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1.1Oppresso di stupore, a la mia guida
1.2mi volsi, come parvol che ricorre
1.3sempre colà dove più si confida;
2.1e quella, come madre che soccorre
2.2sùbito al figlio palido e anelo
2.3con la sua voce, che 'l suol ben disporre,
3.1mi disse: "Non sai tu che tu se' in cielo?
3.2e non sai tu che 'l cielo è tutto santo,
3.3e ciò che ci si fa vien da buon zelo?
4.1Come t'avrebbe trasmutato il canto,
4.2e io ridendo, mo pensar lo puoi,
4.3poscia che 'l grido t'ha mosso cotanto;
5.1nel qual, se 'nteso avessi i prieghi suoi,
5.2già ti sarebbe nota la vendetta
5.3che tu vedrai innanzi che tu muoi.
6.1La spada di qua sù non taglia in fretta
6.2né tardo, ma' ch'al parer di colui
6.3che disïando o temendo l'aspetta.
7.1Ma rivolgiti omai inverso altrui;
7.2ch'assai illustri spiriti vedrai,
7.3se com'io dico l'aspetto redui".
8.1Come a lei piacque, li occhi ritornai,
8.2e vidi cento sperule che 'nsieme
8.3più s'abbellivan con mutüi rai.
9.1Io stava come quei che 'n sé repreme
9.2la punta del disio, e non s'attenta
9.3di domandar, sì del troppo si teme;
10.1e la maggiore e la più luculenta
10.2di quelle margherite innanzi fessi,
10.3per far di sé la mia voglia contenta.
11.1Poi dentro a lei udi': "Se tu vedessi
11.2com'io la carità che tra noi arde,
11.3li tuoi concetti sarebbero espressi.
12.1Ma perché tu, aspettando, non tarde
12.2a l'alto fine, io ti farò risposta
12.3pur al pensier, da che sì ti riguarde.
13.1Quel monte a cui Cassino è ne la costa
13.2fu frequentato già in su la cima
13.3da la gente ingannata e mal disposta;
14.1e quel son io che sù vi portai prima
14.2lo nome di colui che 'n terra addusse
14.3la verità che tanto ci soblima;
15.1e tanta grazia sopra me relusse,
15.2ch'io ritrassi le ville circunstanti
15.3da l'empio c¢lto che 'l mondo sedusse.
16.1Questi altri fuochi tutti contemplanti
16.2uomini fuoro, accesi di quel caldo
16.3che fa nascere i fiori e ' frutti santi.
17.1Qui è Maccario, qui è Romoaldo,
17.2qui son li frati miei che dentro ai chiostri
17.3fermar li piedi e tennero il cor saldo".
18.1E io a lui: "L'affetto che dimostri
18.2meco parlando, e la buona sembianza
18.3ch'io veggio e noto in tutti li ardor vostri,
19.1così m'ha dilatata mia fidanza,
19.2come 'l sol fa la rosa quando aperta
19.3tanto divien quant'ell'ha di possanza.
20.1Però ti priego, e tu, padre, m'accerta
20.2s'io posso prender tanta grazia, ch'io
20.3ti veggia con imagine scoverta".
21.1Ond'elli: "Frate, il tuo alto disio
21.2s'adempierà in su l'ultima spera,
21.3ove s'adempion tutti li altri e 'l mio.
22.1Ivi è perfetta, matura e intera
22.2ciascuna disïanza; in quella sola
22.3è ogne parte là ove sempr'era,
23.1perché non è in loco e non s'impola;
23.2e nostra scala infino ad essa varca,
23.3onde così dal viso ti s'invola.
24.1Infin là sù la vide il patriarca
24.2Iacobbe porger la superna parte,
24.3quando li apparve d'angeli sì carca.
25.1Ma, per salirla, mo nessun diparte
25.2da terra i piedi, e la regola mia
25.3rimasa è per danno de le carte.
26.1Le mura che solieno esser badia
26.2fatte sono spelonche, e le cocolle
26.3sacca son piene di farina ria.
27.1Ma grave usura tanto non si tolle
27.2contra 'l piacer di Dio, quanto quel frutto
27.3che fa il cor de' monaci sì folle;
28.1ché quantunque la Chiesa guarda, tutto
28.2è de la gente che per Dio dimanda;
28.3non di parenti né d'altro più brutto.
29.1La carne d'i mortali è tanto blanda,
29.2che giù non basta buon cominciamento
29.3dal nascer de la quercia al far la ghianda.
30.1Pier cominciò sanz'oro e sanz'argento,
30.2e io con orazione e con digiuno,
30.3e Francesco umilmente il suo convento;
31.1e se guardi 'l principio di ciascuno,
31.2poscia riguardi là dov'è trascorso,
31.3tu vederai del bianco fatto bruno.
32.1Veramente Iordan vòlto retrorso
32.2più fu, e 'l mar fuggir, quando Dio volse,
32.3mirabile a veder che qui 'l soccorso".
33.1Così mi disse, e indi si raccolse
33.2al suo collegio, e 'l collegio si strinse;
33.3poi, come turbo, in sù tutto s'avvolse.
34.1La dolce donna dietro a lor mi pinse
34.2con un sol cenno su per quella scala,
34.3sì sua virtù la mia natura vinse;
35.1né mai qua giù dove si monta e cala
35.2naturalmente, fu sì ratto moto
35.3ch'agguagliar si potesse a la mia ala.
36.1S'io torni mai, lettore, a quel divoto
36.2trïunfo per lo quale io piango spesso
36.3le mie peccata e 'l petto mi percuoto,
37.1tu non avresti in tanto tratto e messo
37.2nel foco il dito, in quant'io vidi 'l segno
37.3che segue il Tauro e fui dentro da esso.
38.1O glorïose stelle, o lume pregno
38.2di gran virtù, dal quale io riconosco
38.3tutto, qual che si sia, il mio ingegno,
39.1con voi nasceva e s'ascondeva vosco
39.2quelli ch'è padre d'ogne mortal vita,
39.3quand'io senti' di prima l'aere tosco;
40.1e poi, quando mi fu grazia largita
40.2d'entrar ne l'alta rota che vi gira,
40.3la vostra regïon mi fu sortita.
41.1A voi divotamente ora sospira
41.2l'anima mia, per acquistar virtute
41.3al passo forte che a sé la tira.
42.1"Tu se' sì presso a l'ultima salute",
42.2cominciò Bëatrice, "che tu dei
42.3aver le luci tue chiare e acute;
43.1e però, prima che tu più t'inlei,
43.2rimira in giù, e vedi quanto mondo
43.3sotto li piedi già esser ti fei;
44.1sì che 'l tuo cor, quantunque può, giocondo
44.2s'appresenti a la turba trïunfante
44.3che lieta vien per questo etera tondo".
45.1Col viso ritornai per tutte quante
45.2le sette spere, e vidi questo globo
45.3tal, ch'io sorrisi del suo vil sembiante;
46.1e quel consiglio per migliore approbo
46.2che l'ha per meno; e chi ad altro pensa
46.3chiamar si puote veramente probo.
47.1Vidi la figlia di Latona incensa
47.2sanza quell'ombra che mi fu cagione
47.3per che già la credetti rara e densa.
48.1L'aspetto del tuo nato, Iperïone,
48.2quivi sostenni, e vidi com'si move
48.3circa e vicino a lui Maia e Dïone.
49.1Quindi m'apparve il temperar di Giove
49.2tra 'l padre e 'l figlio: e quindi mi fu chiaro
49.3il varïar che fanno di lor dove;
50.1e tutti e sette mi si dimostraro
50.2quanto son grandi e quanto son veloci
50.3e come sono in distante riparo.
51.1L'aiuola che ci fa tanto feroci,
51.2volgendom'io con li etterni Gemelli,
51.3tutta m'apparve da' colli a le foci;
52.1poscia rivolsi li occhi a li occhi belli.
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