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1.1Ma il gran mostro infernal, che vede queti
1.2que' già torbidi cori e l'ire spente,
1.3nè cozzar contra 'l fato o i gran decreti
1.4svolger potea de l'immutabil Mente,
1.5si parte, e dove ei passa i campi lieti
1.6secca, e pallido il sol si fa repente;
1.7e d'altre furie ancora e d'altri mali
1.8ministro, ad altra impresa affretta l'ali.
2.1Va dove Soliman, di cento erranti
2.2schiere già fatto capitan, dimora:
2.3Solimano, di cui non fu tra quanti
2.4ha Dio rubelli uom più feroce allora:
2.5nè se per nova ingiuria i suoi giganti
2.6rinovasse la terra, anco vi fòra.
2.7Costui scacciato dal paterno regno
2.8nudria contra i cristiani un lungo sdegno.
3.1E i campi intorno e le propinque arene
3.2con repentini corsi or tutti infesta,
3.3spiana ed arde i castelli ove si tiene
3.4alcun che Cristo adori e manifesta,
3.5sì che ogni strada già, che dal mar viene
3.6al campo, rotta ed impedita resta;
3.7e maggior cose in sè fra tanto volve,
3.8ma non ben s'assicura o si risolve.
4.1A questi Aletto appare, e da lei tolto
4.2è il sembiante d'un uom d'antica etade:
4.3vòta di sangue, empie di crespe il volto,
4.4e la folta canizie al mento rade;
4.5d'attorte e lunghe tele il capo involto
4.6mostra e la veste altra il ginocchio cade,
4.7la scimitarra al fianco e 'l tergo carco
4.8de la faretra, e ne le mani ha l'arco.
5.1"Noi "gli dice ella "or trascorriam le vòte
5.2piagge, e l'arene sterili e deserte,
5.3ove nè far rapina omai si puote
5.4nè vittoria acquistar che loda merte.
5.5Goffredo intanto i muri urta e percote,
5.6e già le mura ha con le torri aperte;
5.7e già vedrem, s'anco si tarda un poco,
5.8sin qui de la cittade il sangue e 'l foco.
6.1Dunque accesi tuguri e gregge e buoi
6.2gli alti trofei di Soliman saranno?
6.3Così racquisti il regno? e così i tuoi
6.4oltraggi vendicar ti credi e 'l danno?
6.5Ardisci, ardisci; entro i ripari suoi
6.6di notte opprimi il barbaro tiranno.
6.7Credi al tuo vecchio Araspe, il cui consiglio
6.8e nel regno provasti e ne l'essiglio.
7.1Non ci aspetta egli e non ci teme, e sprezza
7.2gli Arabi ignudi in vero e timorosi,
7.3nè creder mai potrà che gente avezza
7.4a le prede, a le fughe, or cotanto osi;
7.5ma lor fieri farà la tua fierezza
7.6contra un campo che giaccia inerme e posi. –
7.7Ciò detto tacque, e furie al petto ardenti
7.8spirogli, e sparve e si meschiò tra' venti.
8.1Grida il guerrier, levando al ciel la mano:
8.2"O tu, che furor tanto entro m'irriti
8.3(ned uom sei già, se ben sembiante umano
8.4mostrasti), ecco io ti seguo ove m'inviti.
8.5Verrò, farò là monti ove ora è piano,
8.6monti d'uomini estinti e di feriti,
8.7farò fiumi di sangue. Or tu sia meco,
8.8e reggi l'armi mie per l'aer cieco. –
9.1Disse, e senza indugiar le turbe accoglie
9.2e rincora parlando il vile e 'l lento,
9.3e ne l'ardor de le sue stesse voglie
9.4s'accende il campo a seguitarlo intento.
9.5Dà il segno Aletto de la tromba e scioglie
9.6di sua man propria il gran vessillo al vento.
9.7Marcia l'oste veloce, anzi sì corre
9.8che 'l volo de la fama anco precorre.
10.1Va seco Aletto, e poi il lassa e veste,
10.2d'uom che rechi novelle, abito e viso;
10.3e ne l'ora che par che 'l mondo reste
10.4fra la notte e fra 'l dì dubbio e diviso,
10.5entra in Gierusalemme, e fra le meste
10.6genti passando al re dà l'alto aviso
10.7del gran campo che giunge e del disegno,
10.8e gli dà de l'assalto e l'ora e 'l segno.
11.1Ma già distendon l'ombre orrido velo
11.2che di rossi vapor si sparge e tigne;
11.3la terra in vece del notturno gelo
11.4bagnan rugiade tepide e sanguigne;
11.5s'empie di mostri e ai prodigi il cielo,
11.6s'odon fremendo errar larve maligne:
11.7votò Pluton gli abissi, e la sua notte
11.8tutta versò da le tartaree grotte.
12.1Per sì profondo orror verso le tende
12.2franche a gran corso Soliman camina;
12.3ma quando giunta al sommo, onde si scende,
12.4rapida a l'ocean l'ombra dechina,
12.5a men d'un miglio, ove riposo prende
12.6il sicuro Francese, ei s'avvicina.
13.1"Vedete là di mille furti pieno
13.2un campo più famoso assai che forte,
13.3che quasi un mar nel suo vorace seno
13.4tutte de l'Asia ha le ricchezze absorte?
13.5Questo ora a voi (nè già potria con meno
13.6vostro periglio) espon benigna sorte:
13.7l'arme e i destrier d'ostro guerniti e d'oro
13.8preda fian vostra, e non difesa loro.
14.1Nè questa è già quell'oste onde la persa
14.2gente e la gente di Nicea fu vinta,
14.3perchè in guerra sì lunga e sì diversa
14.4rimasa n'è la maggior parte estinta;
14.5e s'anco integra fosse, or tutta immersa
14.6in profonda quiete e d'armi è scinta.
14.7Tosto s'opprime chi di sonno è carco,
14.8chè dal sonno a la morte è un picciol varco.
15.1Su su, venite: io primo aprir la strada
15.2vuo' su i corpi languenti oltre i ripari;
15.3ferir da questa mia ciascuna spada,
15.4e l'arti usar di crudeltate impari.
15.5Oggi vuo' che di Cristo il regno cada,
15.6oggi libera l'Asia, oggi voi chiari. –
15.7Così gli infiamma a le vicine prove,
15.8indi tacitamente oltre lor move.
16.1Ecco tra via le sentinelle ei vede
16.2per l'ombra mista d'un'incerta luce,
16.3nè ritrovar, come sicura fede
16.4avea, pale improviso il saggio duce.
16.5Volgon quelli gridando indietro il piede,
16.6scorto che sì gran turba egli conduce,
16.7sì che la prima guardia è da lor desta,
16.8e com' può meglio a guerreggiar s'appresta.
17.1Dan fiato allora a i barbari metalli
17.2gli Arabi, certi omai d'esser sentiti.
17.3Van gridi orrendi al cielo, e de' cavalli
17.4co 'l suon del calpestio misti i nitriti.
17.5Gli alti monti muggìr, muggìr le valli,
17.6e risposer gli abissi a i lor muggiti,
17.7e la face inalzò di Flegetonte
17.8Aletto, e 'l segno diede a quei del monte.
18.1Corre inanzi il Soldano, e giunge a quella
18.2ancor confusa, e inordinata guarda
18.3rapido sì che torbida procella
18.4de' cavernosi monti esce più tarda.
18.5Fiume ch'arbori insieme e case svella,
18.6folgor che l'alte torri abbatta ed arda,
18.7terremoto che 'l mondo empia d'orrore,
18.8son picciole sembianze al suo furore.
19.1Non cala il ferro mai ch'a pien non colga,
19.2nè coglie a pien che piaga anco non faccia,
19.3nè piaga fa che l'alma altrui non tolga;
19.4e più direi, ma il ver di falso ha faccia.
19.5E par ch'egli s'infinga, o non sen dolga
19.6o non senta il ferir del'altrui braccia,
19.7se ben l'elmo percosso in suon di squilla
19.8rimbomba e orribilmente arde e sfavilla.
20.1Or quando ei solo ha quasi in fuga vòlto
20.2quel primo stuol de le francesche genti,
20.3giungono in guisa d'un diluvio accolto
20.4di mille rive gli Arabi correnti.
20.5Fuggono allora i Galli a freno sciolto
20.6e misti i vincitor van tra' fuggenti:
20.7entran con lor ne' lor ripari, e 'l tutto
20.8di ruine e d'orror s'empie e di lutto.
21.1Porta il Soldan su l'elmo orrido e grande
21.2serpe che si dilunga e 'l collo snoda,
21.3su le zampe s'inalza e l'ali spande,
21.4e piega in arco la forcuta coda.
21.5Par che tre lingue vibri e che fuor mande
21.6livida spuma, e che 'l suo fischio s'oda.
21.7Ed or ch'arde la pugna, anch'ei s'infiamma
21.8nel moto, e fumo versa insieme e fiamma.
22.1E si mostra in quel lume a' risguardanti
22.2formidabil così l'empio Soldano,
22.3come veggion ne l'ombra i naviganti
22.4fra mille lampi il torbido oceano.
22.5Altri danno a la fuga i piè tremanti,
22.6danno altri al ferro intrepida la mano;
22.7e la notte i tumulti ognor più mesce,
22.8ed i rischi occultando i rischi accresce.
23.1Fra quelli che valor mostran più franco,
23.2Latin, nel Lazio nato, allor si mosse,
23.3cui nè l'aspre fatiche il corpo stanco
23.4avean, nè dome gli anni ancor le posse.
23.5Cinque suoi figli quasi eguali al fianco
23.6gli erano sempre, ovunque in guerra ei fosse,
23.7d'arme gravando anzi il lor tempo molto,
23.8le membra ancor crescenti e 'l molle volto.
24.1Ed eccitati dal paterno essempio
24.2aguzzavano al sangue il ferro e l'ire.
24.3Dice egli loro: "Andianne ove quell'empio
24.4veggiam ne' fuggitivi insuperbire,
24.5nè già ritardi il sanguinoso scempio,
24.6ch'ei fa de gli altri, in noi l'usato ardire,
24.7però che quel cui di passato orrore
24.8la memoria non orni è vile onore. –
25.1Così feroce leonessa i figli,
25.2cui dal collo la giuba anco non pende
25.3nè cresciuti con gli anni i feri artigli
25.4lor sono e l'armi de la bocca orrende,
25.5mena seco a la preda ed a i perigli,
25.6e con l'essempio a incrudelir gli accende
25.7nel cacciator che le natie lor selve
25.8turba e fuggir fa le men forti belve.
26.1Segue il suo genitor l'incauto stuolo
26.2de' cinque, e Soliman circonda e cinge;
26.3e in un sol punto un sol consiglio, e un solo
26.4spirito quasi, sei lunghe aste spinge.
26.5Da follia giovenil mosso il figliuolo
26.6maggior l'asta abbandona e 'l ferro stringe,
26.7e tenta in van con la pungente spada
26.8che sotto il corridor morto gli cada.
27.1Ma come a le procelle esposto monte,
27.2che percosso da' flutti al mar sovraste,
27.3sostien fermo in se stesso i tuoni e l'onte
27.4tutte del cielo e i venti e l'onde vaste,
27.5Così il fero Soldan l'audace fronte
27.6tien salda incontra i ferri e incontra l'aste,
27.7ed a colui che 'l suo destrier percote
27.8parte tra i cigli il capo e tra le gote.
28.1Aramante al fratel che giù ruina
28.2porge pietoso il braccio e lo sostiene.
28.3Vana e folle pietà! s'a la ruina
28.4d'altrui la sua medesma a giunger viene,
28.5chè 'l pagan su quel braccio il ferro inchina
28.6ed atterra con lui chi a lui s'attiene.
28.7Caggion entrambi, e l'un su l'altro langue
28.8mescolando i sospiri ultimi e 'l sangue.
29.1Quinci egli di Sabin l'asta recisa,
29.2onde il fanciullo di lontan l'infesta,
29.3gli urta il cavallo adesso e 'l coglie in guisa
29.4che giù tremante il batte, indi il calpesta.
29.5Dal giovinetto corpo uscio divisa
29.6con gran contrasto l'alma, e lasciò mesta
29.7l'aure gioconde de la vita e i giorni
29.8de la tenera età lieti ed adorni.
30.1Rimanean vivi ancor Pico e Laurente,
30.2onde arricchì un sol parto il genitore:
30.3similissima coppia e che sovente
30.4esser solea cagion di dolce errore.
30.5Ma se lei fe' natura indifferente,
30.6differente or la fa l'ostil furore:
30.7dura distinzion ch'a l'un divide
30.8dal busto il collo, a l'altro il petto incide.
31.1Il padre, ahi non più padre! (ahi fera sorte
31.2ch'orbo di tanti figli a un punto il face!),
31.3rimira in cinque morti or la sua morte
31.4e de la stirpe sua che tutta giace.
31.5Nè so come vecchiezza abbia sì forte
31.6ne l'atroci miserie e sì vivace
31.7che spiri, e pugni ancor; ma gli atti e i visi
31.8non mirò forse de' figliuoli uccisi,
32.1e di sì acerbo lutto a gli occhi sui
32.2parte l'amiche tenebre celaro.
32.3Con tutto ciò nulla sarebbe a lui,
32.4senza perder se stesso, il vincer caro.
32.5Prodigo del suo sangue, e de l'altrui
32.6avidissimamente è fatto avaro;
32.7e scorger non si può qual suo desire
32.8paia maggior, l'uccidere o 'l morire.
33.1Ma grida al suo nemico: "È dunque frale
33.2sì questa man, sì dunque ella si sprezza,
33.3che con ogni suo sforzo ancor non vale
33.4a provocar vèr me la tua fierezza? –
33.5Tace e percossa tira aspra e mortale
33.6che le piastre e le maglie insieme spezza,
33.7e su 'l fianco gli scende e vi fa grande
33.8piaga che 'l sangue fuor tepido spande.
34.1A quel grido, a quel colpo, in lui converse
34.2il barbaro omicida il brando e l'ira.
34.3Gli aprì l'usbergo, e pria lo scudo aperse
34.4cui sette volte un duro cuoio gira,
34.5e 'l ferro ne le viscere gli immerse.
34.6Il misero Latin singhiozza e spira,
34.7e con vomito alterno or gli trabocca
34.8il sangue per la piaga, or per la bocca.
35.1Come ne l'Apennin robusta pianta
35.2che sprezzò d'Euro e d'Aquilon la guerra,
35.3se forza di bipenne al fin la schianta,
35.4gli arbori a lei vicin cadendo atterra,
35.5così cade egli, e la sua furia è tanta
35.6che più d'un seco tragge a cui s'afferra;
35.7e ben d'uom sì feroce è degno fine
35.8che faccia ancor cadendo alte ruine.
36.1Mentre il Soldan sfogando l'odio interno
36.2pasce un lungo digiun ne' corpi umani,
36.3gli Arabi inanimiti aspro governo
36.4anch'essi fanno de' guerrier cristiani:
36.5Gualdrado e Gardo, un tartaro, un basterno,
36.6moiono, o fier Dragutto, a le tue mani;
36.7Muleasse Egerardo, Ariadeno
36.8Guiberto uccide, a' quai fu padre il Reno.
37.1Albazàr con la mazza abbatte Ernesto,
37.2cade sotto Algazele Ugon di spada.
37.3Ma chi narrar potria quel modo o questo
37.4di morte, e quanta plebe ignobil cada?
37.5Sin da que' primi gridi erasi desto
37.6Goffredo, e non istava intanto a bada;
37.7già tutto è armato, e già raccolto un grosso
37.8drapello ha seco, e già con lor s'è mosso.
38.1Egli, che dopo i gridi udì 'l tumulto
38.2ch'ad or ad or par che più orribil suoni,
38.3avisò ben ch'un improviso insulto
38.4esser dovea de gli Arabi ladroni,
38.5ch'un gran numero lor non gli era occulto
38.6tutto intorno predar le regioni,
38.7se ben pria non credè che quei fugace
38.8vulgo mai fosse d'assalirlo audace.
39.1Or mentre egli ne viene, ecco si sente
39.2tutto il cielo intonar da l'altro lato
39.3di barbariche voci, ecco repente
39.4"A l'arme! a l'arme! "in suono orrendo è dato.
39.5Questa è Clorinda che del re la gente
39.6guida a l'assalto, ed have Argante a lato.
39.7Al buon Raimondo allor, che la sua vice
39.8sostien, si volge il capitano e dice:
40.1"Odi qual novo strepito di Marte
40.2di verso il colle e la città ne viene:
40.3d'uopo là fia che 'l tuo valore e l'arte
40.4i primi assalti de' nemici affrene.
40.5Vanne tu dunque e là provedi, e parte
40.6vuo' che di questi miei teco ne mene,
40.7ch'io con gli altri n'andrò da l'altro canto
40.8a sostener l'impeto ostile intanto. –
41.1Così fra lor concluso, ambo gli move
41.2per diverso sentier egual fortuna.
41.3Raimondo al colle, e 'l capitan va dove
41.4i Franchi omai non fan difesa alcuna.
41.5Ma forza acquista ei caminando, e nove
41.6genti di passo in passo ognor raguna,
41.7tal che già fatto poderoso e grande
41.8giunge ove il fero Turco il sangue spande.
42.1Così scendendo dal natio suo monte
42.2non empie umile il Po l'angusta sponda,
42.3ma sempre più, quanto è più lunge al fonte,
42.4di nove forze insuperbito abonda;
42.5sovra i rotti confini alza la fronte
42.6di tauro, e vincitor d'intorno inonda,
42.7e con più corna Adria respinge e pare
42.8che guerra porti e non tributo al mare.
43.1Goffredo, ove fuggir l'impaurite
43.2sue genti vede, accorre e le minaccia:
43.3"Qual timor "grida "è questo? ove fuggite?
43.4Guardate almen chi sia quel che vi caccia.
43.5Vi caccia un vile stuol, che le ferite
43.6nè ricever nè dar sa ne la faccia;
43.7e se 'l vedranno incontra sè rivolto
43.8temeran l'arme lor del vostro volto. –
44.1Ciò detto, il destrier punge e là si volve
44.2ove di Soliman gli incendi ha scorti.
44.3Va per mezzo del sangue e de la polve
44.4e de' ferri e de' rischi e de le morti;
44.5con la spada e con gli urti apre e dissolve
44.6le vie più chiuse e gli ordini più forti,
44.7e sossopra cader fa d'ambo i lati
44.8cavalieri e cavalli, arme ed armati.
45.1Sovra i confusi monti a salto a salto
45.2de la profonda strage oltra camina.
45.3L'intrepido Soldan che 'l fero assalto
45.4sente venir, no 'l fugge e no 'l dechina:
45.5ma se gli spinge incontra, e 'l ferro in alto
45.6levando per ferir gli si avicina.
45.7Oh quai duo cavalieri or la fortuna
45.8da gli estremi del mondo in prova aduna!
46.1Furor contra virtute or qui combatte
46.2d'Asia in un picciol cerchio il grande impero.
46.3Chi può dir come gravi e come ratte
46.4le spade son? come il duello è fiero?
46.5Passo qui cose orribili che fatte
46.6furon, ma le coprì quell'aer nero,
46.7d'un chiarissimo sol degne e che tutti
46.8sianvi i mortali a rimirar ridutti.
47.1Il popol di Giesù, dietro a tal guida
47.2audace or divenuto, oltra si spinge,
47.3e de' suoi meglio armati a l'omicida
47.4Soldano intorno un denso stuol si stringe.
47.5Nè la gente fedel più che l'infida,
47.6nè più questa che quella il campo tinge,
47.7ma gli uni e gli altri, e vincitori e vinti,
47.8egualmente dan morte e sono estinti.
48.1Come pari d'ardir, con forza pare
48.2quinci Austro in guerra vien, quindi Aquilone,
48.3non ei fra lor, non cede il cielo o 'l mare,
48.4ma nube a nube e flutto a flutto oppone;
48.5così nè ceder qua, nè là piegare
48.6si vede l'ostinata aspra tenzone:
48.7s'affronta insieme orribilmente urtando
48.8scudo a scudo, elmo ad elmo, e brando a brando.
49.1Non meno intanto son feri i litigi
49.2a piè del colle, e i guerrier folti e densi.
49.3Mille nuvoli e più d'angioli stigi
49.4tutti han pieni de l'aria i campi immensi,
49.5e dan forza a' pagani, onde i vestigi
49.6non è chi indietro di rivolger pensi.
49.7Gli occhi fra tanto a la battaglia rea
49.8dal suo gran seggio il Re del Ciel volgea.
50.1Sedea colà donde Egli e buono e giusto
50.2dà legge al tutto e 'l tutto orna e produce
50.3sovra i bassi confin del mondo angusto,
50.4ove senso o ragion non si conduce;
50.5e de l'Eternità nel trono augusto
50.6risplendea con tre lumi in una luce.
50.7Ha sotto i piedi il Fato e la Natura,
50.8ministri umili, il Moto e Chi 'l misura,
51.1e 'l Luogo e Quella che, qual fumo o polve
51.2la gloria e l'oro di qua giuso e i regni,
51.3come piace là su, disperde e volve,
51.4nè, diva, cura i nostri umani sdegni.
51.5Quivi ei così nel suo splendor s'involve
51.6che vi abbaglian la vista anco i più degni:
51.7d'intorno ha innumerabili immortali,
51.8disegualmente in lor letizia eguali.
52.1Al gran concento de' beati carmi
52.2lieta risuona la celeste reggia.
52.3Chiama Egli a sè Michele, il qual ne l'armi
52.4di lucido adamante arde e lampeggia,
52.5e dice lui: "Non vedi or come s'armi
52.6contra la mia fedel diletta greggia
52.7l'empia schiera d'Averno, e insin dal fondo
52.8de le sue morti a turbar sorga il mondo?
53.1Va', dille tu che lassi omai le cure
53.2de le guerre a i guerrier, cui ciò convene,
53.3nè 'l regno de' viventi, nè le pure
53.4piagge del ciel conturbi ed avelene.
53.5Torni a le notti d'Acheronte oscure,
53.6suo degno albergo, a le sue giuste pene;
53.7quivi se stessa e l'anime d'abisso
53.8crucii. Così commando e così ho fisso. –
54.1Qui tacque, e 'l duce de' guerrieri alati
54.2s'inchinò riverente al divin piede;
54.3indi spiega al gran volo i vanni aurati,
54.4rapido sì ch'ogni pensiero eccede.
54.5Passa il foco e la luce, ove i beati
54.6hanno lor gloriosa immobil sede,
54.7poscia il puro cristallo e 'l cerchio mira
54.8che di stelle gemmato incontra gira;
55.1quinci, d'opre diversi e di sembianti,
55.2pur sinistri rotar Saturno, e Giove
55.3e gli altri, i quali esser non ponno erranti
55.4s'angelica virtù gli informa e move;
55.5vien poi da' campi lieti e fiammeggianti
55.6d'eterno dì là donde tuona e piove,
55.7ove se stesso il mondo strugge e pasce
55.8e ne le guerre sue more e rinasce.
56.1Venia scotendo con l'eterne piume
56.2la caligine densa e i cupi orrori;
56.3s'indorava la notte al divin lume
56.4che spargea scintillando il volto fuori.
56.5Tale il sol ne le nubi ha per costume
56.6spiegar dopo la pioggia i bei colori;
56.7tal suol, fendendo il liquido sereno,
56.8stella cader de la gran madre in seno.
57.1Ma giunto ove la schiera empia infernale
57.2il furor de' pagani accende e sprona,
57.3si ferma in aria in su 'l vigor de l'ale,
57.4e vibra l'asta, e lor così ragiona:
57.5"Pur voi dovreste omai saper con quale
57.6folgore orrendo il Re del mondo tuona,
57.7o nel disprezzo e ne' tormenti acerbi
57.8de l'estrema miseria anco superbi.
58.1Fisso è nel Ciel ch'al venerabil segno
58.2chini le mura, apra Sion le porte.
58.3A che pugnar co 'l fato? a che lo sdegno
58.4dunque irritar de la celeste corte?
58.5Itene, maledetti, al vostro regno,
58.6regno di pene e di perpetua morte;
58.7e siano in quelli a voi dovuti chiostri
58.8le vostre guerre ed i trionfi vostri.
59.1Là incrudelite, là sovra i nocenti
59.2tutte adoprate pur le vostre posse
59.3fra i gridi eterni e lo stridor de' denti,
59.4e 'l suon del ferro e le catene scosse. –
59.5Disse, e quelli che vide al partir lenti
59.6con la lancia fatal spinse e percosse;
59.7essi gemendo abbandonar le belle
59.8region de la luce e l'auree stelle,
60.1e dispiegar verso gli abissi il volo
60.2ad inasprir ne' rei l'usate doglie.
60.3Non passa il mar d'augei sì grande stuolo
60.4quando a' soli più tepidi s'accoglie,
60.5nè tante vide mai l'autunno al suolo
60.6cader co' primi freddi aride foglie.
60.7Liberato da lor, quella sì negra
60.8faccia depone il mondo e si rallegra.
61.1Ma non perciò nel dispettoso petto
61.2d'Argante vien l'ardire o 'l furor manco,
61.3se ben suo foco in lui non spira Aletto,
61.4nè flagello infernal gli sferza il fianco.
61.5Ruota il ferro crudele ove è più stretto
61.6e più calcato insieme il popol franco;
61.7miete i vili e i potenti, e i più sublimi
61.8e più superbi capi adegua a gli imi.
62.1Non lontana è Clorinda, e già non meno
62.2par che di tronche membra il campo asperga.
62.3Caccia la spada a Berlingier nel seno
62.4per mezzo il cor, dove la vita alberga,
62.5e quel colpo a investirlo andò sì pieno
62.6che sanguinosa uscì fuor de le terga:
62.7poi fière Albin là 've primier s'apprende
62.8nostro alimento, e 'l viso a Pirro fende.
63.1La destra di Gernier, da cui ferita
63.2ella pria fu, manda recisa al piano:
63.3tratta anco il ferro, e con tremanti dita
63.4semiviva nel suol guizza la mano.
63.5Coda di serpe è tal, ch'indi partita
63.6cerca d'unirsi al suo principio in vano.
64.1e tra 'l collo e la nuca il colpo assesta;
64.2e tronchi i nervi e 'l gorgozzuol reciso,
64.3gio rotando a cader prima la testa,
64.4prima bruttò di polve immonda il viso,
64.5che giù il tronco cadesse; il tronco resta
64.6(miserabile mostro) in sella assiso,
64.7ma libero del fren da sè lo scote
64.8calcitrando il destriero, e lo percote.
65.1Mentre così l'indomita guerriera
65.2le squadre d'Occidente apre e flagella,
65.3d'altro lato non fa Gildippe altera
65.4de' saracini suoi strage men fella.
65.5Era il sesso il medesmo, e simil era
65.6il valore e l'orgoglio in questa e 'n quella.
65.7Ma far prova di lor non è lor dato,
65.8ch'a nemico maggior le serba il fato.
66.1Quinci urta l'una e quindi l'altra, e un folto
66.2stuolo in mezzo s'addensa e s'interpone,
66.3ma già sorgeva l'alba e già disciolto
66.4s'era il forte Argillan di sua prigione;
66.5e d'armi incerte il frettoloso avolto,
66.6quali il caso le offerse o triste o buone,
66.7già ne venia per emendar gli errori
66.8navi con novi merti incontra a' Mori.
67.1Come destrier che da le regie stalle,
67.2ove a l'uso de l'arme ei si riserba
67.3fugge, e libero al fin per largo calle
67.4va tra gli armenti o al fiume usato o a l'erba:
67.5scherzan su 'l collo i crini, e su le spalle
67.6si scote la cervice alta e superba,
67.7suonano i piè nel corso e par ch'avampi,
67.8tutti d'un nitrir lieto empiendo i campi;
68.1tal ne viene Argillano: arde il feroce
68.2sguardo, ha la fronte intrepida e sublime;
68.3lieve è ne' salti e sovra i piè veloce,
68.4sì che d'orma la polve a pena imprime.
68.5Giunto fra gli inimici alzò la voce
68.6pur com'uom che tutto osi e nulla stime:
68.7"O vil feccia del mondo, Arabi inetti,
68.8ond'è ch'or tanto ardire in voi s'alletti?
69.1Non regger voi de gli elmi e de gli scudi
69.2sète atti il peso, o 'l petto armarvi e 'l dorso,
69.3ma commettete paventosi e nudi
69.4i colpi a' venti e la salute al corso.
69.5L'opere vostre e i vostri egregi studi
69.6notturni son; dà l'ombra a voi soccorso.
69.7Già ch'ella fugge, or chi fia vostro schermo?
69.8D'armi è ben d'uopo e di valor più fermo. –
70.1Così parlando ancor diè per la gola
70.2ad Algazèl d'una crudel percossa,
70.3che gli secò le fauci, e la parola
70.4troncò ch'a la risposta era già mossa.
70.5A quel meschin sùbito orrore invola
70.6il lume, e scorre un duro gel per l'ossa;
70.7cade, e co' denti l'odiosa terra
70.8pieno di rabbia in su 'l morire afferra.
71.1Quinci per vari casi e Saladino
71.2ed Agricalto e Muleasse uccide,
71.3e da l'un fianco a l'altro a lor vicino
71.4con esso un colpo Aldiazìl divide;
71.5trafitto a sommo il petto Ariadino
71.6atterra, e con rampogne aspre il deride.
71.7Quel gli occhi gravi alzando a l'orgogliose
71.8parole, in su 'l morir così rispose:
72.1"Non tu, chiunque sia, de la mia morte
72.2vincitor lieto avrai gran tempo il vanto;
72.3pari destin t'aspetta, e da più forte
72.4destra a giacer mi sarai steso a canto. –
72.5Rise egli amaramente e: "Di mia sorte
72.6curi il Ciel, "disse "or tu qui mori intanto
72.7d'augiei pasto e de' cani –; indi lo preme
72.8co 'l piede, e ne trae l'alma e l'asta insieme.
73.1Un paggio del Soldano allor da quella
73.2parte pugnava e misto era fra' Mori,
73.3a cui non anco la stagion novella
73.4il bel mento spargea de' primi fiori.
73.5Paion rugiade o perle in su la bella
73.6guancia rigando i tepidi sudori,
73.7giunge grazia la polve al crine incolto
73.8e un sdegnoso rigor dolce è in quel volto.
74.1Sotto ha un destrier che di candore agguaglia
74.2pur or ne l'Apennin caduta neve;
74.3turbo o fiamma non è che ruoti o saglia
74.4rapido sì come è quel pronto e leve.
74.5Vibra ei, presa nel Rezzo, una zagaglia,
74.6la spada al fianco tien ritorta e breve,
74.7e con barbara pompa in un lavoro
74.8di porpora risplende intesta e d'oro.
75.1Mentre il fanciullo, a cui novel piacere
75.2di gloria il petto giovenil lusinga,
75.3di qua turba e di là tutte le schiere,
75.4e lui non è chi tanto o quanto stringa,
75.5va osservando Argillan tra le leggiere
75.6sue rote il tempo in che l'asta sospinga;
75.7e, colto il punto, il suo destrier di furto
75.8uccide e sovra gli è, ch'a pena è surto,
76.1ed al semplice volto, il quale in vano
76.2con l'arme di pietà fea sue difese,
76.3drizzò, crudel!, l'inessorabil mano,
76.4e di natura il più bel pregio offese.
76.5Senso aver parve e fu de l'uom più umano
76.6il ferro, che si volse e piatto scese.
76.7Ma che pro, se di punta il colpo fiero
76.8raddoppiò là dove cadè il primiero?
77.1Soliman che combatte indi assai lunge
77.2a piè, chè 'l corridor gli era caduto,
77.3se ben d'intorno aspra corona il punge,
77.4tosto che 'l rischio ha del garzon veduto,
77.5spezza repente il cerchio, e corre e giunge
77.6a la vendetta sì, non a l'aiuto,
77.7perchè scorge, ahi dolor!, quasi succiso
77.8giglio giacer il suo Alimante ucciso.
78.1E in atto sì gentil languir tremanti
78.2gli occhi e cader su 'l tergo il collo mira;
78.3così vago è il pallore, e da' sembianti
78.4di morte una pietà sì dolce spira,
78.5ch'ammollì il cor che fu dur marmo inanti,
78.6e 'l pianto scaturio di mezzo a l'ira.
78.7Tu piangi, Soliman? tu, che distrutto
78.8mirasti il regno tuo co 'l ciglio asciutto?
79.1Ma come ei vede il ferro ostil che molle
79.2fuma del sangue ancor del suo diletto,
79.3la pietà cede, e l'ira avampa e bolle,
79.4e le lagrime sue stagna nel petto.
79.5Corre sovra Argillano e 'l ferro estolle,
79.6parte lo scudo opposto, indi l'elmetto,
79.7indi il capo e la gola; e de lo sdegno
79.8di Soliman ben quel gran colpo è degno.
80.1Nè di ciò ben contento, al corpo morto
80.2già d'ogni onta sicuro anco fa guerra,
80.3quasi mastin che 'l sasso, onde a lui porto
80.4fu duro colpo, infellonito afferra.
80.5Oh d'immenso dolor vano conforto
80.6incrudelir ne l'insensibil terra!
80.7Intanto il capitan da gli steccati
80.8gli Arabi inermi avea spinti e fugati.
81.1Nè più gli ordin servar, nè più fermarsi
81.2essi hanno ardir già indeboliti e stanchi,
81.3già mancato il furore, onde mostràrsi
81.4sovra l'usato lor feroci e franchi:
81.5combatton lentamente, e vaghi e sparsi
81.6cedono sempre ovunque urtino i Franchi;
81.7solo di mille eletti uniti in quadra
81.8forma serba anco il loco invitta squadra.
82.1Arabi no, ma Turchi; e di loriche,
82.2questi, e d'elmi e di scudi van coperti,
82.3indomiti di corpo a le fatiche,
82.4di spirto audaci e 'n tutti i casi esperti.
82.5Fur questi già de le milizie antiche
82.6di Solimano, e seco ne' deserti
82.7passàr d'Arabia.................
83.1Mentre in tal guisa al precipizio inchina
83.2la fortuna de' barbari e la spene,
83.3e vacilla così l'alta ruina,
83.4che sol di pochi il braccio anco sostiene,
83.5nova nube di polve ecco vicina
83.6che folgori di guerra in grembo tiene,
83.7ecco d'armi improvise uscir un lampo
83.8che sbigottì de gli infedeli il campo.
84.1Son cinquanta guerrier che 'n puro argento
84.2spiegan la trionfal purpurea Croce.
84.3Non io, se cento bocche e lingue cento
84.4avessi, e ferrea lena e ferrea voce,
84.5narrar potrei quel numero che spento
84.6ne' primi assalti ha quel drapel feroce.
84.7Cade l'Arabo imbelle, e 'l Turco invitto
84.8resistendo e pugnando anco è trafitto.
85.1Vincitrice la Morte in varia imago
85.2scorre, e seco ha il pallor, la tema e 'l lutto
85.3(miserabili forme), e intorno un lago
85.4ondeggia con sanguigno orribil flutto.
85.5Stato era il re giudeo quasi presago,
85.6che 'l suo campo non volse arrischiar tutto
85.7ma di quel parte ferma in su la vetta:
85.8quinci il giudizio di fortuna aspetta.
86.1E come prima egli ha veduto in piega
86.2l'essercito maggior, suona a raccolta,
86.3e con messi iterati instando prega
86.4ed Argante e Clorinda a dar di volta.
86.5La fiera coppia d'essequir ciò niega,
86.6ebra di sangue e cieca d'ira e stolta;
86.7pur cede al fine, e unite almen raccòrre
86.8tenta le turbe e freno a' passi imporre.
87.1Ma chi dà legge al vulgo ed ammaestra
87.2la viltate e 'l timor? La fuga è presa.
87.3Altri gitta lo scudo, altri la destra
87.4disarma; impaccio è 'l ferro, e non difesa.
87.5Gli rincalza Raimondo, e per l'alpestra
87.6strada non cessa di seguir l'impresa.
87.7Grande è il tumulto, e si rivolge oscura
87.8caligine di polve invèr le mura.
88.1Fatto in tanto il Soldan ciò ch'è concesso
88.2fare a forza mortale, or più non puote;
88.3tutto è sangue e sudore, e un grave e spesso
88.4anelar gli ange il petto e i fianchi scuote.
88.5Langue sotto lo scudo il braccio oppresso,
88.6gira la destra il ferro in pigre rote:
88.7spezza, e non taglia; e divenendo ottuso
88.8perduto il brando omai di brando ha l'uso.
89.1Come sentissi tal, ristette in atto
89.2d'uom che fra due sia dubbio, e 'n sè discorre
89.3se morir debba, e di sì illustre fatto
89.4con le sue mani altrui la gloria tòrre,
89.5o pur, sopravanzando al suo disfatto
89.6campo, la vita in sicurezza porre.
89.7«Vinca al fin» disse «il fato, e questa mia
89.8fuga il trofeo di sua vittoria sia.
90.1Veggia il nemico le mie spalle, e scherna
90.2di novo ancora il nostro essilio indegno,
90.3purchè di novo armato indi mi scerna
90.4turbar sua pace 'l non mai stabil regno.
90.5Non cedo io, no; fia memoria eterna
90.6de le mie offese eterno anco il mio sdegno.
90.7Risorgerò nemico ognor più crudo,
90.8cenere anco sepolta e spirto ignudo.»
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