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1.1Spirto gentil, che sei nel terzo giro
1.2del ciel fra le beate anime asceso,
1.3scarco dal mortal peso,
1.4dove premio si rende a chi con fede
1.5vivendo fu d'onesto amore acceso,
1.6a me, che del tuo ben non già sospiro,
1.7ma di me ch'ancor spiro,
1.8poi che al dolor che ne la mente siede,
1.9sopra ogn'altro crudel, non si concede
1.10di metter fine all'angosciosa vita,
1.11gli occhi che già mi fur benigni tanto
1.12volgi alli miei, ch'al pianto
1.13apron sì larga e sì continua uscìta;
1.14vedi come mutati son da quelli
1.15che ti solean parer già così belli.
2.1La infinita inefabile bellezza
2.2che sempre miri in ciel, non ti distorni
2.3che gli occhi a me non torni,
2.4a me, che già mirando, ti credesti
2.5di spender ben tutte le notti e i giorni;
2.6e se levarli alla superna altezza
2.7ti leva ogni vaghezza
2.8di quanto mai qua giù più caro avesti,
2.9la pietà almen cortese mi ti presti
2.10che 'n terra unqua non fu da te lontana;
2.11ed ora io n'ho da aver più chiaro segno,
2.12quando nel divin regno,
2.13dove senza me sei, n'è la fontana.
2.14S'amor non può, dunque pietà ti pieghi
2.15d'inchinar il bel sguardo alli miei prieghi.
3.1Io sono, io son ben dessa; or vedi come
3.2m'ha cangiata il dolor fiero ed atroce,
3.3ch'a fatica la voce
3.4può di me dar riconoscenza vera.
3.5Lassa! che al tuo partir partì veloce
3.6da le guance, da li occhi e da le chiome
3.7quella a cui davi il nome
3.8tu di beltà, ed io n'andava altèra,
3.9ché mel credea, poi ch'in tal pregio t'era.
3.10Ch'ella da me partisse allora, e s'anco
3.11non tornasse mai più, non mi dà noia:
3.12poi che tu, a cui sol gioia
3.13di lei dar intendea, mi vieni manco.
3.14Non voglio, non, s'anch'io non vengo dove
3.15tu sei, che questo o ch'altro ben mi giove.
4.1Come possibil è, quando soviemme
4.2del bel sguardo soave ad ora ad ora,
4.3che spento ha sì breve ora,
4.4o di quel dolce e lieto riso estinto,
4.5che mille volte io non sia morta o mora?
4.6Perché, pensando all'ostro ed alle gemme
4.7ch'avara tomba tiemme,
4.8di ch'era il viso angelico distinto,
4.9non scoppia il duro cor dal dolor vinto?
4.10Come è ch'io viva, quando mi rimembra
4.11ch'empio sepolcro e invidiosa polve,
4.12contamina e dissolve
4.13le delicate alabastrine membra?
4.14Dura condizion, che morte e peggio
4.15patir di morte e insieme viver deggio!
5.1Io sperai ben di questo carcer tetro
5.2che qui mi serra, ignuda anima sciorme,
5.3e correr dietro all'orme
5.4de li tuoi santi piedi, e teco farme
5.5de le belle una in ciel beate forme;
5.6ch'io vederei, quando ti fusse dietro
5.7e insieme udisse Pietro
5.8e di fede e d'amor da te lodarme,
5.9che le sue porte non potria negarme.
5.10Deh! perché tanto è questo corpo forte,
5.11che né la lunga febre né il tormento,
5.12che maggior nel cor sento,
5.13potesse trarlo a disiata morte,
5.14sì che lasciato avessi il mondo teco,
5.15che senza te, ch'eri suo lume, è cieco?
6.1La cortesia e il valor, che stati ascosi
6.2non so in qual'antri e latebrosi lustri
6.3eran molt'anni e lustri,
6.4e che poi teco apparvero, e la speme
6.5che in più matura etade all'opre illustri
6.6pareggiassi di Publi e Gnei famosi
6.7tuoi fatti gloriosi,
6.8sì ch'a sentir avessero l'estreme
6.9genti, ch'ancor vive di Marte il seme;
6.10or più non veggio, né da quella notte
6.11ch'alli occhi miei lasciasti un lungo oscuro,
6.12mai più veduti furo:
6.13ché ritornaro a loro antique grotte,
6.14e per disdegno congiuraron, quando
6.15del mondo uscir, tòrne perpetuo bando.
7.1Del danno suo Roma infelice accorta,
7.2disse: – Poi che costui, Morte, mi tolli,
7.3non mai più i sette colli
7.4luce vedran che trionfando possa
7.5per sacra via trar catenati colli.
7.6De l'altre piaghe, onde son quasi morta,
7.7forse sarei risorta,
7.8ma questa è in mezo il cor quella percossa
7.9che da me ogni speranza m'ha rimossa. –
7.10Turbato corse il Tibro alla marina,
7.11e ne die' annonzio ad Ilia sua, che mesta
7.12gridò piangendo: – Or questa
7.13di mia progenie è l'ultima ruina. –
7.14Le sante Ninfe, i boscarecci dèi
7.15trassero al grido a lacrimar con lei.
8.1E fu sentito in l'una e l'altra riva
8.2pianger donne e donzelle e figlie e matri,
8.3e da' purpurei patri
8.4alla più bassa plebe il popul tutto;
8.5e dire: – O patria, questo dì fra li atri
8.6d'Alia e di Canne a' posteri si scriva:
8.7quei giorni che captiva
8.8restasti e che 'l tuo imperio fu distrutto,
8.9né più di questo son degni di lutto. –
8.10Il desiderio, signor mio, e il ricordo
8.11che di te in tutti gli animi è rimaso,
8.12non trarrà già all'occaso
8.13sì presto il violento fato ingordo;
8.14né potrà far che, mentre voce e lingua
8.15formin parole, il tuo nome si estingua.
9.1Pon queste appresso l'altre pene mie,
9.2che di salir al mio signor, Canzone,
9.3sì ch'oda tua ragione,
9.4d'ogn'intorno ti son chiuse le vie;
9.5piacesse ai venti almen di rapportarli
9.6che di lui sempre o pensi o pianga o parli!
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