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1.1Il dì secondo de la Pentecoste
1.2la sera stetti al Tulliano, dove
1.3si tratta bene e non si paga l'hoste.
1.4Lunedì fu di Maggio a i decinove,
2.1montato a punto era a cavallo in quella,
2.2che a sonar vespro il fraticel si move.
2.3De i Bolognetti miei da la Gabella
2.4è questo Tullian, ch'io dico, stanza
2.5superba, grande, accommodata e bella.
3.1L'altra mattina, come ho sempre usanza
3.2partimmi, a pena in ciel sorta l'aurora,
3.3che sempre il sol di leggierezza avanza,
3.4anchor che scorger non poteasi alhora
3.5perché le nubi dense, e l'aer crasso
4.1non pur quella coprian, ma il sole anchora,
4.2io me n'andai con gran piacere al Sasso,
4.3dov'hebbi messa a la chiesa di sopra,
4.4già detta essendo a la Madonna a basso.
4.5Ma pria quel precipitio, e come scopra,
5.1l'un fiume e l'altro, e poscia anchor guardai
5.2di quella Chiesa e l'artificio e l'opra.
5.3L'Ave Maria poi detta, io me n'andai
5.4a l'altra Chiesa, a cui nel gir si poggia,
5.5a man destra, e la messa ivi ascoltai;
6.1fornita poi la messa, in una loggia
6.2quivi a coperto star convenni alquanto,
6.3mentre dal ciel cadea con tuoni pioggia.
6.4De la famiglia mia mangiar in tanto
6.5staffieri, et alcun'altro, e poi veduto
7.1di nubi il ciel coperto in ogni canto,
7.2di voler gire innanzi risoluto,
7.3il feltro domandai, mutai capello,
7.4quel tempo a più d'un segno conosciuto.
7.5E così tutti stretti in un drapello
8.1sen gimmo, et io che non crescesse il Rheno
8.2tra me medesmo havea sempre martello.
8.3E d'aspre cure a la mi' usanza pieno,
8.4da quelle punto essendo a meraviglia,
8.5pungea il cavallo anch'io, lentando il freno,
9.1talché una parte de la mia famiglia
9.2rimase indietro a forza, sì veloce
9.3passai piovendo quelle diece miglia.
9.4Giunto poi dove il Vergatello ha foce
9.5trovai, che alcun de' miei notari udito
10.1né visto havean di me lettra, né voce,
10.2onde havean già di desinar fornito.
10.3Desinai dunque anch'io, provisto come
10.4poteasi, asciutto in prima e rivestito.
10.5L'altro dì mi lavai poi barba e chiome;
11.1l'altro quel monte così grande ascesi,
11.2che da la forma ovata acquista il nome,
11.3gran piacer quivi a risguardar mi presi
11.4quelle due Chiese antiche, e d'ogni'ntorno
11.5da lunge a rimirar tanti paesi.
12.1Messer' Hercol Lombardi un altro giorno
12.2visitai, ch'era alhora a la sua Pieve,
12.3e più d'un hora fei seco soggiorno.
12.4Sì gentil lo trovai, che mi fu greve
12.5da lui partirmi, e ben per le sue tante
13.1cortesie comendar molto si deve.
13.2La dominica prossima a Labante
13.3andai, che a i venticinque fu di maggio,
13.4dove in pietra cangiarsi udia le piante,
13.5di parte in parte tutto quel selvaggio
14.1loco volsi veder, con quelle grotte,
14.2dove del sol giamai non entra il raggio.
14.3Tanto quivi tardai ch'era di notte
14.4quando al Vergato giunsi e con periglio
14.5cavalcai quelle vie sassose e rotte,
15.1talhor discesi a piedi, e più d'un miglio
15.2per volta fei, con gli occhi a guardar pronti
15.3dove fermassi il pie' chinando il ciglio.
15.4E de le gentilezze di quei monti
15.5al poeta mandai colme due ceste,
16.1per adornarne le sue vaghe fonti.
16.2Più di poi me n'andai cercando hor queste
16.3montagne, hor quelle, havendo in compagnia
16.4molti villani ogni hor, ma più le feste.
16.5Giunsi un dì per sassosa angusta via
17.1a casa d'un, ch'è vostro grande amico,
17.2detto il barba Giovanni da Cavria:
17.3m'imagino che proprio al tempo antico
17.4ne l'età d'or vivesser le persone
17.5come vive costui, c'hora vi dico.
18.1La casa sua con senno e con ragione
18.2governa, e figli, e moglie, in tutto privo
18.3d'ogni disagio e d'ogni ambitione.
18.4Io tengo tanto il viver d'hoggi a schivo,
18.5ch'io mi vuo' ritirar pur che a Dio piaccia,
19.1ch'io sia di qui a diece anni anchora vivo,
19.2l'uccellare, il pescar, l'andare a caccia,
19.3con gli studii saran le mie facende,
19.4così la cura lunge si discaccia.
19.5Chi può farlo, e nol fa, non ben l'intende,
20.1perché a negotiar se diece, o venti
20.2tu servi, un centinaio e più si offende.
20.3Lasciar voglio e i Palazzi, e i Reggimenti
20.4dove l'invidia sempre e l'odio regna,
20.5con le fraudi e l'insidie e i tradimenti;
21.1quivi d'offender l'un, l'altro s'ingegna,
21.2e quel, che meglio sa coprir gli inganni,
21.3persona è detta e più saggia e più degna.
21.4Ma ritorniamo a quel barba Giovanni,
21.5che dentro serba un cor sincero e schietto;
22.1benché fuor cinto sia di rozzi panni.
22.2Veder mi fece un freddo ruscelletto
22.3far cose quivi, che da dotta mano
22.4sembrano fatte di scultor perfetto.
22.5Io ne feci spiccar molte pian piano,
23.1e quel medesmo appresentai pur'anco,
23.2perch'io non fossi quivi stato in vano.
23.3Per tempo a pie' l'altra mattina franco
23.4di Rofeno montai su l'alta rocca,
23.5già divenuto ogni altro anhelo e stanco;
24.1né scrivervi potrei, né dirvi a bocca
24.2la letitia, ch'io n'hebbi e il gran piacere,
24.3che anchor pensando a ciò nel cor mi tocca.
24.4La Trinità non men volsi vedere,
24.5poi col Toledo ogni vicino loco
25.1e di Salvaro anchor le rupi altere,
25.2de la visita il tempo essendo poco
25.3dopo venuto, o Dio come si stette
25.4tutto quel tempo sempre in festa e in gioco,
25.5si dispensaro in tal visita sette
26.1continui giorni, e per noi fur per tutto
26.2le più commode stanze sempre elette.
26.3La prima sera a Gaggio fui condutto
26.4in casa dei Tanari, e in quella sala,
26.5dove ogni galant'huomo ha il suo ridutto,
27.1con lo staio gli scuti, e con la pala
27.2qui si misuran, dove ascender volsi
27.3quell'alta torre e si adoprò la scala.
27.4Al descender poi giù, quand'io rivolsi
27.5indietro gli occhi al precipitio grande
28.1del mio capriccio tacito mi dolsi.
28.2L'altro dì fui là dove in giro spande
28.3Belveder l'ampie braccia, e quivi stei
28.4di letto mal, ma ben poi di vivande
28.5tutto quel, ch'altri havrebbe in cinque o in sei
29.1giorni fatto cercando e dentro e fuori
29.2sì gran Commune, in due giornate io fei.
29.3Qui tende e capre e pecore e pastori
29.4vidi su l'alpi asceso, e la marina,
29.5nuovi arbori e nuov' herbe e nuovi fuori.
30.1A Capugnano andai l'altra mattina,
30.2la sera a Granaglion, dove la gente
30.3per la più parte attende a la rapina;
30.4al Bagno, a Casio, e quindi finalmente
30.5a Castiglione andai, là dove il Conte
31.1Giovanni a caso ritrovai presente.
31.2Quel gentil huomo con le voglie pronte,
31.3ma con gli effetti più lauto m'accolse
31.4a la sua mensa e con gioconda fronte.
31.5La sera al partir poi, quando si tolse
32.1da lui licenza, havendo fatto molto,
32.2d'haver fatto anchor poco si condolse.
32.3Men venni a Casio, e la mattina volto
32.4indietro ritornai dritto al Vergato
32.5da la famiglia mia lieta raccolto,
33.1dove sei giorni, o sette riposato,
33.2me n'andai poscia a por quelle confine
33.3tra gli huomini di Bargi e di Fossato.
33.4E diedi a quella gran contesa fine
33.5onde s'havean tra lor la vita tolta
34.1quelle genti fra lor spesso a decine,
34.2ma questo poi dirovvi un'altra volta.
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