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1.1Non truovo altro rimedio alla mia pena
1.2che trasformar di me sovente il core,
1.3e farlo or la mia donna, or farlo Amore
1.4e talor chi tra noi giudicio renda.
1.5Non per tanto il martir, che al fin mi mena,
1.6da me si parte sotto esto colore,
1.7ma come chi in un prato d'ogni fiore
1.8pe i solar razzi all'ombra si prostenda,
1.9questa figura prenda,
1.10mentre che in tetro carcer nudo verna,
1.11che poi sen va l'effigie, e 'l ver rimane.
1.12Così chi me a sua voglia governa
1.13d'este fantasie vane,
1.14io dico Amore, il fa perché la voce
1.15mostri qual io per lui sia posto in croce.
1.16Se di mia donna la divina imago
2.1prende, qual ei diventi, o io che 'l porto,
2.2pensil ciascun, ch'io nol so por sì scorto;
2.3anzi né io né altri il potria dire.
2.4Con mansüeto aspetto umile e vago
2.5le luci alzando, all'alma un razzo ha porto
2.6che tutta l'arde. «Or quale è questo torto?
2.7— move la santa voce — e chente è a udire?
2.8Chi fa costui languire,
2.9Amor, che sì di me e di te si duole?
2.10Se di te dice, tu stesso ti scusa,
2.11e, se di me, non so quel che dir vuole.
2.12Già non son io Medusa,
2.13né infernal mostruosa o orribil fera,
2.14ma giovin pura, leggiadra e sincera.
3.1Amor, non come uccel, con strali o arco
3.2surge per dar risposta al dolce detto,
3.3ma è un veloce desio, che per l'oggetto
3.4crescendo lega il spirto, che l'ha impressa
3.5non del costui tormento o biasmo o incarco.
3.6Per chi il dolor discerne dal diletto,
3.7o per chi alla ragion vuol star suggetto
3.8fia tale abusïon per ver concessa;
3.9ma sol quel che l'oppressa
3.10è un volubil pensier, che 'l dover frange.
3.11Dice il mio cor, d'Amor parlando in vice,
3.12seguendo: «Ecco la prova: or canta or piange,
3.13or dolente or felice;
3.14confessi ei stesso il ver, ch'i' par che 'l volga,
3.15né di noi due, ma sol di sé si dolga».
4.1Io, che per far mia scusa accolgo i sensi
4.2contra del vulgo credulo il mal dire,
4.3anzi ridice, senza prova udire,
4.4quel che non sa, e con spergiur l'afferma,
4.5«Ahi, misero — dich'io fra me — che pensi?
4.6Quei che t'incolpan, poi ti fan morire:
4.7l'una tua donna e l'altro chiami sire;
4.8sai che chi tace acconsente e conferma.
4.9Deh, tien la ragion ferma!»
4.10Volgomi a chi tra noi tribunal siede:
4.11«So ben che l'ignorante plebe latra:
4.12‘Giusto è il tormento suo, che a lui si diede’,
4.13e questa oppinion atra
4.14s'accosta con costor, li quai t'han porto
4.15essere io quel, non lor, che mi fo torto.
5.1— Dice mia donna di sua forma alquanto,
5.2per la qual gaudio aver dovria e non pena;
5.3non la riprende Amor, né sé raffrena,
5.4anzi son collegati a contro farmi.
5.5E dice Amor ch'io piango e talor canto,
5.6e non dic' esser quei che a ciò mi mena
5.7medïante la vista alta e serena,
5.8nella qual regna; ed ei sol potria aitarmi,
5.9se con quelle proprie armi
5.10lei combattesse, con le quai me prese,
5.11ché contra lor, diffesa non si truova.
5.12Sempre fedel son stato a lor palese,
5.13né il ben servir mi giova:
5.14l'una m'indusse, e l'altro me gli ha offerto.
5.15Giudica tu se lor o io biasmo merto»
6.1Quella che mi consuma e tiemmi in vita
6.2replicando conchiude a quel che ascolta:
6.3«Vuol ragion ciò ch'è piaciut' una volta
6.4più non possa spiacer: dunque, se piacque
6.5seguire a questo mia vista gradita,
6.6l'errore è suo, se l'ha in spiacer volta;
6.7anzi, il troppo piacermi ha l'alma tolta».
6.8Rispondo: «El mio fedele amar gli spiacque;
6.9per tradirmi, Amor nacque
6.10del suo bel viso, al qual m'ha sottomesso».
6.11«Non gli fo ingiuria, se mia ragion uso»
6.12risponde Amor. Fermiam punto al processo.
6.13Ricomincio: «Io gli accuso:
6.14essa indiscreta ed ei fa ragion voglia.
6.15Vedi che è lor la colpa e mia la doglia»
7.1Colui che nostro giudice dissegno,
7.2conchiuso in causa, e più nulla s'allega
7.3per noi, ed ei, che in nulla parte piega,
7.4dice: «Questa quistion due punti prende:
7.5il biasmo è il primo, e in ciò giudicio tegno
7.6ch'è di costei e d'Amor, che costui lega;
7.7da me il secondo non si cede o niega,
7.8che è statuir la pena a quel che offende,
7.9perché non si distende
7.10la mia giustizia sopra maggior possa,
7.11ché saria contra Amor; ma, promulgando
7.12la mia sentenzia donde è colpa mossa,
7.13esser dich'io il bando
7.14che si trasporti in quale a Amor consenta:
7.15dunque, non men che lui, lei pena senta.
8.1Da questa aspra sentenzia io non appello,
8.2che mi condanna, perché a Amor consento,
8.3canzon, ma quel che m'adoppia il tormento
8.4è che par che condanni ed egli assolve
8.5la mia cruda avversaria, e sol per quello
8.6che ogni senso d'amor veggio in lei spento;
8.7or fuss'ei l'altro, ch'io morrei contento!
8.8E così questo in sé mia mente volve
8.9fin ch'io diventi polve,
8.10che tosto fia, se soccorso non vene,
8.11qual sol può scender da chi mi fa peggio.
8.12Ecco bel refrigerio alle mie pene!
8.13E con questo ognor veggio
8.14l'estremo di mia vita incontro farsi,
8.15e poi torno nel foco, ove prima arsi.
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