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1.1Quando colui che tutto 'l mondo alluma
1.2de l'emisperio nostro sì discende,
1.3che 'l giorno d'ogne parte si consuma,
2.1lo ciel, che sol di lui prima s'accende,
2.2subitamente si rifà parvente
2.3per molte luci, in che una risplende;
3.1e questo atto del ciel mi venne a mente,
3.2come 'l segno del mondo e de' suoi duci
3.3nel benedetto rostro fu tacente;
4.1però che tutte quelle vive luci,
4.2vie più lucendo, cominciaron canti
4.3da mia memoria labili e caduci.
5.1O dolce amor che di riso t'ammanti,
5.2quanto parevi ardente in que' flailli,
5.3ch'avieno spirto sol di pensier santi!
6.1Poscia che i cari e lucidi lapilli
6.2ond'io vidi ingemmato il sesto lume
6.3puoser silenzio a li angelici squilli,
7.1udir mi parve un mormorar di fiume
7.2che scende chiaro giù di pietra in pietra,
7.3mostrando l'ubertà del suo cacume.
8.1E come suono al collo de la cetra
8.2prende sua forma, e sì com'al pertugio
8.3de la sampogna vento che penètra,
9.1così, rimosso d'aspettare indugio,
9.2quel mormorar de l'aguglia salissi
9.3su per lo collo, come fosse bugio.
10.1Fecesi voce quivi, e quindi uscissi
10.2per lo suo becco in forma di parole,
10.3quali aspettava il core ov'io le scrissi.
11.1"La parte in me che vede e pate il sole
11.2ne l'aguglie mortali", incominciommi,
11.3"or fisamente riguardar si vole,
12.1perché d'i fuochi ond'io figura fommi,
12.2quelli onde l'occhio in testa mi scintilla,
12.3e' di tutti lor gradi son li sommi.
13.1Colui che luce in mezzo per pupilla,
13.2fu il cantor de lo Spirito Santo,
13.3che l'arca traslatò di villa in villa:
14.1ora conosce il merto del suo canto,
14.2in quanto effetto fu del suo consiglio,
14.3per lo remunerar ch'è altrettanto.
15.1Dei cinque che mi fan cerchio per ciglio,
15.2colui che più al becco mi s'accosta,
15.3la vedovella consolò del figlio:
16.1ora conosce quanto caro costa
16.2non seguir Cristo, per l'esperïenza
16.3di questa dolce vita e de l'opposta.
17.1E quel che segue in la circunferenza
17.2di che ragiono, per l'arco superno,
17.3morte indugiò per vera penitenza:
18.1ora conosce che 'l giudicio etterno
18.2non si trasmuta, quando degno preco
18.3fa crastino là giù de l'odïerno.
19.1L'altro che segue, con le leggi e meco,
19.2sotto buona intenzion che fé mal frutto,
19.3per cedere al pastor si fece greco:
20.1ora conosce come il mal dedutto
20.2dal suo bene operar non li è nocivo,
20.3avvegna che sia 'l mondo indi distrutto.
21.1E quel che vedi ne l'arco declivo,
21.2Guiglielmo fu, cui quella terra plora
21.3che piagne Carlo e Federigo vivo:
22.1ora conosce come s'innamora
22.2lo ciel del giusto rege, e al sembiante
22.3del suo fulgore il fa vedere ancora.
23.1Chi crederebbe giù nel mondo errante
23.2che Rifëo Troiano in questo tondo
23.3fosse la quinta de le luci sante?
24.1Ora conosce assai di quel che 'l mondo
24.2veder non può de la divina grazia,
24.3ben che sua vista non discerna il fondo".
25.1Quale allodetta che 'n aere si spazia
25.2prima cantando, e poi tace contenta
25.3de l'ultima dolcezza che la sazia,
26.1tal mi sembiò l'imago de la 'mprenta
26.2de l'etterno piacere, al cui disio
26.3ciascuna cosa qual ell'è diventa.
27.1E avvegna ch'io fossi al dubbiar mio
27.2lì quasi vetro a lo color ch'el veste,
27.3tempo aspettar tacendo non patio,
28.1ma de la bocca, "Che cose son queste?",
28.2mi pinse con la forza del suo peso:
28.3per ch'io di coruscar vidi gran feste.
29.1Poi appresso, con l'occhio più acceso,
29.2lo benedetto segno mi rispuose
29.3per non tenermi in ammirar sospeso:
30.1"Io veggio che tu credi queste cose
30.2perch'io le dico, ma non vedi come;
30.3sì che, se son credute, sono ascose.
31.1Fai come quei che la cosa per nome
31.2apprende ben, ma la sua quiditate
31.3veder non può se altri non la prome.
32.1Regnum celorum vïolenza pate
32.2da caldo amore e da viva speranza,
32.3che vince la divina volontate:
33.1non a guisa che l'omo a l'om sobranza,
33.2ma vince lei perché vuole esser vinta,
33.3e, vinta, vince con sua beninanza.
34.1La prima vita del ciglio e la quinta
34.2ti fa maravigliar, perché ne vedi
34.3la regïon de li angeli dipinta.
35.1D'i corpi suoi non uscir, come credi,
35.2Gentili, ma Cristiani, in ferma fede
35.3quel d'i passuri e quel d'i passi piedi.
36.1Ché l'una de lo 'nferno, u' non si riede
36.2già mai a buon voler, tornò a l'ossa;
36.3e ciò di viva spene fu mercede:
37.1di viva spene, che mise la possa
37.2ne' prieghi fatti a Dio per suscitarla,
37.3sì che potesse sua voglia esser mossa.
38.1L'anima glorïosa onde si parla,
38.2tornata ne la carne, in che fu poco,
38.3credette in lui che potëa aiutarla;
39.1e credendo s'accese in tanto foco
39.2di vero amor, ch'a la morte seconda
39.3fu degna di venire a questo gioco.
40.1L'altra, per grazia che da sì profonda
40.2fontana stilla, che mai creatura
40.3non pinse l'occhio infino a la prima onda,
41.1tutto suo amor là giù pose a drittura:
41.2per che, di grazia in grazia, Dio li aperse
41.3l'occhio a la nostra redenzion futura;
42.1ond'ei credette in quella, e non sofferse
42.2da indi il puzzo più del paganesmo;
42.3e riprendiene le genti perverse.
43.1Quelle tre donne li fur per battesmo
43.2che tu vedesti da la destra rota,
43.3dinanzi al battezzar più d'un millesmo.
44.1O predestinazion, quanto remota
44.2è la radice tua da quelli aspetti
44.3che la prima cagion non veggion tota!
45.1E voi, mortali, tenetevi stretti
45.2a giudicar; ché noi, che Dio vedemo,
45.3non conosciamo ancor tutti li eletti;
46.1ed ènne dolce così fatto scemo,
46.2perché il ben nostro in questo ben s'affina,
46.3che quel che vole Iddio, e noi volemo".
47.1Così da quella imagine divina,
47.2per farmi chiara la mia corta vista,
47.3data mi fu soave medicina.
48.1E come a buon cantor buon citarista
48.2fa seguitar lo guizzo de la corda,
48.3in che più di piacer lo canto acquista,
49.1sì, mentre ch'e' parlò, sì mi ricorda
49.2ch'io vidi le due luci benedette,
49.3pur come batter d'occhi si concorda,
50.1con le parole mover le fiammette.
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