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1.1Nel paese d'Alfea un colle giace,
1.2che nuova Citarea lo sacra ' Amore,
1.3né, men che a Paris quel, questo a me piace.
2.1E se tentar mi sento quivi il core
2.2d'ardere in quelle fiamme, che già spensi
2.3per morte più che per altro valore,
3.1in prima ch'al riprender mova i sensi,
3.2alcun le penne di sì magno volo
3.3dell'infrascritti e di lor fama pensi,
4.1e vedrà ch'io non sono Icaro solo,
4.2cui per alto volar scaldò sì l'ale
4.3che non al ciel, ma venne al marin suolo.
5.1Chi crederia Cupido in forza tale
5.2che vincesse Sanson con una donna,
5.3né un milion d'armati gli era equale?
6.1Ei pur tirò l'una e l'altra colonna.
6.2Ma lasciàn lui co i suoi sotto il fracasso,
6.3e parlerem d'Elèna e d'Ensïonna.
7.1Chi crederia che Amor volgesse in basso
7.2de' Greci e de' Troian la gran possanza?
7.3Chi crederia d'Acchille il crudo passo?
8.1Egli amò Pulisena, e non fu amanza
8.2tanto bella e gentil, che, lacrimosa,
8.3ciascuna vaga e lieta donna avanza.
9.1Chi crederia che Appollo per isposa
9.2domandasse Cassandra, e lasciar l'arte,
9.3vinto da la sua vista luminosa?
10.1Chi crederia che fusse vinto Marte
10.2da quella idea, ch' ogni bellezza passa,
10.3salvo che di cui dico in questa parte?
11.1Come Medea ho letto Oete lassa
11.2ardente a seguitar l'aspro Iasone,
11.3che d'Isifile i pianti non l'abbassa,
12.1già vinse Amore il savio Salomone,
12.2lasciando il buon Fattor per l'idolatre,
12.3come il libro dei Re cantando pone.
13.1Chi crederia che per le ferite atre
13.2di Piramo e di Tisbe si cangiasse
13.3il gelso? Ancor, chi crederia che 'l frate
14.1d'Arcita per Emilia a lui pugnasse?
14.2Chi crederia pel crudo Demofonte
14.3Fillis in alber se stessa mutasse?
15.1Chi crederia che 'l padre di Fetonte,
15.2perseguitando Dafne, quello in sole
15.3ed essa in lauro cangiassor lor fronte?
16.1Chi crederia che fra sue ninfe sole
16.2Dïana in cervo Ateon trasmutasse,
16.3che ancor piangendo de' suoi can si dole?
17.1Chi crederia Leandro il mar passasse
17.2di rietro ad Ero, rimanendo al grido?
17.3Chi crederia che Iole si mutasse?
18.1Chi crederia la ferita di Dido,
18.2prima che Enea pervenisse a Lavina,
18.3per cui in Italia fé di guerre il nido?
19.1Chi crederia della infernal sentina
19.2Amor pingesse l'antico Plutone
19.3a rapir per isposa Proserpìna?
20.1Chi crederia Teseo trar di prigione
20.2di Pasife e Minos ambe le figlie?
20.3che poi seguì l'amara passïone
21.1d'Ipolito. E, agguzzando ben le ciglie,
21.2lettore, a quanto può tale accidente,
21.3vedrai che queste non son maraviglie.
22.1Testimonilo Tantalo al presente
22.2a piè dell'acque e 'l pome ognor più magro
22.3di gustar no, ma di guardar possente!
23.1Io veggio consumarsi Meleagro,
23.2per Deïnira il mattator di Nesso,
23.3e Clitemestra per Egisto sagro;
24.1e veggio inamorato di se stesso
24.2traslatarsi in un fiore il bel Narcisse,
24.3Iove ad Almena come Anfitrion messo.
25.1Non per tutti i poeti mai si scrisse
25.2quanto bisogneria raccôr, volendo
25.3li forti e i saggi, che già Amor traffisse.
26.1Chi può riprender dunque me, vedendo
26.2aescarmi ad amar sì bella donna?
26.3Sol io son quel che posso, e me riprendo,
27.1che or è in ciel chi mi fu qui colonna,
27.2di cui la rimembranza par che dica:
27.3«Non è costei, non è la tua Melchionna».
28.1Ahi, languida mia vita, a che fatica
28.2in quel punto mantieni il cor mio affranto?
28.3Ben lo so io e Morte, mia nimica.
29.1Quando la raffiguro al primo pianto
29.2torno tal ch'ogni simiglianza è scarsa,
29.3lasciando questo nuovo amor da canto.
30.1Né mai fu tanto l'alma incesa ed arsa
30.2da i radïanti sguardi di sua vista,
30.3quanto in pianto aghiacciata è ora sparsa.
31.1Quivi incomincia la mia mente trista
31.2dal primo dì che sua libertà diede,
31.3qual non riebbe poi, né ancor l'acquista.
32.1In ogni parte ove mai mosse il piede
32.2vo ricercando e gli atti e i modi onesti
32.3suoi, come in cosa gentil si richiede;
33.1qui gli vid'io sdegnosi e qui molesti,
33.2li luoghi affigurando, e 'l quando e 'l come
33.3fùr gli occhi miei già mai da' suoi richiesti,
34.1quando al sol sparte sue micanti chiome,
34.2quando attrecciate, e 'l suo lucente viso
34.3sempre ho dinanzi, e nella bocca il nome.
35.1Ogni dolce sospiro e canto e riso,
35.2ch'io udi' mai o vidi, in lei m'appare,
35.3tal che me stesso tien da me diviso.
36.1L'abito adorno col suo umìl parlare
36.2veder parmi, ed udir la dolce voce,
36.3e quante volte mai mi fe' voltare,
37.1alcuna fiata tardo, altra veloce,
37.2secondo il dimostrar che gli era a grado,
37.3ché 'l conoscea se lieto era o feroce.
38.1E così spesso ricercando vado
38.2il pelago, ov'io entrai soro e inesperto,
38.3ch'è secco, ed anco a uscir non trovo il guado.
39.1Ogn'onta che mai ebbi ed ogni merto
39.2da li sembianti suoi registro ognora,
39.3infino al dì che gli fu il cielo aperto.
40.1Se nella terza spera Amor l'onora,
40.2maraviglia non è sì ben l'adorna,
40.3né uscì mai di pudicizia fora.
41.1Ed a questo pensar la mente torna:
41.2di là l'alma trovare eterna pace,
41.3per brieve guerra quando qui soggiorna;
42.1né può acquistarsi fuor di via verace,
42.2per la qual caminar c'è tanta asprezza
42.3che saria poco il dir d'ogni uom vivace;
43.1tra' quali impedimenti è giovinezza,
43.2a la qual rade volte si pon freno,
43.3ché, pel libito suo, la ragion sprezza.
44.1Ma questa, che d'Abram siede or nel seno
44.2tra l'altre di virtù fu qui fenice,
44.3divino ogni suo modo e non terreno.
45.1E se palese in quel regno felice
45.2sta l'uno all'altro, che pensa ella quando
45.3vede appo Dante star la sua Beatrice?
46.1simile, intra quei lumi radïando,
46.2veder messer Francesco a Laura innanzi,
46.3pien di letizia l'un l'altro guardando.
47.1Per guidardon delli onesti romanzi,
47.2che ancor l'onoran, convien questa setta
47.3che al mondo fama, e gloria in ciel gli avanzi.
48.1E così del Boccaccio e di Fiammetta
48.2e d'altri innamorati, a questi equali.
48.3Fors' ivi me veder desia e aspetta.
49.1Se da i miei versi
50.1in fra 'l mio lamentar sente chiamarsi,
50.2credo che per me prieghi il sommo Iove,
50.3che al mio soccorso vogli incontro farsi.
51.1E credo che ella dica: «Or colui è dove
51.2mi vide già con ghirlanda di fiori;
51.3né me veggendo, a lagrimar si move.
52.1O pietà vana nelli umani errori,
52.2di chi star devria lieto e intenerisce,
52.3veggendo uscire altrui di pene fori!
53.1Per prova san che sempre si languisce
53.2in quella valle di lagrime piena,
53.3e qui nulla allegrezza preterisce.
54.1Ma se fusse sua vista sì serena
54.2che penetrando qual son mi vedesse
54.3con corona di raggi solar piena,
55.1non che mai più, com' ora fa, piangesse,
55.2ma piangeria, se mai pianse mia morte,
55.3fin ch'io gli comandassi che ristesse».
56.1Chiudimi, Amore, a tua posta le porte
56.2con questo nuovo oggetto, ché 'l mio è in cielo,
56.3e ad altri il porgi, il quale entri in tua corte,
57.1perché il pristino avanza ogn'altro zelo.
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