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1.1S'unqua v'amai, Signor Pandolfo, hor v'amo
1.2doppiamente e vi osservo, e sopra tutti
1.3gli altri voi col fratel prudenti chiamo.
1.4Che per far quanto aggrada al zio ridutti
2.1vi sète in questi boschi e in questi monti
2.2per dimostrar del vostro ingegno i frutti,
2.3ne l'ubidir colui disposti e pronti,
2.4che Dio vi diede, accioché le parole
2.5vostre oda, e l'opre veggia e i passi conti.
3.1Ben sopra ogni altra cosa hoggi mi dole,
3.2che non basti a lodar mia rozza rima
3.3fra tante virtù vostre almen tre sole.
3.4L'obedienza, ch'io vi ho detta in prima
3.5è l'una, e l'altra il grande amor fraterno,
4.1che sì poco nel mondo hoggi si stima;
4.2la terza è poi quel desiderio interno,
4.3ch'io veggio in voi di saper tanto acceso,
4.4che gli agi e le città prendete a scherno.
4.5Di tutte insieme havrei l'animo inteso
5.1a ragionarvi, ma il parlar di tante
5.2fora a gli homeri miei soverchio peso.
5.3De l'ultima dirò, benché bastante
5.4non mi trovi anco a dir di questa sola,
5.5sì rauca è la mia voce e sì tremante.
6.1Ma tu Polinnia hoggi ogni mia parola
6.2rischiara, e tu mi guida hoggi la mano,
6.3e tu me stesso hoggi a me stesso invola.
6.4Canta alcun Greco illustre, alcun Romano,
6.5che per fuggir l'invidia e l'odio e mille
7.1fraudi da le città stette lontano,
7.2habitando ne gli horti e ne le ville,
7.3dove ciascun darsi a gli studii puote
7.4con le menti più salde e più tranquille,
7.5se cadendo talhor d'alto percuote
8.1con mormorio soave i sassi un rivo,
8.2se Philomena con dolenti note,
8.3Zephiro per le frondi, e d'acqua un vivo
8.4fonte per l'herbe il loco fan sì ameno,
8.5che al cor dolcezza n'ho mentre ne scrivo.
9.1Ma s'io volessi raccontarvi a pieno
9.2ciascun piacer del viver solitario
9.3pria venirebbe tutto il giorno meno.
9.4De le città gli affanni per contrario
9.5taccio, e gli odii e l'invidie, e per esempio
10.1v'adduco il saggio e forte Belisario;
10.2che di valor, d'honor, di virtù tempio
10.3cieco e mendico andar vagando il fece
10.4nel fin de gli anni Augusto ingrato et empio.
10.5O invitto, o illustre Duce adunque in vece
11.1dei trophei, de le palme e de gli allori
11.2con questo il tuo Signor ti satisfece?
11.3Ma se nel colmo de la gloria, fuori
11.4de la cittade fosti a tempo uscito
11.5da l'insidie lontan de i traditori,
12.1benché il tuo nome da l'Hesperio lito
12.2risuoni, fin dond'esce il Phebeo raggio,
12.3e che sia grande, pur saria infinito.
12.4E tu che dotto fra i più dotti, e saggio
12.5sei tra i più saggi, e di bontà si crede,
13.1che in Grecia non havesti unqua paraggio,
13.2deh dimmi al fin qual premio, e qual mercede
13.3l'ingrata patria o Socrate, e di tanti
13.4gran merti tuoi, qual guiderdon ti diede?
13.5Mortal venen risponde, e con sembianti
14.1lieti lo presi, ogni viltà sbandita
14.2da me sbandite e le querele e i pianti.
14.3O del sommo Rettor bontà infinita,
14.4come quei s'ingannaron, che pensando
14.5di darti morte al fin ti dieron vita.
15.1Ma il tuo maggior discepol, che volando
15.2sì col pensier, che a Dio poggiò vicino
15.3poste le vanità del mondo in bando,
15.4tal che anchor serba il bel nome divino,
15.5di starsi fuor d'Athene havea costume
16.1onde imitollo il gran lume Latino.
16.2Dico quel vivo, eterno, unico lume,
16.3di cui più che d'Augusto hoggi si vanta
16.4Roma, e l'inchina qual celeste nume.
16.5Questi è quel, che sì chiaro e dolce canta,
17.1e c'ha produtto e produrrà più frutto,
17.2che non produsse mai feconda pianta.
17.3Ma s'egli dispensato havesse tutto
17.4nel Tusculano il tempo suo, non fora
17.5stato il fin di sua vita in doglia e in lutto.
18.1Così quel gran Pompeo, cui Roma honora,
18.2tanto a Nettuno grato e tanto a Marte,
18.3che fan più chiaro il suo bel nome ogni hora,
18.4se ritirato in solitaria parte
18.5si fosse, dopo tante e varie genti
19.1dome, e per l'Asia le nostr'armi sparte,
19.2né foran tante lagrime e lamenti
19.3stati per tutto, ovunque Roma stese
19.4la man, né tanti cittadini spenti.
19.5Quanti anchor dopo mille altere imprese,
20.1dopo i triomphi e le vittorie havute
20.2le menti a la quiete hebbero intese?
20.3Quanti dopo l'haver molta virtute
20.4mostrata armati in guerra, in un vil horto
20.5si stetter con riposo e con salute?
21.1Signor la villa è il nostro almo conforto,
21.2e quivi, poi c'habbiam gran tempo errato
21.3in questo mar d'affanni, è il nostro porto:
21.4domandatene Quintio Cincinnato,
21.5che gli Equi e i Volsci con tal gloria vinse;
22.1domandatene il gran Curio Dentato
22.2che il Re d'Epiro fuor d'Italia spinse,
22.3e l'uno e l'altro con la mano istessa,
22.4che l'aratro guidò la spada strinse.
22.5Lucullo, Attilio e Scipion, che impressa
23.1lasciò talmente a tutti la memoria
23.2de' gesti suoi, che a lui nullo s'appressa.
23.3Ma troppo sarei lungo, s'ogni historia
23.4di quei narrar volessi, che sprezzaro
23.5per la quiete la terrena gloria.
24.1Pur non posso, per l'ultimo, quel raro
24.2essempio hoggi tacer, di quello invitto
24.3Re che successe al buon figlio di Caro,
24.4poi che la Gallia vinta hebbe e l'Egitto,
24.5con l'Oriente, e morti quei tiranni
25.1c'havean l'Impero in ogni parte afflitto,
25.2e poi che stato fu diece e diece anni
25.3Augusto, e che felice il suo gran nome
25.4fatto hebbe al Ciel salir con chiari vanni,
25.5considerando con prudentia come
26.1felicità del mondo unqua non dura,
26.2de l'Imperio lasciò le gravi some,
26.3d'un vago e picciol horto havendo cura,
26.4piantando e seminando arbori e herbe
26.5con quelle man che a i Re fer già paura.
27.1Lasciò i palazzi alteri e le superbe
27.2cittadi e i manti d'oro e le diademe
27.3regali, cinte d'aspre cure acerbe.
27.4S'odia tra queste, e notte e dì si teme,
27.5vi alberga invidia e v'ha fermo l'impero
28.1l'ambition, d'ogni mal frutto seme.
28.2L'orme stampate voi per quel sentiero
28.3Signor, che da tal peste mille miglia
28.4lontan ci guida ov'è riposo vero.
28.5De la superbia e d'Acheronte figlia,
29.1suora de l'odio e del' invidia questa
29.2le corti e le città turba e scompiglia.
29.3Punge, rode, consuma, ange e molesta
29.4hor fa gli effetti occulti e hor palesi
29.5la ria furia infernal cruda e funesta.
30.1Sia fra terra, o nel mar tutti i paesi
30.2da questo venenoso horribil mostro
30.3furon mai sempre crudelmente offesi.
30.4Ma più parmi veder che al tempo nostro
30.5dentro il petto de i miseri mortali
31.1come a Titio l'augel roda col rostro.
31.2Domandate e prelati e cardinali,
31.3con tutti quei che se ne stanno in corte,
31.4quanti tormenti ogni hor sentano e quali.
31.5S'ella havesse poter di porgli a morte,
32.1come da Dio non le vien mai permesso,
32.2fora bastante il duol tenace e forte.
32.3Ma quel, che per contrario a lei fu messo,
32.4o sia il dispregio de gli honori, o sia
32.5altri, che il nome non so dirvi espresso.
33.1Tanto è miglior quanto è costei più ria,
33.2dunque di fuggir lei, seguendo a punto
33.3quel suo contrario voi sète per via.
33.4Anzi mi par già di vedervi giunto
33.5a quel termine proprio, a quella meta,
34.1che tien con la quiete il cor congiunto.
34.2Desio d'haver, desio d'honor si acqueta
34.3mentre s'habita in villa, ove si pensa
34.4solo al ben far con mente pura e queta.
34.5Quivi utilmente il tempo si dispensa,
35.1pensando quanto il viver nostro è breve
35.2rispetto a l'alta gloria eterna, immensa.
35.3Qui si discorre quanto è vano e lieve
35.4chi pone in cose fragili speranza,
35.5cui strugge il tempo come l'Austro neve.
36.1Quivi pensiam, che il mondo è nostra stanza
36.2sol per tre giorni, e che dal male al peggio
36.3chi per malitia va, chi per usanza.
36.4Si guarda in ciel, dicendo: “Sui è il mio seggio
36.5fatto da Dio, che a sé la notte e il giorno
37.1mi chiama, et io non l'odo e pur vaneggio”.
37.2Ma de la villa a ragionarvi torno,
37.3dove Monsignor vostro anch'ei già stette
37.4e dove anch'io farei lieto soggiorno.
37.5Ma l'haver la consorte a destra e sette
38.1figli a sinistra, né fornito havendo
38.2pur meza l'opra anchor, non mel permette.
38.3Perché in voi dunque il bel desio comprendo
38.4di seguir pronto con gli effetti l'orme
38.5di tanti illustri heroi, letitia prendo.
39.1Se il vulgo, che non sa se vegghia o dorme,
39.2questo biasmasse, deh, non vi curate
39.3d'esser con lui d'opinion conforme.
39.4Non vi sovvien di tanti, che infiammate
39.5l'alme havendo di puro ardente zelo,
40.1stavan soli ne i boschi e verno e state,
40.2sprezzando e pioggie e venti e caldo e gielo
40.3per servir quel gran Dio che a morir venne
40.4in terra per tirar noi vivi al Cielo?
40.5Ma parmi ch'anco a dir di lui m'accenne
41.1quel Triphon Gabriel, c' hoggi ne mostra
41.2come si voli al Cielo e con quai penne,
41.3nuovo Socrate e vero a l'età nostra.
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