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1.1Signor, che il bello e sacro nome vostro
1.2mandate intorno con sì chiaro suono,
1.3che rende illustre il fosco secol nostro,
1.4se stato in fino ad hor pronto non sono
2.1a ringratiarvi, come il giusto vole,
2.2del vostro ricco a me sì caro dono,
2.3sol le forze incolpate, onde mi duole,
2.4che bastanti non sian gli effetti, e meno
2.5per satisfarvi anchor le mie parole.
3.1Benché al difetto lor supplisce a pieno
3.2l'interno cor, così volesse Iddio,
3.3che mostrar vi potessi aperto il seno.
3.4Ben spero un dì l'occasione ond'io
3.5possa chiaro mostrarvi e in fatto e in detto,
4.1c'ho d'honorarvi e di servir desio.
4.2Né vi potrei narrar quanto diletto
4.3prendo a mirar sì ricco e bel lavoro,
4.4dentro a cui Momo non vedria diffetto.
4.5Quel sì forbito e lucidissim'oro,
5.1se per qualche pensier talhor mia mente
5.2s'afflige, a rimirar prendo ristoro.
5.3Quei fregi e quegli intagli fan sovente,
5.4che tra me pien di meraviglia penso
5.5quanto sia il mastro e dotto e diligente.
6.1Poscia con un pensier molto più intenso
6.2mi volgo a risguardar la bella historia
6.3quivi scolpita e l'artificio immenso.
6.4E veggio quel sì degno di memoria
6.5fatto di Mutio, che dar libertade
7.1volendo a Roma et a se stesso gloria,
7.2solo, animoso in giovenile etate
7.3n'andò col ferro ascoso ove sedea
7.4d'Hetruria il Re fra le sue schiere armate.
7.5E visto un'altro a par di lui, c'havea
8.1simile il manto, in cambio gli die' morte,
8.2che il Re qual fosse ben non conoscea.
8.3Poscia condutto innanzi a lui, con forte
8.4animo invitto la sua destra errante
8.5d'arder sofferse, accioché horror gli apporte.
9.1Talché da un solo ogni Roman constante
9.2compreso il Re, la cominciata impresa
9.3lasciando, più seguir non volse avante.
9.4Nel vostro dono, o Signor mio, distesa
9.5tutta la bella historia appar scolpita
10.1da dotta mano e dottamente intesa,
10.2la qual (benché sia d'or) l'arte infinita,
10.3che in lei si vede, la materia avanza,
10.4che ogni un sempre a guardar più fisso invita.
10.5Quei volti e quelle membra ho per usanza
11.1di guardar spesso, e quei paesi e quelle
11.2tende, ma sempre da veder m'avanza.
11.3Sì gli atti sono e le maniere belle,
11.4che stupida la mente e l'occhio resta,
11.5ma quella rota il cor poscia mi svelle.
12.1Quella rota a mirar, che ogni hor sì presta
12.2si volge, e che giamai non ha ritegno,
12.3nuovo pensier nel cor questo mi desta.
12.4Tal che senza guardar l'arte e l'ingegno
12.5del mastro in lei, vò tra me stesso meco
13.1volgendo, e talhor pien d'ira e di sdegno:
13.2malvagia rota, con un sguardo bieco
13.3le dico, mentre vai girando intorno
13.4questa mia vita te ne porti teco.
13.5Poi che non solo un anno, un mese, un giorno,
14.1ma un'hora, un picciol punto è termin d'essa;
14.2ahi d'ogni van pensier palese scorno!
14.3Tarda il rapido corso empia, e te stessa
14.4raffrena alquanto, e fa qualche dimora,
14.5che il nostro fine homai troppo s'appressa.
15.1Ma de la tua via più infelice anchora
15.2veggio la sorte mia che se tu vai
15.3ritorni ond'esci a la tua solit'hora.
15.4Et io men vo certissimo, che mai
15.5non son per ritornar (misero) donde
16.1mi parto, e pur di me pietà non hai.
16.2Carco al nocchier di qua tornar per l'onde
16.3Stigie mai da Pluton non fu concesso,
16.4ma ben gravi a l'andar gemon le sponde.
16.5Dunque, o Signor, dal vostro dono, appresso
17.1quel piacer, c'ho de l'opre pellegrine,
17.2grand'util prendo anchor, poi che sì spesso
17.3pensar mi fa, ch'io vo correndo al fine.
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