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1.1In tanta admirazione ero sospinto,
1.2ch'io stavo qual alien da' proprii sensi
1.3essendo da cose alte oppresso e cinto,
1.4quando la diva donna: O tu, che pensi?
1.5–disse–Se tanto un sol razzo t'abbaglia,
1.6che farai a più excelsi e più intensi?
1.7Ora convien che con tuo mente saglia
1.8a contemplar le cose alte del Cielo
1.9e quanto Jove in terra operi e vaglia.
1.10Vo' ti mostrar la affezïone e zelo
1.11ch'al mondo han dimostrato gli alti dei,
1.12chiudendo una santa alma in bianco velo.
1.13Attende dunque: io parlo di colei,
1.14terza sorella a le già dette due,
1.15potissima cagion de' dolor mei.
1.16Già mai tanto mostra le forze sue
1.17el sommo Padre da che l'omo in terra
1.18da Deücalion rifatto fue.
1.19Era nel mondo e in Ciel spenta ogni guerra,
1.20tutti e' pianeti al ben produrre intenti
1.21come disposto avia Chi mai non erra,
1.22in dolce pace tutti li elementi,
1.23el mar tranquillo, el ciel lucido e scarco,
1.24Eol serrati avia gli orridi venti,
1.25Iris deposta la faretra e l'arco,
1.26spento ogni influsso flebile e robusto,
1.27che 'l mondo soglian far dolente e parco.
1.28Pareva el tempo del felice Augusto,
1.29alor che si degnò farsi fattura
1.30Colui ch'ha solo el titol d'esser giusto,
1.31quando lo eterno Jove e la natura,
1.32per dimostrar lor forze al mondo cieco,
1.33produsser questa donna ornata e pura.
1.34Tanta grazia dal Ciel ne portò seco,
1.35ch'a dir minima parte mancarebbe
1.36non sol mie stil, ma el mantuano e 'l greco.
1.37Del casto sen materno insieme ebbe
1.38con dolce latte angelici costumi
1.39e tal qual in persona in virtù crebbe.
1.40Tra l'altre lei qual sol fra gli altri lumi
1.41el nome tien de la Ciprigna santa
1.42che mostrò di dottrina aperti fiumi;
1.43nel corpo lezadria, ne l'alma tanta
1.44prudenzia quanta mai spirasse Jove
1.45da che formò con man la prima pianta;
1.46virtù divine, inusitate e nove
1.47uscir vediensi in sua tenera etade
1.48del casto seno ov'ogni grazia piove;
1.49vergogna nel bel volto et onestade
1.50ne' gesti aveva sempre e providenzia,
1.51aspetto lieto e grave umanitade,
1.52veloce ingegno, affabil acoglienzia,
1.53unica venustà, abito onesto,
1.54ne l'andar signoril grata presenzia,
1.55savio parlare, acomodato e desto
1.56con tal accento, che giù jace e posa
1.57quel di Proba e de Ortensia adpresso a questo.
1.58Amorevil, benigna e grazïosa,
1.59solitaria, svegliata, obedïente,
1.60non vana, altera, ardita e disdegnosa.
1.61Umil, devota, savia e reverente,
1.62a li suoi genitori un tanto amore,
1.63che le romane due non fur nïente.
1.64Inimica de l'ozio e d'ogni errore
1.65oppugnatrice e di se stessa el freno
1.66avea, correndo al ver camin d'onore.
1.67Tal purità nel suo virgineo seno,
1.68che la fama di quante già mai furo
1.69equiparando a·llei fa venir meno.
1.70Tacia colei che con volto sicuro
1.71al paterno coltel constante porse,
1.72per fuggir disonor, suo petto puro;
1.73tacia colei che lieta al fiume corse
1.74per portar l'acqua al tempio e chi tirando
1.75la barca a·rriva a l'infamia soccorse;
1.76tacin chi per fuggir furor nefando
1.77ambe due a una morte el Ciel sortille,
1.78intrepide nel mar presto saltando;
1.79tacia qui Emilia, tacin le Sibille
1.80e quante fur mai sacre a l'alma Vesta,
1.81ché costei è fiamma e lor furon faville.
1.82In rare ho visto ciò ch'io vidi in questa:
1.83bellezza et onestà regnar insieme,
1.84senza esser l'una a l'altra mai molesta.
1.85Colei che d'onestà ha perso el seme,
1.86fidandosi in bellezza, alfin si trova
1.87del Ciel nimica e morta al mondo geme.
1.88Beltà senza virtù danna e non giova,
1.89ma castità la bella donna extolle,
1.90perch'un contrar per l'altro apien si prova.
1.91Non sol virtù ne l'alma Dio donolle
1.92nel suo primordio, ma tanta bellezza,
1.93che a Pirra, Elena e a l'altre el nome tolle.
1.94Costei bella statura e tal bianchezza
1.95qual nieve in freddo verno acerbo et empio,
1.96dove s'incarna una viva rossezza;
1.97l'aurate chiome sue ebbero exempio
1.98da quelle di Medusa ornate e conte,
1.99prima che vïolasse el sacro tempio;
1.100el naso profilato e l'ampla fronte,
1.101d'eban le ciglia arcate a guisa d'onde,
1.102suttili e giuste in bel spazio disgionte;
1.103du' occhi, anzi duo stelle, ove nasconde
1.104le sue saette e l'arco el cieco figlio,
1.105con quali om degni e non plebei confonde,
1.106fra' vivi labbri di color vermiglio
1.107di perle un ordin era et è diviso,
1.108bianche qual neve o qual candido giglio,
1.109là dove, quando move el dolce riso,
1.110nel lampeggiar de' rilucenti rai
1.111si vede quanta grazia ha el Paradiso;
1.112gli omeri e 'l collo più eburnei assai
1.113che que' che mal per lui vide Ateonne,
1.114quando patì dai can gl'ultimi guai;
1.115el petto piano e più che d'altre donne
1.116ornato e le sue man distinte e bianche,
1.117le braccia qual marmoree colonne.
1.118A che, explicando pur, convien che stanche?
1.119Ché di colui che 'n Ciel el lauro observa
1.120sarien le corde e le suo rime manche.
1.121Queste tal gemme ebbe costei in conserva
1.122in sua florida e casta gioventute,
1.123de le qual parte ancora e più ne serva;
1.124und'io, vedendo in lei tante virtute,
1.125mi piacque sì che mi pareva certo
1.126non posser senza lei aver salute.
1.127E per far tal amor a tutti aperto
1.128per vera figlia mia volsi adottarla,
1.129premio convenïente a tanto merto,
1.130e ne la mia città per onorarla
1.131fu fatte feste assai, trionfi e pompe,
1.132che ancor per tutto se ne canta e parla;
1.133di che per l'universo si prorompe
1.134gran gloria de l'excelsa sua famiglia,
1.135ch'una tal fama mai tempo non rompe.
1.136Di poi, essendo di tal madre figlia,
1.137deliberai trovarle equal marito
1.138ch'avesse in dignità con lei simiglia.
1.139E perché condizion, ventura e rito,
1.140qual ogni altro, sortì dal dì che nacque
1.141come era eternalmente stabilito,
1.142fra Caria e Siria in ne l'ambigue acque
1.143una isola suave e lieta siede,
1.144che tanto a Citarea già sacra piacque;
1.145questa è d'ogni delizia antica erede,
1.146ricca, ubertosa, temperata e vaga,
1.147ove già sette regni ebber lor sede,
1.148di cui la fama l'universo appaga
1.149e l'antico suo nome e l'exterminio
1.150ogni incredul di ciò vedendo paga.
1.151Di questo loco avea giusto dominio
1.152un nuovo Ettor in gran valore e pregio
1.153tal, ch'avanzava el paternal confinio,
1.154Iacomo nominato, in forma egregio,
1.155del bel corpo robusto e di cor magno
1.156come appartiensi a omo excelso e regio.
1.157Costui in caro sposo et in compagno
1.158per imeneo a la mia figlia detti
1.159con vincol sacro e non tela d'aragno.
1.160Piacque a' suoi genitori, affini e stretti,
1.161piacque a tutto 'l mio regno e mei patrizii,
1.162ma più ch'a nissun altro a me piacetti.
1.163Li dii, le dee e 'l ciel furon propizii
1.164né di Teti, Junone o Laudomia
1.165fur sì celebri e degni sponsalizii.
1.166La gloria, festa assai e lezadria
1.167di queste nozze in Cipri e qui da noi
1.168volendo recitar longo saria.
1.169E come vuol cristiana legge, poi
1.170nel suo felice regno la condusse
1.171con onor qual adviensi ad ambe doi.
1.172Quanta gran doglia al cor credi mi fusse
1.173la sua partita et a colei ancora
1.174de le cui caste mamme el latte susse?
1.175Così rimase la mia patria alora
1.176come el nostro emisper prima ch'arrivi
1.177a l'orizzonte la bella Aürora.
1.178E' gesti, e' modi, e' portamenti divi
1.179di questa donna verso el regio sposo
1.180a dir sarieno umani ingegni privi.
1.181Un sol voler in duo corpi nascoso,
1.182quel che piaceva a·llui era a·llei grato
1.183et in dispregio ciò che a ello exoso.
1.184Perché Natura a ogni cosa ha dato
1.185el suo contrar da la cui forza sempre
1.186sia l'impeto excessivo temperato
1.187e 'l venen, che l'uman corpo distempre
1.188in suo esser permesso, ancora el sana
1.189se con qualche contrar si placa e tempre,
1.190lui ne l'aspetto altero e lei umana,
1.191lei tarda a l'ira e lui veloce e pronto.
1.192O divina opra e non fragile e vana,
1.193che due contrarii insieme ha ben congionto
1.194acciò che l'un per l'altro si conservi
1.195e sia el furor per l'umiltà defonto.
1.196O quante volte a' suoi subditi e servi
1.197volse esser in punir rigido e grave,
1.198qual delinquenti perfidi e protervi,
1.199che e' dolci preghi e 'l bel parlar suave
1.200di questa donna e ' piatosi discorsi
1.201gli ponien di clemenzia in man la chiave
1.202O quante expedizion, grazie e soccorsi
1.203a vedove, pupilli e altri aflitti
1.204da invidi tiranni e lupi morsi
1.205li facia far e gir per camin dritti
1.206molte iniustizie e torti e ben premiare
1.207secondo e' merti e punire e' delitti,
1.208tal che per tutto s'udiva chiamare
1.209de' poveri avocata e in tanta stima,
1.210che 'l bon fea star contento, el reo tremare.
1.211Né fu de umiltà in tanta cima
1.212chi in seconda sposa fu sì grata
1.213a chi per ambizion scacciò la prima.
1.214Senno canuto e pazïenzia innata
1.215ha più che Emilia e provido intelletto,
1.216di cortesia e discrezione ornata.
1.217Una tal fede in suo pudico petto,
1.218che già mai vil pensiero o voglia infetta
1.219mover possette el marital concetto.
1.220Ceda colei che fu fra l'altre eletta
1.221per fare el casto tempio e quella forte
1.222che fe' de l'altrui fallo in sé vendetta.
1.223Ceda colei che, doppo atroce morte,
1.224del fier centurïon la testa gitta
1.225dinanzi al fido suo caro consorte.
1.226Ceda Susanna e ceda quella afflitta
1.227che la tessuta tela al scur stesseva
1.228per servar la sua fede integra e dritta.
1.229Ceda colei di cui nissun sapeva,
1.230vivendo el suo marito, el proprio nome
1.231né veder la sua faccia alcun poteva.
1.232In costei guardi chi vuol saper come
1.233in vincol marital sempre esser deve
1.234viva onestà e le lascivie dome.
1.235Ho a dir cose assai e 'l tempo è breve;
1.236però concludo qui che in pudicizia
1.237era puro ermellino e bianca neve.
1.238Che dirò de l'amore et amicizia
1.239al suo diletto sposo in ogni loco,
1.240senza rinfinta alcuna over pigrizia?
1.241Dirò che stato differente poco
1.242a quel di quella che pel suo car Bruto
1.243non curò el ferro e l'inghiottir del fuoco,
1.244e di colei che, come ebbe veduto
1.245el sanguinoso manto, el spirto rese
1.246al ciel lassando el corpo exangue e muto,
1.247e di quell'altra che pietà li prese
1.248del sposo suo, sprezzando l'atto vile
1.249de le quarantanove al fallo intese,
1.250e di colei che l'abito virile,
1.251per seguir Mitridate ovunche andava,
1.252vestissi, oprando ogni exercizio umile.
1.253Se lei amava lui, lui lei amava
1.254e parimente l'uno a l'altro caro
1.255senza discordia alcuna o intenzion prava.
1.256O santa coppia, o celebrando paro!
1.257Lei pronta nel servir e lui mai stracco
1.258in compiacerle: amor supremo e raro.
1.259Deh, odi ciò ch'al mio parlare attacco:
1.260ch'io temo a lui non advenisse quello
1.261che per Cornelia advenne al roman Gracco.
1.262Però ch'essendo in sul suo fior più bello,
1.263come che vuol natura e legge antica
1.264che morte impronti ognun con suo suggello,
1.265l'alma sua santa e del gran padre amica,
1.266lassando el corpo a la sua prima madre,
1.267salì nel Ciel per côr l'ultima spica
1.268e de l'opere sue alte e lezadre
1.269lassato ha fra' mortali immortal fama
1.270a onta de le Parche invide e ladre.
1.271Sì gran dolor sentì la mia Madama,
1.272ch'alcun non la potea frenare alquanto
1.273e cogli occhi bagnati ancora el chiama.
1.274Chi, doppo el bel sepolcro e longo pianto,
1.275fe' del suo proprio corpo monumento
1.276al cener del marito amato tanto
1.277e chi, piangendo, senza alcun spavento
1.278cercò el suo sposo morto infra l'altre ossa,
1.279da che fu poi el suo extremo dì spento,
1.280e quella che a gridar fu presto mossa,
1.281cognosciuta la vesta, unde ne colse
1.282che fu dal suo fratel di vita scossa,
1.283non già più di costei s'afflisse e dolse
1.284e tale el pianto e l'intenso duol era,
1.285che poco men di vita non si sciolse.
1.286E perché amor fondato in virtù vera
1.287per fortuna o per morte non si scioglie,
1.288ma splende più qual depurata spera,
1.289doppo le degne exequie, pianti e doglie,
1.290sempre el portò nel cor per caro pegno
1.291sotto lugubre, orbate e negre spoglie.
1.292Rimasto a·llei el governo del regno,
1.293postposti tutti e' feminil disiri,
1.294mostrò suo gran prudenzia et alto ingegno,
1.295tal che Orizia, Ipolita o Tamiri,
1.296Simiramis, Zenobia e quante sonno,
1.297nissuna n'è ch'al suo bel segno tiri.
1.298Non a delizie già, sollazzi o sonno,
1.299ma a justizia et a laudabil vita
1.300tutti li giorni suoi dediti fonno.
1.301Abstinenzia e modestia a lei unita,
1.302pietà, clemenzia e vedovil constanza,
1.303sobrietà ch'al ben viver ne 'nvita,
1.304cognoscer alto e gran perseveranza,
1.305con circunspezïon consiglio dritto,
1.306ardente carità ch'ogn'altra avanza.
1.307De' poveretti amica e d'ogni afflitto,
1.308magnifica, virile, ilare e franca
1.309mostrando in fronte quanto in petto ha scritto;
1.310di soccorrir ciascun mai tarda o stanca
1.311e senza dubbio la pugliese Busa
1.312in liberalità presso a·llei manca.
1.313Pronta a ragion, di crudeltà exclusa,
1.314che, dove tal veneno oculto jace,
1.315non si lauda da alcuno, anzi s'accusa.
1.316Sempre nel regno suo mantenne pace,
1.317abundanzia, unïon, fede e concorda,
1.318cosa ch'a Dio et al buon viver piace.
1.319Nimica de' tiranni, al falso sorda,
1.320tal che nel suo domin picol né grande
1.321lamentarsi di lei non si ricorda,
1.322anzi de l'opre sue tal nome spande,
1.323che ciascuna persona lì rimasta
1.324l'ha sculpta in petto e chiama in ogni bande.
1.325Fin al presente continente e casta,
1.326suprema laude, tal che certo e vero
1.327Judit, Antonia e Dido a·llei non basta.
1.328Or vo' mostrarti adpien l'animo intero
1.329di questa donna e sua virtute immensa,
1.330degna d'ogn'altro più sublime impero.
1.331Sai che natura a ciaschedun dispensa
1.332tal sete di regnar e d'altri onori,
1.333che a la propria vita non si pensa.
1.334Quanti son già di questo mondo fuori!
1.335El padre al proprio figlio non perdona:
1.336dimandisene e' suoi antecessori.
1.337Ma questa excelsa e singular corona
1.338non si curò lassar le sue pendici
1.339per grande amor che verso me la sprona.
1.340Lassò el regno, el domin, subditi, amici,
1.341l'amena patria e la substanzia propia,
1.342e' piaceri, e' solazzi, e' dì felici
1.343sol per aver di me, suo madre, copia,
1.344che, come pianta el sol, bramava el giorno,
1.345ché auto avea di lei gran tempo inopia.
1.346Quando volse partir per far ritorno,
1.347con la sua corte decorata e fida,
1.348tutto el reame suo li fu d'intorno.
1.349Quanti pianti e singulti! O, quante strida
1.350facieno e' suoi baron, servi e ciascuno
1.351nel partir de la lor regina e guida.
1.352Nissun v'era di lacrime digiuno:
1.353chi l'acomanda a Dio, chi dice vale
1.354e tal per gran dolor vestì di bruno.
1.355E perché è vera cosa e naturale
1.356che ciò che perde l'un l'altro el guadagni
1.357e goda qualchedun de l'altrui male,
1.358le feste, e' giuochi, e' trionfi alti e magni
1.359fatti nel suo venir son manifesti
1.360per tutto ove 'l sol scaldi e che 'l mar bagni.
1.361L'amor, la grazia, e' portamenti onesti
1.362verso di me e la gran fama e laude
1.363di sue virtù pensar non ti potresti,
1.364unde del tornar suo mia città gaude.
1.365El terzo capitolo del sogno è finito
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