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SCENA IX.

Rime

PoeTree.it

1.1Le cose cominciano a passare il dovuto termine
1.2Per questi due giovani che agevolmente potrebbero
1.3Partito pigliare, che vergogna e morte ne seguissero.
1.4In fin ch'i nostri fatti non sono stati in pericolo,
1.5Se non d'essere sgridati nel trar le voglie sue,
1.6D'andar fuor la notte, di seguir le donne, di spendere,
1.7Di rubare i padri chi n'ha, chi non ha, i prossimi,
1.8È galanteria il consigliarli, aiutargli e spingergli,
1.9Giuntar ruffiani, bastonarli, far falsi testimonii,
1.10Et altre simil cose, che fan ridere il popolo,
1.11E noi mantengon grassi, e ben vestiti de gli altrui beni.
1.12Ma or che la disperazione è entrata nell'animo
1.13Loro, e che sanza ragion sé medesimi consigliano,
1.14Gran torto avrebbon quelli che potendo nol vietassero.
1.15Deh ch'io vorrei qui quella bestia di Tonchio, che subito
1.16Si nascose, che egli ebbe dato il fuoco alla girandola,
1.17Che piglieremmo qualche deliberazione, ch'ei veggono
1.18Più quattro occhi che due; ma il calendario e inventario
1.19Nol ritroverebbe oggi, et è già tardi e le cose sono
1.20Giunte all'estremo. Parleronne a Simone io medesimo?
1.21No, ch'ei m'ha a noia, tiemmi amico di Tonchio, è fantastico
1.22Com'una mala vecchia, né col pegno vorria credermi.
1.23Il meglio è contar tutto a Susanna madre d'Attilio,
1.24Che la troverò incontinente, che è pur saggia, e amalo;
1.25Che ha amicizia grande nel vicinato, et ha pratica
1.26Con la Clemenza moglie di Geri, la quale potrebbesi
1.27Indurre a parlare a Simone, e ritenere i giovani.
1.28Questo è 'l meglio, e così farò, contandole ch'Attilio
1.29Più ne va per amor di Virginia che di Ippolito.
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