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1.1Imagini, chi bene intender cupe
1.2quel ch'i' or vidi - e ritegna l'image,
1.3mentre ch'io dico, come ferma rupe -,
2.1quindici stelle che 'n diverse plage
2.2lo ciel avvivan di tanto sereno
2.3che soperchia de l'aere ogne compage;
3.1imagini quel carro a cu' il seno
3.2basta del nostro cielo e notte e giorno,
3.3sì ch'al volger del temo non vien meno;
4.1imagini la bocca di quel corno
4.2che si comincia in punta de lo stelo
4.3a cui la prima rota va dintorno,
5.1aver fatto di sé due segni in cielo,
5.2qual fece la figliuola di Minoi
5.3allora che sentì di morte il gelo;
6.1e l'un ne l'altro aver li raggi suoi,
6.2e amendue girarsi per maniera
6.3che l'uno andasse al primo e l'altro al poi;
7.1e avrà quasi l'ombra de la vera
7.2costellazione e de la doppia danza
7.3che circulava il punto dov'io era:
8.1poi ch'è tanto di là da nostra usanza,
8.2quanto di là dal mover de la Chiana
8.3si move il ciel che tutti li altri avanza.
9.1Lì si cantò non Bacco, non Peana,
9.2ma tre persone in divina natura,
9.3e in una persona essa e l'umana.
10.1Compié 'l cantare e 'l volger sua misura;
10.2e attesersi a noi quei santi lumi,
10.3felicitando sé di cura in cura.
11.1Ruppe il silenzio ne' concordi numi
11.2poscia la luce in che mirabil vita
11.3del poverel di Dio narrata fumi,
12.1e disse: "Quando l'una paglia è trita,
12.2quando la sua semenza è già riposta,
12.3a batter l'altra dolce amor m'invita.
13.1Tu credi che nel petto onde la costa
13.2si trasse per formar la bella guancia
13.3il cui palato a tutto 'l mondo costa,
14.1e in quel che, forato da la lancia,
14.2e prima e poscia tanto sodisfece,
14.3che d'ogne colpa vince la bilancia,
15.1quantunque a la natura umana lece
15.2aver di lume, tutto fosse infuso
15.3da quel valor che l'uno e l'altro fece;
16.1e però miri a ciò ch'io dissi suso,
16.2quando narrai che non ebbe 'l secondo
16.3lo ben che ne la quinta luce è chiuso.
17.1Or apri li occhi a quel ch'io ti rispondo,
17.2e vedräi il tuo credere e 'l mio dire
17.3nel vero farsi come centro in tondo.
18.1Ciò che non more e ciò che può morire
18.2non è se non splendor di quella idea
18.3che partorisce, amando, il nostro Sire;
19.1ché quella viva luce che sì mea
19.2dal suo lucente, che non si disuna
19.3da lui né da l'amor ch'a lor s'intrea,
20.1per sua bontate il suo raggiare aduna,
20.2quasi specchiato, in nove sussistenze,
20.3etternalmente rimanendosi una.
21.1Quindi discende a l'ultime potenze
21.2giù d'atto in atto, tanto divenendo,
21.3che più non fa che brevi contingenze;
22.1e queste contingenze essere intendo
22.2le cose generate, che produce
22.3con seme e sanza seme il ciel movendo.
23.1La cera di costoro e chi la duce
23.2non sta d'un modo; e però sotto 'l segno
23.3idëale poi più e men traluce.
24.1Ond'elli avvien ch'un medesimo legno,
24.2secondo specie, meglio e peggio frutta;
24.3e voi nascete con diverso ingegno.
25.1Se fosse a punto la cera dedutta
25.2e fosse il cielo in sua virtù supprema,
25.3la luce del suggel parrebbe tutta;
26.1ma la natura la dà sempre scema,
26.2similemente operando a l'artista
26.3ch'a l'abito de l'arte ha man che trema.
27.1Però se 'l caldo amor la chiara vista
27.2de la prima virtù dispone e segna,
27.3tutta la perfezion quivi s'acquista.
28.1Così fu fatta già la terra degna
28.2di tutta l'animal perfezïone;
28.3così fu fatta la Vergine pregna;
29.1sì ch'io commendo tua oppinïone,
29.2che l'umana natura mai non fue
29.3né fia qual fu in quelle due persone.
30.1Or s'i' non procedesse avanti piùe,
30.2"Dunque, come costui fu sanza pare?"
30.3comincerebber le parole tue.
31.1Ma perché paia ben ciò che non pare,
31.2pensa chi era, e la cagion che 'l mosse,
31.3quando fu detto "Chiedi", a dimandare.
32.1Non ho parlato sì, che tu non posse
32.2ben veder ch'el fu re, che chiese senno
32.3acciò che re sufficïente fosse;
33.1non per sapere il numero in che enno
33.2li motor di qua sù, o se necesse
33.3con contingente mai necesse fenno;
34.1non si est dare primum motum esse,
34.2o se del mezzo cerchio far si puote
34.3trïangol sì ch'un retto non avesse.
35.1Onde, se ciò ch'io dissi e questo note,
35.2regal prudenza è quel vedere impari
35.3in che lo stral di mia intenzion percuote;
36.1e se al "surse" drizzi li occhi chiari,
36.2vedrai aver solamente respetto
36.3ai regi, che son molti, e ' buon son rari.
37.1Con questa distinzion prendi 'l mio detto;
37.2e così puote star con quel che credi
37.3del primo padre e del nostro Diletto.
38.1E questo ti sia sempre piombo a' piedi,
38.2per farti mover lento com'uom lasso
38.3e al sì e al no che tu non vedi:
39.1ché quelli è tra li stolti bene a basso,
39.2che sanza distinzione afferma e nega
39.3ne l'un così come ne l'altro passo;
40.1perch'elli 'ncontra che più volte piega
40.2l'oppinïon corrente in falsa parte,
40.3e poi l'affetto l'intelletto lega.
41.1Vie più che 'ndarno da riva si parte,
41.2perché non torna tal qual e' si move,
41.3chi pesca per lo vero e non ha l'arte.
42.1E di ciò sono al mondo aperte prove
42.2Parmenide, Melisso e Brisso e molti,
42.3li quali andaro e non sapëan dove;
43.1sì fé Sabellio e Arrio e quelli stolti
43.2che furon come spade a le Scritture
43.3in render torti li diritti volti.
44.1Non sien le genti, ancor, troppo sicure
44.2a giudicar, sì come quei che stima
44.3le biade in campo pria che sien mature;
45.1ch'i' ho veduto tutto 'l verno prima
45.2lo prun mostrarsi rigido e feroce,
45.3poscia portar la rosa in su la cima;
46.1e legno vidi già dritto e veloce
46.2correr lo mar per tutto suo cammino,
46.3perire al fine a l'intrar de la foce.
47.1Non creda donna Berta e ser Martino,
47.2per vedere un furare, altro offerere,
47.3vederli dentro al consiglio divino;
48.1ché quel può surgere, e quel può cadere".
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