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1.1"Buona pezza è, signor, che 'n sè raggira
1.2un non so che d'insolito e d'audace
1.3la mia mente inquieta: o Dio l'inspira,
1.4o Dio ciascun del suo desir si face.
1.5Dormono i Franchi, or mezzo estinti mira
1.6i lumi; io là n'andrò con ferro e face,
1.7la machina arderò: voglio io che questo
1.8effetto segua, il Ciel poi curi il resto. –
2.1Stupisce Argante, e ripercosso il petto
2.2da stimoli di gloria acuti sente.
2.3"Tu là n'andrai, "rispose e me negletto
2.4qui lascierai fra la volgare gente?
2.5E da secura parte avrò diletto
2.6mirare il fumo e la favilla ardente?
2.7No, no: se fui ne l'armi a te consorte,
2.8esser vuo' ne la gloria o ne la morte.
3.1Ho un core anch'io che 'l morir sprezza e crede
3.2che ben si cambi con l'onor la vita. –
3.3Diss'ella: "Ebbi io di te sempre tal fede,
3.4sì il Ciel mi porga in sì grand'uopo aita.
3.5Pur io femina sono, e nulla riede
3.6mia morte in danno a la città smarrita;
3.7ma se tu cadi (il Ciel sì tristi augùri
3.8tolga), or chi fia che più difenda i muri? –
4.1Replicò il cavaliero: "Indarno adduci
4.2al mio fermo voler fallaci scuse.
4.3Seguirò l'orme tue, se mi conduci;
4.4ma le precorrerò, se mi ricuse. –
4.5Concordi al re ne vanno, il qual fra i duci
4.6e fra i più saggi suoi gli accolse e chiuse.
4.7Incominciò Clorinda: "O sire, attendi
4.8a ciò che dir voglianti e 'n grado il prendi.
5.1Argante qui (nè sarà vano il vanto)
5.2quella machina eccelsa arder promette.
5.3Io sarò seco, ed aspettiam sol tanto,
5.4ch'ombra maggior sonno più saldo allette. –
5.5Sollevò il re le palme, e un lieto pianto
5.6giù per le crespe guancie a lui cadette;
5.7e: "Lodato sia tu, "disse "ch'a i servi
5.8tuoi volgi gli occhi e 'l regno anco mi servi.
6.1Nè sì tosto cadrà, poscia che tali
6.2destre e tal menti in sua difesa or sono.
6.3Ma qual poss'io, coppia onorata, eguali
6.4dare a' meriti vostri o laude o dono?
6.5Laudi la fama voi con immortali
6.6voci, e riempia tutta l'Asia il suono.
6.7Premio v'è l'opra stessa, e premio in parte
6.8vi fia del regno mio non poca parte. –
7.1Sì parla il re canuto, e si restringe
7.2or questo or quel teneramente al seno.
7.3Il Soldan, ch'è presente e non infinge
7.4la generosa invidia ond'egli è pieno,
7.5disse: "Nè questa spada in van si cinge;
7.6verravvi a paro o verrà dietro almeno. –
7.7Non ricusàr l'alto compagno i due,
7.8ond'ei fra tanto ardire il terzo fue.
8.1Soggiunse Asdente il mago: "Or non vi spiaccia
8.2ch'aspetti il partir vostro ora più tarda,
8.3sin ch'io di varie tempre un misto faccia
8.4ch'a la machina ostil s'appigli e l'arda.
8.5Oltra ch'esser potrà che parte giaccia
8.6nel sonno allor la vigilante guarda. –
8.7Ciò fu concluso, e 'n sua magion ciascuno
8.8aspetta al suo partir tempo opportuno.
9.1Depon Clorinda le sue spoglie inteste
9.2d'oro e di lucido ostro e l'armi altere,
9.3e prende un elmo non pomposo e veste
9.4(infausto annunzio!) d'armi orride e nere,
9.5però che stima agevolmente in queste
9.6occulta andar fra le nemiche schiere.
9.7È quivi Arsete eunuco, il qual fanciulla
9.8nudrilla insin da che vagiva in culla,
10.1e per l'orme di lei l'antico fianco
10.2d'ogn'intorno traendo, or la seguia.
10.3Questi, ch'arme cangiar la vide ed anco
10.4del gran rischio s'accorse ov'ella gìa,
10.5s'affligge, e per lo crin che raro e bianco
10.6in lei servendo ha fatto, e per la pia
10.7memoria de' suo' offici instando prega
10.8che cessi da l'impresa; ed ella niega.
11.1Ond'ei le disse al fin: "Poi che ritrosa
11.2sì la tua mente nel suo mal s'indura
11.3che nè mia stanca età, nè la pietosa
11.4voglia, nè i prieghi miei, nè 'l pianto cura,
11.5ti spiegherò più oltre, e saprai cosa
11.6di tua condizion che t'era oscura;
11.7seguirai poi tua voglia o mio consiglio. –
11.8Ei segue, ed ella inalza attenta il ciglio.
12.1"Resse già l'Etiopia, e forse regge
12.2Senapo ancor con fortunato impero:
12.3del figliuol di Maria segue la legge,
12.4che Tomaso lasciovvi, il popol nero.
12.5Quivi io pagan fui schiavo e fui tra gregge
12.6di donne avolto in feminil mestiero;
12.7per ministro mi diede il re a la moglie
12.8che bruna è sì, ma 'l bruno il bel non toglie.
13.1N'ardea il marito; e non minor che 'l foco
13.2fosse d'amor, di gelosia fu il gelo.
13.3Si va in guisa avanzando a poco a poco
13.4nel tormentoso petto il folle zelo
13.5che da ogni uomo l'asconde, e in chiuso loco
13.6vorria celarla a' tanti occhi del cielo.
13.7Ella, saggia ed umil, di ciò che piace
13.8al suo signor fa suo diletto e pace.
14.1D'una pietosa istoria e di devote
14.2figure la sua stanza avea distinta.
14.3Vergine, bianca il bel volto e le gote
14.4vermiglia, è quivi presso un serpe avinta.
14.5Con l'asta il mostro un cavalier percote:
14.6giace la fèra entro al suo sangue estinta.
14.7Quivi sovente s'inginocchia, e spiega
14.8le sue tacite colpe e piange e prega.
15.1Ingravidò fra tanto, e spose fuori
15.2(e tu fosti colei) candida figlia.
15.3Si turba; e de gli insoliti colori,
15.4quasi d'un novo mostro, ha maraviglia.
15.5Ma perchè il re conosce e i suoi furori,
15.6celargli il parto al fin si riconsiglia,
15.7ch'egli avria dal candor che 'n te si vede
15.8argomentato in lei non bianca fede.
16.1Piangendo a me ti porse, e mi commise
16.2ch'io lontana a nudrir ti conducessi.
16.3Chi può dire il suo affanno, e 'n quante guise
16.4lagnassi e raddoppiò gli estremi amplessi?
16.5Bagnò i baci di pianto, e fur divise
16.6le sue querele da i singulti spessi.
16.7Levò al fin gli occhi, e disse: «O Dio, che scerni
16.8l'opre più occulte e nel mio cor t'interni,
17.1se puro è questo col, se sono intatte
17.2queste mie membra e 'l marital mio letto,
17.3non prego ora io per me: mille altre ho fatte
17.4malvagità, son vile al tuo cospetto;
17.5salva il parto innocente, al quale il latte
17.6nega la madre del materno petto.
17.7Viva, e sol d'onestate a me somigli;
17.8l'essempio di fortuna altronde pigli.
18.1Tu, celeste guerrier, che la donzella
18.2togliesti del dragone a gli empi morsi,
18.3s'accesi ne' tuo' altari umil facella,
18.4s'aura o incenso odorato unqua ti porsi,
18.5per lei prega ed impetra, e fida ancella
18.6possa in ogni fortuna a te raccòrsi.»
18.7Qui tacque; e 'l cor le si rinchiuse e strinse,
18.8e di pallida morte si dipinse.
19.1Io piangendo ti tolsi, e 'n breve cesta
19.2fuor ti portai, fra fiori e frondi avolta:
19.3ti celai da ciascun, nè pur di questa
19.4arte gentil suspizion fu tolta.
19.5Vòmene sconosciuto; e per foresta
19.6caminando di piante orrida e folta,
19.7veggio una tigre, che minaccie ed ire
19.8avea ne gl'occhi, incontra me venire.
20.1Sovra un tronco io ricovro e te su l'erba
20.2lascio, tanta paura il cor mi prese.
20.3Giunse l'orribil fèra, e la superba
20.4testa volgendo, in te lo sguardo intese.
20.5Mansuefece, e raddolcio l'acerba
20.6vista e ne l'atto placida si rese:
20.7lenta ti s'avicina e ti fa vezzi
20.8con la lingua, e tu ridi e l'accarezzi:
21.1ed ischerzando seco, al fero muso
21.2la pargoletta man secura stendi.
21.3Ti porge ella le mamme e, come è l'uso
21.4di nutrice, s'adatta, e tu le prendi.
21.5Rimiro intanto io timido e confuso,
21.6sì come uom suol novi prodigi orrendi.
21.7Come del latte suo sazia la belva
21.8ti vede, indi si parte e si rinselva.
22.1Io giù discendo e ti ricolgo, e torno
22.2là 've prima eran dritti i passi miei,
22.3ed in un picciol borgo al fin soggiorno
22.4presi, e celata ivi nutrir ti fei.
22.5Vi stetti insin che 'l sol correndo intorno
22.6portò a i mortali ed otto mesi e sei.
22.7Tu con lingua di latte anco snodavi
22.8voci indistinte, e incerte orme segnavi.
23.1Ma sendo io colà giunto, ove dechina
23.2l'etate omai cadente a la vecchiezza,
23.3ricco e sazio de l'or che la reina
23.4nel partir diemmi con regale ampiezza,
23.5ne la patria raccòr la peregrina
23.6vita da i lunghi errori ebbi vaghezza:
23.7viver di me signor, come l'interno
23.8detta, e temprare al proprio foco il verno.
24.1Partomi e vèr l'Egitto onde son nato,
24.2te meco conducendo, il corso invio.
24.3Ad un torrente giungo, e riserrato
24.4quinci da i ladri son, quindi dal rio.
24.5Che debbo far? te, dolce peso amato,
24.6lasciar non voglio, e di campar desio.
24.7Mi gitto a nuoto, ed una man ne viene
24.8rompendo l'onda e te l'altra sostiene.
25.1Rapidissimo è il corso, e 'n mezzo l'onda
25.2in se medesma si ripiega e gira;
25.3ma, giunto ove più volge e più profonda,
25.4in cerchio ella mi torce e giù mi tira.
25.5Ti lasso io, ma ti leva e ti seconda
25.6l'acqua, e secondo a l'acqua il vento spira,
25.7e t'espon salva in su la molle arena;
25.8stanco, anelando, io poi vi giungo a pena.
26.1Lieto ti prendo; e poi la notte, quando
26.2m'avea le luci il cupo sonno ascose,
26.3veggio in sogno un guerrier che minacciando
26.4a me su 'l volto il ferro ignudo pose.
26.5Imperioso parla: «Io ti commando
26.6ciò che la madre sua primier t'impose:
26.7che battezzi l'infante; ella è diletta
26.8dal Cielo, e la sua cura a me s'aspetta.
27.1Io la guardo e difendo, io spirto diedi
27.2d'umanità a le fère e mente a l'acque.
27.3Misero te s'al sogno tuo non credi,
27.4ch'è del Ciel messaggiero.» E qui si tacque.
27.5Svegliaimi e sorsi, e di là mossi i piedi
27.6come del giorno il primo raggio nacque;
27.7ma perchè mia fè vera e l'ombre false
27.8stimai, di tuo battesmo a me non calse,
28.1nè de i preghi materni; onde nutrita
28.2pagana fosti, e 'l vero a te celai.
28.3Crescesti, e 'n arme valorosa ardita
28.4vincesti il sesso e la natura assai;
28.5fama e terre acquistasti, e qual tua vita
28.6sia stata poscia tu medesma il sai;
28.7e sai non men che servo insieme e padre
28.8seguita io t'ho tra bellicose squadre.
29.1Ier poi su l'alba a la mia mente oppressa
29.2d'alta quiete e simile a la morte,
29.3nel sonno s'offerì l'imago istessa,
29.4ma in più turbata vista e 'n suon più forte:
29.5«Ecco,» dicea «fellon, l'ora s'appressa
29.6che Clorinda cangiar de' vita e sorte:
29.7mia sarà mal tuo grado, e tuo fia il duolo.»
29.8Ciò disse, e se n'andò per l'aria a volo.
30.1Senti dunque ora tu che 'l Ciel minaccia
30.2a te, diletta mia, strani accidenti.
30.3Non so; forse adivien che là su spiaccia
30.4ch'altri impugni la fè de' suoi parenti.
30.5Forse è la vera fede. Ah! giù ti piaccia
30.6depor quest'arme, e questi spirti ardenti. –
30.7Qui tace e piange; ed ella pensa e teme,
30.8ch'un altro simil sogno il cor le preme.
31.1Rasserenando il volto, al fin gli dice:
31.2"Quella fè seguirò che vera or parmi
31.3e che co 'l latte tu de la nutrice
31.4sugger mi festi e che vuoi dubbia or farmi;
31.5nè per temenza lasciarò, nè lice
31.6a magnanimo cor, l'impresa e l'armi,
31.7non se la morte nel più fier sembiante
31.8che sgomenti i mortali avessi inante.
32.1Poscia il consola; e perchè il tempo giunge
32.2ch'ella deve ad effetto il vanto porre,
32.3parte e co' due guerrier si ricongiunge
32.4i quai si voglion seco al rischio esporre.
32.5Con lor s'aduna Asdente, e instiga e punge
32.6quella virtù che per se stessa corre;
32.7e lor porge di solfo e di bitumi
32.8tre palle, e 'n cavo rame ascosi i lumi.
33.1Escon notturni e piani, e per lo colle
33.2uniti vanno a passo lungo e spesso;
33.3ove di torre in guisa al ciel s'estolle
33.4la machina nemica omai son presso.
33.5Lor s'infiamman gli spirti, e 'l cor ne bolle
33.6nè può tutto capir dentro a se stesso:
33.7gli invita al foco, al sangue, un fero sdegno.
33.8Grida la guarda, e lor domanda il segno.
34.1Essi van cheti inanti, onde la guarda
34.2"A l'arme! a l'arme! "in alto suon raddoppia.
34.3Corre e vola Clorinda, e non è tarda
34.4a seguir lei la generosa coppia.
34.5In quel modo che fulmine o bombarda
34.6co 'l lampeggiar tuona in un punto e scoppia,
34.7movere ed arrivar, ferir lo stuolo,
34.8aprirlo e penetrar, fu un punto solo.
35.1E forza è pur che fra mill'armi e mille
35.2percosse il lor disegno al fin riesca.
35.3Scoprìr i chiusi lumi, e le faville
35.4s'appreser tosto a l'accensibil esca,
35.5ch'a i legni poi l'avolse e compartille.
35.6Chi può dir come serpa e come cresca
35.7già da più lati il foco? e come folto
35.8turbi il fumo a le stelle il puro volto?
36.1Vedi globi di fiamme oscure e miste
36.2fra le rote del fumo in ciel girarsi.
36.3Il vento soffia, e vigor fa ch'acquiste
36.4l'incendio e 'n un raccolga i fochi sparsi.
36.5Ferì il gran lume e sbigottì le viste
36.6de' Franchi, e tutti al suon de l'arme armàrsi.
36.7La mole immensa e sì temuta in guerra
36.8cade, e breve ora opre sì lunghe atterra.
37.1Due squadre di cristiani intanto al loco
37.2dove sorge l'incendio accorron pronte.
37.3Minaccia Argante: "Io spegnerò quel foco
37.4co 'l vostro sangue, e volge lor la fronte.
37.5Pur ristretto a' compagni, a poco a poco
37.6cede, e raccoglie i passi a sommo il monte.
37.7Cresce più che torrente a lunga pioggia
37.8la turba, e gli rincalza e con lor poggia.
38.1Aperta è la gran porta, e quivi tratto
38.2è il re, ch'armato il popol suo circonda,
38.3per potere i guerrier da sì gran fatto
38.4raccòrre, ove fortuna abbian seconda.
38.5Saltano i tre su 'l limitare, e ratto
38.6diretto ad essi il franco stuol v'inonda;
38.7ma li respinge Solimano; e chiude
38.8le porte Argante, e sol Clorinda esclude.
39.1Escluse sola lei perchè in quell'ora
39.2ch'egli serrò le porte ella si mosse,
39.3e corse ardente e incrudelita fuora
39.4per punire Arbilan che la percosse.
39.5Punillo; e i suoi compagni avisti ancora
39.6non s'eran pur ch'ella con lor non fosse,
39.7chè la pugna e la calca e l'aer denso
39.8a i cor togliea la cura, a gl'occhi il senso.
40.1Ma poscia ch'ella intepidì l'irata
40.2mente nel colui sangue e 'n sè rivenne,
40.3vide chiuse le porte e intorniata
40.4sè da nemici, e morta esser si tenne.
40.5Pur veggendo che 'n essa alcun non guata,
40.6nova arte di salvarsi la sovenne.
40.7Di lor gente s'infinge, e fra gli ignoti
40.8cheta s'avolge; e non è chi la noti.
41.1Poi come lupo tacito s'imbosca
41.2dopo occulto misfatto e si desvia,
41.3da la confusion, da l'aria fosca
41.4favorita e nascosa, ella sen gìa.
41.5Solo Tancredi avien che la conosca:
41.6egli quivi sorgiunto è poco pria;
41.7vi giunse allor ch'ella Arbilano uccise:
41.8vide e segnolla; or dietro a lei si mise.
42.1Vuol ne l'arme provarla: un uom la stima
42.2degno a cui sua virtù si paragone.
42.3Va girando colei l'alpestre cima
42.4verso altra porta, ove d'entrar dispone.
42.5Segue egli impetuoso, onde assai prima
42.6che giunga, in guisa avien che d'armi suone,
42.7ch'ella si volge e grida: "O tu, che porte,
42.8che corri sì? "Risponde: "E guerra e morte. –
43.1"Guerra e morte avrai; "disse "io non rifiuto
43.2darlati, se la cerchi –, e ferma attende.
43.3Non vuol Tancredi, che pedon veduto
43.4ha il suo nemico, usar cavallo, e scende.
43.5E tragge l'uno e l'altro il ferro acuto,
43.6ed aguzza l'orgoglio e l'ire accende.
44.1Degne d'un chiaro sol, degne d'un pieno
44.2teatro, opre sarian sì memorande.
44.3Notte, che nel tuo fosco ed alto seno
44.4chiudesti e ne l'oblio fatto sì grande,
44.5piacciati ch'io ne 'l tragga e 'n bel sereno
44.6a le future età lo spieghi e mande.
44.7Viva la fama loro, e la memoria
44.8splenda del fosco tuo tra la lor gloria.
45.1Non schivar, non parar, non ritirarsi
45.2voglion costor, nè qui destrezza ha parte.
45.3Non fanno i colpi or finti or pieni or scarsi:
45.4toglie l'ombra e 'l furor l'uso de l'arte.
45.5Co 'l brando il brando e con lo scudo urtarsi
45.6senti lo scudo, il piè d'orma non parte;
45.7sempre è il piè fermo e la man sempre è in moto,
45.8nè scende taglio in van, nè punta a vòto.
46.1L'onta irrita lo sdegno a la vendetta,
46.2e la vendetta poi l'onta rinova;
46.3così sempre al ferir, sempre a la fretta
46.4stimol novo s'aggiunge e cagion nova.
46.5D'or in or più si mesce e più ristretta
46.6si fa la pugna, e spada oprar non giova:
46.7dansi coi pomi, e infelloniti e crudi
46.8cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi.
47.1Clorinda il guerrier prese e rilegollo
47.2con le robuste braccia, e i fianchi strinse.
47.3Si scosse quegli, e con la destra il collo
47.4le presse e co 'l suo piede il piè le spinse.
47.5La fortissima donna non diè crollo;
47.6ma, malgrado di lui, da lui si scinse.
47.7Poscia il ripiglia; ed ei seconda e cede,
47.8ch'atterrar lei co 'l di lei sforzo crede.
48.1L'un l'altro mira, e del suo corpo essangue
48.2su 'l pomo de la spada appoggia il peso.
48.3Già de l'ultima stella il raggio langue
48.4al primo albor ch'è in oriente acceso.
48.5Mira Tancredi che più sparso ha sangue
48.6il suo nemico, e ch'egli è meno offeso.
48.7Ne gode e superbisce. Oh nostra folle
48.8mente ch'ogn'aura di fortuna estolle!
49.1Misero! di che godi? oh come mesti
49.2fiano i trionfi ed infelice il vanto!
49.3Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti)
49.4di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
49.5Così tacendo e rimirando, questi
49.6sanguinosi guerrier stettero alquanto.
49.7Ruppe il silenzio al fin Tancredi e disse,
49.8perchè 'l nemico suo gli si scoprisse:
50.1"Nostra sventura è ben che qui s'impieghi
50.2tanto valor, dove silenzio il copra.
50.3Ma poi che sorte rea vien che ci nieghi
50.4e lode e testimon degno de l'opra,
50.5pregoti (se fra l'arme han loco i prieghi)
50.6che 'l tuo nome e 'l tuo stato a me tu scopra,
50.7acciò ch'io sappia, o vinto o vincitore,
50.8chi la mia morte o la vittoria onore.
51.1Risponde la feroce: "Indarno chiedi
51.2ciò ch'è costume mio non far palese.
51.3Ma chiunque io mi sia, tu inanzi vedi
51.4un di que' tre che l'alto incendio accese. –
51.5Arse di cruccio a quel parlar Tancredi,
51.6e: "In mal punto il dicesti; "indi riprese
51.7"tuo dire, e tuo tacer di par m'alletta,
51.8barbaro discortese, a la vendetta. –
52.1Torna l'ira ne' cori, e gli trasporta
52.2benchè deboli in guerra. Oh fiera pugna,
52.3u' l'arte in bando, u' già la forza è morta,
52.4ove, in vece, d'entrambi il furor pugna!
52.5Oh che sanguigna e spaziosa porta
52.6fa l'una e l'altra spada ovunque giugna,
52.7ne l'armi e ne le carni! e se la vita
52.8non esce, sdegno tienla al petto unita.
53.1Sì come il mar, benchè Aquilone o Noto
53.2cessi, che tutto prima il volse e scosse,
53.3non s'accheta però, ma 'l suono e 'l moto
53.4ritien de l'onde anco agitate e grosse,
53.5così, se ben co 'l sangue è 'l vigor vòto
53.6che quelle forti braccia a i colpi mosse,
53.7serbano ancor l'impeto primo, e vanno
53.8da quel sospinti a giunger danno a danno.
54.1Ma ecco omai l'ora fatale è giunta
54.2che 'l viver di Clorinda al suo fin deve.
54.3Spinge egli il ferro entro 'l bel sen di punta
54.4che vi s'immerge e 'l sangue avido beve;
54.5e la giuba, che d'or vago trapunto
54.6le mamelle stringea tenera e leve,
54.7l'empie d'un caldo fiume. Ella si sente
54.8finire, e 'l piè le manca egro e languente.
55.1Segue quei la vittoria, e la trafitta
55.2vergine minacciando incalza e preme.
55.3Ella, mentre cadea, la voce afflitta
55.4movendo, disse le parole estreme;
55.5parole ch'a lei novo un spirto ditta,
55.6spirto di fè, di carità, di speme:
55.7fede ch'or Dio le infonde, e se rubella
55.8vivendo fu, la vuole in morte ancella.
56.1"Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
56.2tu, non già al corpo, che più nulla or pave,
56.3a l'alma sì; deh per lei prega, e dona
56.4battesmo a me ch'ogni sua macchia lave. –
56.5In queste voci languide risuona
56.6un non so che di flebile e soave
56.7ch'al cor gli serpe ed ogni sdegno ammorza,
56.8e gli occhi a lagrimar gli alletta e sforza.
57.1Non lontano di là dal sen del monte
57.2scaturia mormorando un picciol rio.
57.3Quivi egli accorre, e l'elmo empie nel fonte,
57.4e torna mesto al grande offizio e pio.
57.5Tremar sentì la man, mentre la fronte
57.6non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
57.7La vide e la conobbe, e restò senza
57.8e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!
58.1Non morì già, chè 'n quel gran punto accolse
58.2sue virtù tutte e 'n guardia al cor le mise,
58.3e premendo il suo affanno a dar si volse
58.4vita con l'acqua a chi co 'l ferro uccise.
58.5Mentre egli il suon de' sacri detti sciolse,
58.6colei di gioia trasmutossi, e rise;
58.7e 'n atto di morir lieto e vivace
58.8dir parea: «S'apre il Cielo; io vado in pace.»
59.1D'un bel pallore ha il bianco volto asperso,
59.2come a i gigli sarian miste viole.
59.3Fisa ella gli occhi al cielo, e 'n lei converso
59.4sembra per la pietate il cielo e 'l sole;
59.5e la man nuda e fredda alzando verso
59.6il cavaliero in vece di parole
59.7gli dà il pegno di pace. In questa forma
59.8passa la bella donna, e par che dorma.
60.1Come l'alma gentile uscita ei vede,
60.2rallentò quel vigor ch'avea raccolto;
60.3e 'n poter tutto e 'n abbandon si diede
60.4al duol che crebbe impetuoso e stolto,
60.5ch'al cor si strinse e, chiusa in breve sede
60.6la vita, empiè di morte i sensi e 'l volto.
60.7Già simile a l'estinto il vivo langue
60.8al colore, al silenzio, a gl'atti, al sangue.
61.1E ben la vita sua dogliosa e schiva,
61.2spezzando a forza il suo ritegno frale,
61.3seguito allor de la celeste e diva
61.4anima co 'l suo volo avrebbe l'ale;
61.5ma quivi un stuol de' Franchi a caso arriva,
61.6cui trae bisogno d'acqua o d'altro tale,
61.7che con la donna il cavalier ne porta,
61.8in sè mal vivo e morto in lei ch'è morta.
62.1"Io vivo? io spiro ancora? e gli odiosi
62.2rai miro ancor di questo infausto die?
62.3Dì testimon de' miei misfatti ascosi,
62.4che rimprovera a me le colpe mie!
62.5Ahi! man timida e lenta, or chè non osi,
62.6tu che sai tutte del ferir le vie,
62.7tu, ministra di morte empia ed infame,
62.8di questa vita rea troncar lo stame?
63.1Passa pur questo petto, e fieri scempi
63.2co 'l tuo ferro fedel fa' del mio core.
63.3Forse no 'l fai stimando, usata a gli empi
63.4fatti, pietà dar morte al mio dolore.
63.5Dunque io vivrò fra i memorandi essempi
63.6misero mostro d'infelice amore:
63.7misero mostro, a cui sol pena è degna
63.8de l'immensa impietà la vita indegna.
64.1Vivrò fra i miei tormenti e le mie cure,
64.2mie giuste furie, forsennato, errante;
64.3paventarò l'ombre solinghe e scure
64.4che 'l primo error mi recheranno inante,
64.5e del ciel che scoprì le mie sventure
64.6a schivo ed in orrore avrò il sembiante.
64.7Temerò me medesmo, e da me stesso
64.8sempre fuggendo avrò me sempre appresso.
65.1Ma dove, oh lasso me!, dove restaro
65.2le reliquie del corpo e bello e casto?
65.3Ciò che 'n lui salvo i miei furor lasciaro,
65.4dal furor de le fère or forse è guasto.
65.5Ahi troppo nobil preda! ahi dolce e caro
65.6troppo e pur troppo prezioso pasto!
65.7ahi sfortunato! in cui l'ombra e le selve
65.8irritaron me prima e poi le belve.
66.1Io pur verrò dove voi sète; e voi
66.2meco avrò, stanco sète, amate spoglie.
66.3Ma s'egli avien che i vaghi membri suoi
66.4stati sian cibo di ferine voglie,
66.5vuo' che la bocca istessa anco me ingoi,
66.6e 'l ventre chiuda me che lor raccoglie.
66.7Onorata per me tomba, e felice
66.8ovunque sia, s'esser con lor mi lice. –
67.1Così parla quel misero, e gli è detto
67.2ch'ivi quel corpo avean per cui si duole:
67.3rischiarar parve il tenebroso aspetto,
67.4qual le nubi il balen che passi e vóle;
67.5e da i riposi sollevò del letto
67.6l'inferma de le membra e tarda mole,
67.7e traendo a gran pena il fianco e 'l lasso
67.8piede, là volse vacillando il passo.
68.1Ma come giunse e vide in quel bel seno,
68.2opera di sua man, l'empia ferita,
68.3e quasi un ciel notturno anco sereno
68.4senza splendor la faccia scolorita,
68.5tremò così che ne cadea, se meno
68.6vicina a sostenerlo era l'aita.
68.7Poi disse: "Oh viso che puoi far la morte
68.8dolce, ma raddolcir non puoi mia sorte!
69.1Oh bella destra che 'l soave pegno
69.2d'amicizia e di pace a me porgesti!
69.3quali or, lasso!, vi trovo? e qual ne vegno?
69.4E voi, leggiadre membra, or non son questi
69.5del mio ferino e scelerato sdegno
69.6vestigi miserabili e funesti?
69.7Ahi non men che la man luci spietate:
69.8essa le piaghe fe', voi le mirate!
70.1Asciutte le mirate? or corra, dove
70.2niega d'andar il pianto, il sangue mio. –
70.3Qui troncò le parole, e come il move
70.4suo disperato di morir desio,
70.5squarcia le fascie e le ferite, e piove
70.6da le sue piaghe essacerbate un rio;
70.7e s'uccidea, ma quella doglia acerba,
70.8co 'l trarlo di se stesso, in vita il serba.
71.1Portàrlo al letto, e l'anima fugace
71.2fu richiamata a i suo' odiosi offici.
71.3Ma già la fama garrula non tace
71.4l'aspre sue angoscie e i suoi casi infelici.
71.5Vi tragge il pio Goffredo, e la verace
71.6turba v'accorre de' più degni amici.
71.7Ma nè grave ammonir, nè pregar dolce
71.8l'ostinato de l'alma affanno molce.
72.1Come in membro gentil piaga mortale
72.2tocca s'inaspra e 'n lei cresce il dolore,
72.3tal da i dolci conforti in sì gran male
72.4più inacerbisce medicato il core.
73.1"O Tancredi, Tancredi, o da te stesso
73.2troppo diverso e da' principi tuoi,
73.3chi sì t'assorda? e qual nuvol sì spesso
73.4di cecità fa che veder non puoi?
73.5Questa sciagura tua del Cielo è un messo;
73.6non vedi lui? non odi i detti suoi?
73.7che ti sgrida e richiama a la smarrita
73.8strada che pria segnasti e te l'addita?
74.1A gli atti del primiero offizio degno
74.2di campione di Cristo ei ti rappella,
74.3che lasciasti per farti (ahi cambio indegno)
74.4drudo di donna, e donna a Dio rubella.
74.5Seconda avversità, pietoso sdegno
74.6con leve sferza di là su flagella
74.7tue folli colpe, e fa di tua salute
74.8te medesmo ministro; e tu 'l rifiute?
75.1Rifiuti dunque, ahi sconoscente!, il dono
75.2del Ciel salubre e 'n contra a lui t'adiri?
75.3Misero, dove corri in abbandono
75.4a i tuoi sfrenati e rapidi martìri?
75.5Sei giunto, e pendi già cadente e prono
75.6su 'l precipizio eterno; e tu no 'l miri?
75.7Miralo, prego, e te raccogli, e frena
75.8quel dolor ch'a morir doppio ti mena.
76.1Tacque, e 'n colui de l'un morir la tema
76.2puote de l'altro intepidir la voglia.
76.3Nel cor dà luogo a que' conforti, e scema
76.4l'impeto interno de l'intensa doglia,
76.5ma non così ch'ad or ad or non gema
76.6e che la lingua a lamentar non scioglia.
77.1Lei nel partir, lei nel tornar del sole,
77.2chiama con voce stanca, e prega e plora,
77.3come usignuol cui 'l villan duro invole
77.4dal nido i figli non pennuti ancora,
77.5che 'n miserabil canto afflitte e sole
77.6piange le notti, e n'empie i boschi e l'òra.
77.7Al fin co 'l novo dì rinchiude alquanto
77.8gli occhi, ed il sonno in lor serpe fra 'l pianto.
78.1Ed ecco in sogno di stellata veste
78.2cinta gli appar la sospirata amica:
78.3bella assai più, ma lo splendor celeste
78.4orna e non toglie la notizia antica;
78.5e con dolce atto di pietà le meste
78.6luci par che gli asciughi, e così dica:
78.7«Mira come son bella e come lieta,
78.8fedel mio caro, e 'n me tuo duolo acqueta.
79.1Tale son, tua mercè: tu me da' vivi
79.2del mortal mondo, per error, togliesti;
79.3in grembo a Dio fra gli immortali e divi,
79.4per pietà, degna di salir mi festi.
79.5Quivi io beata amando godo, e quivi
79.6spero che per te luogo anco s'appresti,
79.7ove al gran Sole e ne l'eterno die
79.8vagheggiarai le sue bellezze e mie.
80.1Se tu medesmo non t'invidii il Cielo
80.2e non travii co 'l vaneggiar de' sensi,
80.3vivi e sappi ch'io t'amo, e non te 'l celo,
80.4quanto più creatura amar conviensi.»
80.5Così dicendo, fiammeggiò di zelo
80.6per gli occhi fuor del mortal uso accensi;
80.7poi nel profondo de' suoi rai si chiuse
80.8e sparve, e novo in lui conforto infuse.
81.1Consolato ei si desta e si rimette
81.2de' medicanti a la discreta aita;
81.3fra tanto sepellir fa le dilette
81.4membra ch'informò già la nobil vita.
81.5E se non fu di ricche pietre elette
81.6la tomba e da man dedala scolpita,
81.7fu scelto almeno il sasso, e chi gli diede
81.8figura, quanto il tempo ivi concede.
82.1Quivi da faci in lungo ordine accese
82.2con nobil pompa accompagnar la feo,
82.3e le sue armi, a un nudo pin sospese,
82.4sovra vi spiega in forma di trofeo.
82.5Ma come mover pria le membra offese
82.6non ancor sano il cavalier poteo,
82.7pieno di riverenza e di pietate
82.8visitò le sepolte ossa onorate.
83.1Giunto a la tomba, ove al suo spirto vivo
83.2dolorosa prigion il Ciel prescrisse,
83.3di color, di calor, di moto privo,
83.4già marmo in vista, al marmo il volto affisse.
83.5Al fin, sgorgando un lagrimoso rivo,
83.6in un languido: "oimè! "proruppe, e disse:
83.7"O sasso amato tanto, amaro tanto,
83.8che dentro hai le mie fiamme e fuori il pianto,
84.1non di morte sei tu, ma di vivaci
84.2ceneri albergo, ov'è nascoso Amore.
84.3Sento dal freddo tuo l'usate faci,
84.4men dolci sì, ma non men calde al core.
84.5Deh! prendi i miei sospiri, e questi baci
84.6prendi ch'io bagno di doglioso umore;
84.7e dagli tu, poi ch'io non posso, almeno
84.8a le amate reliquie c'hai nel seno.
85.1Dagli lor tu, chè se mai gli occhi gira
85.2l'anima bella a le sue belle spoglie,
85.3tua pietate e mio ardir non avrà in ira,
85.4ch'odio e sdegno là su non si raccoglie.
85.5Perdona ella il mio fallo, e sol respira
85.6in questa speme il cor fra tante doglie.
85.7Sa ch'empia è sol la mano, e non l'è noia
85.8che, s'amando lei vissi, amando moia.
86.1Ed amando morrò: felice giorno
86.2quando che sia; ma più felice molto,
86.3se come or vado errando a te d'intorno,
86.4allor sarò dentro al tuo grembo accolto.
86.5Faccian l'anime amiche in un soggiorno,
86.6sia l'un cenere e l'altro insieme avolto;
86.7ciò che 'l viver non ebbe, abbia la morte.
87.1Del caso reo confusamente intanto
87.2si mormorò ne la rinchiusa terra.
87.3Poi s'accerta e divolga, e 'n ogni canto
87.4de la città smarrita il romor erra
87.5misto di gridi e di femineo pianto;
87.6non altrimente che se presa in guerra
87.7tutta ruini, e 'l foco e i nemici empi
87.8volino per le case e per li tempi.
88.1Ma tutti gli occhi Arsete in sè rivolve,
88.2miserabil di gemito e d'aspetto,
88.3che come gli altri in lagrime non solve
88.4il duol, chè troppo è d'indurato affetto;
88.5ma la canizie sordida di polve
88.6si sparge e brutta, e fiede il volto e 'l petto.
88.7Or mentre intente in lui le turbe sono,
88.8va in mezzo Argante: e parla in cotal suono.
89.1"Odi, Gierusalem, ciò che prometta
89.2Argante; odi 'l tu, o Cielo; e se 'n ciò manco,
89.3fulmina su 'l mio capo: io la vendetta
89.4giuro di far de l'omicida franco,
89.5che per la costei morte a me s'aspetta:
89.6nè questa spada mai depor dal fianco
89.7sin ch'a Tancredi il cor con lei non passi
89.8e 'l cadavere infame a i corbi lassi. –
90.1Così diss'egli, e l'aure popolari
90.2con applauso seguìr le voci estreme;
90.3e imaginando sol, temprò gli amari
90.4l'aspettata vendetta in quel che geme.
90.5Oh vani giuramenti! ecco contrari
90.6tosto seguir gli effetti a l'alta speme,
90.7e cader questi in tenzon pari estinto
90.8sotto colui ch'ei fa già preso e vinto.
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