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1.1Morta fé la mia vista il cieco lume,
1.2lume non dico, anzi terribil notte,
1.3che per folle parer tenea per specchio.
1.4Lasso! chi conteria l'ore e le dotte,
1.5che lacrimando gli occhi fecion fiume,
1.6per falsa larva, in qual mirando invecchio?
1.7Se non ch'io m'apparecchio
1.8a discerner l'error, ché intenerisce
1.9il cor pietoso di se stesso indarno,
1.10ché per divino oggetto el m'apparisce
1.11donna leggiadra, in cui mia vista accarno,
1.12tal ch' oltra sua biltà l'occhio non vede,
1.13e mansueta par dica: «Io son Fede».
2.1Lucida e pura move il santo viso,
2.2come fa il buon signor, quando con cenni
2.3l'errante servo minaccia e riprende.
2.4Poi cominciò: «Quante volte già venni
2.5dal loco mio, qual sappi è in Paradiso,
2.6a gli occhi tuoi coperti d'aspre bende!
2.7E, per chi meno intende,
2.8ti vo' spianar ch'io sono in cielo e in terra
2.9mi paro innanzi a chi sua vista svela.
2.10Per spirto alluma chi vaneggiand' erra
2.11esta candida toga che mi cela
2.12pur che si mova a tempo e in me raguardi;
2.13né vuol mia figlia ch'uom sia mosso tardi.
3.1La benda che ti cuopre è densitade
3.2di tenebre, che passa ogn'altro abisso,
3.3la cui grossezza è da la terra al cielo.
3.4Deh, retrocedi e raguarda ben fisso
3.5s'altro era la tua fé che a umanitade
3.6promettere e attenere or caldo or gelo;
3.7poi leva via esto velo:
3.8non fedel ti vedrai, ma sì anatema,
3.9perché la fé non cerca umana prova.
3.10Né ti vo' dar che sol di me lo tema
3.11ch'è dal principio, e paio cosa nova,
3.12mossa dal sommo ed eterno Fattore,
3.13che tutto fé per fede, speme e amore.
4.1Tanto piacqui ad Abram che 'l gran precetto
4.2non gli fu duro ad imolare il figlio,
4.3tal ch'i' 'l fei al secol ardente lucerna
4.4di ferma obbedïenza; ed alza il ciglio,
4.5ché 'l vacillante ad ubidir non metto
4.6tra li miei cari figli in vita eterna.
4.7Se a Chi tutto governa
4.8piacque Iob provare, io fui suo scudo,
4.9però che pacïenzia è il mio bel serto.
4.10Simil per quaranta anni il popol gnudo
4.11di fermo sito nudri' nel diserto,
4.12e come lui profeti assai di manna,
4.13fin ch'io discesi giù, cantando osanna.
5.1Né però apalesommi il padre mio
5.2a Iacomo, Simon, Filippo e a Pietro,
5.3né al resto del collegio suo devoto.
5.4Non perché a alcun dicesse: «Viemmi dietro»
5.5conobbormi ei, lasciando il mondo rio;
5.6ben fé alla Cananea mio nome noto,
5.7né il centurione a voto
5.8credette, quando ei disse esser indegno
5.9che tal signor sotto il suo tetto intrasse.
5.10Poi mi scoperse più di segno in segno,
5.11fin che sopra Tabòr si trasmutasse,
5.12allor che a i tre discepoli mostrossi
5.13con Moisè ed Elia; poi uom tornossi.
6.1Offersemi alli scribi e farisei
6.2li quali, o per miracoli o essempli,
6.3men m'accettâr che per li lor profeti;
6.4dunque, ben fu cacciarli fuor del templo,
6.5veggendo il Sommo Bene, e lor più rei
6.6il ver schifando de i divin decreti.
6.7Ma quei che fùr repleti
6.8di me, ch'è Maddalena e 'l pescatore,
6.9mai non lassâro, onde fùr tanto cari.
6.10E però disse bene il Redentore:
6.11«Chiamansi molti, e li eletti son rari».
6.12Per me la colpa alla Mecca remisse,
6.13per me la chiesa sopra Pietro fisse.
7.1Nel secondo dell'Etica ogni estremo
7.2fuggir ti mostra il Filosofo, ed io,
7.3ben che di me non parli, sono il mezzo.
7.4Né paia mancamento uom fatto Idio,
7.5né eccesso natural, se il Ben Suppremo
7.6di vergine incarnò senza riprezzo
7.7o di libidin lezzo.
7.8Fermati qui, se cerchi il fondamento:
7.9non per terren sofismi altrui mi mostro,
7.10ma del Spirto Paraclito lo avvento
7.11m'aperse a loro e tolse l'error vostro,
7.12perché in Dio solo tre persone ammanto,
7.13che è Padre e Figlio e lo Spirito Santo.
8.1Dal Padre eterno ben procede il Figlio,
8.2non fatto dico, e dal Figlio e dal Padre
8.3è procedente la Santa Colomba.
8.4Né volger gli occhi da le dritte squadre,
8.5ch'è un medesmo volere, un sol consiglio;
8.6non tre dii sono: unico idio rimbomba.
8.7Com' al suon della tromba
8.8tu e gli altri mortal ripiglierete
8.9la vostra propria carne, al gran giudizio
8.10per tribunal seder voi lo vedrete.
8.11Leggi, se vuoi di me più chiaro indizio,
8.12Paol, Ieronimo, Ambruogio e Augustino,
8.13Gregorio e gli altri». E tacque il dir divino.
8.14— Canzon, la nebbia m'è tolta dal volto,
8.15che mi faceva aombrar di me medesmo;
8.16e chi senza battesmo
8.17a costei vive è via peggio che stolto,
8.18qual m'ha al ben sperar ridritto e volto.
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