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1.1Alberico più volte anchor già prima
1.2d'hora con lettre m'hai pregato molto
1.3a volerti talhor scrivere in rima.
1.4Ma sappi, o Salentin, che ad altro volto
2.1l'animo havendo, a ciò più non attendo,
2.2perch'io mi trovo in varie cure involto.
2.3Oltra di ciò con man tocco e comprendo
2.4ch'esser poeta mediocre è poco,
2.5anzi nulla, e però l'armi a voi rendo.
3.1Egli è ben vero, che per scherzo e gioco
3.2tra la Savena e il Rhen più giorni andai
3.3favoleggiando con stil basso e roco,
3.4mentre Constante e gli altri heroi cantai,
3.5sì de l'imperator prigion devoti,
4.1né giunsi d'Arno in su la sponda mai.
4.2Onde con forti giuramenti e voti
4.3conchiusi al tutto di lasciare i versi,
4.4visto i dissegni miei d'effetto voti.
4.5Sol mi doglio e mi cruccio che in diversi
5.1lochi sian molti de' miei parti inculti,
5.2e in varie mani hor qua hor là dispersi.
5.3Quei, che appresso di me restaro occulti,
5.4e quei c'ho rihavuti fino ad hora,
5.5severo patre, ho di mia man sepulti.
6.1E vò ricuperando gli altri anchora,
6.2acciò che d'essi non rimanga segno,
6.3e tutti estinti sian prima ch'io mora.
6.4Ma tu, che a questa età d'arte e d'ingegno
6.5non trovi chi t'avanzi o giunga al paro,
7.1rinova il tuo cantar pregiato e degno.
7.2E benché in questo secol nostro avaro
7.3non habbi premio alcun che agguagli il merto,
7.4farai te stesso almen per tutto chiaro.
7.5Quel bel sentier, che a me fu chiuso, aperto
8.1per te veggio, e quel monte ameno e piano
8.2che a me in tal guisa apparve horrido et erto.
8.3L'Arno sì dal mio Rhen poco lontano,
8.4e che sì poco ha l'acque sue profonde,
8.5già di solcar tentai più volte in vano.
9.1E tu quel non pur solchi, ma per l'onde
9.2vai sicuro e del Tebro e del Cephiso,
9.3col capo cinto d'honorata fronde.
9.4E con le Muse intento Apollo il viso
9.5ti volge e lieto ascolta, che il poeta
10.1Thebano o il Venusin d'udir gli è avviso.
10.2Oltra di ciò la mente hai chiara e queta
10.3che travagliata e torbida sovente
10.4i bei concetti suoi d'esprimer vieta.
10.5Forse dirai: “Chi può saper mia mente?”
11.1ma non appar già cosa in te di fuore,
11.2ond'altro possa giudicar la gente.
11.3Questo pur veggio chiar, ne prendo errore,
11.4che a l'inglesa ben puoi segnarti, cosa
11.5che far non può Re, Papa o Imperatore.
12.1Perché la serpe ria sta sempre ascosa
12.2là dove l'herba è più grande e più folta,
12.3spine maggiori ha più fiorita rosa.
12.4Ma se inteso non hai forse altra volta
12.5il segno inglese de la croce, voglio
13.1c'hoggi di farlo impari; hor dunque ascolta.
13.2Per questa volta, o Salentin, ti toglio
13.3l'officio tuo, che sei d'insegnar' uso,
13.4et io da te fra gli altri imparar soglio.
13.5Toccandoti comincia adunque in suso
14.1la fronte a dir: “Son senza nemistade”
14.2poi di' scendendo a l'umbilico giuso:
14.3“senza debiti sono in libertade,
14.4e senza lite”, poi dal destro braccio:
14.5“cosa che avvien di raro a questa etade.”
15.1Dal manco lato di': “Sciolto dal laccio
15.2marital sono” e poi ti tocca il petto,
15.3dicendo: “né di figli tengo impaccio.”
15.4Colui, c'havrà con verità ciò detto,
15.5potrà ben dire: “amen” di bona voglia,
16.1così a l'entrar come a l'uscir del letto.
16.2Da queste cinque piaghe esce ogni doglia,
16.3simili a quelle piaghe onde già Dio
16.4tanto patì dentro a l'humana spoglia.
16.5Ma un'altra piaga, di più crudo e rio
17.1veneno sparta e di più mal cagione,
17.2l'huom cruccia, e di quest'anco, al parer mio,
17.3sei privo in tutto, ch'è l'ambitione.
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