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1.1Terreno Giove, a cui l'alto governo
1.2ha posto in mano il Re de l'universo
1.3e commesso del cielo ambo le chiavi,
1.4per alzar l'almo cielo a quanto puote
1.5gloria maggiore e chiaro pregio eterno,
1.6e mutando in tranquillo il tempo avverso,
1.7alle piaghe d'Italia acerbe e gravi
1.8medico dar, che risanar la possa
1.9e col primo valor più larga dote
1.10tornar d'antichi onori,
1.11che d'opre elette 'l secul nostro infiori;i
1.12io parlo a voi, che ralegrata e scossa
1.13di lunga doglia nostra vita avete
1.14e la paura d'ogni mal rimossa,
1.15poi che seti poggiato a quella altezza
1.16che voi fate maggior, la cui grandezza
1.17non è minor del mondo che regete;
1.18e, prego, sostenete
1.19che le molte speranze e l'allegrezza
1.20c'ha di voi preso ognuno a parte a parte,
1.21qual io mi sia ragioni in queste carte.
1.22Come doppo sonante atra tempesta,
1.23tosto che 'l sol si scopre e cessa 'l vento
1.24ch' avea commosso mar largo e profondo,
1.25la gente afflitta ad adorrar s'atterra
1.26e fa di sua salute insieme festa,
1.27dipinta il volto ancor d' umil spavento;i
1.28così, da poi che si racheta il mondo
1.29al romor sol di così gran novella,
1.30ch'era turbato e pien d'odio e di guerra,
1.31per tutto ormai si gode
1.32e ciascun lieto a Dio ne rende lode,
1.33uscito fuor di così ria procella.
1.34Io, che d'ogni altro ho via maggior diletto,
1.35lo vo mostrando in atto ed in favella:
1.36ché 'l gran piacer che a dir di ciò me 'nvoglia,
1.37fa senza voce risonar la voglia,
1.38traendo a forza in fin di mezzo il petto
1.39or uno or altro detto.
1.40E perché maggior frutto anco sen coglia
1.41e la mia gioia d' ogni parte versi,
1.42legan se stesse le parole in versi.
1.43Tutto il nostro felice almo paese,
1.44quantunque l' Alpi e 'l mar cingono intorno
1.45e parte il Re de' monti alto Apenino,
1.46d' elci e di faggi il petto orrido e 'l volto,
1.47poi ch'è stato vèr lui tanto cortese
1.48che fatto l'ha di voi ricco ed adorno,
1.49stanco de i stratii, il suo forte destino
1.50più d'ogni altro umilmente il Ciel ringrazia,
1.51che 'l suo lungo travaglio ha in pace vòlto,
1.52sì lieto che non sente
1.53la pena onde gran tempo è sì dolente
1.54o l'empie man d'alcun ch'ancor lo strazia,
1.55né molto andrà de le sue spoglie altero;
1.56e prega e spera appo cotanta grazia
1.57che 'l comune disnor sproni ed incenda
1.58l'animo vostro, e tal sdegno ne prenda,
1.59ch' a l'Orïente omai volga il pensero
1.60per ricovrar lo 'mpero,
1.61sì che 'l nome di Cristo si diffenda,
1.62ed a quel popol timido e fugace
1.63con breve guerra acquisti eterna pace.
1.64Dunque, pien de l'ardir c'ha sì fiammati
1.65gli animi a guerra ed inondar più volte
1.66fatto di sangue i nostri dolci campi,
1.67or tien l'onor del vostro ufficio a bada;
1.68movase il stuol de sì diversi armati,
1.69sì che le fiamme e quinci e quindi accolte
1.70faccian l' encendio onde Babel avampi.
1.71Ché pur dianzi una parte da se stessa
1.72sola avea per Jesu cinta la spada;
1.73l'altra convien che 'nchine
1.74l'animo a voi, dopo molte ruine,
1.75ché d'ogni sdegno suo la cagion cessa,
1.76e sol manca a fornir si dura lite
1.77che vostra voglia lor si mostri espressa.
1.78Roma, che 'n ciò sol mira, e non è cosa
1.79che non speri da voi lieta e gioiosa,
1.80coi primi preghi suoi par che vi 'nvite
1.81ad opre alte e gradite,
1.82e di nemica a Dio gente ritrosa
1.83attende sol triunfi il Tebro e brama
1.84dar parte ad Arno ancor della sua fama.
1.85Da l'altra parte le diverse genti
1.86che vede il mar dove entra la Danoia,
1.87l'Eufrate, il Nilo e quel gran vecchio stanco
1.88che fa colonna al ciel de le sua membra,
1.89treman già tutte e d'ira e d'odio ardenti
1.90fan a sé danno assai sovente e noia
1.91coi propri ferri: onde a se stesse il fianco,
1.92a voi d'eterna fama apron la via.
1.93E non fu mai, per quanto uom si rimembra,
1.94più laude e men fatica
1.95a trar da lor la nostra gloria antica
1.96e in stato por la prima monarchia,
1.97portando ovunque il sol scalda, la 'nsegna
1.98del figliuol glorïoso di Maria,
1.99com' ora per drizzar lo 'mpero umano,
1.100ch' al maggior uopo il fren pigliaste in mano,
1.101e far, come a voi sol par si convegna,
1.102l'impresa altera e degna,
1.103e 'l mondo ritornar libero e sano,
1.104qual è sì infermo e d'ogni parte oppresso,
1.105non altrui seguitando che voi stesso.
1.106era cotante e sì diverse prove,
1.107note a ciascun, del vostro almo valore,
1.108nostre speranze son fondate e salde,
1.109ché certezza di se ferma ne danno.
1.110Quel petto, che Fortuna unqua non move
1.111e dove regna sol desio d'onore,
1.112ch'a bell'opre lo 'nfiamma non pur scalde,
1.113e l'animo, ch' odiar viltate suole
1.114più che la morte, e non turar affanno,
1.115di vertù vero amante,
1.116con l'altre su' eccellenze altere e sante,
1.117ove son basse tutte le parole,
1.118son de' nostri desù chiari ed onesti
1.119e d'ogni ben prime radici e sole.
1.120Re de le, stelle immenso, e tu, divina
1.121Madre del tuo fattor, sacra Reina,
1.122che sempre in cor nostra salute avesti,
1.123lasciate almen che questi
1.124sostegna 'l secol già posto in ruina.
1.125Vostro desio d'ornarne il Ciel si tempre,
1.126perché non abbia ognun da piagner sempre.
1.127Canzon,se sopra il Vatìcano,
1.128ove alberga il pastor del grande ovile,
1.129gente molta e devota ivi vedrai
1.130adorar un signor cortese e pio:
1.131basciali umile i piedi e digli ch'io
1.132vorei la gloria sua da Battro a Tile
1.133portar con altro stile,
1.134se 'l valor fusse tal qual'è 'l desio;
1.135pur, se noi sprezza, ch' al suo nome sacro
1.136la voce e i versi miei purgo e consacro.
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