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1.1Monsignor Carnesecchi, di genaro
1.2circa la fine, il primo anno di Pio
1.3Quarto, o circa il principio di febraro,
1.4di Santa Croce giunto in casa, ov'io
2.1monsignor Paleoti a pranso e vui
2.2ritrovai, mi chiedeste il parer mio
2.3qual più giudicio havesse di quei dui
2.4ond'Epheso e Mileto si dà vanto,
2.5che misurando i vani fatti altrui
3.1l'uno haverne dolor mostrò col pianto,
3.2l'altro haverne piacer mostrò col riso,
3.3e stimato ne vien questi e quel tanto.
3.4Tutto ciò che alhor dissi a l'improviso
3.5hor vi confermo anchor, ma non per questo
4.1sì bel punto e sottil resti deciso.
4.2Signor, benché il sognar sia manifesto
4.3e l'altrui vaneggiar, però ciascuno
4.4vaneggia, e sogna più chi più par desto.
4.5E se i diversi sogni ad uno ad uno
5.1contar volessi, e i pensier vani e stolti,
5.2sarei col mio parlar troppo importuno.
5.3Ma fra tante migliaia c'ho raccolti,
5.4fra me stesso più volte a ciò pensando,
5.5d'un sol dirò, se pur fia chi m'ascolti,
6.1e in mente havendo anchor quel giorno, quando
6.2mi faceste sì nuovo e bel quesito,
6.3libero a voi mi volgerò parlando.
6.4E perché in Roma da fanciul nutrito
6.5foste, e in Roma vi veggio anchor tornato,
7.1già prima con honor sendone uscito,
7.2vuo' discorrer con voi sopra lo stato
7.3de i cortegiani quel che tutto il giorno
7.4dir n'odo, se ben mai non l'ho provato.
7.5A me par che in tal vita il far soggiorno
8.1dopo molto travaglio e molta pena
8.2sol danno apporti finalmente e scorno.
8.3Non direste voi pazzo da catena
8.4chi scalzo andasse venti miglia o trenta
8.5per aspra via tutta di spine piena,
9.1e che la mente solo havesse intenta
9.2a cogliere un vil fior, caduco e frale,
9.3che tosto colto in man nulla diventa?
9.4Se fosse rosa, o croco, o giglio, o tale
9.5da veder vaghi e c'han soave odore,
10.1e che porgon rimedio a più d'un male;
10.2se anchor fosse amarantho, che il colore
10.3conserva, né sì tosto si consuma,
10.4più scusabile assai farian l'errore.
10.5Ma dico un fior di quei fatti di piuma,
11.1che se per sorte pur si coglie intero
11.2solo ad un soffio in un momento sfuma.
11.3Tra noi dunque hoggi, vaglia a dire il vero,
11.4i cortegiani son che a piede ignudo
11.5caminan per spinoso aspro sentiero.
12.1E questo apertamente io vi conchiudo,
12.2sperando, se traffiger mi vorranno,
12.3che mi sarà l'esperientia scudo.
12.4Di tanti questa fa palese ogni anno
12.5fatica, stento, infirmitade, morte,
13.1dolor, giattura, afflittione, affanno.
13.2Parmi che stiano ad una istessa sorte
13.3quei che chiamati son dal vulgo amanti
13.4e questi c'hoggi dì servono in corte,
13.5che tutti andar si veggion ne i sembianti
14.1pallidi e tristi, e i passi sparsi indarno
14.2son la mercé dei lor disagi tanti.
14.3Quel grande che illustrò la Sorga e l'Arno
14.4ne mostra per vigilie e per digiuni
14.5l'amante divenir pallido e scarno.
15.1E perché son col cortigian communi
15.2gli affetti, ch'ei sì ben descrisse in carte,
15.3non fa mestier c'hor tutti io gli raguni.
15.4Ma ben dirò ch'una medesim'arte
15.5servan Signori e Donne, e queste imprese
16.1conformi ambedue sono a parte a parte.
16.2Signori e Donne hanno le menti intese
16.3di chi serve a provar constantia e fede,
16.4né giamai schivan di far loro offese.
16.5Tutti son scarsi de l'altrui mercede,
17.1tutti sono inconstanti e disleali,
17.2crudi et avari più ch'altri non crede.
17.3E se ben conosciuti son per tali
17.4da chi gli serve, un'accoglienza lieta
17.5fa lor dolci parer l'angoscie e i mali.
18.1Ciascun la piaga sua porta secreta
18.2per non offender chi lui sempre offende,
18.3e con la speme ogniun la doglia acqueta.
18.4Ma con gli amici pur talhor si estende
18.5a narrare i suoi stratii e le sue pene,
19.1e la pazzia de l'un l'altro riprende.
19.2L'amante in somma e il Cortegian sostiene
19.3l'istesso peso, a tal che anchor l'istesso
19.4castigo a l'uno e a l'altro si conviene.
19.5Da lunge ogni contento hanno, e d'appresso
20.1timor, disdegno, invidia e gelosia,
20.2e in disperation caggiono spesso.
20.3Ecco adunque i pie' nudi, ecco la via
20.4lunga e spinosa, ond'escon tante doglie
20.5ch'ogni hor più chiara fan la lor pazzia.
21.1Ma chi potesse dir quante son foglie
21.2de l'Appenin sul dosso, e l'Oceano
21.3nel vasto grembo quante arene accoglie,
21.4diria quante stoltitie il Cortegiano,
21.5standogli sempre con gli sproni al fianco,
22.1da la quiete fan correr lontano.
22.2Tali e tante si mostrano, che al manco
22.3ne saria mille volte a questa etade
22.4Heraclito e Democrito già stanco.
22.5Chi dal riposo e da la libertade
23.1più si allontana, più d'ogni altro è stolto,
23.2potendo gir per tante e varie strade.
23.3Essendo adunque il cortegian rivolto
23.4a seguir servitù sempre e fatica,
23.5e scolpito il pentir portando in volto,
24.1più stolto è necessario che si dica
24.2d'ogni altro il cortegian, cui la quiete,
24.3cui tanto appar la libertà nemica.
24.4Da questo suo menar l'hore inquiete,
24.5dal coltivar, dal seminar la sabbia,
25.1consideriam qual frutto al fin si miete,
25.2e vedrem chiaro ch'altro che una gabbia
25.3non è la corte, e chi vi sta rinchiuso
25.4di disperation more e di rabbia.
25.5Un sol fra tanti che salito in suso
26.1si vede gli occhi a sé d'ogni altro tira,
26.2ma non per questo il cortegiano escuso,
26.3che se ben fisso con san'occhio mira
26.4vedrà quel grande sì felice in vista
26.5che dentro più di lui geme e sospira.
27.1Sete d'impero ogni hor l'ange e l'attrista
27.2e l'avaritia ogni hor gli rode il seno,
27.3con mille vani e rei dissegni mista.
27.4Ma posto anchor che in ogni parte a pieno
27.5fosse felice, il fior saria, c'ho detto,
28.1ad un soffio sparir più che il baleno.
28.2E sì spesso di ciò veggiam l'effetto,
28.3che senza far più sillogismo in rima
28.4sarete il tutto a confirmar constretto.
28.5Ma per non cominciar fin da la prima
29.1età di Nino a dir quanti fur, d'ostro
29.2adorni, alzati de la rota in cima;
29.3diciam sol di color che al tempo nostro
29.4visti di Pietro habbiam ne l'alto seggio
29.5tener le chiavi del superno chiostro.
30.1Un Clemente e due Pauli, ohimé, non veggio,
30.2né Giulio, né Marcello, o che spariro
30.3tutti ad un soffio, o ch'io sogno e vaneggio.
30.4E se da quei due grandi antichi usciro
30.5lagrime e riso per fatti sì vani,
31.1risponderò dopo sì lungo giro,
31.2se fian da noi pesati, come humani
31.3che siam semplicemente, nulla importa
31.4riso o pianto, ma come christiani
31.5debbiam Christo imitar, ch'è nostra scorta.
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