about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

SCENA IV.

Rime

PoeTree.it

1.1Non mi hai tu detto, Agata, ch'ei verrebbe qui di subito?
1.2Sì, e che ci sarebbe quand'io.
1.3S'egli è vero, or vedilo.
1.4Non mancherà, no, credimi, così certo promessemi:
1.5Ma ti par passata un'ora, e penso un terzo non sia,
1.6Né un quarto ancor poi ch'io sono arrivata.
1.7Oh se contassero
1.8Così bene gli altri l'ore, come gli amorosi sogliono,
1.9Vedresti ch'egli è più che non pare.
1.10Oh padrona, eccolo:
1.11E vien ratto come verso cosa che si desideri.
1.12Egli è esso: deh ch'io vorrei adirata mostrarmegli,
1.13S'io potessi, Agata.
1.14Eh che tu sei più arrendevole
1.15Ch'un salcio, anzi ch'un giunco, come appresso di lui sei;
1.16Ben devresti farlo per non lo avvezzar male.
1.17Or guarda
1.18S'io fo mal viso, e s'io mi volgo altrove.
1.19Anzi hai tal tremito
1.20Nelle gambe, ne la voce e in tutte le membra, e pallida
1.21Sei divenuta, che i ciechi pur se n'accorgerebbero.
1.22Sai tu come tu ti chiami? guasta l'arte: or vergognati
1.23De' fatti tuoi, sciocca, or mettiti a la cintura le mani,
1.24Fa 'l viso brusco, nol guardare, fa' vista di partirtene.
1.25Tu hai bel dire tu; e s'ei sen'andasse, e meco sdegnasse,
1.26In cento anni forse nol rivedrei.
1.27Or fa' a modo tuo,
1.28Né più mi romper la testa.
1.29O mio dolcissimo. Attilio,
1.30S'io non ti mandava a cercare, non ci venivi.
1.31O principio
1.32Bel ch'ella ha fatto! ell'è spacciata.
1.33O mia bella Flamminia,
1.34S'io son stato lontano due giorni, ti prego, perdonami
1.35Senza darmi penitenzia, ché la ho presa io medesimo
1.36Stando privo di te, che il lume sei e la vita mia.
1.37Ecco il disvantaggio; che con voi abbiamo noi femine,
1.38Che tutti i vostri errori con una parola si acconciano;
1.39E ben mi dice l'Agata spesso: tu sei pur semplice,
1.40E non sai fare il mestier tuo.
1.41Certo sì.
1.42Or il facciano
1.43L'altre a lor senno, ch'io non saprei, né vorrei mai fingere
1.44Teco, né parola dirti che non fosse verissima;
1.45Che se tu per ciò peggio mi farai, farai da ignobile,
1.46E non da leale e virtuoso uomo, come ti reputo.
1.47Sta' sicura Flamminia, che sempre mi troverai tale,
1.48Qual dèi stimarmi; e qual son teco stato nel preterito.
1.49E s'alcuna volta delle faccende sopravvengono,
1.50Conviene scusarmi; et io so che sei sì amorevole,
1.51Che non vorresti ch'io lasciassi le cose che importano,
1.52Per breve nostro piacere.
1.53No certo.
1.54E tu quella pigliati,
1.55Agata, che ella è delle buone. Or tutti i cieli farebbero
1.56A pena a lo spedale, o di fame, non morissimo.
1.57Che di' tu, Agata?
1.58Dio che tu Nanni Socchicchi sei,
1.59Che guastava i suoi fatti, e quei di altrui.
1.60E perché? dimmelo.
1.61Perché svii la bottega di lei, et a te non fai utile.
1.62Ahi! tu ha' 'l torto.
1.63Or taci, matta, e tu dimmi, piacendoti,
1.64Che gran faccende avesti?
1.65Quelle del misero Ippolito,
1.66Che è dietro a Scarabone, e non può seco ancor conchiudere
1.67Che gli dia Flora in mano, fra quattro giorni promettendogli
1.68Ben cento e trenta scudi; et ei sanza in borsa ricevergli
1.69Non vuole intenderlo, e minaccia di menarla via:
1.70Or Tonchio è appresso al mercato, e restar oggi si deve;
1.71Ma perch'egli è ruffiano de' più taccagni e de' più perfidi
1.72Che mai fra tutti gli scelerati si trovassero,
1.73M'ha pregato Ippolito, e io quanto più posso pregoti,
1.74Che gli aiuti a contentar questo poltrone, che pur ora
1.75Qui fia con Tonchio, et egli et io te ne avremo eterno obbligo.
1.76Lascia a me fare, Attilio, che quanto sarà possibile,
1.77Non mancherò dal canto mio; et ho sì lunga pratica
1.78Con Scarabon porco, ch'il condurrò al ragionevole.
1.79Or io men'andrò adunque, perché qui non mi trovino,
1.80E tornerò poi subito, per la risposta intendere.
1.81Di grazia che e' sia tosto; e voglio anco che tu promettami
1.82Che questa notte non mi lasci sola.
1.83Et io promettotelo.
1.84Ma vedi già venire Scarabone; raccomandotelo.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)