1Così fe' Ser Baldanza e Don Pirino,
27.2Ser Antonio, Don Buoso e gli altri tutti,
27.3che ogni un sen giva sotto il peso chino.
27.4Di ciò si vider manifesti frutti,
27.5che a gara l'un de l'altro i Fossatesi
28.1a portar sassi tosto ecco ridutti.
28.2Beato quel, che gli tolea più pesi
28.3e parve, poste giù quelle securi,
28.4che apparisser men rozzi e più cortesi.
28.5Più non mostravan tanto i volti oscuri,
29.1ond'io de' miei lasciato ivi più d'uno
29.2che di solecitar l'opra procuri,
29.3al confin me n'andai stanco e digiuno
29.4tra Vernia e tra Pistoia e tra Bologna,
29.5dove rimaso non è segno alcuno.
30.1E detto l'ho più volte, che bisogna
30.2porvelo ad ogni modo, che tai genti
30.3si gratariano in terzo un dì la rogna.
30.4Tornai là poscia dove diligenti
30.5color la meta al segno havean condutta,
31.1tutti concordi et a fornirla intenti.
31.2Poi l'hora essendo, quella turba tutta
31.3vidi su l'herba verde al ciel sereno
31.4stretta in più lochi per mangiar ridutta;
31.5volean che anch'io mangiassi un poco almeno,
32.1ma non potea, sì mi trovava stanco,
32.2e venir quasi mi sentiva meno.
32.3Sopra l'herba disteso hora col fianco
32.4destro, talhor supin, talhor boccone
32.5mi gia volgendo et hor col lato manco.
33.1Vennero tutte a me quelle persone,
33.2e coi lor panni letto mi faceano,
33.3chiedendomi del mal mio la cagione.
33.4E fitte l'haste in terra vi poneano
33.5sopra tabbarri e feltri con gran cura,
34.1e in guisa tal dal sol mi difendeano.
34.2Tolto un poco di suppa, la natura
34.3pur si rihebbe, ma poi detto m'hanno
34.4quei, ch'eran meco, ch'io fei lor paura.
34.5E che si ritrovaro in grande affanno,
35.1talch'io ringratio de gli affetti suoi
35.2ciascun, ma poco saria stato il danno.
35.3Al termine secondo s'andò poi,
35.4dove anchor furo le contese istesse
35.5nel far l'accordo fra i thoscani e noi.
36.1Molte cautele apertamente espresse
36.2da la parte contraria usate furo,
36.3ma pur quivi anco il termine si messe.
36.4Poi che a fornirsi fu vicin quel muro
36.5si calò giuso in ripa al Chiaporale,
37.1né mai mi tenni nel calar sicuro.
37.2Con gran difficultade, anchor con l'ale,
37.3gir vi potrebbe il più san'huom del mondo,
37.4non ch'io vessato alhor da sì gran male
37.5udiansi hor risi, hor gemiti, secondo
38.1c'hor questo et hor quell'altro era caduto,
38.2pria che si fosse di quel rivo in fondo.
38.3E se non ch'io da quattro era tenuto
38.4dinanzi, e dietro e d'ambe due le bande,
38.5l'istesso anchora a me saria accaduto.
39.1Giunti nel fondo, andossi un miglio grande
39.2lungo il rivo per strada ombrosa e piana,
39.3cogliendo herbette e fiori e funghi e ghiande.
39.4Io, stanco essendo, appresso una fontana
39.5m'assisi, fra due spiaggie ombrose e vaghe,
40.1l'una e l'altra pochissimo lontana.
40.2E quelle genti alhor, quasi presaghe
40.3de la salute mia, cercando a gara
40.4chine per terra gian mature fraghe,
40.5io mi diedi a mangiarne; o cosa rara
41.1mi ritornò la forza in un momento,
41.2chi non sa tal rimedio hoggi l'impara.
41.3Da queste un certo ardor, ch'era in me spento,
41.4l'usata lena e la forza e la voce
41.5ripresa, ogniuno era in seguirmi lento.
42.1Giunti poi dove il Chiaporal veloce
42.2rapido andando ogni hor, ne la Ramenta
42.3con grato mormorio limpido ha foce,
42.4di Fossato la gente, non contenta
42.5di rimaner tra i soliti confini,
43.1surse di nuovo a le contese intenta.
43.2E quegli essendo a casa più vicini
43.3con orgoglio dicean sì ladre cose,
43.4che non ne havrian mangiato orsi, o mastini.
43.5E con parole più che mai noiose
44.1gridavan, pur sì come piacque a Dio
44.2per l'ultimo quel termine si pose.
44.3Al desiato fin giunto del mio
44.4negotio, e ciò ch'era da far già fatto,
44.5e le contese ogniun poste in oblio,
45.1perché apparisca lungo tempo ogni atto,
45.2dal lor rogato, e dal nostro notaro
45.3si fe' del tutto publico contratto.
45.4Poco avanzando poi del giorno chiaro,
45.5fattemi tutti havendo gran proferte,
46.1verso Orto noi, quei verso Occaso andaro.
46.2E per sassose strade, anguste et erte
46.3a piedi andai fin là guidando il ballo,
46.4dove la terra in ferro si converte.
46.5E visto il ferro farsi, e visto il callo
47.1fatto dal foco, e i mantici e il martello
47.2sì grandi, alhor montai quivi a cavallo.
47.3Benché di notte, il tempo essendo bello,
47.4a Bargi giunto, pria che riposarmi
47.5volsi a piedi salir sopra il castello;
48.1e quivi stato alquanto a vagheggiarmi
48.2quel sito intorno a gran lume di luna,
48.3che ameno e forte e dilettevol parmi,
48.4scesi, e in me la virtù, quasi digiuna
48.5di trent'hore, col cibo ricreata,
49.1posai fin che durò la notte bruna.
49.2La mia famiglia, apparso il dì, levata
49.3tosto vestimmi, e la messa divina
49.4udita, e presa poi licentia grata,
49.5al Vergato tornai quella mattina.
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