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1.1Giovin Signore, o a te scenda per lungo
1.2Di magnanimi lombi ordine il sangue
1.3Purissimo celeste, o in te del sangue
1.4Emendino il difetto i compri onori
1.5E le adunate in terra o in mar ricchezze
1.6Dal genitor frugale in pochi lustri,
1.7Me Precettor d'amabil Rito ascolta.
2.1Come ingannar questi nojosi e lenti
2.2Giorni di vita, cui sì lungo tedio
2.3E fastidio insoffribile accompagna
2.4Or io t'insegnerò. Quali al Mattino,
2.5Quai dopo il Mezzodì, quali la Sera
2.6Esser debban tue cure apprenderai,
2.7Se in mezzo agli ozj tuoi ozio ti resta
2.8Pur di tender gli orecchi a' versi miei.
3.1Già l'are a Vener sacre e al giocatore
3.2Mercurio ne le Gallie e in Albione
3.3Devotamente hai visitate, e porti
3.4Pur anco i segni del tuo zelo impressi:
3.5Ora è tempo di posa. In vano Marte
3.6A sè t'invita; che ben folle è quegli
3.7Che a rischio de la vita onor si merca,
3.8E tu naturalmente il sangue aborri.
3.9Nè i mesti de la Dea Pallade studj
3.10Ti son meno odiosi: avverso ad essi
3.11Ti feron troppo i queruli ricinti
3.12Ove l'arti migliori, e le scienze
3.13Cangiate in mostri, e in vane orride larve,
3.14Fan le capaci volte echeggiar sempre
3.15Di giovanili strida. Or primamente
3.16Odi quali il Mattino a te soavi
3.17Cure debba guidar con facil mano.
4.1Sorge il Mattino in compagnìa dell'Alba
4.2Innanzi al Sol che di poi grande appare
4.3Su l'estremo orizzonte a render lieti
4.4Gli animali e le piante e i campi e l'onde.
4.5Allora il buon villan sorge dal caro
4.6Letto cui la fedel sposa, e i minori
4.7Suoi figlioletti intepidìr la notte;
4.8Poi sul collo recando i sacri arnesi
4.9Che prima ritrovàr Cerere, e Pale,
4.10Va col bue lento innanzi al campo, e scuote
4.11Lungo il piccol sentier da' curvi rami
4.12Il rugiadoso umor che, quasi gemma,
4.13I nascenti del Sol raggi rifrange.
4.14Allora sorge il Fabbro, e la sonante
4.15Officina riapre, e all'opre torna
4.16L'altro dì non perfette, o se di chiave
4.17Ardua e ferrati ingegni all'inquieto
4.18Ricco l'arche assecura, o se d'argento
4.19E d'oro incider vuol giojelli e vasi
4.20Per ornamento a nuove spose o a mense.
5.1Ma che? tu inorridisci, e mostri in capo,
5.2Qual istrice pungente, irti i capegli
5.3Al suon di mie parole? Ah non è questo,
5.4Signore, il tuo mattin. Tu col cadente
5.5Sol non sedesti a parca mensa, e al lume
5.6Dell'incerto crepuscolo non gisti
5.7Ieri a corcarti in male agiate piume,
5.8Come dannato è a far l'umile vulgo.
6.1A voi celeste prole, a voi concilio
6.2Di Semidei terreni altro concesse
6.3Giove benigno: e con altr'arti e leggi
6.4Per novo calle a me convien guidarvi.
7.1Tu tra le veglie, e le canore scene,
7.2E il patetico gioco oltre più assai
7.3Producesti la notte; e stanco alfine
7.4In aureo cocchio, col fragor di calde
7.5Precipitose rote, e il calpestìo
7.6Di volanti corsier, lunge agitasti
7.7Il queto aere notturno, e le tenèbre
7.8Con fiaccole superbe intorno apristi,
7.9Siccome allor che il Siculo terreno
7.10Dall'uno all'altro mar rimbombar feo
7.11Pluto col carro a cui splendeano innanzi
7.12Le tede de le Furie anguicrinite.
8.1Così tornasti a la magion; ma quivi
8.2A novi studj ti attendea la mensa
8.3Cui ricoprien pruriginosi cibi
8.4E licor lieti di Francesi colli,
8.5O d'Ispani, o di Toschi, o l'Ongarese
8.6Bottiglia a cui di verde edera Bacco
8.7Concedette corona; e disse: siedi
8.8De le mense reina. Alfine il Sonno
8.9Ti sprimacciò le morbide coltrici
8.10Di propria mano, ove, te accolto, il fido
8.11Servo calò le seriche cortine:
8.12E a te soavemente i lumi chiuse
8.13Il gallo che li suole aprire altrui.
9.1Dritto è perciò, che a te gli stanchi sensi
9.2Non sciolga da' papaveri tenaci
9.3Mòrfeo prima, che già grande il giorno
9.4Tenti di penetrar fra gli spiragli
9.5De le dorate imposte, e la parete
9.6Pingano a stento in alcun lato i raggi
9.7Del Sol ch'eccelso a te pende sul capo.
9.8Or qui principio le leggiadre cure
9.9Denno aver del tuo giorno; e quinci io debbo
9.10Sciorre il mio legno, e co' precetti miei
9.11Te ad alte imprese ammaestrar cantando.
10.1Già i valetti gentili udìr lo squillo
10.2Del vicino metal cui da lontano
10.3Scosse tua man col propagato moto;
10.4E accorser pronti a spalancar gli opposti
10.5Schermi a la luce, e rigidi osservàro,
10.6Che con tua pena non osasse Febo
10.7Entrar diretto a saettarti i lumi.
10.8Ergiti or tu alcun poco, e sì ti appoggia
10.9Alli origlieri i quai lenti gradando
10.10All'omero ti fan molle sostegno.
10.11Poi coll'indice destro, lieve lieve
10.12Sopra gli occhi scorrendo, indi dilegua
10.13Quel che riman de la Cimmeria nebbia;
10.14E de' labbri formando un picciol arco,
10.15Dolce a vedersi, tacito sbadiglia.
10.16O, se te in sì gentile atto mirasse
10.17Il duro Capitan qualor tra l'armi,
10.18Sgangherando le labbra, innalza un grido
10.19Lacerator di ben costrutti orecchi,
10.20Onde a le squadre varj moti impone;
10.21Se te mirasse allor, certo vergogna
10.22Avria di sè più che Minerva il giorno
10.23Che, di flauto sonando, al fonte scorse
10.24Il turpe aspetto de le guance enfiate.
11.1Ma già il ben pettinato entrar di novo
11.2Tuo damigello i' veggo; egli a te chiede
11.3Quale oggi più de le bevande usate
11.4Sorbir ti piaccia in preziosa tazza:
11.5Indiche merci son tazze e bevande;
11.6Scegli qual più desii. S'oggi ti giova
11.7Porger dolci allo stomaco fomenti,
11.8Sì che con legge il natural calore
11.9V'arda temprato, e al digerir ti vaglia,
11.10Scegli 'l brun cioccolatte, onde tributo
11.11Ti dà il Guatimalese e il Caribbèo
11.12C'ha di barbare penne avvolto il crine:
11.13Ma se nojosa ipocondrìa t'opprime,
11.14O troppo intorno a le vezzose membra
11.15Adipe cresce, de' tuoi labbri onora
11.16La nettarea bevanda ove abbronzato
11.17Fuma, ed arde il legume a te d'Aleppo
11.18Giunto, e da Moca che di mille navi
11.19Popolata mai sempre insuperbisce.
12.1Certo fu d'uopo, che dal prisco seggio
12.2Uscisse un Regno, e con ardite vele
12.3Fra straniere procelle e novi mostri
12.4E teme e rischi ed inumane fami
12.5Superasse i confin, per lunga etade
12.6Inviolati ancora: e ben fu dritto
12.7Se Cortes, e Pizzarro umano sangue
12.8Non istimàr quel ch'oltre l'Oceàno
12.9Scorrea le umane membra, onde tonando
12.10E fulminando, alfin spietatamente
12.11Balzaron giù da' loro aviti troni
12.12Re Messicani e generosi Incassi,
12.13Poichè nuove così venner delizie,
12.14O gemma degli eroi, al tuo palato.
13.1Cessi 'l Cielo però, che in quel momento
13.2Che la scelta bevanda a sorbir prendi,
13.3Servo indiscreto a te improvviso annunzj
13.4Il villano sartor che, non ben pago
13.5D'aver teco diviso i ricchi drappi,
13.6Oso sia ancor con pòlizza infinita
13.7A te chieder mercede: ahimè, che fatto
13.8Quel salutar licore agro e indigesto
13.9Tra le viscere tue, te allor farebbe
13.10E in casa e fuori e nel teatro e al corso
13.11Ruttar plebejamente il giorno intero!
14.1Ma non attenda già ch'altri lo annunzj
14.2Gradito ognor, benchè improvviso, il dolce
14.3Mastro che i piedi tuoi come a lui pare
14.4Guida, e corregge. Egli all'entrar si fermi
14.5Ritto sul limitare, indi elevando
14.6Ambe le spalle, qual testudo il collo
14.7Contragga alquanto; e ad un medesmo tempo
14.8Inchini 'l mento, e con l'estrema falda
14.9Del piumato cappello il labbro tocchi.
15.1Non meno di costui facile al letto
15.2Del mio Signor t'accosta, o tu che addestri
15.3A modular con la flessibil voce
15.4Teneri canti, e tu che mostri altrui
15.5Come vibrar con maestrevol arco
15.6Sul cavo legno armoniose fila.
16.1Nè la squisita a terminar corona
16.2D'intorno al letto tuo manchi, o Signore,
16.3Il Precettor del tenero idioma
16.4Che da la Senna de le Grazie madre
16.5Or ora a sparger di celeste ambrosia
16.6Venne all'Italia nauseata i labbri.
16.7All'apparir di lui l'itale voci
16.8Tronche cedano il campo al lor tiranno;
16.9E a la nova ineffabile armonìa
16.10De' soprumani accenti, odio ti nasca
16.11Più grande in sen contro alle impure labbra
16.12Ch'osan macchiarsi ancor di quel sermone
16.13Onde in Valchiusa fu lodata e pianta
16.14Già la bella Francese, et onde i campi
16.15All'orecchio dei Re cantati furo
16.16Lungo il fonte gentil de le bell'acque.
16.17Misere labbra che temprar non sanno
16.18Con le Galliche grazie il sermon nostro,
16.19Sì che men aspro a' dilicati spirti,
16.20E men barbaro suon fieda gli orecchi!
17.1Or te questa, o Signor, leggiadra schiera
17.2Trattenga al novo giorno; e di tue voglie
17.3Irresolute ancora or l'uno, or l'altro
17.4Con piacevoli detti il vano occùpi,
17.5Mentre tu chiedi lor tra i lenti sorsi
17.6Dell'ardente bevanda a qual cantore
17.7Nel vicin verno si darà la palma
17.8Sopra le scene; e s'egli è il ver, che rieda
17.9L'astuta Frine che ben cento folli
17.10Milordi rimandò nudi al Tamigi;
17.11O se il brillante danzator Narcisso
17.12Tornerà pure ad agghiacciare i petti
17.13De' palpitanti Italici mariti.
18.1Poichè così gran pezzo a' primi albori
18.2Del tuo mattin teco scherzato fia
18.3Non senz'aver licenziato prima
18.4L'ipocrita pudore, e quella schifa,
18.5Cui le accigliate gelide matrone
18.6Chiaman modestia, alfine o a lor talento,
18.7O da te congedati escan costoro.
18.8Doman si potrà poscia, o forse l'altro
18.9Giorno a' precetti lor porgere orecchio,
18.10Se meno ch'oggi a te cure dintorno
18.11Porranno assedio. A voi divina schiatta,
18.12Vie più che a noi mortali il ciel concesse
18.13Domabile midollo entro al cerèbro,
18.14Sì che breve lavor basta a stamparvi
18.15Novelle idee. In oltre a voi fu dato
18.16Tal de' sensi e de' nervi e degli spirti
18.17Moto e struttura, che ad un tempo mille
18.18Penetrar puote, e concepir vostr'alma
18.19Cose diverse, e non però turbarle
18.20O confonder giammai, ma scevre e chiare
18.21Ne' loro alberghi ricovrarle in mente.
19.1Il vulgo intanto a cui non dessi il velo
19.2Aprir de' venerabili misterj,
19.3Fie pago assai, poi che vedrà sovente
19.4Ire e tornar dal tuo palagio i primi
19.5D'arte maestri, e con aperte fauci
19.6Stupefatto berà le tue sentenze.
20.1Ma già vegg'io, che le oziose lane
20.2Soffrir non puoi più lungamente, e in vano
20.3Te l'ignavo tepor lusinga e molce,
20.4Però che or te più gloriosi affanni
20.5Aspettan l'ore a trapassar del giorno.
21.1Su dunque o voi del primo ordine servi
21.2Che degli alti Signor ministri al fianco
21.3Siete incontaminati, or dunque voi
21.4Al mio divino Achille, al mio Rinaldo
21.5L'armi apprestate. Ed ecco in un baleno
21.6I tuoi valetti a' cenni tuoi star pronti.
21.7Già ferve il gran lavoro. Altri ti veste
21.8La serica zimarra ove disegno
21.9Diramasi Chinese; altri, se il chiede
21.10Più la stagione, a te le membra copre
21.11Di stese infino al piè tiepide pelli.
21.12Questi al fianco ti adatta il bianco lino
21.13Che sciorinato poi cada, e difenda
21.14I calzonetti; e quei, d'alto curvando
21.15Il cristallino rostro, in su le mani
21.16Ti versa acque odorate, e da le mani
21.17In limpido bacin sotto le accoglie.
21.18Quale il sapon del redivivo muschio
21.19Olezzante all'intorno; e qual ti porge
21.20Il macinato di quell'arbor frutto,
21.21Che a Ròdope fu già vaga donzella,
21.22E chiama in van sotto mutate spoglie
21.23Demofoonte ancor Demofoonte.
21.24L'un di soavi essenze intrisa spugna
21.25Onde tergere i denti, e l'altro appresta
21.26Ad imbianchir le guance util licore.
22.1Assai pensasti a te medesmo; or volgi
22.2Le tue cure per poco ad altro obbietto
22.3Non indegno di te. Sai che compagna
22.4Con cui divider possa il lungo peso
22.5Di quest'inerte vita il ciel destìna
22.6Al giovane Signore. Impallidisci?
22.7No non parlo di nozze: antiquo e vieto
22.8Dottor sarei se così folle io dessi
22.9A te consiglio. Di tant'alte doti
22.10Tu non orni così lo spirto, e i membri,
22.11Perchè in mezzo a la tua nobil carriera
22.12Sospender debbi 'l corso, e fuora uscendo
22.13Di cotesto a ragion detto Bel Mondo,
22.14In tra i severi di famiglia padri
22.15Relegato ti giacci, a un nodo avvinto
22.16Di giorno in giorno più penoso, e fatto
22.17Stallone ignobil de la razza umana.
23.1D'altra parte il Marito ahi quanto spiace,
23.2E lo stomaco move ai dilicati
23.3Del vostr'Orbe leggiadro abitatori
23.4Qualor de' semplicetti avoli nostri
23.5Portar osa in ridicolo trionfo
23.6La rimbambita Fè, la Pudicizia
23.7Severi nomi! E qual non suole a forza
23.8In que' melati seni eccitar bile
23.9Quando i calcoli vili del castaldo
23.10Le vendemmie, i ricolti, i pedagoghi
23.11Di que' sì dolci suoi bambini altrui,
23.12Gongolando, ricorda; e non vergogna
23.13Di mischiar cotai fole a peregrini
23.14Subbietti, a nuove del dir forme, a sciolti
23.15Da volgar fren concetti onde s'avviva
23.16Da' begli spirti il vostro amabil Globo.
23.17Pera dunque chi a te nozze consiglia.
23.18Ma non però senza compagna andrai
23.19Che sia giovane dama, ed altrui sposa;
23.20Poichè sì vuole inviolabil rito
23.21Del Bel Mondo onde tu se' cittadino.
24.1Tempo già fu, che il pargoletto Amore
24.2Dato era in guardia al suo fratello Imene;
24.3Poichè la madre lor temea, che il cieco
24.4Incauto Nume perigliando gisse
24.5Misero e solo per oblique vie,
24.6E che bersaglio agl'indiscreti colpi
24.7Di senza guida, e senza freno arciero,
24.8Troppo immaturo al fin corresse il seme
24.9Uman ch'è nato a dominar la terra.
24.10Perciò la prole mal secura all'altra
24.11In cura dato avea, sì lor dicendo:
24.12“Ite o figli del par; tu più possente
24.13Il dardo scocca, e tu più cauto il guida
24.14A certa meta”. Così ognor compagna
24.15Iva la dolce coppia, e in un sol regno,
24.16E d'un nodo comun l'alme stringea.
24.17Allora fu che il Sol mai sempre uniti
24.18Vedea un pastore, ed una pastorella
24.19Starsi al prato, a la selva, al colle, al fonte;
24.20E la Suora di lui vedeali poi
24.21Uniti ancor nel talamo beato
24.22Ch'ambo gli amici Numi a piene mani
24.23Gareggiando spargean di gigli e rose.
24.24Ma che non puote anco in divino petto,
24.25Se mai s'accende ambizion di regno?
24.26Crebber l'ali ad Amore a poco a poco,
24.27E la forza con esse; ed è la forza
24.28Unica e sola del regnar maestra.
24.29Perciò a poc'aere prima, indi più ardito
24.30A vie maggior fidossi, e fiero alfine
24.31Entrò nell'alto, e il grande arco crollando,
24.32E il capo, risonar fece a quel moto
24.33Il duro acciar che la faretra a tergo
24.34Gli empie, e gridò: solo regnar vogl'io.
24.35Disse, e volto a la madre “Amore adunque
24.36Il più possente in fra gli dei, il primo
24.37Di Citerea figliuol ricever leggi,
24.38E dal minor german ricever leggi
24.39Vile alunno, anzi servo? Or dunque Amore
24.40Non oserà fuor ch'una unica volta
24.41Ferire un'alma come questo schifo
24.42Da me vorrebbe? E non potrò giammai
24.43Dappoi ch'io strinsi un laccio, anco slegarlo
24.44A mio talento, e qualor parmi un altro
24.45Stringerne ancora? E lascerò pur ch'egli
24.46Di suoi unguenti impeci a me i miei dardi
24.47Perchè men velenosi e men crudeli
24.48Scendano ai petti? Or via perchè non togli
24.49A me da le mie man quest'arco, e queste
24.50Armi da le mie spalle, e ignudo lasci
24.51Quasi rifiuto de gli Dei Cupido?
24.52O il bel viver che fia qualor tu solo
24.53Regni in mio loco! O il bel vederti, lasso!
24.54Studiarti a torre da le languid'alme
24.55La stanchezza e 'l fastidio, e spander gelo
24.56Di foco in vece! Or genitrice intendi,
24.57Vaglio, e vo' regnar solo. A tuo piacere
24.58Tra noi parti l'impero, ond'io con teco
24.59Abbia omai pace, e in compagnìa d'Imene
24.60Me non trovin mai più le umane genti”.
24.61Qui tacque Amore, e minaccioso in atto,
24.62Parve all'Idalia Dea chieder risposta.
24.63Ella tenta placarlo, e pianti e preghi
24.64Sparge ma in vano; onde a' due figli volta
24.65Con questo dir pose al contender fine.
24.66“Poichè nulla tra voi pace esser puote,
24.67Si dividano i regni. E perchè l'uno
24.68Sia dall'altro germano ognor disgiunto,
24.69Sieno tra voi diversi, e 'l tempo, e l'opra.
24.70Tu che di strali altero a fren non cedi
24.71L'alme ferisci, e tutto il giorno impera:
24.72E tu che di fior placidi hai corona
24.73Le salme accoppia, e coll'ardente face
24.74Regna la notte”. Ora di qui, Signore,
24.75Venne il rito gentil che a' freddi sposi
24.76Le tenebre concede, e de le spose
24.77Le caste membra: e a voi beata gente
24.78Di più nobile mondo il cor di queste,
24.79E il dominio del dì, largo destìna.
24.80Fors'anco un dì più liberal confine
24.81Vostri diritti avran, se Amor più forte
24.82Qualche provincia al suo germano usurpa:
24.83Così giova sperar. Tu volgi intanto
24.84A' miei versi l'orecchio, et odi or quale
24.85Cura al mattin tu debbi aver di lei
24.86Che spontanea o pregata, a te donossi
24.87Per tua Dama quel dì lieto che a fida
24.88Carta, non senza testimonj furo
24.89A vicenda commessi i patti santi,
24.90E le condizion del caro nodo.
25.1Già la Dama gentil de' cui be' lacci
25.2Godi avvinto sembrar le chiare luci
25.3Col novo giorno aperse; e suo primiero
25.4Pensier fu dove teco abbia piuttosto
25.5A vegliar questa sera, e consultonne
25.6Contegnosa lo sposo il qual pur dianzi
25.7Fu la mano a baciarle in stanza ammesso.
26.1Or dunque è tempo che il più fido servo
26.2E il più accorto tra i tuoi mandi al palagio
26.3Di lei chiedendo se tranquilli sonni
26.4Dormìo la notte, e se d'imagin liete
26.5Le fu Mòrfeo cortese. È ver che ieri
26.6Sera tu l'ammirasti in viso tinta
26.7Di freschissime rose; e più che mai
26.8Vivace e lieta uscìo teco del cocchio,
26.9E la vigile tua mano per vezzo
26.10Ricusò sorridendo allor che l'ampie
26.11Scale salì del maritale albergo:
26.12Ma ciò non basti ad acquetarti, e mai
26.13Non obliar sì giusti ufici. Ahi quanti
26.14Genj malvagi tra 'l notturno orrore
26.15Godono uscire ed empier di perigli
26.16La placida quiete de' mortali!
27.1Potria, tolgalo il cielo, il picciol cane
27.2Con latrati improvvisi i cari sogni
27.3Troncare a la tua Dama, ond'ella, scossa
27.4Da sùbito capriccio, a rannicchiarsi
27.5Astretta fosse, di sudor gelato
27.6E la fronte bagnando, e il guancial molle.
27.7Anco potria colui che, sì de' tristi
27.8Come de' lieti sogni è genitore,
27.9Crearle in mente di diverse idee
27.10In un congiunte orribile chimera,
27.11Onde agitata in ansioso affanno
27.12Gridar tentasse, e non però potesse
27.13Aprire ai gridi tra le fauci il varco.
27.14Sovente ancor ne la trascorsa sera
27.15La perduta tra 'l gioco aurea moneta
27.16Non men che al Cavalier, suole a la Dama
27.17Lunga vigilia cagionar: talora
27.18Nobile invidia de la bella amica
27.19Vagheggiata da molti, e talor breve
27.20Gelosia n'è cagione. A questo aggiugni
27.21Gl'importuni mariti i quali in mente
27.22Ravvolgendosi ancor le viete usanze,
27.23Poi che cessero ad altri il giorno, quasi
27.24Abbian fatto gran cosa, aman d'Imene
27.25Con superstizion serbare i dritti,
27.26E dell'ombre notturne esser tiranni,
27.27Non senz'affanno de le caste spose
27.28Ch'indi preveggon tra poc'anni il fiore
27.29De la fresca beltade a sè rapirsi.
28.1Or dunque ammaestrato a quali e quanti
28.2Miseri casi espor soglia il notturno
28.3Orror le Dame, tu non esser lento,
28.4Signore, a chieder de la tua novelle.
29.1Mentre che il fido messaggier si attende,
29.2Magnanimo Signor, tu non starai
29.3Ozioso però. Nel dolce campo
29.4Pur in questo momento il buon Cultore
29.5Suda, e incallisce al vomere la mano,
29.6Lieto, che i suoi sudor ti fruttin poi
29.7Dorati cocchi, e peregrine mense.
29.8Ora per te l'industre Artier sta fiso
29.9Allo scarpello, all'asce, al subbio, all'ago;
29.10Ed ora a tuo favor contende, o veglia
29.11Il Ministro di Temi. Ecco te pure
29.12Te la toilette attende: ivi i bei pregi
29.13De la natura accrescerai con l'arte,
29.14Ond'oggi uscendo, del beante aspetto
29.15Beneficar potrai le genti, e grato
29.16Ricompensar di sue fatiche il mondo.
30.1Ma già tre volte e quattro il mio Signore
30.2Velocemente il gabinetto scorse
30.3Col crin disciolto e su gli omeri sparso,
30.4Quale a Cuma solea l'orribil maga
30.5Quando agitata dal possente Nume
30.6Vaticinar s'udìa. Così dal capo
30.7Evaporar lasciò degli olj sparsi
30.8Il nocivo fermento, e de le polvi
30.9Che roder gli potrien la molle cute,
30.10O d'atroce emicrania a lui le tempia
30.11Trafigger anco. Or egli avvolto in lino
30.12Candido siede. Avanti a lui lo specchio
30.13Altero sembra di raccor nel seno
30.14L'imagin diva: e stassi agli occhi suoi
30.15Severo esplorator de la tua mano
30.16O di bel crin volubile Architetto.
30.17Mille d'intorno a lui volano odori
30.18Che a le varie manteche ama rapire
30.19L'auretta dolce, intorno ai vasi ugnendo
30.20Le leggerissim'ale di farfalla.
30.21Tu chiedi in prima a lui qual più gli aggrada
30.22Sparger sul crin, se il gelsomino, o il biondo
30.23Fior d'arancio piuttosto, o la giunchiglia,
30.24O l'ambra preziosa agli avi nostri.
31.1Ma se la Sposa altrui, cara al Signore,
31.2Del talamo nuzial si duole, e scosse
31.3Pur or da lungo peso il molle lombo,
31.4Ah fuggi allor tutti gli odori, ah fuggi;
31.5Che micidial potresti a un sol momento
31.6Tre vite insidiar: semplici sieno
31.7I tuoi balsami allor, nè oprarli ardisci
31.8Pria che su lor deciso abbian le nari
31.9Del mio Signore, e tuo. Pon mano poscia
31.10Al pettin liscio, e coll'ottuso dente
31.11Lieve solca i capegli; indi li turba
31.12Col pettine e scompiglia: ordin leggiadro
31.13Abbiano alfin da la tua mente industre.
32.1Io breve a te parlai; ma non pertanto
32.2Lunga fia l'opra tua; nè al termin giunta
32.3Prima sarà, che da più strani eventi
32.4Turbisi e tronchi a la tua impresa il filo.
32.5Fisa i lumi allo speglio, e vedrai quivi
32.6Non di rado il Signor morder le labbra
32.7Impaziente, ed arrossir nel viso.
32.8Sovente ancor se artificiosa meno
32.9Fia la tua destra, del convulso piede
32.10Udrai lo scalpitar breve e frequente,
32.11Non senza un tronco articolar di voce
32.12Che condanni, e minacci. Anco t'aspetta
32.13Veder talvolta il mio Signor gentile
32.14Furiando agitarsi, e destra e manca
32.15Porsi nel crine; e scompigliar con l'ugna
32.16Lo studio di molt'ore in un momento.
32.17Che più? Se per tuo male un dì vaghezza
32.18D'accordar ti prendesse al suo sembiante
32.19L'edificio del capo, ed obliassi
32.20Di prender legge da colui che giunse
32.21Pur jer di Francia, ahi quale atroce folgore,
32.22Meschino! allor ti penderìa sul capo?
32.23Che il tuo Signor vedresti ergers'in piedi;
32.24E versando per gli occhi ira e dispetto,
32.25Mille strazj imprecarti; e scender fino
32.26Ad usurpar le infami voci al vulgo
32.27Per farti onta maggiore; e di bastone
32.28Il tergo minacciarti; e violento
32.29Rovesciare ogni cosa, al suol spargendo
32.30Rotti cristalli e calamistri e vasi
32.31E pettini ad un tempo. In cotal guisa,
32.32Se del Tonante all'ara o de la Dea,
32.33Che ricovrò dal Nilo il turpe Phallo,
32.34Tauro spezzava i raddoppiati nodi
32.35E libero fuggìa, vedeansi al suolo
32.36Vibrar tripodi, tazze, bende, scuri,
32.37Litui, coltelli, e d'orridi muggiti
32.38Commosse rimbombar le arcate volte,
32.39E d'ogni lato astanti e sacerdoti
32.40Pallidi all'urto e all'impeto involarsi
32.41Del feroce animal che pria sì queto
32.42Gìa di fior cinto, e sotto la man sacra
32.43Umiliava le dorate corna.
32.44Tu non pertanto coraggioso e forte
32.45Soffri, e ti serba a la miglior fortuna.
32.46Quasi foco di paglia è il foco d'ira
32.47In nobil cor. Tosto il Signor vedrai
32.48Mansuefatto a te chieder perdono,
32.49E sollevarti oltr'ogni altro mortale
32.50Con preghi e scuse a niun altro concesse;
32.51Onde securo sacerdote allora
32.52L'immolerai qual vittima a Filauzio
32.53Sommo Nume de' Grandi, e pria d'ognaltro
32.54Larga otterrai del tuo lavor mercede.
33.1Or Signore, a te riedo. Ah non sia colpa
33.2Dinanzi a te s'io travviai col verso
33.3Breve parlando ad un mortal cui degni
33.4Tu degli arcani tuoi. Sai, che a sua voglia
33.5Questi ogni dì volge, e governa i capi
33.6De' più felici spirti; e le matrone,
33.7Che da' sublimi cocchi alto disdegnano
33.8Volgere il guardo a la pedestre turba,
33.9Non disdegnan sovente entrar con lui
33.10In festevoli motti allor ch'esposti
33.11A la sua man sono i ridenti avorj
33.12Del bel collo e del crin l'aureo volume.
33.13Perciò accogli ti prego i versi miei
33.14Tuttor benigno: et odi or come possi
33.15L'ore a te render graziose mentre
33.16Dal pettin creator tua chioma acquista
33.17Leggiadra o almen non più veduta forma.
34.1Picciol libro elegante a te dinanzi
34.2Tra gli arnesi vedrai che l'arte aduna
34.3Per disputare a la natura il vanto
34.4Del renderti sì caro agli occhi altrui.
34.5Ei ti lusingherà forse con liscia
34.6Purpurea pelle onde fornito avrallo
34.7O Mauritano conciatore, o Siro;
34.8E d'oro fregi dilicati, e vago
34.9Mutabile color che il collo imiti
34.10De la colomba v'avrà posto intorno
34.11Squisito legator Batavo, o Franco.
34.12Ora il libro gentil con lenta mano
34.13Togli; e non senza sbadigliare un poco
34.14Aprilo a caso, o pur là dove il parta
34.15Tra una pagina e l'altra indice nastro.
35.1O de la Francia Proteo multiforme
35.2Voltaire troppo biasmato e troppo a torto
35.3Lodato ancor che sai con novi modi
35.4Imbandir ne' tuoi scritti eterno cibo
35.5Ai semplici palati; e se' maestro
35.6Di coloro che mostran di sapere,
35.7Tu appresta al mio Signor leggiadri studj
35.8Con quella tua Fanciulla agli Angli infesta
35.9Che il grande Enrico tuo vince d'assai,
35.10L'Enrico tuo che non peranco abbatte
35.11L'Italian Goffredo ardito scoglio
35.12Contro a la Senna d'ogni vanto altera.
36.1Tu de la Francia onor, tu in mille scritti
36.2Celebrata Ninon novella Aspasia,
36.3Taide novella ai facili sapienti
36.4De la Gallica Atene i tuoi precetti
36.5Pur dona al mio Signore: e a lui non meno
36.6Pasci la nobil mente o tu ch'a Italia,
36.7Poi che rapìrle i tuoi l'oro e le gemme,
36.8Invidiasti il fedo loto ancora
36.9Onde macchiato è il Certaldese, e l'altro
36.10Per cui va sì famoso il pazzo Conte.
37.1Questi, o Signore, i tuoi studiati autori
37.2Fieno e mill'altri che guidàro in Francia
37.3A novellar con le vezzose schiave
37.4I bendati Sultani i regi Persi,
37.5E le peregrinanti Arabe dame;
37.6O che con penna liberale ai cani
37.7Ragion donàro e ai barbari sedili,
37.8E dier feste e conviti e liete scene
37.9Ai polli ed a le gru d'amor maestre.
38.1O pascol degno d'anima sublime!
38.2O chiara o nobil mente! A te ben dritto
38.3È che si curvi riverente il vulgo,
38.4E gli oracoli attenda. Or chi fia dunque
38.5Sì temerario che in suo cor ti beffi
38.6Qualor partendo da sì begli studj
38.7Del tuo paese l'ignoranza accusi,
38.8E tenti aprir col tuo felice raggio
38.9La Gotica caligine che annosa
38.10Siede su gli occhi a le misere genti?
38.11Così non mai ti venga estranea cura
38.12Questi a troncar sì preziosi istanti
38.13In cui non meno de la docil chioma
38.14Coltivi ed orni il penetrante ingegno.
39.1Non pertanto avverrà, che tu sospenda
39.2Quindi a pochi momenti i cari studj,
39.3E che ad altro ti volga. A te quest'ora
39.4Condurrà il Merciajuol che in patria or torna
39.5Pronto inventor di lusinghiere fole,
39.6E liberal di forestieri nomi
39.7A merci che non mai varcàro i monti.
39.8Tu a lui credi ogni detto: e chi vuoi, ch'osi
39.9Unqua mentire ad un tuo pari in faccia?
39.10Ei fia che venda, se a te piace, o cambj
39.11Mille fregi e giojelli a cui la moda
39.12Di viver concedette un giorno intero
39.13Tra le folte d'inezie illustri tasche:
39.14Poi lieto sen andrà con l'una mano
39.15Pesante di molt'oro; e in cor giojendo,
39.16Spregerà le bestemmie imprecatrici,
39.17E il gittato lavoro, e i vani passi
39.18Del Calzolar diserto, e del Drappiere;
39.19E dirà lor: ben degna pena avete
39.20O troppo ancor religiosi servì
39.21De la Necessitade, antiqua è vero
39.22Madre e donna dell'arti, or nondimeno
39.23Fatta cenciosa e vile. Al suo possente
39.24Amabil vincitor v'era assai meglio,
39.25O miseri, ubbidire. Il Lusso il Lusso
39.26Oggi sol puote dal ferace corno
39.27Versar sull'arti a lui vassalle applausi
39.28E non contesi mai premj e dovizie.
40.1L'ora fia questa ancor che a te conduca
40.2Il dilicato Miniator di Belle,
40.3Ch'è de la Corte d'Amatunta e Pafo
40.4Stipendiato Ministro atto a gli affari
40.5Sollecitar dell'amorosa Dea.
40.6Impaziente or tu l'affretta e sprona
40.7Perchè a te porga il desiato avorio
40.8Che de le amate forme impresso ride,
40.9O che il pennel cortese ivi dispieghi
40.10L'alme sembianze del tuo viso ond'abbia
40.11Tacito pasco allor che te non vede
40.12La pudica d'altrui sposa a te cara;
40.13O che di lei medesma al vivo esprima
40.14L'imagin vaga; o se ti piace, ancora
40.15D'altra fiamma furtiva a te presenti
40.16Con più largo confin le amiche membra.
41.1Ma poi che al fine a le tue luci esposto
41.2Fia il ritratto gentil, tu cauto osserva
41.3Se bene il simulato al ver risponda,
41.4Vie più rigido assai se il tuo sembiante
41.5Esprimer denno i colorati punti
41.6Che l'arte ivi dispose. O quante mende
41.7Scorger tu vi saprai! Or brune troppo
41.8A te parran le guance; or fia ch'ecceda
41.9Mal frenata la bocca; or qual conviensi
41.10Al camuso Etiòpe il naso fia.
41.11Ti giovi ancora d'accusar sovente
41.12Il dipintor, che non atteggi industre
41.13L'agili membra e il dignitoso busto,
41.14O che con poca legge a la tua imago
41.15Dia contorno o la posi o la panneggi.
42.1È ver, che tu del grande di Crotone
42.2Non conosci la scuola; e mai tua mano
42.3Non abbassossi a la volgar matita
42.4Che fu nell'altra età cara a' tuoi pari
42.5Cui sconosciute ancora eran più dolci
42.6E più nobili cure a te serbate.
42.7Ma che non puote quel d'ogni precetto
42.8Gusto trionfator che all'ordin vostro
42.9In vece di maestro il Ciel concesse,
42.10Et onde a voi coniò le altere menti
42.11Acciò che possan de' volgari ingegni
42.12Oltre passar la paludosa nebbia,
42.13E d'aere più puro abitatrici
42.14Non fallibili scerre il vero e il bello?
43.1Perciò qual più ti par loda, riprendi
43.2Non men fermo d'allor che a scranna siedi
43.3Rafael giudicando, o l'altro eguale
43.4Che del gran nome suo l'Adige onora:
43.5E a le tavole ignote i noti nomi
43.6Grave comparti di color che primi
43.7Fur tra' Pittori. Ah s'altri è sì procace
43.8Ch'osi rider di te, costui paventi
43.9L'augusta maestà del tuo cospetto,
43.10Si volga a la parete; e mentr'ei cerca
43.11Por freno in van col morder de le labbra
43.12Allo scrosciar de le importune risa
43.13Che scoppian da' precordj, violenta
43.14Convulsione a lui deformi il volto,
43.15E lo affoghi aspra tosse; e lo punisca
43.16Di sua temerità. Ma tu non pensa
43.17Ch'altri ardisca di te rider giammai;
43.18E mai sempre imperterrito decidi.
44.1Or l'immagin compiuta intanto serba
44.2Perchè in nobile arnese un dì si chiuda
44.3Con opposto cristallo ove tu facci
44.4Sovente paragon di tua beltade
44.5Con la beltà de la tua Dama; o agli occhi
44.6Degl'invidi la tolga, e in sen l'asconda
44.7Sagace tabacchiera, o a te riluca
44.8Sul minor dito fra le gemme e l'oro;
44.9O de le grazie del tuo viso desti
44.10Soavi rimembranze al braccio avvolta
44.11De la pudica altrui Sposa a te cara.
45.1Ma giunta è al fin del dotto pettin l'opra.
45.2Già il maestro elegante intorno spande
45.3Da la man scossa un polveroso nembo
45.4Onde a te innanzi tempo il crine imbianchi.
46.1D'orribil piato risonar s'udìo
46.2Già la corte d'Amore. I tardi veglj
46.3Grinzuti osàr coi giovani nipoti
46.4Contendere di grado in faccia al soglio
46.5Del comune Signor. Rise la fresca
46.6Gioventude animosa, e d'agri motti
46.7Libera punse la senil baldanza.
46.8Gran tumulto nascea, se non che Amore
46.9Ch'ogni diseguaglianza odia in sua corte
46.10A spegner mosse i perigliosi sdegni:
46.11E a quei che militando incanutìro
46.12Suoi servi impose d'imitar con arte
46.13I duo bei fior che in giovenile gota
46.14Educa e nutre di sua man natura:
46.15Indi fè cenno, e in un balen fur visti
46.16Mille alati ministri alto volando
46.17Scoter le piume, e lieve indi fiocconne
46.18Candida polve che a posar poi venne
46.19Su le giovani chiome; e in bianco volse
46.20Il biondo, il nero, e l'odiato rosso.
46.21L'occhio così nell'amorosa reggia
46.22Più non distinse le due opposte etadi,
46.23E solo vi restò giudice il Tatto.
47.1Or tu adunque, o Signor, tu che se' il primo
47.2Fregio ed onor dell'amoroso regno
47.3I sacri usi ne serba. Ecco che sparsa
47.4Pria da provvida man la bianca polve
47.5In piccolo stanzin con l'aere pugna,
47.6E degli atomi suoi tutto riempie
47.7Egualmente divisa. Or ti fa cuore,
47.8E in seno a quella vorticosa nebbia
47.9Animoso ti avventa. O bravo o forte!
47.10Tale il grand'Avo tuo tra 'l fumo e 'l foco
47.11Orribile di Marte, furiando
47.12Gittossi allor che i palpitanti Lari
47.13De la Patria difese, e ruppe e in fuga
47.14Mise l'oste feroce. Ei non pertanto
47.15Fuliginoso il volto, e d'atro sangue
47.16Asperso e di sudore, e co' capegli
47.17Stracciati ed irti da la mischia uscìo
47.18Spettacol fero a' cittadini istessi
47.19Per sua man salvi; ove tu assai più dolce
47.20E leggiadro a vedersi, in bianca spoglia
47.21Uscirai quindi a poco a bear gli occhi
47.22De la cara tua Patria a cui dell'Avo
47.23Il forte braccio, e il viso almo, celeste
47.24Del Nipote dovean portar salute.
48.1Ella ti attende impaziente, e mille
48.2Anni le sembra il tuo tardar poc'ore.
48.3È tempo omai che i tuoi valetti al dorso
48.4Con lieve man ti adattino le vesti
48.5Cui la moda e 'l buon gusto in su la Senna
48.6T'abbian tessute a gara, e qui cucite
48.7Abbia ricco sartor che in su lo scudo
48.8Mostri intrecciato a forbici eleganti
48.9Il titol di Monsieur. Non sol dia leggi
48.10A la materia la stagion diverse;
48.11Ma sien qual si conviene al giorno e all'ora
48.12Sempre varj il lavoro e la ricchezza.
49.1Fero Genio di Marte a guardar posto
49.2De la stirpe de' Numi il caro fianco,
49.3Tu al mio giovane Eroe la spada or cingi
49.4Lieve e corta non già, ma, qual richiede
49.5La stagion bellicosa, al suol cadente,
49.6E di triplice taglio armata e d'elsa
49.7Immane. Quanto esser può mai sublime
49.8L'annoda pure, onde l'impugni all'uopo
49.9La furibonda destra in un momento:
49.10Nè disdegnar con le sanguigne dita
49.11Di ripulire et ordinar quel nodo
49.12Onde l'elsa è superba; industre studio
49.13È di candida mano: al mio Signore
49.14Dianzi donollo, e gliel appese al brando
49.15La pudica d'altrui sposa a lui cara.
49.16Tal del famoso Artù vide la corte
49.17Le infiammate d'amor donzelle ardite
49.18Ornar di piume e di purpuree fasce
49.19I fatati guerrieri, onde più ardenti
49.20Gisser poi questi ad incontrar periglio
49.21In selve orrende tra i giganti e i mostri.
50.1Figlie de la memoria inclite Suore
50.2Che invocate scendeste, e i feri nomi
50.3De le squadre diverse e degli Eroi
50.4Annoveraste ai grandi che cantàro
50.5Achille, Enea, e il non minor Buglione,
50.6Or m'è d'uopo di voi: tropp'ardua impresa,
50.7E insuperabil senza vostr'aita
50.8Fia ricordare al mio Signor di quanti
50.9Leggiadri arnesi graverà sue vesti
50.10Pria che di se medesmo esca a far pompa.
51.1Ma qual tra tanti e sì leggiadri arnesi
51.2Sì felice sarà che pria d'ognaltro,
51.3Signor, venga a formar tua nobil soma?
51.4Tutti importan del par. Veggo l'Astuccio
51.5Di pelle rilucente ornato e d'oro
51.6Sdegnar la turba, e gli occhi tuoi primiero
51.7Occupar di sua mole: esso a mill'uopi
51.8Opportuno si vanta, e in grembo a lui
51.9Atta agli orecchi, ai denti, ai peli, all'ugne
51.10Vien forbita famiglia. A lui contende
51.11I primi onori d'odorifer'onda
51.12Colmo Cristal che a la tua vita in forse
51.13Rechi soccorso allor che il vulgo ardisce
51.14Troppo accosto vibrar da la vil salma
51.15Fastidiosi effluvj a le tue nari.
51.16Nè men pronto di quella all'uopo istesso
51.17L'imitante un cuscin purpureo Drappo
51.18Mostra turgido il sen d'erbe odorate
51.19Che l'aprica montagna in tuo favore
51.20Al possente meriggio educa e scalda.
51.21Seco vien pur di cristallina rupe
51.22Prezioso Vasello onde traluce
51.23Non volgare confetto ove agli aromi
51.24Stimolanti s'unìo l'ambra o la terra,
51.25Che il Giappon manda a profumar de' Grandi
51.26L'etereo fiato; o quel che il Caramano
51.27Fa gemer Latte dall'inciso capo
51.28De' papaveri suoi perchè, qualora
51.29Non ben felice amor l'alma t'attrista,
51.30Lene serpendo per le membra, acqueti
51.31A te gli spirti, e ne la mente induca
51.32Lieta stupidità che mille aduni
51.33Imagin dolci e al tuo desìo conformi.
51.34A questi arnesi il Cannocchiale aggiugni,
51.35E la guernita d'oro anglica Lente.
51.36Quel notturno favor ti presti allora
51.37Che in teatro t'assidi, e t'avvicini
51.38Gli snelli piedi e le canore labbra
51.39Da la scena rimota, o con maligno
51.40Occhio ricerchi di qualch'alta loggia
51.41Le abitate tenebre, o miri altrove
51.42Gli ognor nascenti e moribondi amori
51.43De le tenere Dame onde s'appresti
51.44Per l'eloquenza tua nel dì vicino
51.45Lunga e grave materia. A te la Lente
51.46Nel giorno assista, e de gli sguardi tuoi
51.47Economa presieda, e sì li parta,
51.48Che il mirato da te vada superbo,
51.49Nè i malvisti accusarti osin giammai.
51.50La Lente ancora all'occhio tuo vicina
51.51Irrefragabil giudice condanni
51.52O approvi di Paladio i muri e gli archi
51.53O di Tizian le tele: essa a le vesti,
51.54Ai libri, ai volti feminili applauda
51.55Severa o li dispregi. E chi del senso
51.56Comun sì privo fia che opporsi unquanco
51.57Osi al sentenziar de la tua Lente?
51.58Non per questi però sdegna, o Signore,
51.59Giunto a lo specchio, in gallico sermone
51.60Il vezzoso Giornal; non le notate
51.61Eburnee Tavolette a guardar preste
51.62Tuoi sublimi pensier fin ch'abbian luce
51.63Doman tra i begli spirti; e non isdegna
51.64La picciola Guaina ove a' tuoi cenni
51.65Mille stan pronti ognora argentei spilli.
51.66O quante volte a cavalier sagace
51.67Ho vedut'io le man render beate
51.68Uno apprestato a tempo unico spillo!
51.69Ma dove, ahi dove inonorato e solo
51.70Lasci 'l Coltello a cui l'oro e l'acciaro
51.71Donàr gemina lama, e a cui la madre
51.72De la gemma più bella d'Anfitrte
51.73Diè manico elegante ove il colore
51.74Con dolce variar l'iride imita?
51.75Opra sol fia di lui se ne' superbi
51.76Convivj ognaltro avanzerai per fama
51.77D'esimio Trinciatore, e se l'invidia
51.78De' tuoi gran pari ecciterai qualora,
51.79Pollo o fagian con la forcina in alto
51.80Sospeso, a un colpo il priverai dell'anca
51.81Mirabilmente. Or ti ricolmi alfine
51.82D'ambo i lati la giubba, ed oleosa
51.83Spagna e Rapè cui semplice Origuela
51.84Chiuda, o a molti colori oro dipinto;
51.85E cupide ad ornar tue bianche dita
51.86Salgan le anella in fra le quali assai
51.87Più caro a te dell'adamante istesso
51.88Cerchietto inciso d'amorosi motti
51.89Stringati alquanto, e sovvenir ti faccia
51.90De la pudica altrui Sposa a te cara.
52.1Compiuto è il gran lavoro. Odi, o Signore,
52.2Sonar già intorno la ferrata zampa
52.3De' superbi corsier che irrequieti
52.4Ne' grand'atrj sospigne arretra e volge
52.5La disciplina dell'ardito auriga.
52.6Sorgi, e t'appresta a render baldi e lieti
52.7Del tuo nobile incarco i bruti ancora.
52.8Ma a possente Signor scender non lice
52.9Da le stanze superne infin che al gelo,
52.10O al meriggio non abbia il cocchier stanco
52.11Durato un pezzo, onde l'uom servo intenda
52.12Per quanto immensa via natura il parta
52.13Dal suo Signore. I miei precetti intanto
52.14Io seguirò; che varie al tuo mattino
52.15Portar dee cure il variar dei giorni.
53.1Tal dì ti aspetta d'eloquenti fogli
53.2Serie a vergar, che al Rodano, al Lemano
53.3All'Amstel, al Tirreno, all'Adria legga
53.4Il Librajo che Momo, e Citerea
53.5Colmàr di beni, o il più di lui possente
53.6Appaltator di forestiere scene
53.7Con cui per opra tua facil donzella
53.8Sua virtù merchi, e non sperato ottenga
53.9Guiderdone al suo canto. O di grand'alma
53.10Primo fregio ed onor Beneficenza
53.11Che al merto porgi, ed a virtù la mano!
53.12Tu il ricco e il grande sopra il vulgo innalzi,
53.13Ed al concilio de gli Dei lo aggiugni.
54.1Tal giorno ancora, o d'ogni giorno forse
54.2Den qualch'ore serbarsi al molle ferro
54.3Che il pelo a te rigermogliante a pena
54.4D'in su la guancia miete, e par che invidj,
54.5Ch'altri fuor che lui solo esplori o scopra
54.6Unqua il tuo sesso. Arroge a questi il giorno
54.7Che di lavacro universal convienti
54.8Bagnar le membra, per tua propria mano,
54.9O per altrui con odorose spugne
54.10Trascorrendo la cute. È ver che allora
54.11D'esser mortal ti sembrerà; ma innalza
54.12Tu allor la mente, e de' grand'avi tuoi
54.13Le imprese ti rimembra e gli ozj illustri
54.14Che insino a te per secoli cotanti
54.15Misti scesero al chiaro altero sangue,
54.16E l'ubbioso pensier vedrai fuggirsi
54.17Lunge da te per l'aere rapito
54.18Su l'ale de la Gloria alto volanti;
54.19Et indi a poco sorgerai qual prima
54.20Gran Semidèo che a sè solo somiglia.
54.21Fama è così, che il dì quinto le Fate
54.22Loro salma immortal vedean coprirsi
54.23Già d'orribili scaglie, e in feda serpe
54.24Volta strisciar sul suolo a sè facendo
54.25De le inarcate spire impeto e forza;
54.26Ma il primo sol le rivedea più belle
54.27Far beati gli amanti, e a un volger d'occhi
54.28Mescere a voglia lor la terra e il mare.
55.1Fia d'uopo ancor, che da le lunghe cure
55.2T'allevj alquanto, e con pietosa mano
55.3Il teso per gran tempo arco rallenti.
55.4Signore, al Ciel non è più cara cosa
55.5Di tua salute: e troppo a noi mortali
55.6È il viver de' tuoi pari util tesoro.
55.7Tu adunque allor che placida mattina
55.8Vestita riderà d'un bel sereno
55.9Esci pedestre, e le abbattute membra
55.10All'aura salutar snoda e rinfranca.
55.11Di nobil cuojo a te la gamba calzi
55.12Purpureo stivaletto, onde il tuo piede
55.13Non macchino giammai la polve e 'l limo,
55.14Che l'uom calpesta. A te s'avvolga intorno
55.15Leggiadra veste che sul dorso sciolta
55.16Vada ondeggiando, e tue formose braccia
55.17Leghi in manica angusta a cui vermiglio
55.18O cilestro velluto orni gli estremi.
55.19Del bel color che l'elitropio tigne
55.20Sottilissima benda indi ti fasci
55.21La snella gola: E il crin... Ma il crin, Signore,
55.22Forma non abbia ancor da la man dotta
55.23Dell'artefice suo; che troppo fora,
55.24Ahi! troppo grave error lasciar tant'opra
55.25De le licenziose aure in balìa.
55.26Non senz'arte però vada negletto
55.27Su gli omeri a cader; ma, o che natura
55.28A te il nodrisca, o che da ignota fronte
55.29Il più famoso parrucchier lo tolga,
55.30E l'adatti al tuo capo, in sul tuo capo
55.31Ripiegato l'afferri e lo sospenda
55.32Con testugginei denti il pettin curvo.
56.1Poi che in tal guisa te medesmo ornato
56.2Con artificio negligente avrai,
56.3Esci pedestre a respirar talvolta
56.4L'aere mattutino; e ad alta canna
56.5Appoggiando la man, quasi baleno
56.6Le vie trascorri, e premi ed urta il volgo
56.7Che s'oppone al tuo corso. In altra guisa
56.8Fora colpa l'uscir, però che andrièno
56.9Mal distinti dal vulgo i primi eroi.
57.1Ciò ti basti per or. Già l'oriolo
57.2A girtene ti affretta. Ohimè che vago
57.3Arsenal minutissimo di cose
57.4Ciondola quindi, e ripercosso insieme
57.5Molce con soavissimo tintinno!
57.6Di costì che non pende? avvi per fino
57.7Piccioli cocchi e piccioli destrieri
57.8Finti in oro così, che sembran vivi.
57.9Ma v'hai tu il meglio? ah sì, che i miei precetti
57.10Sagace prevenisti: ecco che splende
57.11Chiuso in picciol cristallo il dolce Pegno
57.12Di fortunato amor. Lunge o profani,
57.13Che a voi tant'oltre penetrar non lice.
57.14E voi dell'altro secolo feroci,
57.15Ed ispid'avi i vostri almi nipoti
57.16Venite oggi a mirar. Co' sanguinosi
57.17Pugnali a lato le campestri rocche
57.18Voi godeste abitar, truci all'aspetto,
57.19E per gran baffi rigidi la guancia
57.20Consultando gli sgherri, e sol giojendo
57.21Di trattar l'arme che d'orribil palla
57.22Givan notturne a traforar le porte
57.23Del non meno di voi rivale armato.
57.24Ma i vostri almi nipoti oggi si stanno
57.25Ad agitar fra le tranquille dita
57.26Dell'oriolo i ciondoli vezzosi;
57.27Ed opra è lor se all'innocenza antica
57.28Torna pur anco, e bamboleggia il mondo.
58.1Or vanne, o mio Signore, e il pranzo allegra
58.2De la tua Dama: a lei dolce ministro
58.3Dispensa i cibi, e detta al suo palato
58.4E a la sua fame inviolabil legge.
58.5Ma tu non obliar, che in nulla cosa
58.6Esser mediocre a gran Signor non lice:
58.7Abbia il popol confini; a voi natura
58.8Donò senza confini e mente, e cuore.
58.9Dunque a la mensa, o tu schifo rifuggi
58.10Ogni vivanda, e te medesmo rendi
58.11Per inedia famoso, o nome acquista
58.12D'illustre voratore. Intanto addio
58.13Degli uomini delizia, e di tua stirpe,
58.14E de la patria tua gloria e sostegno.
58.15Ecco che umìli in bipartita schiera
58.16T'accolgono i tuoi servi: altri già pronto
58.17Via se ne corre ad annunciare al mondo,
58.18Che tu vieni a bearlo; altri a le braccia
58.19Timido ti sostien mentre il dorato
58.20Cocchio tu sali, e tacito, e severo
58.21Sur un canto ti sdrai. Apriti o vulgo,
58.22E cedi il passo al trono ove s'asside
58.23Il mio Signore: ahi te meschin s'ei perde
58.24Un sol per te de' preziosi istanti.
58.25Temi 'l non mai da legge, o verga, o fune
58.26Domabile cocchier, temi le rote,
58.27Che già più volte le tue membra in giro
58.28Avvolser seco, e del tuo impuro sangue
58.29Corser macchiate, e il suol di lunga striscia,
58.30Spettacol miserabile! segnàro.
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