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1.1Già si godeva solo del suo verbo
1.2quello specchio beato, e io gustava
1.3lo mio, temprando col dolce l'acerbo;
2.1e quella donna ch'a Dio mi menava
2.2disse: "Muta pensier; pensa ch'i' sono
2.3presso a colui ch'ogne torto disgrava".
3.1Io mi rivolsi a l'amoroso suono
3.2del mio conforto; e qual io allor vidi
3.3ne li occhi santi amor, qui l'abbandono:
4.1non perch'io pur del mio parlar diffidi,
4.2ma per la mente che non può redire
4.3sovra sé tanto, s'altri non la guidi.
5.1Tanto poss'io di quel punto ridire,
5.2che, rimirando lei, lo mio affetto
5.3libero fu da ogne altro disire,
6.1fin che 'l piacere etterno, che diretto
6.2raggiava in Bëatrice, dal bel viso
6.3mi contentava col secondo aspetto.
7.1Vincendo me col lume d'un sorriso,
7.2ella mi disse: "Volgiti e ascolta;
7.3ché non pur ne' miei occhi è paradiso".
8.1Come si vede qui alcuna volta
8.2l'affetto ne la vista, s'elli è tanto,
8.3che da lui sia tutta l'anima tolta,
9.1così nel fiammeggiar del folg¢r santo,
9.2a ch'io mi volsi, conobbi la voglia
9.3in lui di ragionarmi ancora alquanto.
10.1El cominciò: "In questa quinta soglia
10.2de l'albero che vive de la cima
10.3e frutta sempre e mai non perde foglia,
11.1spiriti son beati, che giù, prima
11.2che venissero al ciel, fuor di gran voce,
11.3sì ch'ogne musa ne sarebbe opima.
12.1Però mira ne' corni de la croce:
12.2quello ch'io nomerò, lì farà l'atto
12.3che fa in nube il suo foco veloce".
13.1Io vidi per la croce un lume tratto
13.2dal nomar Iosuè, com'el si feo;
13.3né mi fu noto il dir prima che 'l fatto.
14.1E al nome de l'alto Macabeo
14.2vidi moversi un altro roteando,
14.3e letizia era ferza del paleo.
15.1Così per Carlo Magno e per Orlando
15.2due ne seguì lo mio attento sguardo,
15.3com'occhio segue suo falcon volando.
16.1Poscia trasse Guiglielmo e Rinoardo
16.2e 'l duca Gottifredi la mia vista
16.3per quella croce, e Ruberto Guiscardo.
17.1Indi, tra l'altre luci mota e mista,
17.2mostrommi l'alma che m'avea parlato
17.3qual era tra i cantor del cielo artista.
18.1Io mi rivolsi dal mio destro lato
18.2per vedere in Beatrice il mio dovere,
18.3o per parlare o per atto, segnato;
19.1e vidi le sue luci tanto mere,
19.2tanto gioconde, che la sua sembianza
19.3vinceva li altri e l'ultimo solere.
20.1E come, per sentir più dilettanza
20.2bene operando, l'uom di giorno in giorno
20.3s'accorge che la sua virtute avanza,
21.1sì m'accors'io che 'l mio girare intorno
21.2col cielo insieme avea cresciuto l'arco,
21.3veggendo quel miracol più addorno.
22.1E qual è 'l trasmutare in picciol varco
22.2di tempo in bianca donna, quando 'l volto
22.3suo si discarchi di vergogna il carco,
23.1tal fu ne li occhi miei, quando fui vòlto,
23.2per lo candor de la temprata stella
23.3sesta, che dentro a sé m'avea ricolto.
24.1Io vidi in quella giovïal facella
24.2lo sfavillar de l'amor che lì era
24.3segnare a li occhi miei nostra favella.
25.1E come augelli surti di rivera,
25.2quasi congratulando a lor pasture,
25.3fanno di sé or tonda or altra schiera,
26.1sì dentro ai lumi sante creature
26.2volitando cantavano, e faciensi
26.3or D, or I, or L in sue figure.
27.1Prima, cantando, a sua nota moviensi;
27.2poi, diventando l'un di questi segni,
27.3un poco s'arrestavano e taciensi.
28.1O diva Pegasëa che li 'ngegni
28.2fai glorïosi e rendili longevi,
28.3ed essi teco le cittadi e ' regni,
29.1illustrami di te, sì ch'io rilevi
29.2le lor figure com'io l'ho concette:
29.3paia tua possa in questi versi brevi!
30.1Mostrarsi dunque in cinque volte sette
30.2vocali e consonanti; e io notai
30.3le parti sì, come mi parver dette.
31.1"DILIGITE IUSTITIAM", primai
31.2fur verbo e nome di tutto 'l dipinto;
31.3"QUI IUDICATIS TERRAM", fur sezzai.
32.1Poscia ne l'emme del vocabol quinto
32.2rimasero ordinate; sì che Giove
32.3pareva argento lì d'oro distinto.
33.1E vidi scendere altre luci dove
33.2era il colmo de l'emme, e lì quetarsi
33.3cantando, credo, il ben ch'a sé le move.
34.1Poi, come nel percuoter d'i ciocchi arsi
34.2surgono innumerabili faville,
34.3onde li stolti sogliono agurarsi,
35.1resurger parver quindi più di mille
35.2luci e salir, qual assai e qual poco,
35.3sì come 'l sol che l'accende sortille;
36.1e quïetata ciascuna in suo loco,
36.2la testa e 'l collo d'un'aguglia vidi
36.3rappresentare a quel distinto foco.
37.1Quei che dipinge lì, non ha chi 'l guidi;
37.2ma esso guida, e da lui si rammenta
37.3quella virtù ch'è forma per li nidi.
38.1L'altra bëatitudo, che contenta
38.2pareva prima d'ingigliarsi a l'emme,
38.3con poco moto seguitò la 'mprenta.
39.1O dolce stella, quali e quante gemme
39.2mi dimostraro che nostra giustizia
39.3effetto sia del ciel che tu ingemme!
40.1Per ch'io prego la mente in che s'inizia
40.2tuo moto e tua virtute, che rimiri
40.3ond'esce il fummo che 'l tuo raggio vizia;
41.1sì ch'un'altra fïata omai s'adiri
41.2del comperare e vender dentro al templo
41.3che si murò di segni e di martìri.
42.1O milizia del ciel cu' io contemplo,
42.2adora per color che sono in terra
42.3tutti svïati dietro al malo essemplo!
43.1Già si solea con le spade far guerra;
43.2ma or si fa togliendo or qui or quivi
43.3lo pan che 'l pïo Padre a nessun serra.
44.1Ma tu che sol per cancellare scrivi,
44.2pensa che Pietro e Paulo, che moriro
44.3per la vigna che guasti, ancor son vivi.
45.1Ben puoi tu dire: "I' ho fermo 'l disiro
45.2sì a colui che volle viver solo
45.3e che per salti fu tratto al martiro,
46.1ch'io non conosco il pescator né Polo".
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