about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books
1.1Come l'augello, intra l'amate fronde,
1.2posato al nido de' suoi dolci nati
1.3la notte che le cose ci nasconde,
2.1che, per veder li aspetti disïati
2.2e per trovar lo cibo onde li pasca,
2.3in che gravi labor li sono aggrati,
3.1previene il tempo in su aperta frasca,
3.2e con ardente affetto il sole aspetta,
3.3fiso guardando pur che l'alba nasca;
4.1così la donna mïa stava eretta
4.2e attenta, rivolta inver' la plaga
4.3sotto la quale il sol mostra men fretta:
5.1sì che, veggendola io sospesa e vaga,
5.2fecimi qual è quei che disïando
5.3altro vorria, e sperando s'appaga.
6.1Ma poco fu tra uno e altro quando,
6.2del mio attender, dico, e del vedere
6.3lo ciel venir più e più rischiarando;
7.1e Bëatrice disse: "Ecco le schiere
7.2del trïunfo di Cristo e tutto 'l frutto
7.3ricolto del girar di queste spere!".
8.1Pariemi che 'l suo viso ardesse tutto,
8.2e li occhi avea di letizia sì pieni,
8.3che passarmen convien sanza costrutto.
9.1Quale ne' plenilunïi sereni
9.2Trivïa ride tra le ninfe etterne
9.3che dipingon lo ciel per tutti i seni,
10.1vid'i' sopra migliaia di lucerne
10.2un sol che tutte quante l'accendea,
10.3come fa 'l nostro le viste superne;
11.1e per la viva luce trasparea
11.2la lucente sustanza tanto chiara
11.3nel viso mio, che non la sostenea.
12.1Oh Bëatrice, dolce guida e cara!
12.2Ella mi disse: "Quel che ti sobranza
12.3è virtù da cui nulla si ripara.
13.1Quivi è la sapïenza e la possanza
13.2ch'aprì le strade tra 'l cielo e la terra,
13.3onde fu già sì lunga disïanza".
14.1Come foco di nube si diserra
14.2per dilatarsi sì che non vi cape,
14.3e fuor di sua natura in giù s'atterra,
15.1la mente mia così, tra quelle dape
15.2fatta più grande, di sé stessa uscìo,
15.3e che si fesse rimembrar non sape.
16.1"Apri li occhi e riguarda qual son io;
16.2tu hai vedute cose, che possente
16.3se' fatto a sostener lo riso mio".
17.1Io era come quei che si risente
17.2di visïone oblita e che s'ingegna
17.3indarno di ridurlasi a la mente,
18.1quand'io udi' questa proferta, degna
18.2di tanto grato, che mai non si stingue
18.3del libro che 'l preterito rassegna.
19.1Se mo sonasser tutte quelle lingue
19.2che Polimnïa con le suore fero
19.3del latte lor dolcissimo più pingue,
20.1per aiutarmi, al millesmo del vero
20.2non si verria, cantando il santo riso
20.3e quanto il santo aspetto facea mero;
21.1e così, figurando il paradiso,
21.2convien saltar lo sacrato poema,
21.3come chi trova suo cammin riciso.
22.1Ma chi pensasse il ponderoso tema
22.2e l'omero mortal che se ne carca,
22.3nol biasmerebbe se sott'esso trema:
23.1non è pareggio da picciola barca
23.2quel che fendendo va l'ardita prora,
23.3né da nocchier ch'a sé medesmo parca.
24.1"Perché la faccia mia sì t'innamora,
24.2che tu non ti rivolgi al bel giardino
24.3che sotto i raggi di Cristo s'infiora?
25.1Quivi è la rosa in che 'l verbo divino
25.2carne si fece; quivi son li gigli
25.3al cui odor si prese il buon cammino".
26.1Così Beatrice; e io, che a' suoi consigli
26.2tutto era pronto, ancora mi rendei
26.3a la battaglia de' debili cigli.
27.1Come a raggio di sol che puro mei
27.2per fratta nube, già prato di fiori
27.3vider, coverti d'ombra, li occhi miei;
28.1vid'io così più turbe di splendori,
28.2folgorate di sù da raggi ardenti,
28.3sanza veder principio di folg¢ri.
29.1O benigna vertù che sì li 'mprenti,
29.2sù t'essaltasti, per largirmi loco
29.3a li occhi lì che non t'eran possenti.
30.1Il nome del bel fior ch'io sempre invoco
30.2e mane e sera, tutto mi ristrinse
30.3l'animo ad avvisar lo maggior foco;
31.1e come ambo le luci mi dipinse
31.2il quale e il quanto de la viva stella
31.3che là sù vince come qua giù vinse,
32.1per entro il cielo scese una facella,
32.2formata in cerchio a guisa di corona,
32.3e cinsela e girossi intorno ad ella.
33.1Qualunque melodia più dolce suona
33.2qua giù e più a sé l'anima tira,
33.3parrebbe nube che squarciata tona,
34.1comparata al sonar di quella lira
34.2onde si coronava il bel zaffiro
34.3del quale il ciel più chiaro s'inzaffira.
35.1"Io sono amore angelico, che giro
35.2l'alta letizia che spira del ventre
35.3che fu albergo del nostro disiro;
36.1e girerommi, donna del ciel, mentre
36.2che seguirai tuo figlio, e farai dia
36.3più la spera suprema perché lì entre".
37.1Così la circulata melodia
37.2si sigillava, e tutti li altri lumi
37.3facean sonare il nome di Maria.
38.1Lo real manto di tutti i volumi
38.2del mondo, che più ferve e più s'avviva
38.3ne l'alito di Dio e nei costumi,
39.1avea sopra di noi l'interna riva
39.2tanto distante, che la sua parvenza,
39.3là dov'io era, ancor non appariva:
40.1però non ebber li occhi miei potenza
40.2di seguitar la coronata fiamma
40.3che si levò appresso sua semenza.
41.1E come fantolin che 'nver' la mamma
41.2tende le braccia, poi che 'l latte prese,
41.3per l'animo che 'nfin di fuor s'infiamma;
42.1ciascun di quei candori in sù si stese
42.2con la sua cima, sì che l'alto affetto
42.3ch'elli avieno a Maria mi fu palese.
43.1Indi rimaser lì nel mio cospetto,
43.2"Regina celi" cantando sì dolce,
43.3che mai da me non si partì 'l diletto.
44.1Oh quanta è l'ubertà che si soffolce
44.2in quelle arche ricchissime che fuoro
44.3a seminar qua giù buone bobolce!
45.1Quivi si vive e gode del tesoro
45.2che s'acquistò piangendo ne lo essilio
45.3di Babillòn, ove si lasciò l'oro.
46.1Quivi trïunfa, sotto l'alto Filio
46.2di Dio e di Maria, di sua vittoria,
46.3e con l'antico e col novo concilio,
47.1colui che tien le chiavi di tal gloria.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)