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1.1Signor, che al colmo de la vera gloria
1.2mentre andate per strada più sicura
1.3più degno sète d'immortal memoria,
1.4che quanto cerca ogni un sempre e procura,
2.1sol voi, sprezzando, al mondo havete môstro
2.2ch'anima alberga in voi tranquilla e pura,
2.3e che consiste l'ornamento vostro
2.4ne l'interna virtù, non fuore in questa
2.5spoglia, e risplenda pur di gemme e d'ostro;
3.1a voi dunque, o Signor, vuo' manifesta
3.2fare una vision, che l'altro giorno
3.3m'apparve, ond'ho la mente afflitta e mesta.
3.4Parea ch'io fossi a l'ombra a pie' d'un orno,
3.5stanco, e col capo in su la destra mano
4.1di fiori e d'herbe in un bel prato adorno,
4.2quando alzai gli occhi, e scorsi di lontano
4.3gente venir, che a me fatta vicina
4.4mi parve lo spettacolo più strano.
4.5Sopra un carro di vetro una meschina
5.1donna vista giacer di lacci avvinta,
5.2colma di gratia e di beltà divina,
5.3e con la faccia una gran vecchia, tinta
5.4d'oscuro fumo, la premea col piede,
5.5come per forza da lei presa e vinta;
6.1né punto l'altra le chiedea mercede,
6.2ma gridava: “Per te queste mie spoglie
6.3troppo alte son, troppo honorate prede”.
6.4Scuoteasi, e detto havreste: ella si scioglie
6.5ma indarno hora la forza, hora l'ingegno
7.1tentava, ond'io sentia tormenti e doglie.
7.2Ma più m'empian di colera, e di sdegno
7.3due che al mostro infernal giacendo a lato
7.4sì gran matrona facean stare a segno.
7.5L'un maschio, e l'altra femina, di grato
8.1aspetto e di parlar tanto cortese,
8.2ch'ogniun parea di charità infiammato.
8.3Le genti che seguian poscia, distese
8.4veniano a quattro a sei, parlando insieme,
8.5con gli occhi e con le menti al mostro intese;
9.1ond'io, che l'altrui mal sempre mi preme,
9.2pensavo a quella, per la cui salute
9.3hora il timor m'ingombra, hora la speme.
9.4Quando un gran Duce pien d'alta virtute
9.5pur dianzi asceso tra i celesti heroi,
10.1che a fin le sue fatiche eran venute
10.2e cagion stata è la sua morte a noi
10.3d'eterne piaghe e d'infiniti guai,
10.4come per prova habbiam veduto poi,
10.5starmi appresso a man destra rimirai;
11.1qual, poi che a l'aria, a le canute chiome
11.2conobbi, verso lui subito andai;
11.3e con letitia riverente, come
11.4conviensi a tal Signor, poi che vicino
11.5giunto gli fui, l'addimandai per nome,
12.1dicendo: “O Signor mio, quel grande Orsino
12.2pur sète, ond'io nel cor tutto sfavillo
12.3d'alto acceso desio mentre v'inchino?
12.4Voi sète, o Signor mio, quel gran Camillo
12.5torre d'ogni virtù fondata e salda,
13.1e di religion chiaro vessillo?
13.2Qual più di ghiaccio cor per voi si scalda
13.3dietro a l'honor, nel petto vostro messo
13.4da Dio, perché gli siate e scudo e falda.
13.5Poi ch'oltra ogni mia speme hoggi concesso
14.1m'ha di vedervi il ciel, posso la morte
14.2lieto aspettar, se ben le fossi appresso.
14.3Chiamar ben debbo aventurosa sorte
14.4quella che qui pur dianzi mi ripose,
14.5né so come v'entrassi, o per quai porte”.
15.1Quel saggio alhor benigno mi rispose
15.2e mi basciò con tenerezza in volto,
15.3poi meco ragionò di varie cose.
15.4E così ragionando a caso, volto
15.5verso colei che, in preda al mostro rio
16.1restando, in gran pensier mi tenne involto,
16.2così dissi al gran Duce: “O Signor mio,
16.3chi sian costor, se v'è noto per caso,
16.4né vi sia grave il dir, saper desio.
16.5Tra me medesmo già m'ho persuaso
17.1che oppressa a torto questa donna sia,
17.2e gran dolor m'è dentro al cor rimaso”.
17.3Et egli a me: “Quella malvagia e ria,
17.4che in tal maniera per queste contrade
17.5vincitrice triompha, è la Bugia.
18.1Quell'altra è l'infelice Veritade,
18.2a torto oppressa (come hai detto) o loco
18.3infame dove tal prodigio accade,
18.4misero fia colui che solo un poco
18.5del vero adombra”, e mentre ciò dicea
19.1tutto in viso avampar parea di foco.
19.2“Quei duo, che in mezo l'hanno – soggiungea –
19.3Fraude l'una è chiamata, e l'altro Inganno,
19.4nemici aperti de la bella Astrea.
19.5L'un senza l'altro raro o mai non vanno,
20.1ma sempre uniti, e in questi e in quei paesi
20.2senza fin male ad ogni gente fanno.
20.3Né ci debbiam fidar che sì cortesi
20.4paiano in vista, ch'ogni loco è pieno
20.5di reti e panie e lacci da lor tesi.
21.1Sta sotto il parlar dolce atro veneno,
21.2e coperti di rose e d'altri fiori
21.3mill'aspi e mille tiri han sempre in seno.
21.4Notari poi, causidici e dottori
21.5son questi et altri, c'han volpino il pelo,
22.1pascendosi e di risse e di romori.
22.2Ond'io qua giù dal più superno Cielo
22.3visto il danno e il periglio son disceso
22.4per trar (s'io posso) da la fraude il velo.
22.5Però parla in mio nome a chi tal peso
23.1tutto sostiene, e c'ha dì e notte il core
23.2a tener giusta la bilancia inteso,
23.3e digli che di Dio voglia l'honore
23.4dinanzi haver, ch'è veritade intera
23.5sì come uscì già di sua bocca fuore,
24.1e che da la prudentia sua si spera
24.2che in un dolce mostrandosi e severo
24.3non triomphi la Fraude in tal maniera,
24.4ma che si scoprirà per forza il vero;
24.5e digli, oltra l'honor del Padre eterno,
25.1che miri a quel del successor di Piero,
25.2indi al suo proprio anchor con l'occhio interno,
25.3e in somma a quel di tutta la cittate
25.4di cui per mia cagione hebbe il governo”.
25.5“Adunque a la Bugia la Veritate
26.1– fui constretto a gridar – ceder conviene?”,
26.2e lagrimai per doglia e per pietate.
26.3Rispose il saggio alhor: “Dio non sostiene
26.4che il vero mai stia lungo tempo ascosto;
26.5però riprendi, o figliuol mio, la spene,
27.1che al contrario mutar vedransi tosto
27.2tutte le cose, e sì com'hora il finto
27.3per forza sotto a i pie' s'ha il vero posto,
27.4così chiaro vedrem, prima che il quinto
27.5lustro passi, tornar ciò tutto indietro
28.1e triomphar del vincitore il vinto.
28.2Non vedi la Bugia ferma sul vetro?
28.3Deh, dimmi, e voi non difendete un'opra
28.4di quel che veste il gran manto di Pietro?
28.5Chi vuol questa con fraude opprima e copra,
29.1che se sotterra ben fosse sepulta
29.2la vedrai sempre ritornar di sopra,
29.3che star la Verità non puote occulta”.
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