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1.1Cesare pria che l'importuna Parca
1.2troncasse acerba l'honorato stame,
1.3ond'ei del tutto poi restò Monarca,
1.4l'ingorda sete sua, l'ingorda fame
2.1per satiar del gran Pompeo le voglie
2.2seco unir volse e fu stretto il legame,
2.3che Giulia figlia sua gli die' per moglie,
2.4bella cortese e di maniere accorte
2.5qual Dea vestita di terrene spoglie;
3.1ma destinata havendo iniqua sorte
3.2Roma solo a i travagli, a l'onte, a i danni,
3.3nel suo primo fiorir la spense morte.
3.4Onde Venere involta in gravi affanni
3.5sul carro a i bianchi augei fe' con prestezza
4.1spiegar dal suo bel nido in Papho i vanni.
4.2E tosto giunta a la suprema altezza
4.3d'Olimpo, a Giove andò, né potea pianto
4.4né duol scemar sua gratia e sua bellezza.
4.5E del gran Padre a i pie' tacita alquanto
5.1rimase, che la voce e la favella
5.2l'era interrotta dal singulto in tanto.
5.3Ma Giove, che languir l'amata e bella
5.4sua figlia vede in sì gran doglia involta
5.5gli occhi asciugò con tenerezza a quella,
6.1e poi che l'hebbe con fatica molta
6.2racconsolata alquanto, e sopra il ciglio
6.3basciata e in bocca anchor più d'una volta,
6.4e ch'ella per vergogna d'un vermiglio
6.5color consperse quel candido viso,
7.1forza del cieco e faretrato figlio,
7.2così parlò col guardo in terra fiso:
7.3“Padre eterno, che il Ciel governi e il mondo
7.4sopra il gran throno in maiestate assiso,
7.5quando fia che spiegando Apollo il biondo
8.1crine, sul carro di rubini e d'oro
8.2meni un giorno per me lieto e giocondo?
8.3Quando fia mai ch'io trovi alcun ristoro
8.4di tanti affanni, e pur tua figlia e sono
8.5Diva immortal del sommo eterno choro?
9.1Quella, cui, Padre già facesti dono
9.2d'ogni gratia e virtute e in cui chiudesti
9.3ciò che in terra trovar si può di buono,
9.4colei, che il mondo ornò già di celesti
9.5costumi, come pianta svelta in herba
10.1da grandine, o da venti aspri e funesti,
10.2ne la sua più fiorita etate acerba
10.3con tanto mio dolor pur dianzi ha spenta
10.4morte, via più che mai cruda e superba.
10.5Questa è sola cagion che mai contenta
11.1più non sarò, ma sempre, ohimè, vedrai
11.2a lamentarsi la tua figlia intenta”.
11.3E così detto, da i lucenti rai
11.4sì largo fonte le cadea nel seno
11.5ch'altra parola non potea dir mai.
12.1Questo veduto il sommo Padre, pieno
12.2di pietà disse: “O figlia hor ti conforta
12.3e torna il viso tuo chiaro e sereno,
12.4poi che colei, che ogniun cred'esser morta,
12.5è viva e tornar' anco in terra deve
13.1di qui a gran tempo, ma per altra porta.
13.2Né ciò ti paia, o dolce figlia, greve,
13.3ch'esser dovendo Roma crudelmente
13.4da i cittadini suoi percossa in breve,
13.5la bella figlia tua sendo innocente
14.1riposta in Cielo habbiam, dove mai cosa
14.2che la possa annoiar non vede o sente.
14.3Fra gigli e rose in tanto si riposa,
14.4e d'ambrosia e di nettare si pasce,
14.5dolce vita menando e gloriosa.
15.1Quando poi tempo fia, come si nasce
15.2per gli altri, nascerà questa tua figlia
15.3di nuovo e fia di nuovo avvolta in fasce.
15.4Così la terra non vedrà vermiglia
15.5del sangue di suo padre e del marito
16.1de la cui gran follia già si bisbiglia.
16.2Né risonare ogni campagna e lito
16.3d'arme, né d'alte strida e di querele
16.4sarà da lei per tutto il mondo udito.
16.5Né del mar l'onda biancheggiar di vele,
17.1né cangiata vedrà farsi sanguigna
17.2da quel furor sì cieco e sì crudele.
17.3Ma poi che in tutto la stagion maligna
17.4sarà cessata e ristorato il danno
17.5da stella favorevole e benigna,
18.1il che sarà dopo il centesim'anno
18.2sedeci volte a punto, al mondo alhora
18.3rimanderolla da quest'alto scanno.
18.4E s'hor per l'alta sua beltà l'honora
18.5il Ciel, che farà poi dunque la terra
19.1vista lei di color vincer l'Aurora?
19.2Né Roma più, ma quella nobil terra
19.3l'havrà, che dotta a tutte l'altre insegna,
19.4e che tra il Rheno e Savena si serra.
19.5Questa fra tante sol giudico degna
20.1del sembiante real, de i bei costumi
20.2e del sovran valor che in Giulia regna.
20.3Non più fia il Tebro sopra gli altri fiumi,
20.4ma il Rhen, che giù da l'Appenin descende
20.5di Phebo incontra a i matuttini lumi”.
21.1La bella Dea, che del gran Padre intende
21.2l'impromesse, gioisce, e con diletto
21.3tra sé letitia e meraviglia prende.
21.4Onde rivolto quel benigno aspetto
21.5a Giove disse: “O Padre, intenta e queta
22.1son stata ad ascoltar ciò che m'hai detto,
22.2e mi parto da te contenta e lieta,
22.3ma pure un dubbio sol di nuove some
22.4mi aggrava il cor, che in tutto non s'acqueta.
22.5Tornar deve al suo tempo Giulia, come
23.1pur dianzi hai detto, in quell'alma cittade,
23.2che il ben come ne i fatti, anco ha nel nome.
23.3Ma dimmi, o Padre eterno, a quella etade
23.4chi degno sposo di tal donna fia
23.5per virtù rara al mondo e per beltade?”
24.1Giove soggiunse alhor, ma stette pria
24.2tutto sospeso: “Questo è un gran mistero,
24.3che sta sol chiuso ne la mente mia.
24.4Pur dirò questo, o figlia: un cavaliero
24.5saggio, accorto, gentile e valoroso
25.1per opre illustri e per gran nome altero
25.2di questa Diva fia secondo sposo,
25.3con la qual, senza haver mai noia o sdegno
25.4gran tempo viverà sempre in riposo.
25.5Perch'io non sia per darle impero o regno
26.1com'ella merta, a voi saper non lice,
26.2che tal secreto in me solo ritegno.
26.3Basta che Giulia tua sarà felice,
26.4e come oriental candida perla
26.5fia rara al mondo o qual sola Phenice.
27.1Da lunge veniran sol per vederla
27.2genti straniere e per fatal destino
27.3ciascun veduta bramerà d'haverla.
27.4Da lei partir vedrassi a capo chino
27.5hor questi, hor quel d'acuto stral percosso,
28.1perc'huom bramar non de' quel ch'è divino.
28.2Ma che dirò di me, ch'unqua non posso
28.3mirar lei nuova Cinthia e nuovo sole,
28.4senza in un punto farmi e bianco e rosso”.
28.5Sorrise per quest'ultime parole
29.1Venere alquanto e colma di speranza
29.2col crin di rose adorno e di viole
29.3tornò sul carro a la sua dolce stanza.
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