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1.1Per veder cose al mondo ignote e scure,
1.2in alto mar con picciol legno entrato,
1.3passai per acque perigliose e dure;
2.1e subito dal vento trasportato,
2.2nel sen dell'oceàn più alto entrai,
2.3dove, da nuovi venti in ciel levato,
3.1in luogo sì soave mi trovai,
3.2sì lieto, luminoso, ameno e bello
3.3che per somma dolcezza in me mancai.
4.1E, come 'n sogno, con antico vello
4.2m'aparve un vecchio reverendo e degno,
4.3che su del ciel venìa leggiero e snello;
5.1e subito col volto mi fé segno
5.2ch'i' lo seguissi, ed io veloce e ratto
5.3a lui m'aplìco come ellera al legno.
6.1Ed ei, notando la paura e l'atto
6.2mio, confortòmi e disse: «Figliuol caro,
6.3tu se' d'ogni pericol quasi tratto.
7.1Nel mar entrasti non siccome avaro
7.2di falsa merce, ma per trovar l'oro,
7.3ch'è sempre a ogni mal iusto riparo.
8.1Onde, mosso ver te 'l celeste coro,
8.2mandato son quaggiù, come tu vedi,
8.3perché t'apra del vero ogni tesoro.
9.1Andiamo adunque: i' so quel che tu chiedi
9.2e di te meglio 'l tuo bisogno intendo,
9.3ma le mie orme osservino e tuo piedi!»
10.1Mossesi allora, ed io, retro seguendo,
10.2e miei co' passi suoi ben temperava
10.3ed a ogni sua voglia atto mi rendo.
11.1Esso a un monte e suo pie' dirizzava,
11.2vicino a noi d'una porta serrato,
11.3che fiamme in ogni parte saettava.
12.1Voltossi allor a me: «Or se' arrivato
12.2dove sarà ogni tua macchia tolta,
12.3po' che sarai per questa porta entrato».
13.1Disse, e, rapito me con forza molta,
13.2dietro alla fiamma pauroso e smorto
13.3quivi mi trasse, ov'ell'era più folta.
14.1E po' che molto lì m'ebbe rivolto
14.2come ferro in fucina, oro o argento,
14.3vidi mie membri e me distrutto e morto.
15.1Chi si vivesse in me non so; ma spento
15.2vedev'alcun se stesso, e li ossi bianchi
15.3di stupor pien mirava e di spavento.
16.1Della mia guida per li antichi fianchi
16.2vidi chinare, e la cenere e l'ossa
16.3ricoglier rotti, diminuiti e manchi;
17.1e quelli e me rapiti in una fossa
17.2alta sommerse e la terra ripose
17.3calcata ove l'avea prima rimossa.
18.1Io, benché morto, in me di me ta' cose
18.2e strazi far vedea; incominciai
18.3senz'occhi a pianger forte e senza vose,
19.1e, di tristizia pien, le ciglia alzai
19.2al crudo vecchio, e di tal tradimento,
19.3come quivi potea, mi dolfi assai.
20.1Mentre ch'i' era in tal pianto e lamento
20.2più infiammato, con tremor s'aprìo
20.3la terra e, diserrando ogni convento,
21.1me con terribil man tosto scoprìo
21.2e del fondo levommi, e 'n un bel prato
21.3tra l'erba e' fior mi pose, al parer mio.
22.1E poi ch'alquanto lì fu' dimorato,
22.2vidi 'l mio duce in ver me sorridendo
22.3venire, e disse: «Il tuo nome lodato
23.1sia, o Rettor del mondo, alter, tremendo,
23.2c'hai di tal forma e bellezza vestito
23.3chi mo accusava me, se bene 'ntendo!»
24.1Da poi ch'i' ebbi tal parlare udito,
24.2mossi mie lumi, e 'ntorno mi guardai
24.3per veder de' mie membri il modo e 'l sito.
25.1Leon, vitello ed aquila trovai
25.2me fatto, sì che l'umana figura
25.3era più bella in me che l'altra assai;
26.1anz'era tanto sopra sua natura
26.2passata e sopra 'l modo de' mortali,
26.3ch'i' non vedea del quanto la misura.
27.1In me eran formate penne ed ali,
27.2e d'ogni pondo liber mi parea
27.3al ciel volare, uno e quattro animali;
28.1de' quai la 'ntera forma si vedea
28.2in uno, ed uno in quattro, sì composta
28.3che, se nïente l'un l'altro impendea,
29.1volando l'una, l'altra era disposta
29.2delle facce a volare; e, raguardando
29.3in una, ogn'altra si vedea ascosta.
30.1S'i' ammirai, lettor, non ir cercando,
30.2ché né tu creder né io dir potrei
30.3con umane parole o stil parlando.
31.1Paruto uomo e non uomo allor sarei
31.2e quelli ancora e non quelli animali,
31.3che me in me miravan li occhi miei.
32.1Mentre ch'io 'n su movea volando l'ali,
32.2vidi Minerva e nel suo seno Amore
32.3nel sol seder fra d'oro e lievi strali;
33.1vidi la vita in lor, vidi l'ardore
33.2delle saette sì forte e acuto
33.3ch'are' vinto e soluto ogni rigore.
34.1Io, per grande stupor, fatt'era muto
34.2e volea domandar, e non ardìa,
34.3pel caso ch'era inanzi intervenuto.
35.1Allora 'l vecchio, della mente mia
35.2intendendo l'ardor, disse: «O figliolo,
35.3ecco che già dei ciel prendi la via!
36.1Già senti salutare essere 'l duolo
36.2dell'ampla fiamma e quella sepultura
36.3che te nel grembo suo ricevé solo,
37.1poi ampliò mutando tua figura
37.2in modo che già puoi qua su salire,
37.3dov'uom non salse mai per sua natura.
38.1Or vorresti da me più oltre udire
38.2ch'ancor veder non puoi, ed io t'aviso
38.3che, se colei non aiuta 'l mio dire
39.1la quale or vedi ed or raguardi fiso,
39.2i' non saprei però che tu se' giunto
39.3nel luogo da noi detto paradiso.
40.1Qui è quel senza cerchio ubique punto,
40.2quell'è la Sapïenza e quello Amore,
40.3nel sacro sen sempr'unito e coniunto».
41.1«O padre mio — diss'io — duce e signore,
41.2del qual, non conoscendo, assai mi dolsi
41.3sotterra pria e poi nel gran calore,
42.1ma l'alma, el petto e 'l cor tutto rivolsi
42.2tosto chi' vidi 'l mio fallo e 'l tuo volto
42.3tal verso me, qual io richiesi e volsi!
43.1Or che la fiamma e 'l mio error più molto
43.2mi duole, e priego te, caro mio duce,
43.3che sia in me da te ogn'odio sciolto;
44.1e dimmi perché là in quella luce,
44.2dov'arde Amor nella sua donna acceso,
44.3l'Amicizia lor cara non vi luce.
45.1I' ho più volte cercando conteso
45.2di veder di costei la mente e 'l petto,
45.3e del cercar non mai soffersi 'l peso».
46.1Ed egli allora a me: «Com'io t'ho detto,
46.2non senza l'alma donna puoi sapere
46.3quel ch'ora accende e strigne 'l tuo affetto».
47.1E, volto a lei: «Tu puo' chiaro vedere,
47.2o rettrice del mondo, il nostro core
47.3e l'ardor che ci tien di te udire!
48.1Costui, mutato già dal tuo decore,
48.2per dubiosi cammini è qui salito
48.3per udir te parlar del sacro amore,
49.1over de l'amicizia, e l'infinito
49.2lume spiegar che l'uno e l'altro accende,
49.3sì che 'l mondo non vede ogni lor rito»
50.1Disse; e la donna allor, come chi 'ntende,
50.2me che non seppe dir chi domandava,
50.3volt' a noi, tali e ta' parole rende:
51.1- Veggendo voi qui star, meco pensava
51.2di prevenire al vostro domandare,
51.3mentre che questi ardea e dubitava.
52.1Qui si convien di carità parlare,
52.2la qual è d'amicizia in la fornace
52.3fabbricata d'amore, en quell'altare
53.1nel quale Aron suo olocausto face.
53.2Niun'amicizia è vera se non quella
53.3che nella carità si siede e giace,
54.1anz'è di lei figliuola over sorella
54.2o, come sopra dissi, è caritate,
54.3vita d'ogni virtù, àncora e stella.
55.1L'obietto suo è essa bonitate,
55.2e, per quell'ottener, volt'a' mortali,
55.3ciascun prossimo chiama amico e frate;
56.1saetta ancora e suo più caldi strali
56.2agl'inimici, e, con libero petto,
56.3fa li suo moti a tutte cose equali,
57.1sé ordinando, e tutto 'l suo diletto
57.2è nell'amar, benché non truovi amore
57.3ciascun come 'l suo puro e più perfetto.
58.1Di chi ingrato è per sé nessun dolore
58.2sente, ma sol di color si contrista
58.3che dell'amar non sentono 'l dolzore.
59.1Questa nïente ha suo, nïente acquista
59.2se non comun; questa, per aver tutto,
59.3se stessa presta alle sue cose mista;
60.1questa inferma allo 'nfermo e piange al lutto
60.2e maggior pena che 'l penato sente,
60.3questa nel perder suo truova gran frutto,
61.1quest'ha l'amico suo sempre presente;
61.2magnifica, benigna, larga e pronta
61.3consola, aiuta e soccorre la gente.
62.1Questa suo beneficî mai non conta,
62.2questa ciascun dell'amor debitrice
62.3sé crede, e, amando, suo debiti sconta;
63.1questa non ha timor, quest'è felice
63.2nella calamità, e l'alma pone
63.3per non perder amor, com'alcun dice;
64.1questa ogni suo fatto, ogni sermone
64.2accende nella fiamma di Colui
64.3che di virtù celeste armò Sansone;
65.1questa nel grembo mio sempre costui
65.2abraccia, en modo che 'ntender non puoi
65.3se esso è giunto a lei o essa a lui.
66.1E questo inanzi 'ngannò li occhi tuoi,
66.2perché duo credev'esser quel ch'è uno,
66.3come nel petto mio già veder puoi.
67.1I' son colei che la meno a ciascuno
67.2ov'è l'obietto amabil, che l'Amore
67.3muove ed accende dov'è lo prim'Uno.
68.1I' son colei che la forma e 'l decore
68.2per sé bellezza mostrò donde nasce
68.3e 'l vero amor nel generoso core.
69.1Chi al mio petto si nutrica e pasce
69.2vede dell'amicizia il santo nodo
69.3avanzar ciò che 'n terra vale o nasce;
70.1vede sua nobiltà, vede 'n che modo
70.2questa in sé poss'un di molti fare
70.3e con vincol legar tenace e sodo;
71.1vede ogni felicità è nell'amare,
71.2e per amor, quand'ha se stesso dato
71.3con tutto 'l suo, già niente gli pare.
72.1Non cerca tale amor fruir l'amato,
72.2ma per amor gli è dolce ogni tormento,
72.3se di divin furore è 'nebrïato.
73.1Alterno amor non cerca 'l suo contento,
73.2ma per amor dell'amato si priva,
73.3purché di quel poss'empiere 'l talento.
74.1Nella morte vedrai l'anima viva
74.2del verace amatore, e nella vita
74.3quella vedrai di vita e luce priva.
75.1Vedrai, vegghiando, lei maner sopita,
75.2el riso vedrai misto al duro pianto
75.3e nella retta via come smarrita;
76.1vedrai 'l corso star, piangere 'l canto,
76.2ardere 'l ghiaccio e congelare 'l fuoco,
76.3e nïente quant'è già esser tanto;
77.1quel che grand'era vedra' fatto poco,
77.2la sapienza stolta, e depravata
77.3l'alma virtù e privato di loco
78.1alcun locale e la luce oscurata
78.2e per astri contrarî ammirerai
78.3e 'nsieme forse misera e beata
79.1l'alma gentile e nobile dirai
79.2e col superno Amor tutto abracciare
79.3e tal far qual altrui non fece mai,
80.1e quella sopra 'l mondo e te volare
80.2en ciel salendo, nell'inferno scesa,
80.3ed alta e bassa in un momento stare.
81.1Con ozio all'operar veloce è 'ntesa,
81.2mobile più che fiamma e che 'l pianeta
81.3che 'n un dì gira 'l ciel senza contesa.
82.1Questa già mai star non può quieta
82.2perch'amor la combatte, e quinci avviene
82.3che a nullo già mai se stessa vieta.
83.1Chiama ciascuno amico, e ciascun tiene
83.2un altro sé, e, come per sé face,
83.3fa per ciascuno; e, se noterai bene,
84.1vedrai l'amico ver non aver pace
84.2nell'altrui guerra, colpa over tristizia,
84.3quand'a se stesso, overo al ciel, dispiace.
85.1Quinci 'l vedrai orar per la milizia
85.2e, per la colpa altrui, con pianto e lutto
85.3e grave duolo e paura e mestizia
86.1consigliare, amonire infin che 'l frutto
86.2colga del suo amore e al divino
86.3precetto ubidir possa in parte o tutto.
87.1Per quel vede ogni amore esser meschino
87.2che non vòle in altrui quei che 'n sé volle,
87.3quando si fé amando a Dio vicino.
88.1Chi 'l core e l'alma e la mente non tolle
88.2tutt'al suo Dio ed a lui non la dona
88.3dall'amicizia 'l suo principio tolle.
89.1L'obietto è l'atto e l'abito corona
89.2della sua nobiltà, onde l'amore
89.3locato 'n Dio essalta ogni persona,
90.1tanto quanto dell'atto fa 'l vigore.
90.2Sì che niun più felice è di colui
90.3ch'a Dio dona sé con tutto 'l core;
91.1e chi crede l'amico un altro lui,
91.2sì che com'a se stesso a lui vuol bene,
91.3non altro o men che sé amando in lui;
92.1chi questa legge osserva, abraccia e tiene
92.2e cerca 'n altrui eccitar quell'amore
92.3che fa beato ognun ch'ad esso viene.
93.1Chi di tal fondament'è posto fore
93.2su' amicizia fa simil a quella
93.3che 'n sé del suo amor volge 'l tenore.
94.1Se d'amicizia dunque alcun favella
94.2senza questo principio, non intende
94.3quel ch'è benevolenza, o vera o fella;
95.1il perché quella e questi e me offende
95.2chi sé dispone amando in altro modo;
95.3è chi non ben questa legge comprende,
96.1s'i' l'uno amore e l'amicizia lodo,
96.2cose a' quali ogn'altro è sottoposto,
96.3che 'n sé non ha mendacio, inganno o frodo.
97.1Il perché de' ciascuno esser disposto
97.2per sé amare Dio e per Dio tutto,
97.3dov'è d'amore 'l vero obietto posto.
98.1Quindi del retto amor si coglie 'l frutto,
98.2quindi la forma, regola e misura,
98.3e l'ordin dell'amor s'impara tutto,
99.1perch'è indegna la nostra natura
99.2per sé essere amata: al suo Fattore
99.3volger si de' l'amor di sua fattura.
100.1E perché tanto è più nobil l'amore
100.2locato in creatura quant'è quello
100.3che 'l tempera a più luce e più vigore,
101.1prima si debbe el pè in fiamma d'ello
101.2e quindi all'amicizia por la mano,
101.3se confonder non vuoi l'ordine bello.
102.1Ciò dico perch'a nullo paia strano
102.2se amicizia e carità coniungo
102.3e al divino amor sempre l'umano.
103.1I' dire' d'esto più, ma sare' lungo
103.2veder come procede e quanto e dove,
103.3e com' dall'altro l'un talor disiungo.
104.1Bastiti dunque se alcune nove
104.2lode desta virtù saranno assunte,
104.3dond'a noi ogni vero e luce piove.
105.1La fiamma d'esto amore ha le sue punte
105.2nel foco del mio petto asottigliate,
105.3sì ch'al debil veder paion consunte;
106.1ma son sì e 'n tal modo temperate
106.2che di ferro e di pietra ogni rigore
106.3risolvon, quando son ben saettate.
107.1Quinci del fido amico il vero amore
107.2conoscer puossi, però che 'nfiammato
107.3quindi sempre ferisce e fende 'l core.
108.1E questo avvien però ch'è stimolato
108.2da tanto amor che tutto si trasforma,
108.3tutto s'infonde e muta nell'amato.
109.1Quinci vedrai, vestiti della norma
109.2del caldo affetto, gesti, atti e parlari
109.3come saette imprimer la lor orma;
110.1quinci vedrai mutar molti suo cari
110.2per la potenza dell'amor, che finge
110.3e forma atti e parole e gesti vari;
111.1quinci Pier pescator parlando stringe
111.2degli uditor sì 'l petto che 'n brev'ora
111.3molte migliaia al suo Cristo compinge;
112.1quinci l'ardor di Paolo inamora
112.2chi l'urna non avea spezzat'al fonte,
112.3quinci 'l mondo si muta, arde e divora;
113.1quinci accese le genti ardite e pronte
113.2con letizia a' tormenti, all'aspra morte
113.3corron con gaudio e festa e lieta fronte.
114.1Fedel fu l'amicizia e vera e forte,
114.2che, per giovare al mondo che peria,
114.3correr face li santi in ogni corte».
115.1Questi e altri parlar la donna pia
115.2faccendo, non so come i' mi trovai
115.3quel che già fu quando persi tal via;
116.1e, 'n terra posto, già tardo notai
116.2quell'alma visïon ch'ogn'alto stile,
116.3ogni 'ngegno, ogni lingua avanza assai
117.1e che scrivendo quella abietta e 'nvile.
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