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SCENA IV.

Rime

PoeTree.it

1.1Simon, son un vostro antico servitor detto il Pentola
1.2Cartolaio, e a vender libri pienamente attendomi;
1.3Fo piacer ad ogniun di quel ch'io posso, e sempre pratico
1.4Con buon compagni, de' quali è la bottega accademia,
1.5E di quei c'han poche faccende.
1.6Or te porti il Diavolo.
1.7E che vuoi?
1.8Non vuol cosa alcuna. Io vengo ora a te: aspettami.
1.9Non vo' cosa alcuna? io ho pur aver gli scudi quindici,
1.10Tonchio, che tu debbi.
1.11E perché te gli debbe, dimmelo?
1.12Per certi libri ch'io gli ho venduti, non sono anco due
1.13Ore passate, e sono in casa vostra.
1.14E quanto costano?
1.15La salute stessa non mi salverebbe: orsù, Pentola,
1.16Vattene.
1.17Io dico, che costano?
1.18Trenta scudi, ond'io quindici
1.19Ne ho soli.
1.20E quanti son?
1.21Dugento pezzi.
1.22È possibile
1.23che così poco costino?
1.24Io n'ho tal mercato fattogli
1.25Per amor vostro, ché le fibbie molto più vagliono.
1.26Che libri sono?
1.27Di più sorte: i paladini tutti vi sono,
1.28Che un sol non ne manca; e poi mill'altre storie piacevoli
1.29Da passar tempo a veglia.
1.30A veglia? O Tonchio viziosissimo,
1.31Questi son quei libri di tanto valor, di tanta grazia
1.32Per me, per mio figliuolo, e per tutta la nostra progenia?
1.33In questo hai spesi i miei dugento ducati? or credimi,
1.34Ch'in mille doppi gli pagherai, e dentro ad una carcere
1.35Morrai di fame. Che bugia troverai verisimile
1.36A questa com'all'altra? avrem noi qualche nuova balia,
1.37Che sia di Mugello, o di Val d'Arno, e mi faccia credere
1.38Che i miei danari sien raddoppiati?
1.39Simon, perdonatemi,
1.40Ché più tosto vorrei i libri e la bottega perdere,
1.41Ch'avervi fatto adirar.
1.42Io non ho con teco collera,
1.43Ma con quel tristo e ladro di Tonchio.
1.44Egli è già fuggito,
1.45E me ha lasciato ne le peste. Ma Simon, ditemi,
1.46Chi dee pagarmi?
1.47Va' pur a lui, ti prego, e non rompermi
1.48La testa.
1.49Così farò, e col buon giorno omai restatevi.
1.50A dio. Che farò? or ch'io son più che chiaro d'Ippolito,
1.51Caccerollo di casa, mai più nol vo' vedere, e restisi
1.52Esempio degli altri scelerati, che i padri ingannano.
1.53Vadasene in esilio pur nudo, negletto e povero:
1.54Non già con Tonchio, ché quel tra i vermini e le tarantole
1.55Morrà in prigione. Ma veggo venir Geri: come trovolo
1.56A tempo per darmi aiuto a tanti affanni e miseria!
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