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1.1Mentre il soccorso a lei promesso attende
1.2la donna ed usa in procurarlo ogn'arte,
1.3vari romori il capitano intende
1.4a quanto ella narrò conformi in parte.
1.5Per questo via più facile ei si rende
1.6a confidarle una sì cara parte
1.7de l'essercito suo, chè vere stima
1.8le sue parole onde fu dubbio prima.
2.1Ma pria che de' più forti al paragone
2.2diece ne scelga in quella gente eletta,
2.3a cui d'Armida e d'ogni sua ragione
2.4la difesa e la cura si commetta,
2.5vuol che s'elegga un successor d'Ottone
2.6onde schiera sì nobile sia retta,
2.7che senza duce stata era dapoi
2.8ch'esso finì pugnando i giorni suoi.
3.1E già per questo grado infra i maggiori
3.2mastri di guerra eran contese ed ire,
3.3ch'insieme Ugo e Roberto a i primi onori,
3.4ed Ernando ed Ubaldo avien ch'aspire,
3.5benchè i duo primi accesi in novi amori
3.6di seguir poi la donna ebber desire.
3.7Restò fra gli altri due d'onor contesa
3.8a cui non calse di novella impresa.
4.1Sceso era Ernando da' famosi regi
4.2de la Castiglia, ond'ha il fratel l'impero,
4.3però lo rendon le corone e i pregi
4.4de' suoi maggiori oltra ragione altero.
4.5Superbo Ubaldo è de' suoi propri pregi
4.6più che de l'opre, che i passati fèro,
4.7ancor che gli avi suoi molt'anni e lustri
4.8stati sian chiari in pace e 'n guerra illustri.
5.1Ma l'orgoglioso ispan, che sol misura
5.2quanto l'oro e 'l domino oltre si stenda,
5.3e per sè stima ogni virtute oscura
5.4cui titolo regal chiara non renda,
5.5non può soffrir che 'n ciò ch'egli procura
5.6seco Ubaldo di meriti contenda,
5.7e se ne cruccia sì ch'oltra ogni segno
5.8di ragione il trasporta ira e disdegno.
6.1Tal che 'l maligno spirito d'Averno,
6.2che 'n lui strada sì larga aprir si vede,
6.3tacito in sen gli serpe ed al governo
6.4de' suoi pensieri lusingando siede.
6.5Quivi più sempre l'ira e l'odio interno
6.6inacerbisce, e 'l cor stimola e fiede;
6.7e fa che 'n mezzo l'alma ognor risuone
6.8una voce ch'a lui così ragione:
7.1«Teco Ubaldo contende: or che ti vale
7.2dunque l'esser di re nato e d'eroi?
7.3Narri costui, ch'ora di farsi eguale
7.4a te presume, il padre e gli avi suoi;
7.5mostri scettri e corone, e di regale
7.6dignitate gli agguagli a' maggior tuoi.
7.7Ah quanto ardisce un che d'ignobil stato
7.8signore e ne la serva Italia è nato!
8.1Vinca egli o perda omai, fu vincitore
8.2sin da quel dì ch'emulo tuo divenne
8.3chè dirà il mondo? (e ciò fia sommo onore):
8.4"Questi già con Ernando in gara venne."
8.5Recar poteva altrui gloria e splendore
8.6quel grado posseder ch'Otton già tenne;
8.7tu qual gloria n'avrai, s'Ubaldo il chiese,
8.8che chiedendolo solo indegno il rese?
9.1E se, poi ch'altri più non parla e spira,
9.2de' nostri affari alcuna cosa sente,
9.3come credi che 'n ciel di sdegno e d'ira
9.4il magnanimo Otton si mostri ardente,
9.5mentre in questo superbo i lumi gira
9.6ed al suo temerario ardir pon mente,
9.7lo qual, sperando a tanto grado alzarsi
9.8seco ancor, non pur teco osa agguagliarsi?
10.1E l'osa pure e 'l tenta, e ne riporta
10.2in vece di castigo onore e laude,
10.3e v'è chi ne 'l consiglia e ne l'essorta
10.4(o vergogna commune!) e chi gli applaude.
10.5Ma se Goffredo il vede, e gli comporta
10.6che di ciò ch'a te dèssi egli ti fraude,
10.7no 'l soffrir tu; nè già soffrir lo dèi,
10.8ma mostra ciò che puoi e ciò che sei.»
11.1Al suon di queste voci arde lo sdegno
11.2e cresce in lui quasi commossa face;
11.3nè capendo nel cor gonfiato e pregno,
11.4per gli occhi n'esce e per la lingua audace.
11.5Ciò che di reprensibile e d'indegno
11.6crede in Ubaldo, a suo disnor non tace;
11.7superbo e vano il finge, e 'l suo valore
11.8pazza temerità chiama e furore.
12.1E quanto di magnanimo e d'altero
12.2e d'eccelso e sublime in lui risplende,
12.3tutto adombrando con mal arti il vero,
12.4pur come vizio sia, biasma e riprende,
12.5e ne ragiona sì che 'l cavaliero,
12.6emulo suo, publico il suon n'intende;
12.7nè però si raccheta o si raffrena
12.8il cieco impeto in lui ch'a morte il mena,
13.1chè 'l reo demon che la sua lingua move
13.2di spirto in vece, e forma ogni suo detto,
13.3fa che l'onte e gli oltraggi ognor rinove,
13.4esca aggiungendo a l'infiammato petto.
13.5Luogo è nel campo assai capace, dove
13.6s'aduna sempre un bel drapello eletto,
13.7e quivi insieme in torneamenti e 'n lotte
13.8rendon le membra vigorose e dotte.
14.1Or quivi, allor che v'è turba più folta,
14.2pur, come è suo destino, Ubaldo accusa,
14.3e quasi acuto strale in lui rivolta
14.4la lingua, del velen d'Averno infusa;
14.5ed è vicino Ubaldo e i detti ascolta,
14.6nè puote l'ira omai tener più chiusa,
14.7ma: "Menti "grida, e adesso a lui si spinge,
14.8e nudo ne la destra il ferro stringe.
15.1Parve un tuono la voce, e 'l ferro un lampo
15.2che di folgor cadente annunzio porte.
15.3Tremò l'ispan, nè vide o fuga o scampo
15.4da la presente irreparabil morte;
15.5pur, sendo tutto testimonio il campo,
15.6fa sembianti d'intrepido e di forte,
15.7e fermo attende il fier nemico, e 'n atto
15.8di difesa si reca il brando tratto.
16.1Quasi in quel punto ancor ben mille ardenti
16.2spade fur viste fiammeggiar insieme,
16.3chè varia turba di mal caute genti
16.4d'ogn'intorno v'accorre, e s'urta e preme.
16.5D'incerte voci e di confusi accenti
16.6un suon per l'aria si raggira e freme,
16.7qual egli s'ode a le marine sponde
16.8se combattono insieme i venti e l'onde.
17.1Ma per parole altrui già non s'allenta
17.2ne l'offeso guerrier l'impeto e l'ira.
17.3Sprezza i gridi e i ripari e ciò che tenta
17.4chiudergli il varco, e a la vendetta aspira;
17.5e fra gli uomini e l'armi oltre s'aventa,
17.6e la fulminea spada in cerchio gira:
17.7dovunque volge il ferro o drizza il piede,
17.8s'apre la turba spaventata e cede.
18.1Tal che 'l nemico affronta, e con maestra
18.2mano i colpi vèr lui drizza e comparte:
18.3or al petto, or al capo, or a la destra
18.4tenta ferirlo, or a la manca parte;
18.5spesso finge ed accenna, ed è la destra
18.6veloce sì che gli occhi inganna e l'arte,
18.7tal ch'improvisa e inaspettata giunge
18.8ove meno si teme, e fère e punge.
19.1Nè cessò mai sin che nel seno immersa
19.2gli ebbe due volte la fatal sua spada.
19.3Cade il meschin su la ferita, e versa
19.4gli spirti e l'alma fuor per doppia strada.
19.5L'arme ripon di caldo sangue aspersa
19.6il vincitor, nè sovra lui più bada;
19.7ma si rivolge altrove, e insieme spoglia
19.8l'animo crudo e l'adirata voglia.
20.1Giunto al romore il capitano intanto
20.2vede fero spettacolo improviso:
20.3giacer Ernando, il crin di sangue e 'l manto
20.4sordido e molle, e pien di morte il viso;
20.5ode i sospiri, ode i lamenti e 'l pianto
20.6che molti fan sovra il guerriero ucciso.
20.7Tutto si turba, e chiede chi commesso
20.8abbia in tal luogo sì crudele eccesso.
21.1Un de gli amici del guerriero estinto
21.2glie 'l narra allor, ma il caso aggrava molto.
21.3Mostra che da ragion leggiera spinto
21.4Ubaldo avea colui di vita tolto,
21.5e che quel ferro, che per Cristo cinto
21.6fu sol, contra i cristiani avea rivolto,
21.7e la maestà sua sprezzata e 'l bando
21.8co 'l poner mani in cotal luogo al brando;
22.1e che per legge è reo di morte e deve,
22.2come l'editto impone, esser punito,
22.3sì perchè 'l fallo in se medesmo è greve,
22.4sì perchè in luogo tale egli è seguito;
22.5e che se del suo error perdon riceve,
22.6fia ciascun altro co 'l suo essempio ardito,
22.7e che gli offesi poi quella vendetta
22.8cercaran far ch'a i giudici s'aspetta;
23.1onde per tal cagion discordie e risse
23.2ne nasceran fra quella parte e questa.
23.3Rammentò i merti de l'estinto, e disse
23.4tutto ciò ch'o pietade o sdegno desta.
23.5Ben vi fu chi s'oppose e contradisse
23.6e la causa del reo dipinse onesta.
23.7Il capitan gli ascolta, e poscia impone
23.8che sia condotto l'uccisor prigione.
24.1Ma Tancredi, che quivi allor s'avenne
24.2e pienamente ogni lor detto accolse,
24.3tanto o quanto fra lor non si ritenne,
24.4e verso Ubaldo i passi in fretta volse.
24.5Trovollo a la sua tenda, ove ei se 'n venne
24.6poi ch'al nemico altier l'orgoglio tolse.
24.7Quivi gli espon quanto have udito, e poi
24.8l'arme offrisce e gli amici a' piacer suoi.
25.1Sorrise quell'altero, e con un volto
25.2in cui tra 'l riso lampeggiò lo sdegno:
25.3"Difenda sua ragion ne' ceppi involto
25.4chi servo è "disse "o d'esser servo è degno.
25.5Libero io nacqui e vissi, e morrò sciolto
25.6pria che man porga o piede a laccio indegno:
25.7usa a la spada è questa destra ed usa
25.8a le palme, e vil nodo ella ricusa.
26.1Ma se a' meriti miei questa mercede
26.2Goffredo rende e vuol impregionarmi
26.3per com'io fossi un uom del vulgo, e crede
26.4a le carceri vili avinto trarmi,
26.5venga egli o mandi, io terrò fermo il piede.
26.6Giudici fian tra noi la sorte e l'armi:
26.7fera tragedia vuol che s'appresenti
26.8per lor diporto a le nemiche genti. –
27.1Ciò detto, l'armi chiede; e 'l capo e 'l busto
27.2di finissimo acciaio adorno rende,
27.3rende d'aurato scudo il braccio onusto,
27.4e la fatale spada al fianco appende;
27.5e 'n sembiante magnanimo ed augusto,
27.6come folgore suol, ne l'armi splende.
27.7Marte, e' rassembra te qualor del quinto
27.8cielo scendi di ferro e d'orror cinto.
28.1Tancredi intanto i feri spirti e 'l core
28.2insuperbito d'ammollir procura.
28.3"Giovane invitto, "dice "al tuo valore
28.4so che fia piana ogn'erta impresa e dura,
28.5so che fra rischi sempre e fra 'l terrore
28.6la tua eccelsa virtute è più secura;
28.7ma non consenta Dio ch'ella si mostri
28.8oggi sì crudelmente a' danni nostri.
29.1Dimmi, che pensi far? vorrai le mani
29.2del civil sangue tuo dunque bruttarte?
29.3e con le piaghe indegne de' cristiani
29.4trafiger Cristo, ond'ei son membra e parte?
29.5D'un transitorio onor rispetti vani
29.6che come onda di mar se 'n viene e parte,
29.7potranno in te più che la fede e 'l zelo
29.8di quella gloria che ci eterna in Cielo?
30.1Ah non sia ver!, vinci te stesso e spoglia
30.2questa feroce tua mente superba;
30.3non per timor, ma per pietosa voglia
30.4cedi, ch'al ceder tuo palma si serba.
30.5E se pur non indegna onde si toglia
30.6essempio è la mia verde etade acerba,
30.7anch'io fui provocato, e pur non venni
30.8a contese civili e mi contenni;
31.1ch'avendo io preso di Cilicia il regno,
31.2e l'insegne spiegatevi di Cristo,
31.3Baldovin sopragiunse, e con indegno
31.4modo occupollo e ne fe' vile acquisto,
31.5mentre, sendo d'amico ogni suo segno,
31.6del suo avaro pensier non m'era avisto;
31.7ma con l'arme però di ricovrarlo
31.8non tentai poscia, e potea forse farlo.
32.1E se pur anco la prigion ricusi
32.2e i lacci schivi, quasi ignobil pondo,
32.3e seguir vuoi quei militari abusi
32.4che per leggi d'onore approva il mondo,
32.5lassa qui me ch'al capitan ti scusi
32.6e ti ricopra tu presso Boemondo,
32.7chè nè soppórti in questo impeto primo
32.8a i suoi giudizi assai securo stimo.
33.1Ben tosto fia, se pur qui contra avremo
33.2l'arme d'Egitto o d'altro stuol pagano,
33.3ch'assai più chiaro il tuo valor estremo
33.4ci apparirà mentre sarai lontano,
33.5chè senza te sembrerà il campo scemo,
33.6quasi corpo cui manca o braccia o mano. –
34.1Con questi detti la sdegnosa mente
34.2de l'audace garzon rivolge e piega,
34.3tal ch'egli di partirsi immantinente
34.4fuor di quell'oste al suo fedel non nega.
34.5Molta intanto è concorsa amica gente,
34.6e di gir seco ognun procura, e prega;
34.7egli tutti ringrazia, e seco prende
34.8alcuni eletti e su 'l cavallo ascende.
35.1Parte, e porta un desio d'eterna ed alma
35.2gloria ch'a i cori eccelsi è sferza e sprone;
35.3a magnanime imprese intenta ha l'alma,
35.4ed insolite cose oprar dispone:
35.5gir fra' nemici, ivi o cipresso o palma
35.6acquistar per la fede ond'è campione,
35.7scorrer l'Egitto, e penetrar sin dove
35.8fuor d'incognito fonte il Nilo move.
36.1Mentre tai cose volge e 'l pensier gira
36.2a quante egli mai fece opre leggiadre,
36.3e a superar con nove imprese aspira
36.4se medesmo e l'invidia, e gli avi e 'l padre,
36.5ecco un gran calpestio sente, e rimira
36.6già venirsi appressando armate squadre.
36.7Ben comprende chi siano e 'l passo arresta,
36.8e insolita fierezza in lui si desta.
37.1Ministri di giustizia eran costoro,
37.2che per farlo prigion seguian la traccia.
37.3Molti amici d'Ernando avean con loro
37.4di pugnar vaghi ove difesa ei faccia.
37.5Ma come alquanto avicinati foro,
37.6sbigottìr solo in rimirarlo in faccia,
37.7tal parve, e tanto e sovra ogni costume
37.8sì fatto uscia de l'armi orrore e lume.
38.1Nè Giove forse in più superba fronte
38.2fra nubi apparse e nembi atri e sonanti,
38.3allor che, sendo monte imposto a monte,
38.4tonò sovra gli orribili giganti.
38.5Quei che dianzi le voglie avean sì pronte
38.6fermano il passo or languidi e tremanti,
38.7non osando appressar dove l'antenna
38.8massiccia ei vibra e di ferire accenna.
39.1Così talor di fera tigre o d'orso
39.2le vestigia seguir sogliono i cani,
39.3ch'ognun di lor per appressarlo il corso
39.4rinforza a gara, e passan monti e piani.
39.5Ma l'unghie fiere e i denti acuti al morso
39.6vedendo poi come son men lontani,
39.7cessa la fretta e intepidiscon l'ire,
39.8nè con la belva han d'affrontarsi ardire.
40.1Tu sol fra tutti a manifesta morte
40.2precipitosamente Ugon corresti,
40.3ch'o correr seco una modesta sorte
40.4o vendicare il tuo signor volesti.
40.5Misero, e così duro incontro e forte
40.6de l'avversario tuo feroce avesti,
40.7che ti ruppe lo scudo e 'l forte usbergo
40.8la lancia, e sanguinosa uscì del tergo.
41.1Cadde trafitto Ugone, e 'l suo destriero
41.2al suon de la caduta oltra trascorse.
41.3Come miràr quegli altri il colpo fiero,
41.4molto la tema lor s'accrebbe e sorse,
41.5e così chiari segni altrui ne dièro,
41.6che 'l magnanimo eroe ben se n'accorse.
41.7Onde quando fuggirne ognun risolve,
41.8vòta la destra alzando a lor si volve.
42.1"Itene pur, ch'aventuroso fato
42.2di così nobil morte or non vi degna.
42.3Grazia vi fòra e non pena, se dato
42.4vi fosse di cader per man sì degna. –
42.5Così in sembiante men fero e turbato
42.6parla e parte, e risposta udirne sdegna,
42.7quasi leon che da gli offesi armenti
42.8sazio si move a passi gravi e lenti.
43.1Fra vergogna e timor mesti e confusi
43.2riportan quelli il cavaliero ucciso.
43.3Goffredo, ancor che con rampogne accusi
43.4la lor viltade e mostri irato il viso,
43.5gode tacito in sè che sì delusi
43.6tornati sian del lor fallace aviso.
43.7Ama l'invitto Ubaldo, e la severa
43.8legge esseguire in lui molesto gli era.
44.1Di procurare il suo soccorso intanto
44.2non cessò mai l'ingannatrice rea.
44.3Instava il giorno, e ponea in uso quanto
44.4l'arte, l'ingegno e la beltà potea;
44.5ma poi, quando scoprendo il volto santo
44.6Espero in occidente il dì chiudea,
44.7fra due suoi cavalieri e due matrone
44.8ricovrava in disparte al padiglione.
45.1Ma benchè sia mastra d'inganni, e i suoi
45.2modi gentili e le maniere accorte,
45.3e che simil bellezze o prima o poi
45.4non siano state in altra donna scorte,
45.5tal che del campo i più famosi eroi
45.6presi abbia d'un piacer tenace e forte;
45.7non è però ch'a l'esca de' diletti
45.8il buon Goffredo lusingando alletti.
46.1In van cerca invaghirlo, e con mortali
46.2dolcezze attrarlo a l'amorosa vita,
46.3chè qual saturo augel, che non si cali
46.4ove il cibo mostrando altri l'invita,
46.5tal ei sazio del mondo i piacer frali
46.6sprezza, e se 'n poggia al Ciel per via romita,
46.7e quante insidie al suo bel volo tende
46.8l'infido amor, tutte fallaci rende.
47.1Nè impedimento alcun torcer da l'orme
47.2puote, che Dio ne segna, i pensier santi.
47.3Tentò ella mill'arti, e 'n mille forme
47.4quasi Proteo novel gli apparve inanti,
47.5e desto Amor, dove più freddo dorme,
47.6avrian gli atti dolcissimi e i sembianti:
47.7ma qui (grazie divine) ogni sua prova
47.8vana riesce e 'l ritentar non giova.
48.1La bella donna, ch'ogni cor più casto
48.2arder credeva ad un volger di ciglia,
48.3oh come perde or l'alterezza e 'l fasto!
48.4e quale ha di ciò sdegno e maraviglia!
48.5Rivolger le sue forze ove contrasto
48.6men duro trovi al fin si riconsiglia,
48.7qual capitan ch'inespugnabil terra
48.8stanco abbandoni, e porti altrove guerra.
49.1Ma contra l'arme di costei non meno
49.2si mostrò di Tancredi invitto il core,
49.3però ch'altro desio gli ingombra il seno,
49.4nè vi può luogo aver novello ardore;
49.5chè sì come da l'un l'altro veleno
49.6guardarne suol, tal l'un da l'altro amore.
49.7Fuor che questi due soli alcun non fue
49.8che resistesse a le bellezze sue.
50.1Ella, se ben si duol che non succeda
50.2sì pienamente il suo disegno e l'arte,
50.3pur fatto avendo così nobil preda
50.4di tanti eroi, si racconsolò in parte.
50.5E pria che di sue frodi altri s'aveda,
50.6pensa condurli in più sicura parte,
50.7ove gli leghi poi d'altre catene,
50.8che non son quelle ond'or presi li tiene.
51.1E sendo giunto il termine che fisse
51.2il capitano a darle alcun soccorso,
51.3a lui si trasse riverente e disse:
51.4"Sire, il tempo prescritto è già trascorso,
51.5e se per sorte il reo tiranno udisse
51.6ch'io abbia fatto a l'arme tue ricorso,
51.7prepararia sue forze a la difesa,
51.8nè fòra poscia agevole l'impresa.
52.1Dunque, prima ch'a lui tal nova apporti
52.2voce incerta di fama o certa spia,
52.3scelga la tua pietà fra' tuoi più forti
52.4alcuni pochi, e meco or or gli invia,
52.5chè se non mira il Ciel con occhi torti
52.6l'opre mortai, nè l'innocenza oblia,
52.7sarò riposta in regno, e la mia terra
52.8tributaria avrai sempre in pace e in guerra. –
53.1Fu la donna essaudita, ed a gli effetti
53.2indugio alcuno il capitan non diede.
53.3Ma nel numero ognun de' diece eletti
53.4con insolita instanza esser richiede,
53.5ch'oltra che dolce speme a gir gli alletti
53.6dovunque volga la donzella il piede,
53.7quella emulazion che 'n lor si desta
53.8più importuni li rende a la richiesta.
54.1Ella, che 'n lor rimira aperto il core,
54.2prende vedendo ciò novo argomento,
54.3e pensa usar in lor d'empio timore
54.4di gelosia per terza e per tormento;
54.5sapendo ben ch'al fin invecchia Amore
54.6senza quest'arti, e divien pigro e lento,
54.7quasi destrier che men veloce corra
54.8se non ha chi lo segua e chi 'l precorra.
55.1E in tal modo comparte i detti sui
55.2e i guardi lusinghieri e 'l dolce riso,
55.3ch'alcun non è che non invidii altrui,
55.4nè il timor da la speme è in lor diviso.
55.5La folle turba de gli amanti, a cui
55.6stimolo è l'arte d'un fallace viso,
55.7senza fren corre, e non gli tien vergogna,
55.8e loro indarno il capitan rampogna.
56.1Ei ch'egualmente satisfar desira
56.2ciascun di loro e in nulla parte pende,
56.3se ben alquanto di vergogna e d'ira
56.4per l'importunità d'essi s'accende,
56.5dapoi che sì ostinati in ciò li mira,
56.6novo consiglio in accordarli prende:
56.7"Scrivansi i vostri nomi ed in un vaso
56.8pongansi, "disse "e sia giudice il caso. –
57.1Subito il nome di ciascun si scrisse,
57.2ed in un'urna posti e scossi foro,
57.3e tratti a sorte; e 'l primo che n'uscisse
57.4fu il conte di Pembrozia Artemidoro.
57.5Legger poi di Corrado il nome udisse,
57.6ed uscì Vincilao dopo costoro:
57.7Vincilao che canuto e vecchio amante
57.8or pargoleggia, e fu sì saggio inante.
58.1Oh come il volto hanno ridente, e pregni
58.2gli occhi di gioia che dal core inonda,
58.3questi tre primi eletti, i cui disegni
58.4la fortuna in amor destra seconda!
58.5D'incerto cor, di gelosia dan segni
58.6gli altri i cui nomi avien che l'urna asconda,
58.7e da la bocca pendon di colui
58.8che spiega i brevi e legge i nomi altrui.
59.1Guasco quarto fuor venne, a cui successe
59.2Terpandro ed a Terpandro indi Olderico,
59.3poscia Guglielmo Ronciglion si lesse,
59.4e 'l bavaro Aliprando, e 'l franco Enrico.
59.5Rinaldo ultimo fu, che farsi elesse
59.6poi, fè cangiando, di Giesù nemico
59.7(tanto puote Amor dunque?); e questi chiuse
59.8il numero de' dieci, e gli altri escluse.
60.1D'ira, di gelosia, d'invidia ardenti,
60.2chiaman gli altri Fortuna ingiusta e ria,
60.3e te accusano, Amor, che le consenti
60.4che ne l'imperio tuo giudice sia.
60.5Ma perch'instinto è de le umane menti
60.6che ciò che più si vieta uom più desia,
60.7dispongon molti ad onta di fortuna
60.8seguir la donna come il ciel s'imbruna.
61.1Voglion sempre seguirla a l'ombra e al sole,
61.2e per lei combattendo espor la vita.
61.3Talor tira alcun motto, e con parole
61.4tronche e dolci sospiri ella gli invita,
61.5ed or con questo ed or con quel si duole
61.6che far convienle senza lui partita.
61.7S'erano armati intanto, e da Goffredo
61.8toglieano i diece cavalier congedo.
62.1Gli ammonisce quel saggio a parte a parte
62.2come la fè de' Mori è incerta e lieve,
62.3e mal securo pegno; e con qual arte
62.4l'insidie e i casi avversi uom schivar deve;
62.5ma son le sue parole al vento sparte,
62.6nè consiglio d'uom sano Amor riceve.
62.7Loro accommiata al fine e la donzella,
62.8e trecento altri ancor manda con ella;
63.1trecento cavalieri in Grecia nati,
63.2che son di ferro men de gli altri carchi:
63.3pendon spade ritorte a l'un de' lati,
63.4sonano al tergo lor faretre ed archi:
63.5asciutti hanno i cavalli, al corso usati,
63.6a la fatica invitti, al cibo parchi:
63.7ne l'assalir son pronti e nel ritrarsi,
63.8e combatton fuggendo erranti e sparsi.
64.1Parte la donna, e i miseri rivali
64.2quasi prigioni al suo trionfo inanti
64.3seco n'adduce, e tra infiniti mali
64.4lassa la turba poi de gli altri amanti.
64.5Ma come uscì la notte, e sotto l'ali
64.6menò il silenzio e i lievi sogni erranti,
64.7secretamente, come Amor gl'informa,
64.8molti seguìr de la donzella l'orma.
65.1Fra le tenebre cieche un cieco duce
65.2gli scorge per sentiero obliquo e torto.
65.3A l'apparir de la novella luce
65.4si fu del lor partir Goffredo accorto;
65.5e pensò ben ch'a tal follia gl'induce
65.6amor, e dolor n'ebbe e disconforto.
65.7E la mente, indovina de' lor danni,
65.8d'alcun futuro mal par che s'affanni.
66.1Mentre tai cose volge, un messo appare
66.2polveroso, anelante, in vista afflitto,
66.3in atto d'uom ch'altrui novelle amare
66.4rechi, e porti il dolore in fronte scritto.
66.5Narra costui che nel propinquo mare
66.6l'armata apparsa è del gran re d'Egitto,
66.7potente, innumerabile e che l'onde
66.8domina omai da l'une a l'altre sponde;
67.1e che l'armata ligura si serra
67.2dentro il porto d'Edissa, nè paura
67.3solo ha d'uscir, ma sostener la guerra
67.4ivi rinchiusa ancor non s'assicura.
67.5Onde pensan di trarre i legni a terra
67.6e le genti raccòrre entro le mura,
67.7sendo quella città d'arte e di sito
67.8forte e lontana oltra due stadi al lito.
68.1Soggiunse a questo poi che, da le navi
68.2sendo condotta vettovaglia al campo,
68.3i cavalli e i camelli onusti e gravi
68.4trovato aveano a mezza strada inciampo,
68.5e che i lor difensori uccisi o schiavi
68.6restàr pugnando, e nessun fece scampo,
68.7da' predoni d'Arabia in una valle
68.8assaliti a la fronte ed a le spalle;
69.1e che l'insano ardire e la licenza
69.2di que' barbari erranti è omai sì grande
69.3che 'n guisa d'un diluvio intorno senza
69.4alcun contrasto si dilata e spande,
69.5onde convien ch'a porre in lor temenza
69.6alcuna squadra di guerrier si mande,
69.7ch'assicuri la via che da l'arene
69.8del mar Mediterraneo al campo viene.
70.1D'una in un'altra lingua in un momento
70.2tal fama intorno serpe e si distende,
70.3e 'l campo empie d'orrore e di spavento
70.4la fame che vicina omai s'attende.
70.5Il saggio capitan, che l'ardimento,
70.6e la fiducia in lor spenta comprende,
70.7cerca con lieto volto e con parole
70.8come gli rassicuri e racconsole.
71.1"O per mille perigli e mille affanni
71.2meco passati in quelle parti e in queste,
71.3campion di Dio, ch'a ristorare i danni
71.4de la cristiana sua fede nasceste;
71.5voi, che l'arme di Persia e i greci inganni,
71.6e i monti e i mari e 'l verno e le tempeste,
71.7de la fame i disagi e de la sete
71.8superaste, voi dunque ora temete?
72.1Temete dunque? e la pietà di Giove,
72.2già conosciuta in caso assai più rio,
72.3non v'assicura, quasi or vòlto altrove
72.4abbia le man benigne e 'l guardo pio?
72.5Tosto un dì fia che rimembrar vi giove
72.6tal cose, e solver voti e grazie a Dio.
72.7Durate, e con un cor costante e forte
72.8riserbate voi stessi a miglior sorte. –
73.1Con questi detti le smarrite menti
73.2consola, e con sereno e lieto aspetto,
73.3ma preme mille cure egre e' dolenti
73.4altamente riposte in mezzo al petto.
73.5Come possa nudrir sì varie genti
73.6pensa fra la penuria e fra 'l difetto,
73.7come a l'armata in mar s'opponga, e come
73.8gli Arabi predatori affretti e dome.
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