about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books
1.1Felice Caro al choro caro tanto
1.2de le Muse, che alcuno a questa etade
1.3di girvi appresso non si può dar vanto.
1.4Phebo a voi solo agevolò le strade
2.1d'Hippocrene, e voi sol condusse in parte
2.2dove chi giunge in oblio mai non cade.
2.3E solo a Phebo son care le carte,
2.4che serban scritto il divin nome vostro,
2.5per natura voi sol grande e per arte.
3.1Il Paleoto a questi dì v'ha mostro
3.2un certo parto mio, tanto imperfetto,
3.3che aborto con ragion può dirsi, o mostro.
3.4Ha solo e capo e collo, e spalle e petto,
3.5non ha ventre, né gambe, oltra che in quelle
4.1membra, ch'egli ha, si trova anchor difetto.
4.2Di fuori ha negra e ruvida la pelle,
4.3poco spirito dentro, onde son certo
4.4c'havrò del morir suo tosto novelle.
4.5Bisogno havea questo meschin d'esperto
5.1padre, non già di me, che polso e lena
5.2dar non gli posso, e ciò si vede aperto.
5.3Scemo di forza e debole di schena
5.4mi trovo, a tal ch'io l'ho con gran fatica
5.5nel termine, ch'egli è condutto a pena.
6.1Ma convien chiaramente ch'io vi dica,
6.2lasciando star metaphore e colori,
6.3onde sovente lo scrittor s'intrica.
6.4Non si ritrovaria dentro, né fuori
6.5da Bologna, né molte miglia intorno,
7.1sian fachini, o corrieri, o zappadori.
7.2Chi si guadagni il pan di giorno in giorno
7.3col zappar, col portar continue some,
7.4e col gir sempre, o far sempre ritorno:
7.5ch'io più non mel guadagni, e non so come
8.1trovar mai di riposo un'hora intera,
8.2hor che già bianche mi si fan le chiome.
8.3Io mi ritrovo haver quando ogni sera
8.4mi corco, e ch'io mi levo ogni mattina
8.5dodeci figli appresso in una schiera.
9.1Le femine son nove, ecco la brina,
9.2che la rugiada avanza, ecco la rosa,
9.3che oppressa vien da troppo acuta spina.
9.4Non vi par, Cavalier, che questa cosa
9.5spaventar possa Alcide, or non è questo
10.1rimedio, ond'io giamai non habbia possa?
10.2Queste in pensier mi stan mentre son desto,
10.3con l'ali brune il sogno ecco sovente,
10.4s'io dormo queste appresentarmi presto.
10.5Tal che se voi cantar sì dolcemente
11.1fan le nove sorelle, e me le nove
11.2sorelle sospirar fanno sovente.
11.3Essendo adunque in questo stato, dove
11.4mi trovo, ben scusar voi mi dovete
11.5de le imperfette mie deboli prove.
12.1Ma se pur altra pania, o s'altra rete
12.2non mi prendesse, o m'invescasse l'ali,
12.3potrei tal volta ritrovar quiete.
12.4Ma dir non vi potrei quanti, né quali
12.5siano i disturbi, e i varii impedimenti,
13.1che al cor mi son come coltelli, o strali.
13.2Né mai sarà che a voi scoprir paventi
13.3le piaghe, che nel petto occulte io porto,
13.4eccetto pochi, a tutte l'altre genti.
13.5Dirolle a voi sperandone conforto,
14.1tra l'altre pene mie sei lustri sono,
14.2che immerso in lite son tenuto a torto.
14.3Di core a quel che ti è cagion, perdono;
14.4ma però questo sempre mi tormenta
14.5s'io vo, s'io sto, s'io taccio, o s'io ragiono.
15.1Perciò ch'ei non si satia, o si contenta
15.2due volte il giorno, e spesso tre citarmi,
15.3la mente a liti solo havendo intenta,
15.4che per offesa mia sempre nuov'armi
15.5va ritrovando, or voi dunque pensate
16.1come dispor mi possa a scriver carmi!
16.2Il più bel fior de la mia verde etate
16.3ho consumata in giudici e in notari;
16.4che mai tregua non hebbi o verno, o state.
16.5Così m'avvien con gli avvocati avari
17.1e coi procuratori, c'han la gola
17.2profonda più che i più profondi mari.
17.3Ma non mi estendo in questa parte sola,
17.4ch'oltra che i fatti lor son manifesti,
17.5mi manca il tempo in dirgli e la parola.
18.1Dodici figli è un gioco, anzi di questi,
18.2ch'obedienti sono e virtuosi,
18.3prendo piacer, né mi fur mai molesti.
18.4Molt'altre cose fan, ch'io non riposi,
18.5ma son come di mosche beccature,
19.1rispetto a i morsi d'Hidre venenosi,
19.2de le publiche intendo, e de le cure
19.3private, e de gli ufficii per diverse
19.4persone, che si fan, di sangue oscure.
19.5Sol per tre giorni a vera fè converse
20.1Dio l'Inghilterra, e in tal modo la porta
20.2a me del grado senatorio aperse.
20.3Oltra i publichi, questo anchor mi apporta
20.4negotii per parenti e per amici,
20.5cosa, che sol mi aggrada, e mi conforta.
21.1Et soglio al mondo quei chiamar felici,
21.2che al far servigio altrui sempr'hanno il core,
21.3e dispensan la vita in tali offici.
21.4M'incresce sol che in me non sia maggiore
21.5saper, poter giudicio, e che la mia
22.1opra debil riesca e il mio valore.
22.2Ma però questo anchor la poesia
22.3getta da banda, perché il buon poeta
22.4gli altri non pur, ma se medesmo oblia.
22.5Un'altra cosa anchor molto inquieta
23.1mi fa la mente, e sì fuor di misura
23.2è grande, che non ha termine, o meta.
23.3Io sono, o Cavalier, di tal natura,
23.4che ogni cosa di casa io vuo' sapere
23.5picciola e grande, e del tutto haver cura.
24.1Cantina e stalla mi convien vedere;
24.2hor questo sempre, hor quel chiamar mi faccio
24.3per chieder cose spesso anchor leggiere.
24.4Da me stesso mi lego e stringo il laccio,
24.5che villuppi e disordini non posso
25.1patir; vorrei, ne so trarmi d'impaccio.
25.2L'haver governo di famiglia, un'osso
25.3da roder duro parmi, un giogo, un peso
25.4da sostener difficilmente adosso.
25.5Mi viene il poetar non men conteso
26.1da fabrica non vil, ma d'importanza,
26.2a cui son molto per natura inteso.
26.3Bench'io mi trovi haver commoda stanza
26.4e grande, al fabricar però, mia stella
26.5m'inclina, e mi constringe antica usanza.
27.1L'architettura è dilettosa e bella,
27.2ma con la poesia regnar non puote,
27.3benché de l'una sia d'altra sorella.
27.4Pur l'emergentie a tutti già son note,
27.5che apporta il fabricar, come richiede
28.1d'ogni altra cura le persone note.
28.2O quante volte la pietà, la fede
28.3volendo esprimer del mio buon Constante,
28.4a cui scorrendo il sol pari non vede,
28.5venirmi ho visto alcun di casa avante
29.1per dirmi: “Quei non metteno a la volta
29.2chiave, che a mantenerla sia bastante.”
29.3O quante havendo in man la penna tolta
29.4per farlo andar da Chabora sicuro,
29.5dove de' Persi era la turba accolta,
30.1mi venia detto che non era il muro
30.2a filo o ch'era torta una colonna,
30.3o che da basso era il salotto oscuro.
30.4Se l'una e l'altra illustre altera Donna
30.5lodar volea, che l'elmo e la corazza
31.1si vestian pronte in vece de la gonna,
31.2sentivo: “A voi conviene l'andare in piazza
31.3per gridar col magnan, quel manoale,
31.4che a giornate lavora, hor si solazza.”
31.5Over che stava una finestra male,
32.1per non haver la sua ferrata a gabbia,
32.2chi la scala, dicea, tropp'erta sale.
32.3Se di Giunon cantar volea la rabbia,
32.4o di Ciprigna il duol ne l'alma impresso,
32.5mi dicea tosto alcun: “Non vi è più sabbia
33.1e quei poltroni la calcina e il gesso
33.2consuman così schietti, onde la spesa
33.3è il minor danno che si veggia espresso,
33.4che tal dente non fa, né tanta presa
33.5la calce pura e gonfia il gesso in guisa,
34.1che il marmo incontro non gli fa difesa”.
34.2Tal che se intenta la memoria e fisa
34.3mi trovo al mio Constante haver talhora,
34.4da tante cure e tai mi vien recisa.
34.5Ma s'io lasciassi il fabricar, già fuora
35.1non sarei di travaglio, che a decine,
35.2anzi a migliaia in me sorgono ogni hora.
35.3Questa nebbia, Messer, già tre mattine
35.4venuta, intendo dir, guasta il ricolto,
35.5o che perduto il lino è per le brine.
36.1Talhora ecco un villan dirmi con volto
36.2tristo e con gli occhi ascosi ne la testa,
36.3che l'Austro il tutto ha sottosopra volto;
36.4o che ci ha ruinati la tempesta,
36.5hor troppo asciutto e hor soverchia pioggia
37.1ci consuma, ci cruccia e ci molesta.
37.2S'io passeggio talhor sotto una loggia,
37.3pensando a quel concetto, c'ho in pensiero,
37.4per vestirlo con nuova e vaga foggia,
37.5mi vien subito detto: “Il canceliero
38.1ha condotto prigion vostro compadre,
38.2sendogli opposto quel che non è vero.”
38.3Un altro dice: “In Budrio hieri mio padre
38.4fu preso, c'habitava con alcune
38.5genti, ch'ei non sapea che fosser ladre.
39.1E l'han condotto a spese del Commune,
39.2e se non sète presto ad aiutarlo,
39.3havrà, senza alcun dubbio, de la fune.”
39.4Se col Morel, se con l'Harmodio parlo,
39.5e d'un soggetto a lor cheggio consiglio,
40.1com'esprimerlo ben, come adornarlo,
40.2m'è detto haver la febre un picciol figlio,
40.3mia gioia e mie delicie, e quando vermi
40.4non sian, che il caso ha in sé grave periglio.
40.5Over, che due de gli altri sono infermi,
41.1che i serventi si dier de le ferite,
41.2e che fian presi stando in casa fermi.
41.3Chi vuol, ch'io raccomandi la sua lite
41.4al Palmieri, a la Rota, al Galbiati,
41.5chi le cavalle apporta esser fuggite,
42.1e che indarno più giorni sono andati
42.2molti cercando per varii sentieri,
42.3chi dice, guasti haver la rena i prati.
42.4Se in villa vo per star tre giorni interi,
42.5un messo ecco volar con l'ali tese
43.1per dirmi che son giunti forestieri.
43.2Ma nel dir tante cure, onde contese
43.3mi son le poesie, tal mi sgomento,
43.4ch'io vuo lasciar sì faticose imprese.
43.5Pur dirò questo anchor: s'io sono intento
44.1a qualche invention, che bella e nova
44.2diletti, ecco il mazzier del Reggimento,
44.3che apporta ogni hor qualche sinistra nova,
44.4a tal che per trottar tosto in palazzo
44.5convien che spesso da mangiar mi mova.
45.1O che gentil piacer, che bel solazzo
45.2da farmi bianca in quattro dì la chioma,
45.3o ch'io diventi e disperato e pazzo.
45.4Ogni tre giorni, o quattro haver da Roma
45.5sì dolci nuove, ecco il Fiscal, che viene,
46.1ma commissario sol però si noma.
46.2Fortificar la terra si conviene,
46.3per tante inique sette e varie scole,
46.4che Dio, per dar castigo a noi, sostiene.
46.5La Germania guidar di Pietro vole
47.1la nave, e poner leggi e freno al Papa,
47.2la Francia peggio anchor fa che non sole.
47.3Ond'io spesso appetisco una vil rapa
47.4da cena haver, sotto le bragie cotta,
47.5o pere secche al fumo senza sapa,
48.1e viver di lambrusca e di ricotta,
48.2o d'herba e d'acqua in ben remota villa,
48.3o in monte alpestre, o in solitaria grotta.
48.4Perché la mente almen ferma e tranquilla
48.5la notte e il giorno havrei. Dunque voi Caro,
49.1cui tante gratie il vostro Apollo instilla,
49.2talché nessuno a l'età nostra al paro,
49.3ne per gran spatio appresso mai vi è giunto
49.4scusatemi, scorgendo in me sì chiaro
49.5col non sapere il non poter congiunto.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)