about
people
how to cite
dataset
versions
json schema
resources
browse
search
authors
books

SCENA III.

Rime

PoeTree.it

1.1Gran maraviglia mi par, ch'io non abbia di già Ippolito
1.2Sopra le spalle a sollecitarmi, a raccomandarmisi,
1.3A mandarmi ora innanzi, ora indietro sanza proposito,
1.4Dirmi una cosa mille volte, e per nuova ridirmela,
1.5Trovar de' modi, e delle invenzioni tutte impossibili
1.6Da fare impazzar proprio Aristotile; e s'io lo biasimo,
1.7Si cruccia meco, e dice, ch'io non son punto amorevole,
1.8Tal ch'e' mi fa disperare, e fammi donare al diavolo.
1.9Di poco m'ingannai: eccol già qua, ch'a sé medesimo
1.10Parla come i matti, ché tali i suoi pari dir si possono.
1.11Può fare il mondo però, che oggi sia fatto invisibile
1.12Questo maladetto Tonchio, ch'in terra, né in ciel, né in aria
1.13Trovar nol possa! che s'egli avesse il fuoco in sen, com'ho io,
1.14Non si faria cercar tanto; ma i servi hanno dell'asino,
1.15Ché quanto più ha il padron fretta, essi men trottano.
1.16Pigliati quella, Tonchio, pei buoni servizi.
1.17Né curano
1.18Se non di mangiar, di bere, di dormire, e de' lor comodi.
1.19E questo mi si viene per la mia fatica.
1.20Ma se mai
1.21Mi verrà il comodo, un giorno giuro di vendicarmene.
1.22Sanza giuro il credeva.
1.23Egli è uscito già dell'animo,
1.24Che Scarabon ruffiano, porco, avaro, e crudelissimo
1.25Ier disse di volersene ire a Roma oggi in ogni modo,
1.26E menar via Flora; il che se i cieli consentissero,
1.27Sarei morto in una ora sola.
1.28Or io voglio scoprirmi
1.29Per non lasciarlo più in preda a gli umor maninconici.
1.30Ippolito, o Ippolito.
1.31Chi è quel che mi chiama?
1.32È uno, di chi dite or male, e poi gli darete la soia.
1.33O Tonchio mio, o mia sola speranza, o sol rimedio
1.34Della mia infermitade, o mia colonna, o sostegno unico
1.35Della mia vita!
1.36Che vi dissi, padrone mio; apposimi?
1.37Tosto sète mutato.
1.38Perché?
1.39Perché da principio
1.40Non dicevate così.
1.41E tu dunque ascoltavimi
1.42Sanza parlar, mentr'io ti cercava con tanta furia?
1.43Or mi perdona, Tonchio, ché sai che gli amorosi sono
1.44Fuor di sé in tutto sol guidati dal furor di Venere:
1.45Ma lasciam gir questo; hai tu pensato ancora al fatto?
1.46Sì.
1.47E che?
1.48Che la vostra infirmitade sia incurabile.
1.49Perché?
1.50Perché sanza danari non si acquistan le femmine
1.51Che son sotto i ruffiani, e dell'altre ancora pochissime.
1.52E noi non n'abbiamo, e tutti gli assegnamenti mancano
1.53Da procacciarne, se già non dessimo i nostri debiti,
1.54Che pur son tanti, che ogni giorno la testa mi rompono.
1.55Or non sai tu che chi fe un, fece mille? e che egli è agevole
1.56Da chi l'uom debbe assai pigliarne ancor, e dargli a intendere
1.57Che i pochi gli salveranno i molti poi, raddoppiandogli
1.58I suoi interessi, facendo promesse innumerabili,
1.59Quando sia Simon morto, e prima ancor?
1.60Oh tu sei semplice
1.61Se tu pensi che mille volte e più non si fussero
1.62Dette queste parole, le quali son ritornate vane
1.63In modo a ciascuno, che elle per alcun mai non si credono,
1.64E son da tutti più sgridato, che nibbio da femine.
1.65Io non so tanto dir; so ben che se vorrai le scatole
1.66Trar fuor delle tue ciurmerìe, come spesso sei solito,
1.67Che non ci mancheranno unguenti da guarir le piaghe mie.
1.68Or vanne adunque, Tonchio, e ti ricordo non perdere
1.69Il tempo, ché Scarabon disperato non se ne vada.
1.70Non se ne vada, e dove? forse che a Roma e che a Napoli
1.71Si getta il lardo a' cani per loro, ché tanti oggi ve ne sono,
1.72Che molti di loro di fame, o nello spedale si muoiono.
1.73Noi abbiam troppa fretta, stiamo un poco a lasciar correre,
1.74Facciamci cercare.
1.75Oimè lasso! come mi ancidono
1.76Le tue parole! ei non son questi drappi, elle non son sete,
1.77Ell'è una mercanzia che per troppi si desidera:
1.78Or va' via, dico, e lascia, ti prego, le cerimonie.
1.79Trova Scarabone, menalo a la casa di Flamminia,
1.80Che ti aiuterà molto: corri pur tosto, sollecita,
1.81Ché il tempo passa.
1.82E come volete?
1.83Non rispondere,
1.84sta' cheto, e corri.
1.85S'altro non mancasse, ci andrebbe bene:
1.86Ecco che l'un fo, e l'altro.
1.87Anzi parlandone fai un solo;
1.88Or le fai tutte due, va' via, che sia con buono augurio,
1.89Et io mi tirerò in parte, ch'io la vegga almeno.
Supported by the Czech Science Foundation (GA23-07727S)