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1.1Poi che 'l mio sol, d'eterni raggi cinto,
1.2nel bel cerchio di latte fe' ritorno,
1.3da la propria virtute alzato e spinto,
2.1già sette volte avea girato intorno
2.2i segni ove ne fa cangiar stagione
2.3chi porta seco in ogni parte il giorno,
3.1e, lasciando il nimico d'Orione,
3.2spronando i suoi corsier leggieri, entrava
3.3ad albergar col suo saggio Chirone.
4.1E con la rosea fronte alora alzava
4.2gli occhi a licenziar l'ultime stelle
4.3l'Aurora, e i bei crin d'or vaga mostrava
5.1quand'io le voglie a la ragion rubelle
5.2conobbi, essendo il dì che 'l duolo antico
5.3fa che con maggior forza io rinovelle.
6.1Alor dal pianto amaro al dolce amico
6.2pensier, che me consola e ben può darmi
6.3tutto quel bene onde il mio cor nudrico,
7.1stanca mi volsi, e ricordar pur parmi
7.2ch'egli alor prese avea l'usate penne
7.3per poter poi da terra alta levarmi,
8.1ma, più che mai soave, un sonno venne,
8.2e l'alma, quasi del suo carcer fore,
8.3quel che da l'un volea da l'altro ottenne,
9.1ché tanto ad alto, ove la scorse Amore,
9.2volò, che vide la mia luce ardente
9.3mostrar più vivo il suo divin splendore.
10.1Era ancor lungi sì ch'un'atra mente
10.2non la vedria ch'al piacer falso in terra
10.3contra 'l dritto voler cieca consente,
11.1ma colui, che 'n un punto e pace e guerra
11.2può darmi e tuor, tanto al suo dolce lume
11.3m'avezza che non sempre il desir erra;
12.1onde strada al mio andar fece il costume
12.2di seguir l'orme chiare e fuggir l'ombra,
12.3e diede al mio volar veloci piume,
13.1e giunsi al sol ch'agli occhi miei disgombra
13.2quel d'ignoranza vel ch'a noi mortali
13.3spesso il veder interno appanna e adombra,
14.1ed udii dir: «Perché fra tanti mali
14.2t'implichi ognor? Vien meco acciò tu scorgi
14.3spirti ch'al merto tuo non sono equali.
15.1Ma pria convien che tutta umil mi porgi
15.2gli occhi ed intenti, sì che di quel poco
15.3raggio che 'n me lampeggia almen t'accorgi,
16.1onde la vista accesa a poco a poco
16.2acquisti tal virtù che non la offenda
16.3maggior di questo e assai più chiaro foco.
17.1Convien che 'l modo e la ragion tu intenda
17.2come a chi qua su vien dolor si tolga
17.3e di vero piacer la veste prenda,
18.1e che sappi fra noi quanto si dolga
18.2chi in terra vede alcun ch'abbia già amato
18.3che 'n vèr gli scogli la sua barca volga;
19.1ché, se si appaga e gode ogni beato
19.2nel mirar solo il primo eterno Amante,
19.3il natural desio non è cangiato
20.1d'amar chi ama; anzi è ferma e constante
20.2carità vera qui, che non si scema
20.3pel variar de l'opre o del sembiante».
21.1«Tu scorgi», alor diss'io, «com'arde e trema
21.2dinanzi ai raggi tuoi la mia virtute,
21.3e qual speme e timor l'ingombri e prema;
22.1da fiamme vive e da saette acute
22.2arso e punto fu il cor quel giorno ch'io
22.3posi ne le tue man la mia salute.
23.1Vorrei gli umani error porre in oblio,
23.2ch'essendomi tu guida a maggior cose
23.3ch'a mio stato non lice ergo il desio».
24.1Per man lieto mi prese, e non rispose
24.2ai detti miei ma alor seco mi strinse
24.3sì che nel suo splendor tutta m'ascose;
25.1ond'io potea, sì del suo bel mi cinse,
25.2veder quasi in un specchio quel che 'l Cielo
25.3sol per suoi pregi agli occhi miei dipinse.
26.1Ma pria sentii com'un squarciar di velo
26.2a me d'intorno, e un caldo e puro vento
26.3tutta infiammarmi d'amoroso zelo;
27.1fa' ch'io possa ridir quel che pavento,
27.2tu che lo stato e la salute al mondo,
27.3Amor, donasti, e sei di te contento.
28.1Io vidi alora un carro, tal che a tondo
28.2il ciel, la terra e 'l mar cinger parea
28.3col suo chiaro splendor vago e giocondo.
29.1Sovra l'Imperador del Cielo avea,
29.2Quel che scese fra noi per noi scampare
29.3dal servir grave e da la morte rea;
30.1e, come molti empier l'invide, avare,
30.2de' beni altrui superbi trionfando,
30.3vil voglie d'un ingordo empio regnare,
31.1Costui vinse e donò il Suo Regno quando
31.2in sacrificio Se medesmo diede,
31.3col puro sangue il nostro error lavando.
32.1Sua la vittoria e nostra la mercede
32.2fece; ché vita abbiam dal Suo morire
32.3noi ch'eravam del gran nimico prede.
33.1Io avea già di tanto aspro martire
33.2da mille inteso, e 'n mille carte letto,
33.3e con sospir di quel solea gioire;
34.1però dinanzi a sì novo conspetto
34.2non mi fu ad uopo la mia scorta presta
34.3a trar d'errori e dubbi l'intelletto.
35.1Io vedea l'onorata e sacra testa,
35.2che suol aver di stelle ampia corona,
35.3di spine acute averla ora contesta,
36.1e piagata la man che toglie e dona
36.2al ciel corso, al sol luce, ai mortai vita,
36.3qui virtù, là su gloria eterna e buona.
37.1Sugli omer santi, acciò che al Ciel gradita
37.2sia l'umil nostra spoglia, io vidi il segno
37.3ch'a pianger sempre il primo error m'invita,
38.1quel del nostro gioir sicuro pegno
38.2ch'adorar con le man giunte si deve
38.3perché sostenne il nostro ver sostegno.
39.1Non fu a le sante spalle il peso greve;
39.2quanto devrebbe, oimè! del nostro affanno
39.3tal rimembranza farne il peso leve!
40.1Sul carro a la Sua dextra in real scanno
40.2la Vergin vidi, d'ogni virtù exempio,
40.3per cui possiam fuggir l'eterno danno;
41.1costei fu innanzi a tutti i tempi tempio
41.2a Dio sacrato, e vidi e sapea come
41.3con umiltà calcò il superbo ed empio.
42.1Ai santi pie' colei che simil nome
42.2onora vidi, ardendo d'amor, lieta
42.3risplender, cinta da l'aurate chiome.
43.1La mosse a pianger qui ben degna pieta,
43.2onde il Ciel vuol che con equal misura
43.3per seme di dolor or gloria mieta.
44.1Poi che la rese l'alta fe' sicura
44.2non volse il pie' già mai, né strinse il pianto,
44.3ma col cor fermo e con pietosa cura
45.1sola rimase, e dentro al suo bel manto
45.2mille chiare virtù davan conforto
45.3a l'alta voglia, al grand'animo santo.
46.1Al sepolcro, cercando il Signor morto,
46.2l'apparve vivo, e diede alto e felice
46.3al gran mar de le sue lacrime porto.
47.1Beata lei, che 'l frutto e la radice
47.2sprezzò del mondo, e dal suo Signor ora
47.3altra dolcezza e sempiterna elice;
48.1ond'io, che d'altro Sol più vaga aurora
48.2illustrata vedea, con altro caldo
48.3da quel che i nostri fiori apre e 'ncolora
49.1tenni qui gli occhi fissi e 'l pensier saldo.
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