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1.1Più volte in dubbio son tra me rimaso,
1.2se de la terra Iddio si prenda cura,
1.3o se pur quella si governi a caso.
1.4Con ordine sì bel, con tal misura
2.1veggio al venir, veggio al partirsi il sole
2.2far chiaro il dì, lasciar la notte oscura.
2.3E veggio come varia il lume invole
2.4Cinthia al fratel, che sol per se risplende,
2.5tornando sempre al termine che suole.
3.1E veggio come più leggiero ascende
3.2sopra gli altri elementi il foco acceso,
3.3e come appresso a quel l'aria si stende.
3.4Veggio librate dal lor proprio peso
3.5l'acqua e la terra, ch'un sol globo fanno,
4.1starsi nel centro egual per tutto appeso.
4.2E veggio a i tempi suoi la terra ogni anno
4.3varii frutti produr secondo il seme,
4.4che a tutti l'esca e il nutrimento danno.
4.5Di tante cose ogniuna e tutte insieme
5.1creder mi fan che il tutto sia per opra
5.2di Dio, nostro refugio e nostra speme,
5.3che immobil stando in se medesmo, sopra
5.4gli elementi e le sphere onnipotente,
5.5la providentia Sua mai sempre adopra.
6.1Ma poi nuovo pensier dentro la mente
6.2spesso m'ha desto e m'ha gran dubbio infuso,
6.3visto a torto perir qualche innocente
6.4e per contrario un'altro che sempr'uso
6.5sia stato a gli homicidii, a le rapine,
7.1regnar felice e prospero qua giuso.
7.2Pensar questo mi fa, che non s'inchine
7.3a risguardar sì basso il Padre eterno,
7.4né c'habbian parte in noi l'opre divine,
7.5e che di tutto questo mondo inferno
8.1la sorte sola, o sia fortuna, o sia
8.2fato, o stella, o destino habbia governo.
8.3Ma finalmente pur la prigionia
8.4del thesorier Minal trasse d'errore
8.5e di confusion la mente mia.
9.1Già chiaro son, che Dio sommo fattore
9.2spesso inalza un malvagio, acciò che poi
9.3sia la percossa nel cader maggiore.
9.4Oh quanto son gli alti misterii suoi
9.5nascosti, oh quanto l'opre sue perfette,
10.1se ben capir non le possiamo noi!
10.2Che scorra un picciol mal talhor permette,
10.3acciò che poi da quel nasca un gran bene,
10.4spesso tra il dolce anchor l'amaro mette,
10.5perché il nostro desir vano s'affrene,
11.1e per farci veder, che la speranza
11.2nel mondo collocar non ci conviene.
11.3Questa sol per tre giorni è nostra stanza,
11.4quell'altra eterna, ov'ei ci chiama ogni hora,
11.5ma di non l'ascoltar passa in usanza.
12.1Lascia Dio scorrer cosa anco talhora,
12.2ch'esser pare a noi mal, perché la gloria
12.3sua manifesta più si mostri anchora.
12.4E s'io potessi de la sacra historia
12.5dire ogni giusto, che sia stato afflitto
13.1da Dio, per dargli di Sathan vittoria,
13.2farei veder, che gli fermò sul dritto
13.3sentier con freno tal, ma troppo angusto
13.4termine al mio parlar trovo prescritto.
13.5Basta che spesso in questo mondo il giusto
14.1giacer meschin si vede, et anchor spesso
14.2essaltato qua giù l'empio e l'ingiusto.
14.3Ma l'ignorantia mia chiara confesso,
14.4sendo cose per noi troppo profonde,
14.5perché l'un venghi alzato e l'altro oppresso.
15.1Con gran misterio questo Iddio ci asconde,
15.2ma tegniam pur per chiara cosa e nota,
15.3che senza il voler suo non cade fronde.
15.4D'un certo divin lume essendo nota
15.5la cieca mente nostra, per essempio
16.1del Figulo bastar ne die' la rota.
16.2Ma ritorniamo a ragionar de l'empio
16.3Minal, che nacque sol per gli altrui danni
16.4d'ogni vitio più raro asilo e tempio.
16.5Costui, levato essendo ad alti scanni
17.1da chi di Pietro alhor reggea la nave,
17.2cagione a molti fu d'estremi affanni.
17.3Perché volendo Iddio l'inique e prave
17.4opre sue castigar, sì come ho detto,
17.5la percossa al cader fosse più grave.
18.1O sempre giusto, o santo, o benedetto
18.2Rettor del Ciel, Te sol mirando adoro
18.3quanto più posso con devoto affetto.
18.4E tu, cui dopo quel supplice honoro,
18.5vicario suo, che le terrene some
19.1sostieni, e ch'apri e chiudi il sommo choro,
19.2per quella gran pietà natia, che il nome
19.3ti diede alhor, che del maggior diadema
19.4cinto apparisti l'honorate chiome.
19.5Te supplico, o Signor, per quella estrema
20.1bontà, che fu a quei padri acuti sproni
20.2d'alzarti a la potentia più suprema,
20.3che a i tuoi ministri avari non perdoni,
20.4mostrando al mondo chiaro e manifesto,
20.5che a i rei castigo e dai mercede a i buoni.
21.1Così gran Padre, e mio Signor, con questo
21.2modo, ad un tempo istesso havrà suo loco
21.3il giusto e misto anchor fia con l'honesto.
21.4E con quella humiltà, Signor, t'invoco,
21.5che si conviene al basso stato mio,
22.1prostrato a i piedi tuoi, vile, e di poco
22.2o nessun grido, e tu terreno Iddio.
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