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1.1Figliuol mio, nel chiamar tu prendi errore,
1.2ché tal nome è in me affranto
1.3e tu il pruovi in tuo pianto,
1.4ché mi fo sterpo, se mai fui bel fiore.
2.1Deh, facciamo un del tuo e mio merore,
2.2lagrimando fra noi!
2.3Pria ci abbracciamo, e poi
2.4del mio tormento al dir prenderò lena.
3.1Non più eccelsa madre alta e serena,
3.2ma vil fante mi face
3.3un serpente rapace
3.4e de' lupi, che in me ho grande stuolo.
4.1Dentro mi morde ognun; quello fuor solo
4.2m'avampa, appuzza e fède.
4.3A cui chiamo merzede?
4.4Dentr'ho li stocchi, e al petto fuor la lanza.
5.1Sol condolermi, null'altro m'avanza.
5.2Io non farò menzione
5.3di tutto in mio sermone,
5.4ma d'una particella, ove ridutta
6.1s'è tua domanda, e quella fia costrutta.
6.2Fa' pur che t'assottigli,
6.3sì che chiara la pigli,
6.4dico l'esposizion che chiedi appieno.
7.1Maravigliti tu, se già il veneno
7.2lombardo ha il mio cor pregno,
7.3sì che più non ritegno,
7.4perché son quasi al fin di mio lavoro?
8.1Già fa buon pezzo, s'ingegnâr costoro,
8.2che in mia diffesa pogno,
8.3farmi tornare un sogno;
8.4non potêr, ché non era ancor mia pasca.
9.1Or che di niquità piena è la tasca,
9.2e pur l'un l'altro cunia,
9.3al pesce la cicunia
9.4non val fuggir nel stretto, e sé rampogna.
10.1Nullo han timor di Dio, null'han vergogna
10.2questi, che civi fai;
10.3né sian scesi dirai
10.4dall'alma Roma. Or drizza al vero il ciglio:
11.1qual truovi a Bruto primo esser simiglio,
11.2che per la patria stinti
11.3e di lor sangue tinti
11.4facci ambo i suoi figliuoli? Anzi è più adorno
12.1dal padre quel figliuol che ito è attorno
12.2e fatto ha come l'api
12.3del mèle. Ecco i miei sapi:
12.4facciam danar, ché bene aremo onori!
13.1Assai dissi, in essemplo, i grievi errori
13.2del mio mal manifesto;
13.3perché 'l cielo or s'è desto
13.4a mostrar l'ignoranza de i profani
14.1miei cittadini? Or son questi i Romani,
14.2che per sì lungo spazio
14.3crebbon Roma? Ov'e Orazio,
14.4che, pel tagliar del ponte, si fé eterno?
15.1Nullo tanto costante in me dicerno,
15.2che, per picciol spavento,
15.3non gli paia ognor cento
15.4ch'al suo nimico dia le bianche carti.
16.1Dov'è Cammillo? Or vieni in lui a specchiarti,
16.2ché mi soccorra, or ch'io
16.3nel crudel fato mio
16.4chiamo soccorso; el ce n'è quantitade!
17.1Io non vo' dir di lor la probitade;
17.2tu 'l sai, senza ch'io aditi.
17.3Pasconmi di partiti
17.4e di ragionamenti vani e incerti.
18.1Dove truovi ambo i Decî, a profererti
18.2morir contra costui
18.3dello cui sangue fui
18.4sempre nimica? Or dov'è chi dispuose
19.1l'orgoglio de' Sanniti? E se nascose
19.2le prove signorili
19.3son state, con sottili
19.4avisi al rotto legno han posta pece.
20.1Io non parlo d'ognun, ché non mi lece,
20.2a di quei che per boria
20.3credonsi aver vittoria;
20.4voglion ch'io voli e tratte m'han le penne.
21.1Io caggio, e più non c'è chi già mi tenne,
21.2e veggio sì abbassato
21.3mio trïunfal senato:
21.4parmi che un picciol fiato al fondo il metta.
22.1Di me Ierusalem nuova s'aspetta
22.2farmi da genti ladre,
22.3le romagnuole squadre
22.4prender rubando le mie magion degne,
23.1nuova Sagunto incender di sue legne.
23.2Questo fia sopra noi,
23.3perché li prieghi tuoi
23.4non saranno essauditi a tempi ed ore.
24.1Lassa, ch'io moro, tal dentr'ho il dolore!
24.2e tu me ne dai indizio,
24.3ché sai ogni mio ospizio
24.4esser di vizî pien fino alle porte.
25.1Nuovo ti mostri, e pur scuopri este torte,
25.2nel dir che proverbiato
25.3fia ciascun, tolto il stato
25.4di quel peccato, dal qual più è gremito.
26.1Quanto il mio reggimento è ben fornito
26.2di quei che Roma alzâro,
26.3or non si vede ei chiaro?
26.4Ché non pur di Fabrizio un sol c'è reda,
27.1rimandando il tesor, l'oste suo leda;
27.2anzi è quel più saputo
27.3che 'l segreto tributo
27.4rapisce, e chi a sé parte il soldo intero.
28.1Ahi, popolazzo mio, ben torni un zero,
28.2perché il tuo sangue preme
28.3chi né te né Idio teme,
28.4mercantanzia di te facendo a gara!
29.1Non è la mia cittadinanza avara
29.2in lascivie e ir giucando,
29.3ma sì a trarmi di bando,
29.4dove a mettermi fùr veloci e pronti.
30.1Il tuo giusto pregar, che meco affronti,
30.2non loro, io pur l'apprezzo;
30.3però, s'io rompo e spezzo
30.4la singhiozzante voce in dire il vero,
31.1maraviglia non è, s'io mi dispero,
31.2che 'l mio cor è invilito
31.3a ritener l'invito
31.4contra il nimico, che mi palpa e tangue.
32.1Piange mia vista e dentro l'alma langue,
32.2poi che i più vil vicini
32.3tolti m'han già i confini,
32.4che mia l'alpe facean pendente il fiume
33.1e tal parte del pian, ch'è un gran volume;
33.2e quanto più m'attempo,
33.3avvegna che per tempo,
33.4fia quel che or veggio, e son senza consiglio.
34.1Converso è in lepre del lïon l'artiglio.
34.2Così non fusse ei vero,
34.3come in gran vitupero
34.4rinvolger veggio i miei biondi capelli,
35.1lordarmi poi gli occhi lucenti e belli,
35.2velar mia faccia adorna
35.3da quel che non soggiorna,
35.4fin che mi veggia consumata in guai!
36.1Siena conforti, e per certo ben fai,
36.2perché è or triunfale;
36.3pur gli darò nell'ale:
36.4temo di tamburin sian le sue reni.
37.1Mescolar veggio insieme or più veneni,
37.2darmeli a ber per sete;
37.3e dintorno ho tal rete
37.4tesa, ch'io chiamo Morte or sia benigna.
38.1Privami, innanzi che questa cicigna
38.2sottometta il mio ardire!
38.3Ben mi veggio languire,
38.4senza recreazion de' miei lamenti.
39.1Son per me di pietà i pianeti spenti,
39.2foco, terra, acqua ed are?
39.3In cui debbo sperare,
39.4se li elementi e 'l ciel chius' han la strada?
40.1Se a Iove il mio pregar già non aggrada,
40.2non so grazia ov'i' acquisti;
40.3gli altri soccorsi ho visti
40.4tutti mancar, né più c'è amor né fede.
41.1In te spero, Signor, trovar merzede;
41.2e, se il popol mio è gnudo
41.3di merto, onde or ne sudo,
41.4non metter l'error suo, Signor mio, a conto.
42.1Ginocchion, sol con gli occhi in ver te monto;
42.2con man giunte i tuoi aiuti
42.3priego che non stian muti:
42.4col voler puoi tal laccio avermi sciolto.
43.1Già fu il tuo popol via più stretto e involto
43.2per più fïate, e sole
43.3le preghiere al tuo Sole
43.4fêr romper ogni volta lor catene.
44.1Piacciati, Signor mio, per quella spene
44.2ch' abbiam vederti in carne,
44.3d'esto periglio trarne;
44.4come da Iosüè per te scacciati
45.1für gli Ammorrei e gli altri suggiogati,
45.2così il biscion villano
45.3per ogni monte e piano
45.4veggia scacciar: del desio incendo et ardo
45.5sì che 'l pronusticar mio sia bugiardo.
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