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1.1Casa, di cortesia verace nido,
1.2o di prudentia e di dottrina albergo,
1.3e d'ogni altra virtù ricetto fido,
1.4mentre con l'ali de la mente io m'ergo
2.1al vostro alto valor, qual' è più saggio
2.2veggio venirvi a questa età da tergo,
2.3e voi nel corso haver sì gran vantaggio
2.4che a la perfettion già sète appresso,
2.5restando a gli altri anchor lungo il viaggio.
3.1Quanto esser può di bene a l'huom concesso
3.2o di fortuna o d'animo, in voi, come
3.3eletto vaso a ciò, da Dio fu messo.
3.4E di quel buon roman ch'acquistò il nome
3.5da l'attico terren, l'alma in voi vive
4.1mutata sol de le corporee some.
4.2E di quelle virtù sì rare e dive
4.3onde a lui danno far non può, né scorno,
4.4tempo, né morte, poi che eterno vive,
4.5non men di lui vi dimostrate adorno,
5.1né men che a lui nel vostro grembo pieno
5.2la Copia sparge a larghe mani il corno.
5.3Gran tempo quel dal suo natio terreno
5.4visse lontan, che in Roma a la ragione
5.5vid'esser posto da la forza il freno.
6.1Ma pria fanciullo essendo, ardente sprone
6.2che a gli studi infiammollo, e spinse alhora,
6.3del suo lasciar la patria fu cagione.
6.4Queste due cose, o Casa illustre, anchora
6.5han fatto sì, che voi già son molt'anni,
7.1del paese natio vivete fuora.
7.2E come egli a i bisogni, a i gravi affanni
7.3de gli amici sovenne, e con molt'oro
7.4di molti ristorò gli essigli, e i danni,
7.5così voi foste, e sète ogni hor ristoro
8.1hor d'uno, hor d'altro cittadino afflitto,
8.2già speso in questo havendo ampio thesoro.
8.3Ma in voce a voi via più che a quello, e in scritto
8.4diede al nascer vigor quel Dio tre volte
8.5grande, per cui si vanta anchor l'Egitto.
9.1In somma, o buono, o saggio Casa, molte
9.2doti e virtù dal ciel date a quel furo,
9.3ma più ne veggio in voi chiuse e raccolte.
9.4E fate sì, che il secol nostro oscuro
9.5chiaro per voi risplende, e da la frode
10.1e da l'invidia altrui gite sicuro.
10.2E quella ambition, che punge e rode
10.3gli humani cori, e i più feroci doma,
10.4e che sol di martir s'appaga e gode,
10.5fuggite voi, mentre lontan da Roma
11.1con riposo vi state e con quiete,
11.2cinto di lauro e d'hedera la chioma.
11.3De l'invidia ogni laccio e tesa rete
11.4sciolto sprezzando ogni hor gite per questo
11.5secreto bosco, e per quest'ombre liete.
12.1Fin qui d'udir con dolce canto mesto
12.2parmi l'afflitta Progne e Philomena
12.3farvi aperto il lor caso e manifesto.
12.4Ma se tutto il piacer di tanto amena
12.5contrada dir volessi, anchor potrei
13.1dirvi ogni doglia di cui Roma è piena.
13.2Cangiar l'usato stile homai tu dèi,
13.3Roma, chiamando il buon da te lontano,
13.4poi che del mondo il vero capo sei.
13.5Tosto verrà chi con severa mano
14.1la tua licentia affreni, e qual monarca
14.2santo le porte homai chiuda di Giano.
14.3Lunge non è chi l'agitata barca
14.4di Pietro in porto guide, e fine a i giorni
14.5atri darà la vigilante Parca.
15.1Tosto fia il dì, che da le ville torni
15.2Attilio, e Curio, e Scipio e Cincinnato,
15.3e che in Roma tra i padri ogni un soggiorni;
15.4onde, come ho previsto e desiato
15.5già son molt'anni, voi sarete tosto
16.1d'altro diadema e d'altro manto ornato,
16.2e il sommo Padre havremo a far disposto,
16.3alzando la virtù, bassando il vitio,
16.4che il merto ad ogni cosa sia preposto.
16.5Non più Laberio in alto, non più Apitio,
17.1non Sarmento vedrassi, ma tra i primi
17.2fia riposto Caton, Bruto e Fabritio.
17.3O sozza età presente, che men stimi
17.4philosophi, e theologi e poeti
17.5che assentatori e parasiti e mimi.
18.1Meraviglia non è s'hora sol mieti
18.2lappole e felci, e che non sia feconda
18.3la terra più de i frutti consueti.
18.4Né questo in Roma sol, ma su la sponda
18.5boreal d'Appenin, qui dove i grassi
19.1campi scorrendo il nostro Rheno inonda,
19.2l'istesso anchora, e molto peggio, fassi,
19.3tal che veggiamo andar vili e negletti
19.4gli Hortensii e i Varri e i Ciceroni e i Crassi,
19.5e in vece lor tra i padri esser' eletti
20.1Struma, Cethego e Catilina e Sura:
20.2ahi, morte, homai che più tardando aspetti?
20.3Già per la sua pur dianzi dittatura,
20.4Dio sa con quanta indignità passata,
20.5Vatinio il falso vanamente giura.
21.1Pensar dunque si può se consolata
21.2la mente habbiam di sì gentil trastullo,
21.3cose da far che in una sol giornata
21.4più volte di dolor muoia Catullo.
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