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1.1Molto illustre Signora, ogni hor ch'io torno
1.2a quel nostro viaggio con la mente,
1.3il che una volta almen m'incontra il giorno,
1.4nel cor mi resta un desiderio ardente
2.1di far simil viaggio un'altra volta,
2.2con sì honorata e con sì nobil gente.
2.3Ma perché homai l'occasion m'è tolta,
2.4che d'anni carco il pelo mi s'imbianca,
2.5oltra le cure, ond'ho la mente involta;
3.1benché in me sia più che mai fosse franca
3.2la voglia, e ch'ogni hor più cresca il desio,
3.3però la speme a poco a poco manca.
3.4Dunque ho pensato esser ben fatto, ch'io
3.5sì bel viaggio in versi hoggi descriva,
4.1così pascendo il desiderio mio.
4.2Quattr'anni, o sei, ch'io la memoria viva
4.3ne servi, un'altro forse in tanto poi
4.4giugnerà dove il dir mio non arriva.
4.5E perché in tal viaggio a tutti noi
5.1voi foste lieta e honorata scorta,
5.2mentre ne parlo io mi rivolgo a voi.
5.3Il dì prescritto uscìo per quella porta
5.4co' suoi ciascun, non tutti accolti in schiera,
5.5che al ponte lungo sopra il Rheno porta.
6.1Si stette a Crevalcor la prima sera,
6.2de l'Armio in casa, quel, cui di bontade
6.3la città nostra pari haver non spera;
6.4l'altro dì s'hebber sì fangose strade,
6.5che non si arrivò dove era conchiuso,
7.1sì come spesso ne i viaggi accade.
7.2A le Lamme di Carpi andossi, e giuso
7.3dal ciel cascò sì larga pioggia in tanto,
7.4ch'ogni un duo giorni stette in casa chiuso;
7.5quindi partiti, quella sera a Santo
8.1Benedetto si stette a l'hosteria,
8.2e l'altra andossi a la città di Manto,
8.3e cascò dietro al lago in su la via
8.4de' nostri un cocchio, ma non so dir quale,
8.5so ben, che il giorno fu di San Matthia.
9.1Ne per dio gratia alcun si fece male,
9.2smontati a l'hoste in Mantova dal sole,
9.3a visitar mandovvi il Cardinale,
9.4spinto da l'alta cortesia che suole
9.5quella casa illustrissima Gonzaga,
10.1fece alhor fatti assai più che parole.
10.2L'altra mattina voi di veder vaga
10.3di Christo il sangue precioso e raro,
10.4di sì giusto desio restaste paga;
10.5tornando a l'hosteria poi ci guidaro
11.1dei Capilupi a casa, e con cortese
11.2inganno ogniun da principe honoraro.
11.3Del Cardinal tre dì quivi a le spese
11.4stessi, che la famiglia sua vi tenne
11.5per servir tutti noi, com'è palese;
12.1né bastò, che in persona egli anchor venne
12.2a visitarvi, quasi da privato,
12.3e con noi tutti un pezzo si trattenne.
12.4Da lui s'intese alhor ch'era ammalato
12.5quel suo sì caro servitor Volpino,
13.1che da noi fu quel giorno visitato.
13.2Parea star bene in vista il poverino,
13.3ragionava gagliardo, ma quell'hore
13.4per l'ultime havea fisse il suo destino:
13.5morì la notte, e spinto dal dolore
14.1il Cardinal andossi a Marmirolo,
14.2da la città quattro o sei miglia fuore,
14.3dove pien di ramarico e di duolo
14.4stette quel giorno e la seguente notte
14.5senza conforto ritirato e solo.
15.1Per ciò di girvi le speranze rotte
15.2a noi, cercammo la giornata istessa
15.3quivi ogni loco bel, fino a le grotte.
15.4Andata a visitar poi la Duchessa
15.5mostrovvi i figli suoi, che del consorte
16.1lor padre morto havean l'effigie impressa,
16.2condur ci fe' da i cocchi poi di corte
16.3a Marmirolo, e quel ne fe' vedere,
16.4uscito il Cardinal per altre porte.
16.5Quivi eran cervi e capri et altre fere,
17.1fagiani e coturnici in abondanza,
17.2e con più rari pesci ampie peschiere,
17.3deliciosa in somma tra la stanza
17.4più ch'altra e bella, havendo il duca morto,
17.5di star quivi a piacer sovente usanza.
18.1L'altro dì poi per lo camin più corto
18.2andando a Brescia, quella sera a Monte
18.3Chiaro stessi, col solito diporto,
18.4vostro fratel quivi trovammo, e il Conte
18.5Vincentio, che la mostra era fornita,
19.1dal piede armato ogniun fino a la fronte.
19.2Vicino a Brescia molta gente uscita
19.3con carrette incontrovvi e con cavalli,
19.4sì la venuta vostra era gradita;
19.5Del Bocca in casa quivi in giochi e in balli
20.1si fu, mirando ogniun con gioia estrema
20.2da tante fonti uscir chiari christalli.
20.3Deliberati poi di gire a Crema
20.4a la fiera, raccolti da quei frati
20.5la sera fummo in carità suprema,
21.1perché in Sonzino i ponti haveano alzati
21.2quei che reggean, con villania sì rara,
21.3mostrandosi malissimo creati.
21.4Nel ritornar da Crema a Villa Chiara
21.5stemmo due sere, dove il padre e il figlio
22.1tutti facean ne l'honorarvi a gara.
22.2Quivi con viso candido e vermiglio
22.3quella Signora Olimpia vi raccolse
22.4col putto in braccio, che sembrava un giglio.
22.5L'altro dì vostro zio poi si risolse
23.1di trattenerci, tutto in vista humano,
23.2né quindi mai lasciar partir ci volse.
23.3Quel dì nostro trastullo il Quintiano
23.4fu sempre, che faceva il chiromante,
23.5guardando a tutti quanti noi la mano.
24.1L'altro dì, visto il sol chiaro in Levante,
24.2tornammo lieti a la città di Brenno
24.3del Bocca in casa, ov'eravammo inante.
24.4Quivi quei gentil huomini ci fenno
24.5cortesie grandi, e in ogni occasione,
25.1da noi ricompensati, esser ben denno.
25.2Poi, sendo il ciel sereno, e la stagione
25.3temprata, ce n'andammo verso il lago,
25.4che del nostro viaggio fu cagione.
25.5O quanto il loco è dilettoso e vago!
26.1O quante volte di Salò mi viene
26.2dinanzi a gli occhi la gioconda imago!
26.3De gli Scaglini in casa mi sovviene,
26.4ch'era la stanza mia deliciosa,
26.5cui ripensando al cor m'accresce pene.
27.1Quivi si stette senza prender posa
27.2in balli sempre e in suoni e in canti e in giochi,
27.3facendo ogniun per star lieto ogni cosa.
27.4E si videro tutti quei bei lochi
27.5d'intorno, essendo huomini e donne scarche
28.1di quei pensier, che tregua fanno a pochi.
28.2Venian sempre con noi diverse barche,
28.3di ricchi panni adorne e di tapeti,
28.4di varie genti d'ogni sesso carche
28.5e navigando tutti a gara lieti,
29.1ne le barche, dov'eran le fantesche,
29.2faceansi i balli e i suoni consueti.
29.3Qui far vedeansi le più belle tresche
29.4del mondo, andando sempre i suoni a l'aria,
29.5e l'aure havendo ogni hor seconde e fresche.
30.1E in tal dolcezza dilettosa e varia
30.2fu sempre il ciel sereno e quete l'onde,
30.3né fu quivi giamai l'aura contraria.
30.4Perché da gli antri e da le più profonde
30.5parti, gli dei del lago pronti usciro,
31.1e le nimphe con lor liete e gioconde.
31.2Tosto che i risi e i suoni e i canti udiro,
31.3e tutti accolti, e con atti soavi
31.4per ordine accoppiati insieme in giro,
31.5con le mani e con gli homeri le navi
32.1gian sostenendo, e questa e quella prora
32.2drizzando lunge da i perigli gravi.
32.3Gran maraviglia ciascun prese alhora,
32.4che il lago sì tranquillo e sì composto
32.5la notte e il giorno si mostrasse ogni hora,
33.1tanto più ch'indi noi partiti, tosto
33.2turbossi, e molti miseri sommerse,
33.3sendo la compagnia poco discosto.
33.4Ma dir non si potrian tante e diverse
33.5sorti di giochi honesti, e quanto buona
34.1la stanza e bella a tutti noi si offerse.
34.2Dal Benaco a Peschiera, indi a Verona
34.3s'andò con tanto e sì molesto caldo,
34.4ch'assai quel giorno afflisse ogni persona,
34.5cingendo nebbia il capo a Monte Baldo,
35.1farfalle a mezzo ottobre e mosche e vermi
35.2scorrendo, il tempo non potea star saldo.
35.3De i Nogaroli in casa tre dì fermi
35.4stati in Verona, si pigliò licenza,
35.5che in ritenervi a quei non valser schermi;
36.1a Torre fra Verona e fra Vicenza
36.2la sera fe' sapor d'agli e di noci
36.3vostro cugino, ch'era in eccellenza.
36.4Poi de la nostra compagnia le voci
36.5per tutto andando, a convitarne i conti
37.1da Thiene, messi spinsero veloci.
37.2Tutti accettato il bello invito pronti
37.3n'usciro in contra e donne e cavalieri,
37.4benché piovesse assai fino a i tre ponti.
37.5Ciascun rivolti havendo i suoi pensieri
38.1ad honorarci, feste e gran conviti
38.2fecer, tanto n'accolser volontieri.
38.3Poi di Vicenza anchor piovendo usciti
38.4n'accompagnaron venti e più carrette,
38.5con gioveni a cavallo e ben vestiti.
39.1Ne la città d'Antenore poi sette
39.2giorni, con Monsignor vostro fratello,
39.3in gioia sempre e in gran piacer si stette,
39.4benché pioggia continua, e vento fello
39.5ci ritenesser sempre in casa chiusi,
40.1però ci parve il tempo e chiaro e bello.
40.2Che intenti a spassi honesti, a cui sempr'usi
40.3tutti eravammo, come cosa vile
40.4da noi le pioggie e i venti eran delusi.
40.5E magnanimo al solito e gentile
41.1Monsignor diede d'artificio grande
41.2d'oro a tutte le donne un bel monile.
41.3E di Falerno in guisa e di vivande
41.4sempr'era carca la sua lauta mensa,
41.5che il grido ivi per tutto anchor si spande.
42.1Splendido quel sol, notte e giorno, pensa
42.2a conviti, a limosine, a presenti,
42.3e in tal maniera i beni suoi dispensa.
42.4Col mezo in tanto di diverse genti
42.5del Duca di Ferrara il gran palagio
43.1s'empìa di letti e d'altri guernimenti,
43.2e fatto questo havendo con grand'agio
43.3in guisa tal che alcun giamai non pure
43.4di cosa alcuna non patì disagio,
43.5ma di razzi a fogliami et a figure
44.1furo adorne e le camere e le sale
44.2e di quadri e di tele e di pitture.
44.3Di seta e d'oro i letti, a punto quale
44.4conviensi a tal palagio, onde si vede
44.5quanto una donna in una casa vale.
45.1Che stando in Padoa voi ferma col piede,
45.2e giugnendo fin là con ambe due
45.3le mani, a pena chi lo vide il crede;
45.4poi che in Venetia il gran palazzo fue
45.5tutto addobbato, per solcar la brenta
46.1ciascun raccolse le bagaglie sue.
46.2Ma perché troppo homai lungo diventa
46.3il mio dir, prego la signoria vostra,
46.4che di licentiarmi sia contenta;
46.5qual fosse accolta la compagnia nostra
47.1da quella gran città, che in ogni clima
47.2l'alto splendor sì chiaramente mostra,
47.3tosto anco a mente ridurolle in rima.
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