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1.1Doppio Speron, che l'uno e l'altro fianco
1.2pungendo, hor questo, hor quel sète cagione,
1.3ch'arrivi al segno, anchor che anhelo e stanco.
1.4L'uno è l'alta eloquentia e l'altro sprone
2.1l'ottimo essempio, il qual tanto riluce
2.2in voi, ch'ogni altro scorge a l'opre bone.
2.3Spinto da tai duo sproni ogniun s'induce
2.4a poner sobrio e vigilante il piede,
2.5per quel sentier che a la virtù conduce.
3.1Questa in voi sempre haver chiaro si vede,
3.2sicuro albergo, onde col vostro aiuto
3.3fa tutto il dì mille honorate prede.
3.4Ma non son per lodarvi hoggi venuto,
3.5che a tanta impresa non sarei bastante,
4.1sol con questa v'inchino e vi saluto.
4.2Io so c'havete in Roma il mio Constante
4.3visto col Caro, e so che riuscito
4.4non v'è quel che parea forse al sembiante.
4.5Ma sappiate, o Speron, che tanto ardito
5.1non fui, ch'io presumessi un tal poema
5.2potermi uscir di man vago e polito.
5.3Non sol non hebbi mai pensier l'estrema
5.4lima d'imporgli, ma l'opra lasciando
5.5rozza, imperfetta e d'ornamento scema
6.1far volsi un model picciolo, sperando
6.2ch'altri erga poi tanto edificio, in duro
6.3marmo la molle mia cera cangiando.
6.4Duo grandi a questa età, ch'ogni più scuro
6.5loco illustre pon far col lor gran lume,
7.1e il camin di virtù render sicuro
7.2e che sen van con honorate piume
7.3poggiando al Ciel veloci, ambi soggetto
7.4raro a i dì nostri, e d'eloquentia fiume.
7.5Che l'idioma thosco, aperto han detto,
8.1al par d'ogni altro ben par che depinga,
8.2e scopra ogni amoroso interno affetto.
8.3Anzi ch'altro non è, che sì ben finga
8.4Venere, e il figlio, e c'ha di sonar l'arte
8.5hor la lira, hor la cetra, hor la siringa.
9.1Ma che a dar fiato a la tromba di Marte
9.2non basta, e quel, che nessun d'essi tacque,
9.3stampato appar, non che descritto in carte.
9.4Tutta l'occasion sol di qui nacque,
9.5ch'io mi disposi con picciol batello
10.1a solcar sì profonde e rapid'acque.
10.2Talhor col piombo alcun rozzo e novello
10.3pittor dissegna quel, ch'esperto e raro
10.4mastro poi colorir die' col pennello.
10.5S'io de le cose e de la lingua ignaro
11.1quel feci, anchor che mal riesca, e poco,
11.2quanto sperar da voi dessi, e dal Caro!
11.3Qual corvo, o cucco, o simil'augel roco
11.4desta cantando Philomena, o quale
11.5da picciola favilla esce gran foco,
12.1qual da Pliton fu desto Homero, tale
12.2potrei svegliare anch'io col rozzo canto
12.3chi per dottrina e per facondia vale.
12.4Dunque o Speron, cui cede ogni altro, quanto
12.5l'humil virgulto cede a l'alto pino,
13.1o la selvaggia spina al culto acantho.
13.2E in voi l'alma di quel che illustra Arpino,
13.3dimora, onde il vulgar nostro idioma
13.4per voi sol puote egual farsi al latino.
13.5L'alta pietà di quel, cui tanto Roma
14.1deve, cantate homai, togliendo sopra
14.2di voi la troppo a me gravosa soma.
14.3Facile a voi riuscirà quest'opra
14.4difficil tanto a me, per voi conviensi,
14.5che di Constante il gran valor si scopra.
15.1Se al fonte lor le nimphe e se fra i densi
15.2rami del gran Parnaso voi d'alloro
15.3ornaro e d'altri privilegi immensi,
15.4tener volete occulto il gran thesoro!
15.5Volete sotterrar voi quel talento,
16.1che v'ha donato il Re del sommo choro!
16.2Come dovete dunque havendo intento
16.3il cor, che il lume datovi da Dio
16.4per suffocarlo al fin non resti spento,
16.5seguite ardito il bel soggetto, ch'io
17.1timido lascio, né de Galli erranti
17.2cantar per sorte, in voi, regni desio.
17.3Tanti gran Duci e Imperatori e tanti
17.4guerrier dandovi Roma, e folle il vero
17.5tacere, acciò che la bugia si canti.
18.1S'Orlando, Astolfo, Amon col figlio altero
18.2pur fosser stati, è molto più lodato
18.3del Tebro che del Rhodano il sentiero.
18.4E se dovesse il vero esser fraudato
18.5ciascun dovria con vaghe invenzioni
19.1quel loco celebrar, dov'egli è nato.
19.2Molti, non so veder con quai ragioni,
19.3lasciando il vicin corpo, l'ombra vanno
19.4cercando per lontane regioni.
19.5Non fate adunque voi come quei fanno,
20.1benché sian dotti e d'eloquentia immensa,
20.2ch'Arli e Parigi abbandonar non sanno.
20.3D'Artù con gli altri erranti de la mensa
20.4rotonda sol dirò, ch'ivi né pane,
20.5né ben condito cibo si dispensa.
21.1Speron conchiuda adunque, che le vane
21.2favole ogniun si scordi, havendo noi
21.3soggetto da l'imprese alte Romane.
21.4Né dal tempo che in Phrigia tanti heroi
21.5vinti caderon per la mano Argiva,
22.1fino a Constante, né mill'anni poi,
22.2latin, né greco autor s'ha, che descriva
22.3più bella historia e più varia di questa,
22.4ch'io lascio d'arte e d'ornamento priva.
22.5Deh, per voi sia di vaghi fior contesta
23.1anzi qual nobil Donna e di valore
23.2di gemme adorna e di purpurea vesta.
23.3Quel, ch'io col piombo anchor novel pittore
23.4dissegnai rozzamente, per voi sia
23.5condotto a fin d'oltramarin colore.
24.1Cangiate in marmo voi Speron la mia
24.2cera, cantate o dolce Philomena,
24.3da me vil corvo e cucco desto pria,
24.4da la favilla, che si scorge a pena,
24.5per voi tal fiamma e tanta homai si accenda,
25.1che ne rimanga tutta Hesperia piena.
25.2E s'egli avvien che il pensier vostro intenda
25.3a lodar un signor prudente e giusto;
25.4in cui virtù con nobiltà risplenda,
25.5tal che vi andasse il magno Carlo al gusto,
26.1questa gran Donna vi appresenta tosto
26.2maggior di lui Valeriano Augusto.
26.3S'un Duce forte e saggio pur disposto
26.4sète a cantar, Constante Pio togliete,
26.5e sia da parte il Sir d'Anglante posto.
27.1S'honesta Donna e forte anchor volete,
27.2lasciate Bradamante con Marfisa,
27.3che qui Vittoria e qui Zenobia havete.
27.4S'un traditor cercate a quella guisa,
27.5che vien descritto da i romanzi Gano,
28.1più d'un costei ne mostra e ne divisa.
28.2Ma perché estinti già son di mia mano
28.3giacendo il rio Surena e il rio Perenne
28.4pasto a gli augei di Chabora sul piano,
28.5Meonio eccovi il falso, onde convenne
29.1Odenato morir, di virtù fonte,
29.2che dal cader l'imperio già sostenne.
29.3Se Ruggier, Mandricardo, Rodomonte
29.4cercate, ecco Archelao, Cratero, Eumene,
29.5di cui non sono anchor le forze conte.
30.1Di Tisapherne taccio, che le arene
30.2morendo anch'ei del proprio sangue tinse,
30.3e rese a Roma le dovute pene.
30.4Taccio anchor tanti cui Constante vinse;
30.5taccio i latini, oltra i britanni e i galli,
31.1ch'ogni un feroce in Siria il ferro strinse.
31.2Tal che restaro e monti e piani e valli
31.3di sangue molli, tanto aridi prima,
31.4e tinti in rosso i limpidi christalli.
31.5Né vogliate imitar con nobil rima
32.1chi cantò Drusian, Rovenza, Ancroia,
32.2lasciando quei, cui tanto il mondo stima.
32.3Deh, seguite i duo grandi, ond'hoggi Troia,
32.4benché accesa e destrutta, anchor si mostra
32.5viva, né lor mercé mai fia che muoia.
33.1Dico il greco e il latin, che a l'età nostra
33.2serban sì chiaro e sì honorato grido,
33.3e l'un di par con l'altro altero giostra.
33.4Non vi sarà colui Duce più fido,
33.5che al par di Pella fe' Stagira grande!
34.1O chi di latte fe' correr l'Aufido!
34.2Chi pascersi mai più vorrà di ghiande,
34.3trovato essendo il grano al tempo nostro
34.4con tante saporite altre vivande!
34.5Trovato il tesser d'oro e il tinger d'ostro,
35.1disdice il bigio a gran Donna e gentile;
35.2Constante adunque ornate homai col vostro
35.3puro, leggiadro e ben purgato stile.
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