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Egloga

Rime

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1.1Che vai facendo tu sì solitario
1.2Filenio mio in questa solitudine?
1.3Come s'avessi Amore e 'l ciel contrario
1.4ti vego tutto pien d'amaritudine
1.5e di trovarti sol forte sgomentomi,
1.6amando sempre tu la multitudine.
1.7Né, poi ch'i' ti cognosco mai rammentomi
1.8vederti tanto macilento e palido,
1.9unde io perciò di mala voglia sentomi.
1.10Questo è qualche dolor mordente e valido
1.11che ti fa gir pensoso e pien d'accidie,
1.12con passi lenti et in effigie squalido?
1.13Arebbe mai qualcun tese l'insidie
1.14contra el tuo grege o fatto qualche strazio?
1.15Ché sempre fra pastor regnano invidie!
1.16Overo Amor, che mai si vede sazio
1.17di far qualche pastor per boschi piangere,
1.18t'ha tolto qualche tuo dolce sollazio?
1.19Chi da gran passïon si sente tangere,
1.20narrarla al suo amico è gran remedio
1.21e invechiato dolor si puol mal frangere.
1.22Sì che, caro fratel, non prendar tedio,
1.23non ti far più pregar ch'i' son disposito
1.24intendar dunde nasce un tanto assedio.
1.25Non si può sempre stare in un proposito
1.26e ciaschedun che vive, o car Silverio,
1.27convien ch'or rida et or facci l'opposito.
1.28Ma, poich'hai di saper gran desiderio
1.29et essendo a me tu secreto sozio
1.30et hai del mie concetto in man l'imperio:
1.31chi Amor segue e 'l suo dolce negozio
1.32sa' ben che sempre è magro e malinconico
1.33nimico di piacer quïete e d'ozio;
1.34parlar ti voglio aperto e non ironico
1.35a ciò che 'ntenda ben ciò che mi macera
1.36e la cagion ch'i' vo per selve erronico.
1.37Benché tu sai chi la mie vita lacera,
1.38pur, per mostrar quel che mi duole e dolsemi,
1.39fuggiamo el sole a l'ombra di questa acera.
1.40Tu sai gran tempo fa ch'Amore svolsemi
1.41da libero camino e femmi servolo
1.42a una che col sguardo el mie cor tolsemi.
1.43El quale amor ancor nel petto observolo
1.44e più assai che da lupi gli agnicoli
1.45con vigilanzia dentro a me conservolo.
1.46Perché e' costumi suoi alti e celicoli
1.47voglian che sempre lei mi regga e domini
1.48senza temer el ciel, morte o pericoli.
1.49Saria mai quella che mi par si nomini
1.50Lilia gentil, per la qual già rammentomi
1.51vederti lieto assai più che gli altri omini?
1.52Sì, quella è essa, e per lei ora stentomi
1.53e mi consumo come el sale a l'umido
1.54e quanto ho maggior doglia più contentomi.
1.55E spesso gli occhi in lei pensando inumido,
1.56che, se talvolta in qualche fonte spechiomi,
1.57vego pel pianto el volto afflitto e tumido.
1.58A nuove doglie ognor più apparechiomi
1.59come colui ch'ha del suo ben inopia
1.60e innanzi agli anni suspirando invechiomi.
1.61Non sai, quando vederla avevo copia
1.62per questi monti, quanto forte amavola,
1.63più che 'l mie grege o che la vita propia.
1.64Come le capre el sal, così bramavola
1.65e teneami fra gli altri felicissimo
1.66ognor che nel bel volto risguardavola.
1.67Non fu aspetto mai tanto bellissimo
1.68veduto in selve, in valli, in colli, in rivoli,
1.69né sì benigno, grato et umanissimo.
1.70Ché, se tutti e' pastori impii e malivoli
1.71gli son contrarii, a un suo dolce ridere
1.72li vence e placa e fagli a sé benivoli.
1.73Un parlar savio e bel da·ffar dividere
1.74le dure pietre e tanto sollazzevile
1.75che potria senza doglia un omo uccidere.
1.76Benigna, accorta, grata e amorevile,
1.77cortese, umana, onesta e fra l'altre unica
1.78di bellezze e di grazia e più piacevile;
1.79duo occhi, che ciascun resplende e brunica
1.80come duo stelle e nella faccia simile
1.81a l'alba, quando a noi qui si comunica.
1.82La bionda chioma in color non dissimile
1.83a un perfetto, fino e lucido auro
1.84ch'essar pastora non par verisimile.
1.85Oh, chi l'avesse vista sotto un lauro
1.86talvolta a l'ombra, al suon della suo fistola
1.87cantar, non cercarebbe altro restauro.
1.88Oh, quanto aresti grato aver già vistola
1.89con l'altre suo compagne in queste veperi
1.90cogliar erbette e fior, empir la cistola.
1.91Non dico del ballar, ché capre e leperi
1.92avanzaria saltando, et odorifera
1.93più che serpollo e fummo di gineperi.
1.94Non stava mai ozïosa o sonnifera,
1.95anzi pronta alla cura pastoratica
1.96e a tutto el paese salutifera.
1.97Nissun diria l'è pastora o salvatica
1.98vedendola cuscir, filare e tessare,
1.99anzi nella città nutrita e pratica.
1.100Pensa dunque fratel come può essare
1.101ch'i' non ami costei, perch'è impossibile
1.102un virtüoso amor col tempo stessare.
1.103Or non è più da mie' occhi visibile;
1.104così, piangendo, e' mie' affanni svarico
1.105vedendo el mie sperar sempre fallibile.
1.106Quinci sfogo e mie' guai e 'l mie rammarico,
1.107suspiro e piango el mie longo discrimine
1.108e del suo amor mi trovo ognor più carico.
1.109Lei non rivego in questo nostro climine,
1.110lei più non m'ama e io per queste grottole
1.111vo stentando per lei senza mie crimine.
1.112Lassato ho el canto e 'l recitar le frottole,
1.113né so per consolarmi ove ricovere
1.114se non fra fiere velenose e nottole.
1.115Lassato ho el grege mio fra sassi e rovere
1.116in mano de' lupi andare a suo dominio,
1.117né mi curo se vuol tonare o piovere.
1.118Se ben mi fusse fatto latrocinio
1.119del latte, della lana e del mie zanio
1.120non curo: vada el mondo in exterminio!
1.121Questo ch'i' odo mi par tanto stranio
1.122ch'i' mi sgomento udirti o car Filenio
1.123e, quanto più ripenso, allor più insanio.
1.124Ov'è la tuo saviezza, ove l'ingenio,
1.125ove el tuo bon cervello, el tuo consilio,
1.126el senno d'uno om già giunto al senio?
1.127Tu agli afflitti suoli dare auxilio
1.128e consolar ciascun che 'n pene trovasi
1.129et or te stesso andar lassi in exilio.
1.130Quanto più stimi el duol, tanto rinnuovasi
1.131e de l'om la fortezza e la prudenzia
1.132inelli affanni si cognosce e provasi.
1.133Chi nel principio non fa resistenzia
1.134al mal, adosso poi tanto s'invetera,
1.135che non cura remedii o vïolenzia.
1.136Ritorna al grege tuo, torna alla cetera,
1.137atienti al mie consiglio e canta e giubila,
1.138ché nuova occupazion scaccia la vetera.
1.139Se talor, come vedi, el ciel anubila
1.140ancor si schiara e la lana rinascere
1.141ogni anno vedi, ancor la tosi e rubila.
1.142E colei che ti fa piangendo irascere
1.143ti farà ancor di gaudio el cor accendare;
1.144va' via, rimena el tuo armento a pascere.
1.145Per certo a questi dì mi parve intendare,
1.146essendo io al mercato con mie sportole
1.147piene di cascio e di capretti a vendare,
1.148da certi ch'eran lì per vendar tortole
1.149che l'era ritornata in queste selici
1.150più bella e fresca assai che fior di mortole.
1.151E, per mie fé, l'altrier, cogliendo felici
1.152per far stramazzo a una capra gravida,
1.153me la parve veder qui fra queste elici.
1.154Parea ch'andasse sospettosa e pavida
1.155fra se stessa pensando e, senza dubito,
1.156di trovar non so chi parea forte avida.
1.157E però certo crede che di subito
1.158la vedrai presto quinci sopragiungere,
1.159che so che la ti cerca e ciò non dubito.
1.160Non voler al tuo mal più male agiungere,
1.161torna al tuo grege et io via andarommene,
1.162ché tempo è di dover l'armento mungere.
1.163Va' in buona ora e io qui restarommene
1.164solo e pensoso e della mia ventura
1.165gridando infino al ciel lamentarommene.
1.166Può essar Lilia mia che sia sì dura
1.167verso chi t'ama assai più che se stesso?
1.168Se se' qui ritornata alla verdura
1.169perché vederti ormai non m'è permesso?
1.170Col tempo ogni agro frutto si matura,
1.171bellezza e crudeltà non stan ben presso.
1.172Mostrati dunque al mie pregar umile,
1.173ché sprezzare un suo servo è cosa vile.
1.174S'alquanto el nostro amor ti sta a mente
1.175perché non degni al tuo servo venire?
1.176S'i' ti son come fui fedel servente
1.177già non doresti a mie' preghi disdire.
1.178Deh, vienne a me, deh, vienne, che nïente
1.179alfin ti giovarebbe el mie morire.
1.180Tu die' saper ch'aprezar non si suole
1.181un servizio comprato con parole.
1.182Spogliatevi arbusce' le verdi fronde,
1.183spandete e' rami vostri in piana terra,
1.184che forse infra di voi Lilia s'asconde
1.185per farmi più crudele e mortal guerra.
1.186Se se' qui ritornata ormai risponde,
1.187risponde, dico, e crudeltà rinserra,
1.188non mi far più chiamar ch'i' son già roco,
1.189ché doppo el fatto el ben s'aprezza poco.
1.190Poco mi val chiamar, a che pur chiamo?
1.191A che pur grido? A che aspetto e spero
1.192trovar viva piatà in seco ramo?
1.193Ora comprendo bene, or so ch'è vero
1.194che Lilia più non m'ama e non m'aprezza,
1.195così el mie chiaro dì s'è fatto nero.
1.196Io so che l'era in questi luoghi avezza
1.197et è tornata e, se m'amasse alquanto,
1.198non usarebbe a me cotanta asprezza.
1.199So che la sente e mie' suspiri e 'l pianto,
1.200ma del mie lamentar poco si cura,
1.201che l'ha volto il pensiero in altro canto.
1.202Qual pastor è, che tanto ben mi fura?
1.203Misero me, chi mi fa tanto oltraggio?
1.204O quanto poco un ben nel mondo dura!
1.205Lilia tu hai pur preso altro viaggio,
1.206tu m'hai a torto pur lassato, in modo
1.207ch'altro scampo che morte ormai non aggio!
1.208Altro che morte non potria tal nodo
1.209disciogliar mai: però mi son disposto
1.210per te Lilia morir poich'i' non t'odo.
1.211Almen di poi non ti sarà nascosto
1.212la mie sincera fé e 'l mio amore
1.213e come a torto ad altri m'hai posposto.
1.214Tu puoi aver trovato alcun magiore
1.215di me in robba, in sangue o in beltade,
1.216essendo io come sai rozzo pastore.
1.217Ma in costante amore e fedeltade
1.218trovar non potrai mai a me equale:
1.219cerca quanto tu voi queste contrade.
1.220Iudicar una pianta al fior non vale,
1.221ché 'l frutto puole aver in sé difetto
1.222e un provato amico mille vale.
1.223Ho visto spesso un pomo che diletto
1.224porge fuore alla vista e a mangiarlo
1.225el trovi amaro e vienti assai in dispetto.
1.226A che far tanto mi lamento e parlo,
1.227che pur vie butto mie parole al vento,
1.228che so ch'i' prego un dispiatato tarlo!
1.229Lassato ho alle fiere el mie armento,
1.230or vo' lassare qui la carne e l'ossa
1.231senza altra sepultura o monumento.
1.232Amici mei, Amor non vuol ch'i' possa
1.233partendomi da voi pur tor licenzia
1.234e dir adio in questa ultima mossa.
1.235So che m'imputarete a gran demenzia
1.236ch'i' sia stato omicida di me stesso,
1.237non posso dirvi el caso: pazïenzia.
1.238Gli arbori, e' sassi, e' prun che son qui presso
1.239e sentano el mie pianto e le parole
1.240saran del vero un testimonio expresso.
1.241Et voi fiere rapaci alpestre e sole
1.242stracciate el corpo mio come gli è morto,
1.243ch'altro sepulcro più non brama o vole.
1.244Fedel Ombromo mio, caro conforto,
1.245quanto mi duol lassarti: or pensa e vede
1.246che Lilia a te fa danno, a me gran torto.
1.247In te sol grande amor, sol in te fede
1.248trovato ho sempre in ogni mio affanno;
1.249or, nelli extremi guai, ultimo erede.
1.250Tu vedi: e' mie' suspir ch'al vento vanno
1.251endarno ho speso, onde io prendo partito
1.252con le mie proprie man fuggir l'inganno.
1.253Quando vedrai ch'i' mi sarò ferito
1.254non lassar lacerar mie corpo lasso
1.255per fin che 'l fiato in tutto s'è partito.
1.256Jace in sul mie mantel, te', ch'io te 'l lasso,
1.257eco el zanio e del pane, orsù adio.
1.258Quando non cene più vattene a spasso
1.259e, s'alcun ci passasse, di' come io
1.260per Lilia mi son dato atroce morte,
1.261come fa chi 'n amor troppo ha el disio.
1.262E tu citera mia, fida consorte,
1.263che sempre stata se' mie compagnia,
1.264possibil non è più meco ti porte.
1.265Rimanti qui e fa che sempre sia
1.266un testimon di mie morte rapace
1.267a Lilia se mai passa in questa via.
1.268E dilli ch'i' la prego, se li piace,
1.269per quello amor che m'ha fatto dissolvere
1.270dica: Filen meschin, Dio ti dia pace.
1.271E, per voler a tutti el dubio solvere,
1.272io vo' che di mie man sie qui veduto:
1.273Filen fu' già, or per amor son polvere.
1.274A che misero punto son venuto,
1.275a tanta extremità chi m'ha condotto,
1.276che senza error la mie vita rifiuto?
1.277Quest'è de l'amor mio la fede e 'l frutto:
1.278o speranza fallace, o vana voglia,
1.279per un caduco fiore eterno lutto!
1.280E chi sa se morendo esco di doglia?
1.281Bench'in proverbio si suol dire spesso:
1.282beato è quel che del mondo si spoglia,
1.283credo di no, anzi fie più expresso
1.284el mie dolor, ché l'alma immortal resta,
1.285nella qual è l'amor sculpito e 'mpresso.
1.286Quando è poi sciolta dalla mortal vesta
1.287sente assai più ciascuna passïone,
1.288ché 'l corpo non l'agrava o la molesta.
1.289Così fie dunque la mie affezione,
1.290el mie amor eterno, el mie martoro,
1.291e credendo ora uscir entro en prigione.
1.292Se gli è così perché m'amazo e moro,
1.293perché spero morendo aver trovato
1.294al mie maggior amor maggior ristoro?
1.295Ch'ho già inteso dir ch'ha ordinato
1.296la divina iustizia alcuna volta
1.297punir lo spirto lì dove ha pecato.
1.298Però l'anima mia, quando disciolta
1.299sarà da queste membra, quinci errando
1.300se n'andarà per questa selva folta.
1.301Lilia, che spesse volte solazando
1.302solia di qui passar, quando udirà
1.303io essar morto e non l'andar cercando,
1.304senza sospetto alcun ci passarà
1.305pascendo el grege suo sicuramente
1.306e forse qualche volta a sé dirà:
1.307Lilia crudel quanto fui negligente,
1.308che con un sguardo el potia soccorrire,
1.309ch'a lui era gran cosa, a me nïente.
1.310E mille altre parole potrà dire,
1.311non credendo ch'alcun la vegga o senta
1.312e senza dubio el suo secreto aprire.
1.313L'anima che starà ognora attenta,
1.314quel che far or non può col corpo unita,
1.315di vedere e d'udir sarà contenta.
1.316Dunque meglio è morir che star in vita;
1.317orsù, cortello, e' l'è venuta l'ora
1.318ch'io facci per tuo mezo oggi partita.
1.319Penetra dentro al cor tanto ch'io mora,
1.320braccio non far che 'l tuo colpo sia vano,
1.321altro non dico: o mondo sta' in buon'ora!
1.322Aiuto, aiuto, omè ritien la mano!
1.323Filen, Filen, che fai? Qual grave ingiuria
1.324ti fa contra te stesso esser villano?
1.325Qual strana sorte o sproveduta furia,
1.326qual impio oltraggio e qual ciel ti consiglia
1.327a tanta insania? O stolida penuria!
1.328Da' qua 'l cortello e 'l tuo vigor ripiglia,
1.329siede, appoggiati qui a questo cerro,
1.330ch'io prendo oggi di te gran maraviglia!
1.331Impio cortello e dispietato ferro,
1.332per qual ingiuria o repentina offesa
1.333volevi aprir quel seno ove mi serro?
1.334Non eri degno ad una tanta impresa:
1.335però ti sbatto in questo duro scoglio,
1.336che non sia più d'alcun mortal contesa.
1.337Ora da te Filen sapere io voglio
1.338chi t'ha condutto a tanto estremo punto,
1.339dove pensando assai m'affriggo e doglio.
1.340Lilia gentile, io so' sì forte punto
1.341del tuo amor, che già mai non potrei
1.342durare in vita e star da te disiunto.
1.343Più giorni son, per me malvagi e rei,
1.344ch'io t'ho cercata in folti boschi e ville
1.345per placar col vederti e' dolor miei.
1.346Unde, sentendo ognor crescer faville
1.347e 'l mio cercar invano, i' feci adviso
1.348in una morte sol fugirne mille.
1.349Dunque per me tu ti saresti ucciso?
1.350O poca fede, o vana confidenzia!
1.351Creder ch'un puro amor fusse diviso!
1.352Credevi adunque che per negligenzia
1.353stesse di non cercarti, o che 'l mio seno
1.354non sentisse l'usata vïolenzia?
1.355Prima che 'l mio amor venisse meno
1.356colcar vedresti el sol là donde gli esce
1.357e ' pesci caminar sopra 'l terreno.
1.358Lilia tu dei saper ch'assai rincresce
1.359lontano star dal suo amato bene,
1.360allor che con l'amor l'affanno cresce.
1.361Sentivo ognor augumentar le pene
1.362e pareva che tu ti rallegrassi
1.363al collo raddopiar nuove catene.
1.364Se, come dici tu, tanto m'amassi,
1.365pensaresti ch'a noi donne bisogna
1.366ben misurar li sguardi, e' gesti e ' passi.
1.367Tu sai che fra pastori oggi se sogna
1.368andar biasmando qualche pastorella
1.369e stolto è ben chi non teme vergogna.
1.370Che vale ad una donna el esser bella,
1.371esser vaga e graziosa a·llei che giova,
1.372se contra el suo onor ciascun favella?
1.373Quella degna di laude alfin si trova,
1.374che onestà e belleza insieme acoppia
1.375sì come cosa inusitata e nuova.
1.376L'amor mio più di giorno in giorno adoppia
1.377e già te n'arei dato expresso segno,
1.378ma temenza el voler raffrena e stroppia.
1.379Però tu non dovresti avere a sdegno
1.380se con effetti el mio cor non ti exprimo,
1.381ch'io fo per non macchiar d'onestà el pegno.
1.382Sol quel perfetto amor essere stimo,
1.383in cui lascive voglie son perdute
1.384e sol virtù è sempre obietto primo.
1.385Se in tutto avesse le tue voglie empiute
1.386con un breve diletto, alfin sarebbe
1.387in te l'amor mancato, in me virtute.
1.388E se di mia dureza assai t'increbbe,
1.389non seguendo io el tuo bramoso salto,
1.390timor d'infamia sol gran colpa n'ebbe.
1.391Lilia tu sai ch'a l'amoroso assalto
1.392non val ragion, e chi più sa più erra,
1.393però non giunse el mio pensier tant'alto.
1.394Ma come quel ch' è già prostrato in terra
1.395dagli amorosi colpi, io mi pensavo
1.396che non fusse timor, ma inganno e guerra.
1.397Or ben cognosco e so' certo ch'erravo
1.398col mie pensier passïonato e leve,
1.399unde ero corso al fin mortale e pravo.
1.400O speranza d'amor fugace e breve,
1.401che per un fior mille spine si coglie
1.402et è ogni suo gloria al sol di neve!
1.403Una ora di piacer, mille di doglie
1.404si gusta sempre et è ingannato poi
1.405chi ha nel suo amor lascive voglie.
1.406Ora per lo avenir disponer puoi
1.407di me come ti piace in ogni loco,
1.408che mai altro vorrò che quel che vuoi.
1.409Orsù perché ormai ci resta poco
1.410del giorno a ragionar, però concludo
1.411che tu trasmuti et tuo sospetto in giuoco.
1.412Non essar più contra te stesso crudo,
1.413ma crede che 'l mie cor sarà in etterno
1.414da ogni falsità spogliato e nudo.
1.415Arò sempre un voler la state e 'l verno:
1.416qui non è più da dir, perché mi pare
1.417Silverio venga in qua s'i' ben discerno.
1.418Seguita Lilia pur el tuo parlare,
1.419che 'n ogni modo el tutto a pieno ho inteso
1.420standomi doppo un fraxino a posare.
1.421Qual furia o qual viltà t'aveva preso
1.422a volerti da te la vita torre
1.423Filen d'amor e non di senno acceso?
1.424Chi con prudenzia ben non sa comporre
1.425el vivar suo e temprar ogni incendio,
1.426in simil casi sproveduto incorre.
1.427Questo è spesso d'amor premio e stipendio;
1.428a tempo venne Lilia el tuo soccorso
1.429per trarlo fuor di tanto vilipendio.
1.430E, perch'io vego el sole essar già corso
1.431verso l'ocaso, e già fanno ritorno
1.432le pecorelle al loro ovil di corso,
1.433vedi imbrunir le valli intorno intorno
1.434e 'n silenzio gl'uce' già tutti al nido
1.435per posarsi aspettando el nuovo giorno,
1.436però m'afretto e 'l mie parlar precido.
1.437Pregovi seguitiate el bono inizio
1.438e sia sempre infra voi un amor fido.
1.439Ma pria ch'i' parta e' mi par giusto offizio
1.440che 'nsieme tutti noi allegramente,
1.441ricognoscendo un tanto benefizio,
1.442rendiàn grazie alli dei come è decente
1.443poiché per lor favor oggi recupera
1.444tu la vita, io l'amico, a te el servente
1.445ché 'ngratitudin ciascun vizio supera.
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