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1.1Perduto ho il tempo per non più aspettarne
1.2sol di chiamar piatade alla mia donna:
1.3veggio di crudellezza ognor più s'arma.
1.4Amor mi caccia, ed io non posso andarne;
1.5tanto mi tien la persa e rossa gonna
1.6fiso a mirar che Morte mi disarma.
1.7Ma pria che al tutto mi levi la scarma,
1.8lo Impirio i miei sospiri intonar denno,
1.9e po' faccia a suo senno
1.10Morte e Fortuna e Venere con Giove,
1.11quali or mostran ver me lor grandi prove.
2.1Dinanzi alla lor vista aspra e feroce
2.2fuggo, passando colli, selve e piagge;
2.3sempre piangendo, arrivo a una isoletta.
2.4Gli occhi rivolgo verso la gran voce,
2.5mirando il loco e le parti selvagge
2.6dov'io cacciato fui con tanta fretta.
2.7Così vidi venire una barchetta
2.8per l'onde chiare, onde apportar volea;
2.9dentro una donna avea,
2.10la qual cantava e dicea: «Io son colei
2.11che 'l mondo volgo colle braccia miei».
3.1Io, ascoltando il canto del gran pondo,
3.2fra me a pensar cominciai molto forte,
3.3dicendo:«Serìa questa quella luce,
3.4dico mia donna, che rivolge il mondo
3.5con sua bellezza, o serìa mai la Morte,
3.6la qual miei sensi fra' morti conduce?»
3.7Ma più pensava che fosse il mio duce,
3.8tra me dicendo: «Piatà l'arà smossa;
3.9però ha fatto tal mossa
3.10per me scampar d'esta spiatata guerra».
3.11Intanto ed ella giunse e scese in terra.
4.1Lasciata ch'ebbe la canzon gioconda,
4.2volsesi a me quella donna reale
4.3e salutommi, e poi mi mise in barca.
4.4Or passa nostra navicella ogni onda
4.5più presta che non esce d'arco strale,
4.6tanto che in alto mar passando varca;
4.7e mia mente riman di dolor carca,
4.8perché la donna cominciò a dire:
4.9«Or non potrai fuggire».
4.10Poi si partì, e me sol lasciò stare:
4.11prigion rimasi di Fortuna in mare.
5.1«Or chi guiderà omai mio tristo legno?
5.2or chi mi caverà delle salse acque?
5.3— cominciai io a dir con gran lamento. —
5.4Ben mi mostrasti di Fortuna segno,
5.5non che al cantar, ma fin che l'alma nacque,
5.6qual sempre è stata in martiro e in tormento».
5.7E, per farmi dolere a compimento,
5.8volta è ver me la dispiatata Giuno;
5.9con Eolo e Nettuno
5.10mandano pioggia, grandine e tempesta
5.11sol per veder di me l'ultima festa.
6.1Spesso sossopra la barchetta trista
6.2si volge, perché l'onda la coperchia;
6.3nel tuffar, sempre m'apicco alla sponda.
6.4Con paura e dolor mia vita è mista,
6.5tanto per forza l'acqua mi soperchia;
6.6sopra giunsemi poi una grande onda,
6.7che mia sera navicella affonda,
6.8fiaccando il vento, l'albero e la gabbia.
6.9Io, per fuggir tal rabbia,
6.10notando forte arrivo a uno scoglio:
6.11quivi m'arrendo a Morte, e a Amor mi doglio.
7.1La crudel fera mostrasi sdegnosa
7.2e vista fa non volermi accettare.
7.3Or cresce il duolo, ond'io piangendo strido;
7.4ma quella che a' suoi servi è pur piatosa,
7.5veggendomi con stento disperare,
7.6mandar gli piacque il suo figliuol Cupido
7.7con sua barchetta a cavarmi de' lido.
8.1Quando da lungi lo vidi apressare,
8.2cominciai a gridare:
8.3«Piatà! piatà!», credendo che Fortuna
8.4ritornasse per far mia vita bruna.
9.1Quando l'onda in ver me più lo sospinse,
9.2con l'ali aperte in sulla proda il scorsi;
9.3allor piangendo dissi: «Ecco Caronte.
9.4Omè! omè!». L'angoscia sì mi vinse
9.5che allo 'nferno un tuon di dolor porsi:
9.6«Ora aprirai tue porti, o Flegetonte,
9.7e bagnerommi in la stigiata fonte;
9.8Megera con Eletto or ti consiglia,
9.9ché omai volgo le ciglia
9.10al vostro regno». E per gittarmi in fretta
9.11in mar mi mossi; ma e' disse: «Aspetta!»
10.1Ferma'mi allora. Egli era già appressato
10.2tanto, ch'io scorsi l'angeliche penne.
10.3Pensa, uditor, se vinse il dolor primo
10.4la gran letizia. Già era smontato
10.5l'uccel giocondo ed a me se ne venne,
10.6onde alla gondoletta ambo sen gimo.
10.7Del mare usciti, a un fiumicel salimo,
10.8qual batte appiè del Bonizo castello,
10.9che sopra ogn'altro è bello;
10.10ivi apportai dove ho posto mio zelo.
10.11Ed e' volse sua barca e tornò in cielo.
11.1Canzon gioconda, pria di duol vestita,
11.2a mia donna non gir, che ha il cor di petra,
11.3ma passa il bel castello asitüato
11.4da i due fiumi, e fa' che vadi ardita
11.5con l'arco a collo e allato la faretra,
11.6per far difesa, se 'l camin sturbato
11.7d'alcun ti fusse, o ignorante o ingrato.
11.8Tanto camina che in ciel giugnerai:
11.9ivi ti fermerai
11.10ginocchion 'nanzi all'alto dio d'amore,
11.11quale è stato, e fia sempre, mio signore.
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