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IL PROLOGO.

Rime

PoeTree.it

1.1So che questi rozzi veli, e negletto abito
1.2Non conoscerete bene, Enrico invittissimo,
1.3E Caterina Cristianissima, né voi
1.4Realissimo spirito, e Margherita unica;
1.5Però che all'un Giove, e Marte sol conoscere
1.6Conviene, che quel del mondo tutto l'imperio
1.7Gli darà in mano, e questo pria di vittorie
1.8Gli empierà 'l seno: e l'altre Giunone, Pallade,
1.9Le Virtudi, l'Ore, le Muse, le Grazie
1.10Conoscono sole, che sempre l'accompagnano.
1.11Non me, che una sono delle popolari Dee,
1.12Che ardisco sol d'andare co i bassi, e co' poveri.
1.13Dirò adunque chi io sono: io sono l'Obbedienzia,
1.14Pregata da un poeta vecchio, e comico
1.15Novello, che a voi venga in forma di prologo,
1.16Scusandol, che se a mia cagion questa favola
1.17Indegna vi presenta, che perdoniategli,
1.18Et io per non farmi a me stessa contraria
1.19Ho ubbidito, e quanto posso pregovene:
1.20Non ho ancor fornito, però che imposemi
1.21Ch'io vi narrassi l'argomento; ascoltatelo.
1.22Questa è Fiorenza, e ben nota vi debbe essere
1.23Per la divina sua pianta, che è qui, e poi
1.24Per la sincera fede, e per l'amore umile,
1.25Che a' gigli d'oro porta, più che a se medesima.
1.26Or seguitando, indi un mercatante partendosi
1.27La moglie lascia e una figliuola, e in Sicilia
1.28Passato in Palermo, di una donna nobile,
1.29Rivolto il quarto sole, che ivi arrivato era,
1.30Ha un'altra figliuola, e Flora nominala
1.31Per cagione della patria; onde la Comedia
1.32È così chiamata; e l'anno quinto e decimo
1.33Tornando a casa, lascia che sia condottagli
1.34Da uno amico, ma per mare, e a Tunisi
1.35Menata, ove venduta e portata a Napoli,
1.36Dopo cinque anni per un ruffiano conducesi
1.37A Fiorenza, di cui innamorato Ippolito
1.38Figliuolo di Simone, per amor la compera.
1.39Onde il padre irato discacciar volendolo,
1.40Trovato il ver, di comun accordo sposala:
1.41Fin qui intenderete. Or tosto che fu in Sicilia
1.42Geri, che così il padre di Flora chiamasi,
1.43Clemenza sua moglie maritò la Porzia
1.44Lor figlia, senza al padre novelle scriverne;
1.45Fece un figliuolo morendo in parto, e Attilio
1.46Chiamasi, di cui il padre morto davanti era,
1.47E per timor di Geri ad una donna povera
1.48Il diede in guardia, e per suo figliuolo tenevasi.
1.49Il quale per vicinanza visse amicissimo
1.50D'Ippolito, e della sorella Virginia
1.51Caldamente amoroso, alfin chi era scuopresi,
1.52E sposa lei, e ne la sera medesima,
1.53Dopo assai faticarsi, Tonchio e Flamminia,
1.54L'un servo e l'altra meretrice, celebrano
1.55Le nozze de i due amici, e contenti godono.
1.56Voleva ancor parlar de' versi, e de' numeri
1.57Nuovi, né più in questa lingua posti in opera,
1.58Simili a quelli già di Plauto e di Terenzio,
1.59Affermando che mal conviensi in Comedia,
1.60Ch'è pur poema, la prosa in uso mettere.
1.61I versi scritti in sonetti, e ne gli eroici,
1.62Od in soggetto grave son disdicevoli;
1.63Però il poeta, come in altre materie
1.64Ha arricchita la sua lingua, così ora
1.65Cerca in questa di fare, s'ei potesse, il simile;
1.66Ma mi vietò il parlarne, perché al giudizio
1.67Vostro benigno; senza allegarvi regole,
1.68E al tempo conoscitor ragionevole,
1.69Si vuol rimettere obbediente, e tacito.
1.70Restami adunque sol pregarvi, che piacciavi
1.71Dargli udienza con quel più cortese animo
1.72Che voi solete a' vostri servi umilissimi.
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