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1.1Mentre che voi ne' vaghi ampi soggiorni
1.2della città, che spera ancor per voi
1.3d'agguagliar lieta il ben d'i primi tempi,
1.4fondate nella mente opra, per cui
1.5se stessa tutta e i sette colli adorni
1.6d'antica gloria e renda voti a i tempi,
1.7stancando voi sotto il celeste incarco
1.8col Vicario di Dio, che con voi parte
1.9l'alte cure che 'l Ciel commise a lui,
1.10e fate dubbio altrui
1.11qual sia, il senno o la fede, in voi maggiore,
1.12l' oprar bene o la speme, onde sì carco
1.13si fe' il mondo e gioioso d'ogni parte
1.14quando il vostro destin cominciò in parte
1.15verso tanta virtù farsi men parco;
1.16io qui, Signor, per procacciarvi onore
1.17e la lingua e la man stanco e lo ingegno,
1.18e perché al secol che verrà sien conti
1.19il nome di Leone e 'l vostro, ingegno
1.20di risonar a i monti
1.21e della nostra età gli alti ornamenti
1.22portar cantando in fin al cielo,a i venti.
1.23Così, vie più che saggio ardito forse,
1.24su le sinistre coste d'Appennino
1.25fin d' Elicona tra(r) le Muse ho spene,
1.26e sì quelle chiamando adoro e inchino,
1.27arso d' amor, ché, da che pria s' accorse,
1.28non pur vaga una al mio pregai sen viene,
1.29né sdegna a i versi miei temprar la voce,
1.30sempre inalzando più le mie speranze
1.31con gli ardenti desii in ch' io le affino.
1.32Ma lasso! empio destino,
1.33quand' ha più pace, il cor spaventa, in guisa
1.34ch' ei trema in mezzo 'l foco ove si coce;
1.35e perché dietro a 'l altre desïanze
1.36di pensier in pensier sé non avanze,
1.37quel che sol più d' ogn' altro in ciò mi noce,
1.38povertà, da ciascun tanto derisa,
1.39mi è già vicina; e io non posso aitarmi,
1.40se voi, Signor, in qui la mente spera,
1.41non ripigliate l' armi,
1.42porgendo a quel ch' è di virtude un sole,
1.43miste con preghi, un dì queste parole:
1.44– O sacro Re, con cui l' eterno impero
1.45largamente ha diviso il sommo Giove,
1.46che contento or da voi gran cose attende,
1.47vicino a i lidi ov' Adria freme ed ove
1.48fra 'l Rubicone e 'l bel Metauro altero
1.49più lungi un corno il Re de' monti stende,
1.50per sparger sol di voi la fama e 'l grido
1.51dal Borea al' Austro e fin da Gange a Tile
1.52fa desïoso un uom tutte le prove.
1.53Sol vero amor il move,
1.54e desio di piacervi, e maraviglia
1.55delle tante virtù che 'n voi fan nido;
1.56di ciò si pasce, ogni altra cosa ha vile.
1.57Ma mentre innalza e la voce e lo stile,
1.58volando dietro al suo pensier più fido,
1.59che già gl'impenna i vanni, e lo consiglia
1.60lasciar la terra e sollevarsi al cielo,
1.61con più furor minaccia, ov' ei men teme,
1.62stella nemica, e face il cor un gelo,
1.63e la maggior sua speme,
1.64fondata sol ne le impromesse vostre,
1.65par che più frale ad or ad or li mostre.
1.66Perché da 'l alte e glorïose cure
1.67nel ritrae stanco si malvagia sorte
1.68a pensar se da lui fosse il diffetto;
1.69in tanto il duol, che suoi doler più forte
1.70ne l'alme in sé ben d'ogni error sicure,
1.71di gelati pensier gli ingombra il petto;
1.72ma poi che,ahi lasso! a sé mirando in seno,
1.73vede il cor senza colpa aperto e ignudo,
1.74vive una lunga e dispietata morte.
1.75E ben ch' il riconforte
1.76sua coscienza e a ben sperar l' invite,
1.77e bontade, onde avete il cor sì pieno,
1.78sia quasi incontro a rio fortuna scudo,
1.79non per questo il destin fallace e crudo,
1.80che colma il viver suo d' atro veleno,
1.81creder lascia che mai contra il costume
1.82possa seco tener pace né tregua.
1.83Ben priega il vostro a lui cortese nume
1.84che, perché altri il persegua,
1.85non gli manchi ei del primo almo soccorso,
1.86mentre ancor son le sue speranze in corso.
1.87Sapete ben, per mille essempi e mille,
1.88che a far per vera gloria un uom eterno,
1.89senza i suoi studi, ogn' altra cosa è vana.
1.90Tanti eccellenti asconde il cieco inferno,
1.91cui fugge a pena Enea solo od Achille,
1.92di quei che vide la città troiana;
1.93de' quali un stuol non men grandi ed egregi
1.94si tace ancor, che lodator non ebbe
1.95quale Mantoa e Smirna al secol dèrno.
1.96E se ben ver discerno,
1.97non ha d' altro il gran Lauro oggi più fama
1.98che perché voi, maggior di tutti i pregi,
1.99al mondo diè (ché senza voi sarebbe
1.100misero e orbo) e a sue lode acrebbe
1.101Febo e Minerva e gli onorati fregi
1.102di poesia, ch'ancor per padre il chiama.
1.103dunque al vostro splendor questo s'aggiunga:
1.104che oltra che a voi convien l' usar pietade,
1.105chi sa che ad alto un dì questi non giunga
1.106in più matura etade,
1.107se non gli manca il vostro aiuto usato,
1.108lo stil rompendo del maligno fato?
1.109Ché già stella crudel tener in guerra
1.110non dée poter un uom che sì v' onora,
1.111contra cui fora ogni sua forza stanca,
1.112se vi specchiate in quel che in ciel s' adora,
1.113il cui loco, sedendo, ornate in terra,
1.114ch' ad alcun suo fedel giamai non manca;
1.115né per nuovo accidente effetto tòrre
1.116a le vostre impromesse o mutar voglia
1.117dovria quel saggio cor ch' in voi dimora
1.118e mostra ad ora ad ora
1.119vie maggior opre assai che i desir nostri.
1.120Si vedrem poi il camin che questi corre,
1.121seguendo ove se stesso ir alto invoglia,
1.122forse privo del mal che pur l' addoglia,
1.123aguagliar alcun dì, c' ora il precorre;
1.124e scriver poi con più lodati inchiostri
1.125tutto quel per che, al fin di tanti danni,
1.126il mondo è sì di voi ricco ed adorno,
1.127sì che a tal che verrà dopo mill' anni,
1.128sen muova invidia e scorno
1.129e faccia a l'altre età, di tempo in tempo,
1.130ir sospirando il ben del nostro tempo –.
1.131Canzon, se 'l più d'ogn'altro
1.132pregiato Bembo vedi ove t' invio,
1.133Bembo vèr cui l' amor cresce in me quanto
1.134fu sempre in lui valore e cortesia
1.135(non perché alcun giamai fosse né fia
1.136che di tanta vertù riporti il vanto,
1.137ma di vincer se stesso ha ancor disio),
1.138a lui ti mostra, e se tua ragion trovi
1.139al buon giudizio intero esser piacciuta,
1.140tientene vaga, e poi sicura movi
1.141e 'l mio Signor saluta
1.142umilemente, e pregal ch' altri preghi
1.143che sì giusto disio non mi si nieghi.
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