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1.1Mentr'io dubbiava per lo viso spento,
1.2de la fulgida fiamma che lo spense
1.3uscì un spiro che mi fece attento,
2.1dicendo: "Intanto che tu ti risense
2.2de la vista che haï in me consunta,
2.3ben è che ragionando la compense.
3.1Comincia dunque; e di' ove s'appunta
3.2l'anima tua, e fa' ragion che sia
3.3la vista in te smarrita e non defunta:
4.1perché la donna che per questa dia
4.2regïon ti conduce, ha ne lo sguardo
4.3la virtù ch'ebbe la man d'Anania".
5.1Io dissi: "Al suo piacere e tosto e tardo
5.2vegna remedio a li occhi, che fuor porte
5.3quand'ella entrò col foco ond'io sempr'ardo.
6.1Lo ben che fa contenta questa corte,
6.2Alfa e O è di quanta scrittura
6.3mi legge Amore o lievemente o forte".
7.1Quella medesma voce che paura
7.2tolta m'avea del sùbito abbarbaglio,
7.3di ragionare ancor mi mise in cura;
8.1e disse: "Certo a più angusto vaglio
8.2ti conviene schiarar: dicer convienti
8.3chi drizzò l'arco tuo a tal berzaglio".
9.1E io: "Per filosofici argomenti
9.2e per autorità che quinci scende
9.3cotale amor convien che in me si 'mprenti:
10.1ché 'l bene, in quanto ben, come s'intende,
10.2così accende amore, e tanto maggio
10.3quanto più di bontate in sé comprende.
11.1Dunque a l'essenza ov'è tanto avvantaggio,
11.2che ciascun ben che fuor di lei si trova
11.3altro non è ch'un lume di suo raggio,
12.1più che in altra convien che si mova
12.2la mente, amando, di ciascun che cerne
12.3il vero in che si fonda questa prova.
13.1Tal vero a l'intelletto mïo sterne
13.2colui che mi dimostra il primo amore
13.3di tutte le sustanze sempiterne.
14.1Sternel la voce del verace autore,
14.2che dice a Moïsè, di sé parlando:
14.3"Io ti farò vedere ogne valore".
15.1Sternilmi tu ancora, incominciando
15.2l'alto preconio che grida l'arcano
15.3di qui là giù sovra ogne altro bando".
16.1E io udi': "Per intelletto umano
16.2e per autoritadi a lui concorde
16.3d'i tuoi amori a Dio guarda il sovrano.
17.1Ma dì ancor se tu senti altre corde
17.2tirarti verso lui, sì che tu suone
17.3con quanti denti questo amor ti morde".
18.1Non fu latente la santa intenzione
18.2de l'aguglia di Cristo, anzi m'accorsi
18.3dove volea menar mia professione.
19.1Però ricominciai: "Tutti quei morsi
19.2che posson far lo cor volgere a Dio,
19.3a la mia caritate son concorsi:
20.1ché l'essere del mondo e l'esser mio,
20.2la morte ch'el sostenne perch'io viva,
20.3e quel che spera ogne fedel com'io,
21.1con la predetta conoscenza viva,
21.2tratto m'hanno del mar de l'amor torto,
21.3e del diritto m'han posto a la riva.
22.1Le fronde onde s'infronda tutto l'orto
22.2de l'ortolano etterno, am'io cotanto
22.3quanto da lui a lor di bene è porto".
23.1Sì com'io tacqui, un dolcissimo canto
23.2risonò per lo cielo, e la mia donna
23.3dicea con li altri: "Santo, santo, santo!".
24.1E come a lume acuto si disonna
24.2per lo spirto visivo che ricorre
24.3a lo splendor che va di gonna in gonna,
25.1e lo svegliato ciò che vede aborre,
25.2sì nescïa è la sùbita vigilia
25.3fin che la stimativa non soccorre;
26.1così de li occhi miei ogni quisquilia
26.2fugò Beatrice col raggio d'i suoi,
26.3che rifulgea da più di mille milia:
27.1onde mei che dinanzi vidi poi;
27.2e quasi stupefatto domandai
27.3d'un quarto lume ch'io vidi tra noi.
28.1E la mia donna: "Dentro da quei rai
28.2vagheggia il suo fattor l'anima prima
28.3che la prima virtù creasse mai".
29.1Come la fronda che flette la cima
29.2nel transito del vento, e poi si leva
29.3per la propria virtù che la soblima,
30.1fec'io in tanto in quant'ella diceva,
30.2stupendo, e poi mi rifece sicuro
30.3un disio di parlare ond'ïo ardeva.
31.1E cominciai: "O pomo che maturo
31.2solo prodotto fosti, o padre antico
31.3a cui ciascuna sposa è figlia e nuro,
32.1divoto quanto posso a te supplìco
32.2perché mi parli: tu vedi mia voglia,
32.3e per udirti tosto non la dico".
33.1Talvolta un animal coverto broglia,
33.2sì che l'affetto convien che si paia
33.3per lo seguir che face a lui la 'nvoglia;
34.1e similmente l'anima primaia
34.2mi facea trasparer per la coverta
34.3quant'ella a compiacermi venìa gaia.
35.1Indi spirò: "Sanz'essermi proferta
35.2da te, la voglia tua discerno meglio
35.3che tu qualunque cosa t'è più certa;
36.1perch'io la veggio nel verace speglio
36.2che fa di sé pareglio a l'altre cose,
36.3e nulla face lui di sé pareglio.
37.1Tu vuogli udir quant'è che Dio mi puose
37.2ne l'eccelso giardino, ove costei
37.3a così lunga scala ti dispuose,
38.1e quanto fu diletto a li occhi miei,
38.2e la propria cagion del gran disdegno,
38.3e l'idïoma ch'usai e che fei.
39.1Or, figliuol mio, non il gustar del legno
39.2fu per sé la cagion di tanto essilio,
39.3ma solamente il trapassar del segno.
40.1Quindi onde mosse tua donna Virgilio,
40.2quattromilia trecento e due volumi
40.3di sol desiderai questo concilio;
41.1e vidi lui tornare a tutt'i lumi
41.2de la sua strada novecento trenta
41.3fïate, mentre ch'ïo in terra fu' mi.
42.1La lingua ch'io parlai fu tutta spenta
42.2innanzi che a l'ovra inconsummabile
42.3fosse la gente di Nembròt attenta:
43.1ché nullo effetto mai razïonabile,
43.2per lo piacere uman che rinovella
43.3seguendo il cielo, sempre fu durabile.
44.1Opera naturale è ch'uom favella;
44.2ma così o così, natura lascia
44.3poi fare a voi secondo che v'abbella.
45.1Pria ch'i' scendessi a l'infernale ambascia,
45.2I s'appellava in terra il sommo bene
45.3onde vien la letizia che mi fascia;
46.1e El si chiamò poi: e ciò convene,
46.2ché l'uso d'i mortali è come fronda
46.3in ramo, che sen va e altra vene.
47.1Nel monte che si leva più da l'onda,
47.2fu' io, con vita pura e disonesta,
47.3da la prim'ora a quella che seconda,
48.1come 'l sol muta quadra, l'ora sesta".
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