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LE LAGRIME DI CRISTO

1.1Voi che sovente il Re d' eterno regno
1.2a la colonna e 'n su la Croce essangue
1.3qui contemplate e 'l duro, iniquo sdegno,
1.4ond' aspramente egli è percosso e langue,
1.5d' alta corona di martìri indegno
1.6chi si dimostra? e nega il sangue al sangue?
1.7Deh chi le vene mai n' ebbe sì scarse,
1.8che temesse versarlo ov' ei lo sparse?
2.1Pietro non già, che fé la piaga a l' empio,
2.2e le ferite e 'l feritor prevenne;
2.3e pur in se medesmo il fero scempio
2.4in Croce dopo il suo Signor sostenne.
2.5Non chi prima seguì pietoso essempio
2.6che, perdonando, Cristo in morte dienne;
2.7non Giacopo, non Paolo o mille e mille,
2.8che fiumi fean, non pur sanguigne stille.
3.1Se vogliam dunque or simigliarci a Cristo,
3.2versando il sangue da l' umane membra,
3.3chi piange seco e seco 'l pianto ha misto,
3.4mentr' egli piange, il pio Signor rassembra.
3.5Non sei, tardo pensiero, ancora avisto
3.6ch' ei nostra umanitade a noi rimembra?
3.7Deh concediamo i pianti a i pianti amari;
3.8e l' uom pietà da Dio, piangendo, impari.
4.1Udiste il grido che nel ciel risuona,
4.2pregando il Padre in dolorosi accenti.
4.3E s' invitta virtù, ch' altrui perdona,
4.4secura ne la morte e ne i tormenti,
4.5ci manca a gloriosa alta corona,
4.6e non è chi morire ardisca o tenti,
4.7non ci manchi pietate e non sia priva
4.8del largo umor ch' in lagrime deriva.
5.1Il Re ne la spietata e dura morte,
5.2di cui si duol natura e 'l ciel si sdegna,
5.3magnanima virtù, costante e forte,
5.4con la sua voce a' suoi fedeli insegna;
5.5pietà mostra piangendo: ahi fide scorte
5.6di seguir lui, che già trionfa e regna!
5.7Seguiam Cristo con ambe al ciel sereno:
5.8chi non è forte, sia pietoso almeno.
6.1Ma chi piange? e che piange? alme pietose,
6.2pensate meco: è l' uom che duolsi e piange.
6.3Ma l' uomo è Dio, che 'l suo divino ascose
6.4nel suo mortal che s' addolora ed ange.
6.5L' uom freme, e freme Dio, ch' a sé n' impose
6.6il peso; e non avien ch' egli si cange;
6.7ma fa il caduco eterno, ond' ei s' adora,
6.8tal che al pianger de l' uom Dio stesso or plora.
7.1Quel che librò la terra e tanti intorno
7.2cieli eterni e lucenti a lei sospese,
7.3e diede il sol, ch' è suo gran lume, al giorno,
7.4e ne la notte altri splendori accese;
7.5quel che nel far suo magistero adorno
7.6piacque a se stesso e se medesmo intese,
7.7di sua gloria contento e di sua luce,
7.8or, fatto umano, a lacrimar s' induce.
8.1Quel ch' è bontà sovrana e sommo amore,
8.2né cerca fuor di sé gioia o diletto,
8.3or piange e stilla in lacrimoso umore
8.4di nostra umanitate il puro affetto.
8.5Deh qual alpestro sasso intorno al core
8.6s' accoglie? e com' è il gelo in lui ristretto?
8.7Se diaspro non è, ch' ivi s' impetra,
8.8fonte di pianto abbia percossa pietra.
9.1Ma che piange primiero il Re de' regi?
9.2Piange l' umanità quand' egli nasce;
9.3ed ornando umiltà d' eterni pregi,
9.4pur com' uom piange e stride in cuna e 'n fasce.
9.5E s' altri gli aurei alberghi e gli aurei fregi,
9.6per seguir lui, vien ch' abbandoni e lasce,
9.7care lagrime sparga in dolci tempre,
9.8e co 'l pianto di Cristo il suo contempre.
10.1Che piange il pio Signor? piange uom sepolto
10.2e più l' altrui che la sua morte acerba;
10.3piange l' amico suo da nodi avolto,
10.4a cui libera vita il ciel riserba;
10.5freme l' ardente spirto e bagna il volto;
10.6or non si piegherà mente superba,
10.7che, sdegnando l' umana, umil natura,
10.8se stessa inaspra e contra 'l duol s' indura?
11.1Tu che ti vanti pur d' alma tranquilla,
11.2e sei duro via più di quercia o d' elce,
11.3o di qualunque al ferro arde e sfavilla
11.4con vari colpi ripercossa selce;
11.5pietoso amore a noi dal cielo instilla
11.6il Re del cielo; e per suo dono ei dielce:
11.7perché altero ten vai col viso asciutto,
11.8s' al buon servo di Cristo è gloria il lutto?
12.1Se fece al fido amico onor supremo
12.2di lagrime pietose il Re celeste,
12.3chi nega d' onorarlo al giorno estremo,
12.4quand' ei si spoglia la corporea veste?
12.5Ahi di vera pietate o privo o scemo
12.6or chi sarà, ch' in te l' accenda e deste,
12.7se non s' il pianto, ond' il Signor ci invita
12.8a lagrimar la morte e pria la vita?
13.1Che piange quel che fece il cielo e 'l mondo?
13.2Piange altera città che stanca al fine
13.3vinta cadeo sotto 'l gravoso pondo
13.4de le sue minacciose, alte ruine;
13.5ma l' uom pianto si leva, e d' atro fondo
13.6di gran sepolcro inalza il viso e 'l crine.
13.7La città lagrimata è sparsa a terra,
13.8precipitando in ostinata guerra.
14.1Ma l' uno e l' altra al fine in ciel risorge,
14.2fatta secura da contraria possa.
14.3L' uno e l' altra s' eterna, e s' altri scorge
14.4o se cerca qua giù ruine ed ossa,
14.5erra co 'l volgo errante e non s' accorge
14.6che torna l' alma al cielo ond' ella è mossa;
14.7e ch' ivi splende ancor perpetua norma
14.8di città non caduta e vera forma.
15.1O di quai pietre fa novo restauro
15.2a le cadute mura il Fabro eterno,
15.3Gierusalem celeste! E l' Indo e 'l Mauro
15.4elegge a prova e non ha gente a scherno.
15.5Oh quali omai d' alte colonne e d' auro
15.6opre meravigliose in te discerno,
15.7perch' io disprezzi ancor teatri e terme,
15.8in parti quasi solitarie ed erme.
16.1Ma s' è tanta virtù nel pianto amaro,
16.2ond' egli il volto lagrimando asperse;
16.3se da l' oscura tomba al ciel più chiaro
16.4il sepolto per lui già gli occhi aperse;
16.5e per lui quanto attera il tempo avaro,
16.6o consuman le fiamme e l' armi adverse,
16.7risorge al cielo e vie più adorno e grande:
16.8felici quegli, a cui si versa e spande!
17.1Or tu, che fosti eletta al grande impero
17.2de la terra e del ciel, Roma vetusta,
17.3caduta spesso dal tuo seggio altero
17.4sotto vil giogo d' empia gente ingiusta;
17.5risorta poi co 'l successor di Piero
17.6in maggior gloria de la gloria augusta;
17.7ripensa onde cadesti; e ch' or t' estolli
17.8coronata di tempi in sette colli.
18.1E ben chiaro vedrai che 'l sangue sparso
18.2di tre Deci in lor fero, orribil voto
18.3e quel di Scipio e di Marcel fu scarso
18.4al tuo peccar ch' era a te stessa ignoto.
18.5Ma poi che 'l vero lume è in terra apparso,
18.6non dico il sangue, il lagrimar devoto
18.7di que' fedeli a cui 'l tuo rischio increbbe,
18.8più ti difese, e pur l' onor t' accrebbe.
19.1Lagrimosa pietà di ben nate alme
19.2te difese non sol d' estranea gente,
19.3ma t' acquistò corone e sacre palme
19.4e ti fé lieta trionfar sovente.
19.5Deh leva al ciel con gli occhi ambe le palme,
19.6e 'l pianto di Giesù ti reca a mente,
19.7sì che tu pianga e dal suo duolo apprenda
19.8santa virtù che fera colpa emenda.
20.1Se beato è chi piange, in largo pianto
20.2si strugga il tuo più denso e duro gelo;
20.3e l' amor tuo profan si volga in santo,
20.4e l' odio interno in amoroso zelo.
20.5Già di fortezza avesti e gloria e vanto;
20.6abbilo or di pietà ch' inalza al cielo.
20.7Sembra Roma celeste a gli occhi nostri,
20.8com' è l' idea ne gli stellanti chiostri.
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