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XXVIII

Commedia

PoeTree.it

1.1Poscia che 'ncontro a la vita presente
1.2d'i miseri mortali aperse 'l vero
1.3quella che 'mparadisa la mia mente,
2.1come in lo specchio fiamma di doppiero
2.2vede colui che se n'alluma retro,
2.3prima che l'abbia in vista o in pensiero,
3.1e sé rivolge per veder se 'l vetro
3.2li dice il vero, e vede ch'el s'accorda
3.3con esso come nota con suo metro;
4.1così la mia memoria si ricorda
4.2ch'io feci riguardando ne' belli occhi
4.3onde a pigliarmi fece Amor la corda.
5.1E com'io mi rivolsi e furon tocchi
5.2li miei da ciò che pare in quel volume,
5.3quandunque nel suo giro ben s'adocchi,
6.1un punto vidi che raggiava lume
6.2acuto sì, che 'l viso ch'elli affoca
6.3chiuder conviensi per lo forte acume;
7.1e quale stella par quinci più poca,
7.2parrebbe luna, locata con esso
7.3come stella con stella si collòca.
8.1Forse cotanto quanto pare appresso
8.2alo cigner la luce che 'l dipigne
8.3quando 'l vapor che 'l porta più è spesso,
9.1distante intorno al punto un cerchio d'igne
9.2si girava sì ratto, ch'avria vinto
9.3quel moto che più tosto il mondo cigne;
10.1e questo era d'un altro circumcinto,
10.2e quel dal terzo, e 'l terzo poi dal quarto,
10.3dal quinto il quarto, e poi dal sesto il quinto.
11.1Sopra seguiva il settimo sì sparto
11.2già di larghezza, che 'l messo di Iuno
11.3intero a contenerlo sarebbe arto.
12.1Così l'ottavo e 'l nono; e chiascheduno
12.2più tardo si movea, secondo ch'era
12.3in numero distante più da l'uno;
13.1e quello avea la fiamma più sincera
13.2cui men distava la favilla pura,
13.3credo, però che più di lei s'invera.
14.1La donna mia, che mi vedëa in cura
14.2forte sospeso, disse: "Da quel punto
14.3depende il cielo e tutta la natura.
15.1Mira quel cerchio che più li è congiunto;
15.2e sappi che 'l suo muovere è sì tosto
15.3per l'affocato amore ond'elli è punto".
16.1E io a lei: "Se 'l mondo fosse posto
16.2con l'ordine ch'io veggio in quelle rote,
16.3sazio m'avrebbe ciò che m'è proposto;
17.1ma nel mondo sensibile si puote
17.2veder le volte tanto più divine,
17.3quant'elle son dal centro più remote.
18.1Onde, se 'l mio disir dee aver fine
18.2in questo miro e angelico templo
18.3che solo amore e luce ha per confine,
19.1udir convienmi ancor come l'essemplo
19.2e l'essemplare non vanno d'un modo,
19.3ché io per me indarno a ciò contemplo".
20.1"Se li tuoi diti non sono a tal nodo
20.2sufficïenti, non è maraviglia:
20.3tanto, per non tentare, è fatto sodo!".
21.1Così la donna mia; poi disse: "Piglia
21.2quel ch'io ti dicerò, se vuo' saziarti;
21.3e intorno da esso t'assottiglia.
22.1Li cerchi corporai sono ampi e arti
22.2secondo il più e 'l men de la virtute
22.3che si distende per tutte lor parti.
23.1Maggior bontà vuol far maggior salute;
23.2maggior salute maggior corpo cape,
23.3s'elli ha le parti igualmente compiute.
24.1Dunque costui che tutto quanto rape
24.2l'altro universo seco, corrisponde
24.3al cerchio che più ama e che più sape:
25.1per che, se tu a la virtù circonde
25.2la tua misura, non a la parvenza
25.3de le sustanze che t'appaion tonde,
26.1tu vederai mirabil consequenza
26.2di maggio a più e di minore a meno,
26.3in ciascun cielo, a süa intelligenza".
27.1Come rimane splendido e sereno
27.2l'emisperio de l'aere, quando soffia
27.3Borea da quella guancia ond'è più leno,
28.1per che si purga e risolve la roffia
28.2che pria turbava, sì che 'l ciel ne ride
28.3con le bellezze d'ogne sua paroffia;
29.1così fec'ïo, poi che mi provide
29.2la donna mia del suo risponder chiaro,
29.3e come stella in cielo il ver si vide.
30.1E poi che le parole sue restaro,
30.2non altrimenti ferro disfavilla
30.3che bolle, come i cerchi sfavillaro.
31.1L'incendio suo seguiva ogne scintilla;
31.2ed eran tante, che 'l numero loro
31.3più che 'l doppiar de li scacchi s'inmilla.
32.1Io sentiva osannar di coro in coro
32.2al punto fisso che li tiene a li ubi,
32.3e terrà sempre, ne' quai sempre fuoro.
33.1E quella che vedëa i pensier dubi
33.2ne la mia mente, disse: "I cerchi primi
33.3t'hanno mostrato Serafi e Cherubi.
34.1Così veloci seguono i suoi vimi,
34.2per somigliarsi al punto quanto ponno;
34.3e posson quanto a veder son soblimi.
35.1Quelli altri amori che 'ntorno li vonno,
35.2si chiaman Troni del divino aspetto,
35.3per che 'l primo ternaro terminonno;
36.1e dei saper che tutti hanno diletto
36.2quanto la sua veduta si profonda
36.3nel vero in che si queta ogne intelletto.
37.1Quinci si può veder come si fonda
37.2l'essere beato ne l'atto che vede,
37.3non in quel ch'ama, che poscia seconda;
38.1e del vedere è misura mercede,
38.2che grazia partorisce e buona voglia:
38.3così di grado in grado si procede.
39.1L'altro ternaro, che così germoglia
39.2in questa primavera sempiterna
39.3che notturno Arïete non dispoglia,
40.1perpetüalemente "Osanna" sberna
40.2con tre melode, che suonano in tree
40.3ordini di letizia onde s'interna.
41.1In essa gerarcia son l'altre dee:
41.2prima Dominazioni, e poi Virtudi;
41.3l'ordine terzo di Podestadi èe.
42.1Poscia ne' due penultimi tripudi
42.2Principati e Arcangeli si girano;
42.3l'ultimo è tutto d'Angelici ludi.
43.1Questi ordini di sù tutti s'ammirano,
43.2e di giù vincon sì, che verso Dio
43.3tutti tirati sono e tutti tirano.
44.1E Dïonisio con tanto disio
44.2a contemplar questi ordini si mise,
44.3che li nomò e distinse com'io.
45.1Ma Gregorio da lui poi si divise;
45.2onde, sì tosto come li occhi aperse
45.3in questo ciel, di sé medesmo rise.
46.1E se tanto secreto ver proferse
46.2mortale in terra, non voglio ch'ammiri:
46.3ché chi 'l vide qua sù gliel discoperse
47.1con altro assai del ver di questi giri".
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