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1.1Far non de' omai il mio cor che lamentarsi
1.2e con pianti dolersi
1.3poi che li dolci versi — in pena greve
1.4son permutati, augendo in me tormenti,
1.5e di lagrime il petto molle farsi
1.6sì che i pensier diversi,
1.7alla mia vita avversi —, fian più breve.
1.8E gli occhi, che solean farsi contenti
1.9di veder la mia donna infra le genti,
1.10paion pien di paventi — (e con dolore
1.11cangia il viso colore)
1.12e di lagrime ai piè fan spesso un lago:
1.13così il cor duro di mia donna appago.
2.1Io non penso però che a lei ne giovi
2.2di mia vita affannata,
2.3perché la cosa amata — convien ch'ami:
2.4e tal pensier lo immaginar conforta.
2.5Surgono ancora in me pensier più novi,
2.6ch'ancidon la mal nata;
2.7onde convien tal fiata — ch'Amor chiami,
2.8perché drizzi ver lui mia vista torta.
2.9Così si fa mia mente or viva or morta,
2.10ma pur d'Amor è scorta — perch'è serva,
2.11sì che sua voglia osserva.
2.12Trema la voce chiamando pietade,
2.13che di mia donna cacci crudeltade.
3.1Mentre non conoscea qual fusse amore,
3.2l'anima pargoletta
3.3libera era e soletta — da martire,
3.4che or s'è fatta serva; omè, e di cui?
3.5Di donna alta e crudel, per cui 'l mio core
3.6alla morte s'affretta;
3.7ma lo sperar vendetta — dal mio sire
3.8pur mi sostiene, e dolgomi con lui
3.9che tal donna s'ha tolta e data altrui.
3.10Lasso, che quando io fui — di costei preso,
3.11parvemi avere inteso:
3.12«Ecco il mio servo», e chi fusse non scorsi,
3.13ma alzando gli occhi d'un splendor m'accorsi.
4.1Tanto fu presto di quei razzi il lampo
4.2al viso, che smarrito
4.3divenne, e sbigottito — caddi a terra.
4.4Parvemi d'una fiamma esser coverto
4.5nella quale arsi; or più che allora avampo.
4.6Omè, ch'io fui ferito
4.7da quel che m'ha nutrito — e or mi fa guerra,
4.8io dico Amore, al qual fui prima offerto.
4.9Egli ha tal pena poi 'l mio cor sofferto,
4.10però che senza merto — vive amando,
4.11ond'io vo' gir pregando
4.12Amor e Iove e 'l cielo e ogni stella
4.13che l'alma, come pria, torni novella.
5.1Seguitando, io non stei come chi dorme,
5.2né come desto atteso;
5.3ma pur da errore oppreso — esser mi parve,
5.4che albicinato mi teneva privo.
5.5Di Latona la figlia con sue forme
5.6mi fé l'error disteso,
5.7perché stando sospeso — allor m'apparve
5.8questa gentile Aurora, di cui io scrivo.
5.9Stando, gli puose in testa Amor d'ulivo
5.10corona, onde mal vivo —; e poi parea
5.11qual fu la madre a Enea,
5.12quando apparve nel bosco in sul bel varco,
5.13ch'era di nube cinta e a collo l'arco.
6.1Ma questa l'avea in mano, e entro vi misse
6.2d'oro un suo quadrelletto,
6.3che, penetrando il petto —, giunse al core;
6.4per che, smarrito, alquanto in me tornai.
6.5Tacciasi Ovidio omai — di quanto ei scrisse,
6.6e miri al vago aspetto
6.7di costei, a cui suggetto — è il ciel d'amore.
6.8Tal biltà scorsi, quando gli occhi alzai
6.9in lei, che ogni dir non saria assai:
6.10ivi rimasi e mai — non serò altrove
6.11che nel bel loco, dove
6.12Amor volse mostrar sua gran possanza
6.13e d'esta donna, quale ogn'altra avanza.
6.14— Canzon, tu vedi ben che per l'angoscia
6.15non merito esta donna quanto è degna,
6.16e però in ogni parte fa' mia scusa.
6.17Cerca piangendo la Valdelsa, e poscia
6.18truova Amore e Piatade, e ivi tua insegna
6.19ferma, di pianti e lagrime confusa;
6.20di' che mi mandin Morte over Medusa,
6.21che mi facci di marmo;
6.22di' come più non m'armo
6.23di speme, e pur il terzo nome adoro
6.24di quei che offerson mirra, incenso e oro.
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