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1.1Lassava già lo Scorpïon da tergo
1.2Febo e co' razzi di Chirone
1.3scaldava per far seco alquanto abbergo,
1.4quando pensavo in me per qual cagione
1.5move Invidia Fortuna a·ffar ch'a torto
1.6alzi l'indegno e chi merta depone
1.7e a chi di speranzia è presso al porto
1.8tronca la vela a l'intrar della foce
1.9né val contra di lei essare accorto.
1.10In questo tal pensiero aspro e feroce,
1.11già straco per l'iniusto e grave pondo,
1.12che quanto più si stima alor più nuoce,
1.13ne l'ora che furioso e rubicundo
1.14scalcagnava Eritreo la quarta rota
1.15del carro di colei che obscura el mondo,
1.16la mente mia d'ogni contento vota,
1.17lassando el corpo già vinto dal sonno
1.18in terra, a contemplar fessi remota.
1.19Cose alor vidi ch'a pena si ponno
1.20pensar nonché ridire. Or, sacre Muse,
1.21soccorso ai spirti mei che debil sonno.
1.22Che visïoni orribili e confuse
1.23narrar conviemmi col mio canto fioco
1.24né più invero già mai sentite o use.
1.25In uno alpestro e tenebroso loco,
1.26privo d'erbe, uce', fiori, arbori e fonti,
1.27qual sperto per tempesta over per fuoco,
1.28cinto d'alpestri e cavernosi monti,
1.29là dove venti assai si generava
1.30e nella cima insieme eran congionti,
1.31(solo una stretta via era che intrava
1.32ne l'orribil spelunca et un gran fosso
1.33di fango pien l'ingresso terminava),
1.34mi ritrovai, senza aver altro adosso
1.35ch'un bianco vel col qual mi recuprivo
1.36le parti putibunde e 'l resto scosso.
1.37Uno ramo avia in man di verde olivo
1.38e di fior varii in testa una grillanda,
1.39sopra un tronco a seder di lauro vivo,
1.40con una gota alla sinistra banda
1.41sopra la mano e l'altra a l'uscio volta,
1.42ch'oltre ne l'antro alquanto lume manda.
1.43Come om che ha la mente opressa e involta
1.44da diversi contrarii, indifferente
1.45or l'un licenzia, or chiama l'altro e ascolta,
1.46stavo io, alor che repentinamente
1.47vidi passarmi una ombra innanzi al volto,
1.48ch'i' mi fe' qual da gran sonno si sente.
1.49Così, né preso da paur né sciolto,
1.50verso la parte unde venia tal scuro
1.51cogli ochi umidi e molli mi fui volto
1.52et una donna vidi in atto puro
1.53in su l'argin del fosso allegra e franca
1.54con grato aspetto e con parlar sicuro.
1.55Nel viso più assai che nieve bianca
1.56e gli ochi suoi qual d'Esper lo splendore,
1.57quando el nimico suo a noi qui manca.
1.58D' ogni intorno porgea ambrosio odore
1.59e la suo chioma simile ad Apollo
1.60alor che vien de l'orizonte fuore.
1.61Di dïaspri un monile avia a collo,
1.62indosso una lezadra e lattea vesta,
1.63di cui l'ornato racontar non sollo,
1.64e di safiri una corona in testa,
1.65in mano l'arco e nel fronte l'insegna
1.66che già ad Orïon fu sì molesta.
1.67E perché per vergogna ogni om più sdegna
1.68quanto in loco più vil scosso e mendico
1.69sopragiunto è da persona alta e degna,
1.70però al sguardo suo casto e pudico,
1.71da placare ogni tigre alpestre e crudo,
1.72exoso al vulgo, a la virtù amico,
1.73trovandomi in tal modo abietto e nudo
1.74abassai gli occhi e strinsimi in un groppo,
1.75facendo del troncon pavese e scudo.
1.76Ben mostri essar Filen, di fede or zoppo
1.77–dixe ridendo–e se di me spaventi,
1.78che far die' di chi vien per darti intoppo?
1.79Bisogna ormai che 'l lacrimare alenti
1.80e deponga ogni doglia, ogni mestizia,
1.81mutando in gaudio e' tuo' gravi tormenti,
1.82perché non puol patir mai la iustizia
1.83che virtù senza premio innuda passi
1.84e senza punizion fallo e nequizia.
1.85E se per forza ascosa alquanto stassi,
1.86convien per sua natura a luce surga,
1.87qual fuoco chiuso infra montagne e sassi.
1.88E come l'or ch'al cimento si purga,
1.89così nostra virtù fra cose adverse
1.90lucida più che mai par che resurga.
1.91Paianti forse tuo fatighe perse
1.92già tempo assai, ma sappi che Fortuna
1.93tal voglie sazia e tal tien giù sommerse.
1.94Quel abito divin che in noi s'aduna
1.95per onesto operar è sì odiato
1.96che raro ha premio alcun sotto la luna
1.97et è oggi venuto in tale stato,
1.98che 'n fango iace chi di quello è acceso
1.99e sol Pilunno è in pregio et exaltato.
1.100Quanto uno arbor è più in alto exteso,
1.101tanto da maggior venti è combatuto
1.102e chi in battaglia è innanzi è il primo offeso.
1.103Ma crede, come io dixi, che perduto
1.104non arai el tempo e se no in queste onde
1.105di più fin prezzo altrui sarai soluto.
1.106E benché il fango a l'or non corresponde,
1.107pur picola acqua in un gran fuoco posta
1.108fa che la fiamma alquanto più diffonde.
1.109Unde io nel venir qua mi son disposta,
1.110piacendo a te, diminuirti el tedio:
1.111ché l'un contrar per l'altro si discosta
1.112e chi de aversità sente l'assedio
1.113impio di sé e vil s'aprezza e stima
1.114se potendo non vuol pigliar remedio.
1.115Vien dunque meco e lassa la valle ima,
1.116che condurti del monte io mi do vanto
1.117presso ch'al mezo almen, se non in cima.
1.118E prima ch'i' la testa alzassi alquanto,
1.119questo e più disse con parlar diffuso,
1.120che narrar no el porria con debil canto.
1.121E perché udir parole assai ero uso,
1.122tenea ghignando giù bassa la groppa
1.123incredul quasi, onde io mie fallo accuso.
1.124Come chi in carcer per distanzia troppa
1.125or questo or quello ascolta e più non crede
1.126se non sente la chiave nella toppa,
1.127tale io; e lei che del tutto s'avide,
1.128dixe: Infedel, almanco alza un po' gli ochi
1.129e dona al mio parlar credenzia e fede,
1.130che prima che la morte l'arco scocchi
1.131un tale effetto ti farò sentire,
1.132che gaudio ai saggi fie, doglia alli sciocchi.
1.133E se disponti meco ora venire
1.134vedrai experïenzia sì vivace,
1.135che allo effetto fie scarso el mie dire.
1.136Qual om che sente cosa che li piace
1.137alza la testa et infra sé bisbiglia
1.138e 'l fine aspetta desioso e tace,
1.139mi feci e tutto pien di maraviglia,
1.140fatta già l'alma al suo parlar sicura,
1.141sollevandomi alquanto alzai le ciglia
1.142e, nella vista sua ponendo cura,
1.143cognobbi ch'aspettava il parlar mio
1.144Roppi el silenzio insieme e la paura
1.145e dixi: Spirto uman, benigno e pio,
1.146che se' venuto al roso speco,
1.147conscio de' mie' affanni e mie disio,
1.148in questo mondo falso, iniquo e cieco
1.149non è più fede e chi dominar vuole
1.150porta el rasor e 'l mel sempre mai seco.
1.151Compreso io ho ch'e' fatti e le parole
1.152han fatto in questo mondo una balzana
1.153e sol quel dice ogni om che far non suole.
1.154Però, madonna al mio parere umana,
1.155se fin qui el tuo parlar non ho gradito
1.156incolpa sol tale usanza mondana.
1.157Appena fuor de' labri fu uscito
1.158di questo mio parlar l'utimo acento
1.159che: Pian pian–dixe–ogni vile è schernito.
1.160Dunque vien fuore e non stare più drento
1.161né prendar più di me vergogna o tema,
1.162ché non ha il palio mai corsier ch'è lento.
1.163Così dal suo parlar già fatta scema
1.164la mente di pensier, ver lei andai
1.165a guisa d'om che per gran freddo trema.
1.166E come in su la sponda io arrivai,
1.167per timor del passar tornai di smalto;
1.168poi per un cenno suo mi confortai.
1.169E già el sinistro piede avia in alto,
1.170tenendomi essa forte per la mano,
1.171per far dell'una in l'altra riva un salto,
1.172quando presto del fetido pantano
1.173saltò fuore una donna al dextro lato
1.174con abito e color diverso e strano.
1.175Come un porco silvestre inviluppato
1.176nel fango sbatte e' denti e scuote el soglio
1.177quando da molti cani è circundato,
1.178tal fece lei, anzi con più orgoglio,
1.179quasi sdegnata già del parlar nostro,
1.180che del spavento ancor tutto mi doglio.
1.181Insieme Borrea, Circio, Affrico et Ostro
1.182uscivan fuor delle tremanti labbia
1.183a quello orrendo e spaventoso mostro.
1.184D'un vil triliccio di color di sabbia
1.185era vestita, macilenta e asciutta,
1.186pallida e' labri e pien di sdegno e rabbia,
1.187livida di color, fetida tutta,
1.188priva di riso, el sonno avia alieno,
1.189ne' denti negra, agli ochi guercia e brutta.
1.190Fele buttava fuor ciascun suo seno,
1.191le ciglia obscure e folte a guisa d'orso
1.192e la lingua stillava amar veneno.
1.193E quando col veder megli' ebbi scorso,
1.194da ogni mano una vipra tenea,
1.195dando ora a l'una ora a l'altra di morso.
1.196Questa è colei che con suo voglia rea
1.197cagion fu che Pompeo morì in Egitto,
1.198che prima de' Roman lo scetro avea.
1.199Costei fu che condusse a tal delitto
1.200una delle tre suor, che convertita
1.201fu in uno sasso poi sì come è scritto.
1.202Questa fu che guidò a bestial vita
1.203chi primo nacque e primo fratricida,
1.204da cui ogni rapina è stata ordita.
1.205Costei fu di color pedota e guida
1.206che dero in prezzo el casto lor fratello,
1.207contra de' quali ancor se exclama e grida.
1.208Saül verso David fu impio e fello
1.209pur per costei. A che far tanti exempi?
1.210Ché quasi impronta ogni om col suo suggello.
1.211Costei ne' gran palazzi e sacri tempi
1.212regnar si vede e sol povertà fugge
1.213e par de l'altrui mal si sazii et empi.
1.214E del bene alïen tanto si strugge,
1.215che nullo ha in sé calore, anzi qual ferro
1.216e se ogni om ride e lei piangendo rugge.
1.217Ora le rime mie ristrengo e serro
1.218a dir quanto crudele, impia e severa
1.219mi si mostrò e lei sa ch'io non erro.
1.220Questa impudica e disdegnosa fera
1.221ne l'uscir fuor del putrido limaccio
1.222con parlare aspro e furibunda cera:
1.223–Ritorna in giù–mi disse e alzò el braccio,
1.224dandomi con la vipra una percossa,
1.225ch'i' caddi indietro furïoso e vaccio.
1.226Madonna che di lì non s'era mossa,
1.227stupida per vedermi in tal penuria,
1.228fessi più volte in volto or bianca or rossa.
1.229E poi, qual om che scampa d'una furia
1.230finché giugne al sicur mai volta indrieto,
1.231tal fece lei nella veduta iniuria.
1.232In piè pur mi rizai non troppo lieto
1.233e tornando al troncon col ramo rotto
1.234dixi: Del mie stentar tal frutto mieto.
1.235La fiera che me avia dato tal botto:
1.236–Qui starai sempre–dixe, e presto presto
1.237nel brutto fango si rintufò sotto.
1.238Qual marinar che vigilante e desto
1.239carico torna e già giunto alla riva
1.240movesi un vento turbido e rubesto
1.241et ad un tratto d'ogni cosa el priva,
1.242così rimasi in più cocenti guai,
1.243chiamando aiuto a chi non mi sentiva
1.244e con un gran suspir mi risvegliai.
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