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Incipit prima pars Pomi pulcri floretti

Poesie

PoeTree.it

1.1Ridestonsi di fiori i praticelli,
1.2allegrezza mostrando i freschi mai,
1.3adobbati di fronde gli arbuscelli,
1.4ogni animal laudando Iove assai;
1.5cantando, delle selve escon gli augelli,
1.6con leggiadri versetti fan lor lai;
1.7escon le selvaggine de' covili,
1.8ché son passati li tempi vernili.
2.1Scoperti avea suoi raggi il fiammeggiante
2.2Febo, scherzando colla bella Aurora,
2.3e pel mondo eran già le rote spante;
2.4del ciel Venere caccia il figlio fora,
2.5acciò che desti ogni pensoso amante:
2.6e la mia mente sola non dimora,
2.7mirando il vago tempo e 'l bel tesoro
2.8col qual Gemini caccia il fiero Toro.
3.1Cossì in un recai i mie pensieri
3.2sol di mirare al sopradetto giorno;
3.3a un prato arrivar trova' il sentieri,
3.4dove più volte avea fatto soggiorno.
3.5Ballavan pulzellette pe' verzieri,
3.6laudando Amore e 'l suo figliuolo adorno;
3.7di fiori incoronati, i pelegrini
3.8amanti gian cantando pe' giardini.
4.1Pel fronzuto sentier pensoso andava,
4.2né per nulla cagione il camin torsi,
4.3tanto che, dove il prato verzicava,
4.4quant'io potea veder da lungi, il scorsi;
4.5donzelle e donne dentro vi ballava.
4.6Verso il cielo un mottetto a Iove porsi:
4.7«Testimonia per me del vago prato
4.8e del collegio d'amor ch'i' ho trovato».
5.1Lettor, chi crederia l'adornamento
5.2di queste eccelse e glorïose donne,
5.3le porpore reali e 'l vestimento?
5.4ché ben parean del ciel vere colonne.
5.5Di perle e gemme e smalti d'arïento
5.6eran fornite le incredibil gonne:
5.7quali avevan partite e quali a fiori
5.8e qual cangiante di mille colori;
6.1e quali a fiamme e quali a razzi d'oro,
6.2e quali eran dipinte a nuvolette;
6.3di pietre prezïose gran tesoro,
6.4corone aveano e sopra ghirlandette,
6.5quali adobbava i biondi cape' loro.
6.6Mentre io mirava, ed un bando si mette
6.7tra lor, che debbian due donne ubidire,
6.8che abbin l'altre per sorte a partire.
7.1Poi che appressato io fui tra fronda,
7.2in un canto del prato mi nascosi
7.3per non esser veduto; da una sponda,
7.4dietro a un cespuglio, ivi a seder mi puosi.
7.5Lettor, chi crederia che la gioconda
7.6egreggia stesse come qui compuosi?
7.7Udito aveva già d'ognuna il nome,
7.8quando chiamâr due donne e fêro un pome.
8.1La prima d'esse Venere chiamata
8.2fu, perché degli amanti guidatrice;
8.3di saette d'argento lavorata
8.4avea la vesta quella dea felice,
8.5nella manica destra dissegnata
8.6portava la gioconda reggitrice
8.7un core, il quale assembra in una fiamma:
8.8questa ben par d'Amor la vera mamma.
9.1Seguiva la superna prencipessa
9.2di donne leggiadrissime una schiera,
9.3che di ventiquatr'anni si confessa
9.4infino in trentasei loro età vera.
9.5Delle celeste cose è sottomessa
9.6gran parte a queste dee, ond'è lumera:
9.7fanno delli lor raggi il ciel risplendere.
9.8Or, lettor, se tu vuoi, tu puoi intendere.
10.1Quale è colui ch'è ripreso d'altrui
10.2e smorto impalidisce per vergogna
10.3e di vermiglio il viso tigne poi,
10.4onde non sa se egli vegghia o sogna,
10.5cotal divenni, e dirotti per cui,
10.6lettore, acciò che intenda se bisogna
10.7che di mia donna canti perché messa
10.8fu tra le dee la sera duchessa.
11.1Cossì mi vinse i raggi di mia donna,
11.2quand'io la vidi eletta; e a traverso
11.3con frambelle d'argento have la gonna,
11.4l'una partita rosso e l'altra perso,
11.5dalle donzelle detta Melchïonna.
11.6Ogn'altro, non che me, arìa sommerso;
11.7poi a collo avea d'oro una catena,
11.8qual d'argento un catel legato mena.
12.1Le bionde trezze parean fila d'oro
12.2sparse al vento, che quelle anodava;
12.3della vista ridente un tal tesoro
12.4uscia di raggi, che, solo, illustrava
12.5il vago prato ove ella fa dimoro.
12.6Se alcuna volta fra l'erbetta alzava
12.7la ricca vesta, mostrava di fiori
12.8lavorata una giubba a più colori.
13.1Nell'età fanciullesca questa idea
13.2propria assembrava vergin tirïana.
13.3Qual dice il buon Vergilio che correa
13.4Cammilla senza por l'erbetta piana,
13.5tale adattezza in costei mi parea.
13.6Seguiva lei con le suore Dïana
13.7con più vergini idee al vago giuoco:
13.8or qui Parnaso, ché m'aiuti, invoco.
14.1Ben diece arcate gira il vago prato
14.2via più ritondo che se fusse a sesta;
14.3di pini e alloro e arcipressi è murato,
14.4dintorno intorno fuori è gran foresta;
14.5nel mezzo è un giardinetto circundato
14.6di gelsimino e rose, ove gran festa
14.7fan gli augelletti, e in mezzo del giardino
14.8v'è una fonte, dove esce un gran pino.
15.1Di marmo serpentino è 'l vago muro
15.2di questa fonte storïata fuori;
15.3quivi si vede chi è stato sicuro
15.4in arme, o chi d'amor sentì gli ardori.
15.5Tra l'altre storie, v'è il lamento scuro
15.6che fé Narcisse quando ventò fiori,
15.7come a nascer fatato fu da innopia;
15.8sonvi le guerre che fùro in Auropia.
16.1Molte più storie v'è ch'io non ho conte
16.2d'Ovidio e de' poeti intorno intorno.
16.3Quadrata a otto canti è quella fonte;
16.4su ogni canto d'oro ha un lïocorno,
16.5salvo ch'egli hanno d'argento la fronte;
16.6acqua riversa di loro ogni corno,
16.7poi d'otton lavorato intorno ha un truogo,
16.8qual riceve quell'acqua d'ogni luogo.
17.1Su per l'orlo del truogo ha lïoncelli,
17.2i qua' stanno a giacer ben da dugento,
17.3che sempre versano acqua ognun di quelli;
17.4quali son d'oro e qual son d'arïento.
17.5Rinfresca tutto il prato i fiumicelli
17.6e' vivai, che escon d'esto adornamento.
17.7Ben più di mille odor gitta l'erbetta,
17.8che sempre ride, onde al cor mi diletta.
18.1Fatte avean già di lor le dee due parte,
18.2com'io dissi, e la prima donna eletta
18.3fu quella che c'insegna d'amar l'arte;
18.4poi la seconda mia donna perfetta,
18.5la qual riluce nel ciel d'ogni parte
18.6l'alma sua splendïente benedetta,
18.7che pria, quand'io la vidi, mi parea
18.8donzella, ed ora è convertita in dea.
19.1Ognuna nel bel prato va al suo canto;
19.2poi le maestre fêr la fonte il pome.
19.3Odi, lettor, ciò che in mie rime canto:
19.4di queste donne il glorïoso nome,
19.5come elle incominciaro il giuoco santo
19.6e come il vento sparge d'or le chiome
19.7delle donzelle. Or vo', lettor, che intenda
19.8che alle sei prese ne va una merenda.
20.1Cangiaron nome alla mia donna bella,
20.2qual Melchionna prima era chiamata:
20.3in Silvïana si mutò favella.
20.4Ognuna a correre è già aparecchiata,
20.5e Silvïana chiamò una donzella
20.6che dall'altre Napea è nominata,
20.7a cui son sottoposti i praticelli
20.8e l'erba fresca e' fioretti novelli.
21.1E comandolle la reina franca
21.2che a chieder pome a quella fonte andasse.
21.3A uscigli a dosso Giuno non fu stanca,
21.4Napea alquanto in dietro si ritrasse,
21.5Nereide uscì a Juno da man manca,
21.6che parve uccel che per l'aere volasse;
21.7risplende questa in fiumi e in ruscelletti,
21.8in fonti chiare ed in vivai perfetti.
22.1Venere vide che n'eran già due
22.2dalla parte di Silvïana fuori;
22.3disse a Minerva tosto: «Va' là tue,
22.4va' a dosso a quella de' freschi colori!»
22.5Uccel per l'aere sì presto non fue
22.6che mai volasse, come ella tra' fiori.
22.7Nereide grida a Orcade: «Or mi soccorri!»,
22.8poi dice a Napea: «Tosto al pome corri!»
23.1Sì furïosa Minerva fu corsa
23.2che per lo braccio Nereide pigliòe,
23.3ma non gli valse per la gran trascorsa,
23.4onde a quel tratto Nereide campòe;
23.5alla fin rimanea, ma fu soccorsa
23.6da Orcade. Ora il bel giuoco incominciòe,
23.7per che: «Soccorso!» ciascuna gridava;
23.8correndo, qual cadea, qual si levava.
24.1«Va' là, va' là — gridò allor Silviana —
24.2vedi colei che dello pome scocca!»
24.3Mossesi una suora di Dïana.
24.4Intanto Orcade per terra trabbocca;
24.5a pigliarla Cimea non fu lontana,
24.6al capezzale ambo le man gli accocca.
24.7«Una e due e tre, sta' qui per me» gridòe.
24.8Venere allora un gran romor levòe.
25.1E cossì le donzelle sbigotite
25.2col viso basso al pome ritornavano;
25.3dicendo ch'eran senza ordine uscite
25.4insieme Orcade tutte bestemiavano
25.5dalle donne e da Venere schernite,
25.6che infino al pome lor le dileggiavano.
25.7Silvïana una presa si segnava,
25.8quando la mezza terza già migrava.
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