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1.1Dolgomi e piango, anzi contento rido,
1.2di quel che piace a chi può ciò che vuole
1.3che sia così; e così sia dich'io.
1.4Di fé, speranza e carità il bel nido
1.5non si truova tra noi; questo mi dole.
1.6Poi fra me dico: «Non può il mondo rio
1.7servire insieme a Mammone e a Dio.
1.8Confortar mi debb'io, se in cielo è seco?»
1.9«Se Cristo è nostro capo — a me rispondo —,
1.10come pate le membra avverse?» «Ahi, cieco
1.11— pur a me dico —, ei lascia fare al mondo,
1.12per l'arbitrio che diè, nol conoscendo,
1.13al primo uom». Poi dico: «Io non l'intendo».
2.1Riprendendomi, par che un pensier surga
2.2e dica disdegnoso a me in me stesso:
2.3«Irrazionale al mondo e a Dio ti mostri.
2.4Buono è il pentersi al fin, ma pur si purga;
2.5el perfetto con Dio sempre è commesso,
2.6e questo scioglierà i legami nostri.
2.7Co i vizî si convien che virtù giostri,
2.8la qual non senza Dio si truova mai;
2.9e questo è il buon arbitrio, il qual ne scampa;
2.10ma, se l'arbitrio avverso adoperrai,
2.11solo quel ti condanna e quel t'avampa
2.12e quella podestà, la qual t'ha tratto,
2.13ti priva d'esser figliuol di Dio fatto».
3.1Muove un altro pensieri altra quistione
3.2pur contra quel che non con rei sofismi
3.3pruova la verità chiara ed aperta:
3.4«Io veggio un buon pastor da più persone
3.5senza colpa con falsi solocismi
3.6calunnïato, e sa Idio che nol merta.
3.7In costui nulla falsità è reperta;
3.8simoniaco o prodigo nol veggio,
3.9né sue pure ragion posson parlare
3.10come agnel mansüeto: perché peggio
3.11credon le genti a ragion che a mal fare?»
3.12Risponde il primo: «Cristo ne fu morto;
3.13maraviglia non è s' a un buon fan torto».
4.1In me da me rimango vinto, udita
4.2la loïca quistione, anzi divina,
4.3la qual più volte mi torna davante:
4.4«Ahi, misera, dolente e oscura vita,
4.5lassa, senza riposo peregrina,
4.6di Dio nimica e dell'opere sante!
4.7Al pastor mostran li servi le piante,
4.8convertite le pecore in rapaci
4.9lupi contra colui, che dentro e fori
4.10le dee condurre». E poi dico a me: «Taci».
4.11Rispondo: «Non farò; si oportet mori,
4.12numquam verum negabo». E poi rimango
4.13vinto da compassione, e con lei piango.
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