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1.1Nel vano trasparer del fosco centro
1.2di questa amara vita, anzi aspra morte,
1.3lunga, crudele e forte,
1.4dove si spera quel ch' uom mai non vide
1.5veder mi pare — e nulla vi veggio entro —
1.6or pace, or guerra, or buona, ora ria sorte
1.7e talor veggio scorte
1.8cose, che pel contrario il cor ne ride.
1.9Ahi nostra cechità, che non divide
1.10da sé l'imaginar! Qual nulla adopra,
1.11con Tantalo saziando ogni sua brama,
1.12e levi gli occhi quanto può di sopra
1.13a questa bella donna che ci chiama
1.14con virente trofeo d'eterna fama!
2.1Né vedrà chiome sforzate da sole,
2.2archimïate, sciolte ad ogni vento,
2.3ma, se il sol fusse spento,
2.4doversi accender da i micanti crini.
2.5Non fu ghirlanda di rose o viuole
2.6o di fior, che, facendo il serto attento,
2.7seccasi in un momento,
2.8ma di carbonchi, balasci e zafini.
2.9O mira nobiltà, che a noi t'inchini,
2.10mostraci il viso che color non perde
2.11per fraile umanità, ma alluma ognora,
2.12né increspa per vecchiezza, anzi è più verde,
2.13tal che ogni cosa illustra rincolora!
2.14Felice è l'alma che di lei innamora.
3.1Non quivi pace per poi guerra avere,
3.2ma di riposo infinita quïete;
3.3non divizie e segete
3.4da fame obsidïate e paupertade,
3.5ma tanto è ricca che tutte le spere
3.6volge dintorno a sé per sua parete.
3.7Li parenti e la rete
3.8lasci e la navicella, ove gli accade.
3.9Li tramiti vezzosi per le strade
3.10abbandoni del tutto, e segua l'orme
3.11di nostra donna in sul lito adrïano
3.12chi vuol veder costei che mai non dorme,
3.13sempre intuendo il nostro Pellicano,
3.14col qual si bagna nel fiume Giordano.
4.1Armonizzando Appollo e forse Orfeo,
4.2al canto quello e l'altro al suon ricorda;
4.3l'udir desia e assorda,
4.4e cerca e fugge e loda e sperne spesso,
4.5e ciò favoleggiando è a noi più reo
4.6quanto più a l'idolàtria il dir s'accorda.
4.7Mostra la mente ingorda
4.8desio di quel che tedio segue appresso.
4.9Ché dirò adunque del senso il processo?
4.10qual del veder? qual del tatto? o l'odore?
4.11ecco l'occasïon di questa vita!
4.12Ma chi lascia le spine e prende il fiore,
4.13di costei udendo la melode inita,
4.14gli parrà ognor più dolce; ed è infinita.
5.1D'aurato vestimento orna le membra
5.2di questa bella donna altiera e grata
5.3varietà circundata
5.4da i razzi da l'eterno Olimpo mossi.
5.5O felice colui che la rassembra
5.6nella camera sua strett' abbracciata,
5.7come ei l'ha desïata,
5.8e tal la vede qual comprender puossi
5.9non pe i nostri pensier ruvidi e grossi,
5.10ma per l'unico suo Fattore e Padre,
5.11fuor di lui incomprensibile e immensa,
5.12quantunque mostri con opre leggiadre
5.13il nostro corso! e qual vita il dispensa,
5.14sazio è l'amante che siede a sua mensa.
6.1Questa fa disprezzar doagio e drappo;
6.2per lei ogni superfluo via si getta,
6.3e qual segue sua setta
6.4quanto più può appara di morire.
6.5Diogenès per lei gittò via il nappo
6.6che gli avanzava a quella fonte eletta.
6.7Costei non tien suggetta
6.8sua schiera alli epulenti pasti adire;
6.9sol pane ed acqua basta a lei servire
6.10qualunque vuol seguir la sua dottrina.
6.11Questa fa altrui piacer l'età dell'oro,
6.12ed è sì locupleta esta regina
6.13che mai non teme morte chi è in suo coro;
6.14quanto più lascia, tanto ha più tesoro.
7.1Lasso! ch'io son smarrito in questo bosco
7.2per modo ch'io non so parlar di lei,
7.3né mai credo potrei,
7.4se non come chi loda senza gusto
7.5talor per dolce quel ch'è amaro tosco.
7.6Ho per udita, e pur venir vorrei
7.7alli suoi santi piei
7.8pel verace cammin che fa l'uom giusto,
7.9per mei saper ridir quanto è venusto
7.10l'ameno viso suo, e poi per prove
7.11di questa umana spezie ogni sustanza,
7.12e lasciar dietro a Venere gir Iove
7.13e fra le selve i fauni a loro usanza,
7.14ponendo in questa donna ogni speranza.
8.1Che giova a dir: «Canzone, io veggio il corso
8.2mio esser brieve a così grande impresa,
8.3onde troppo mi pesa
8.4convenirmi fermare a mezza via?»
8.5Pur spero da esta donna alcun soccorso
8.6che ritragga la mente mia sospesa,
8.7qual è da error soppresa,
8.8e conducala al fin che ella desia.
8.9— E tu, canzon, va' da la parte mia
8.10ai suoi diletti amanti in quel giardino,
8.11dove con lei si sta a udita nostra;
8.12di' loro: «Io vegno a imprendere il cammino
8.13chiesto da molti, ed a pochi si mostra,
8.14dire a Filosofia, la donna vostra».
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